giovedì 26 novembre 2015

Origano selvatico



Marco 50&50

Calabrese o siciliano, ne senti la mancanza, probabilmente lo usi anche come repellente per formiche, è comprensibile, in fondo ti capisco, sul mio personale podio c’è una rossa con capperi che guarda quasi tutte le altre dall’alto della sua lievitazione, il salto di qualità è dato  dal profumo inebriante e stimolante dell’erba aromatica più utilizzata nella cucina mediterranea e nelle cucine di tante casalinghe disperate e non che da Trieste in giù, passando per Voghera, cospargono le loro pizze di Origanum vulgare.

Insaporire un’insalata di pomodori aumentandone paradossalmente la sapidità pur diminuendo il consumo di sale, preparare una pizzaiola il cui profumo spargendosi mette fame e allegria e quando vien la sera, magari al chiar di luna, la caprese potrebbe trovare nuovo sprint condita con un filo  o due di extravergine e spolverizzata di origano, insomma, s’allunga il conto e l’affare s’ingrossa, anche perché la pianta ha anche notevoli proprietà cosmetiche e, soprattutto, medicinali, è conosciuta infatti anche col nome di “erba del buon umore”, sembra funga da antidoto contro il nero nell’anima…

Questa pianta perenne , che può anche essere coltivata, cresce spontanea e, spontaneamente, evita di farlo in pianura padana, sarà per questo che qui, tra la nebbia, l’apprezziamo maggiormente, la mancanza di disponibilità aumenta il desiderio, convivere con una velina spingerà l’uomo verso passioni culinarie…

Tra allusioni e allegoria il passo è breve, rimanendo nel tema, c’è spazio luogo e tempo per un madrigale condivisibile…

Gabriele D’Annunzio – Alcyone - Madrigali dell’estate – A mezzodì

A mezzodì scopersi tra le canne
del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
nericiglia, sorella di Siringa.
L’ebbi su’ miei ginocchi di silvano;
e nella sua saliva amarulenta
assaporai l’orìgano e la menta.
Per entro al rombo della nostra ardenza
udimmo crepitar sopra le canne
pioggia d’agosto calda come sangue.
Fremere udimmo nelle arsicce crete
le mille bocche della nostra sete.

…sembra passato un secolo, in realtà qualcosa in più, “A mezzodì” è datata primi del novecento, l’esperienza erotica tra le canne (da intendersi giunchi) regala rime baciate (e quali altrimenti) di grande spessore, da una consolle immaginaria arrivano versi ritmati e suoni, più che parole, richiami latini e classici giocano con i sensi, svelando una passione sensuale condita d’origano.

M 50&50


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