Marco 50&50
Non sono stato ammesso.
Sono arrivato tardi, ho sbagliato ingresso e questionario d’ingresso.
Chi siamo veramente ?
Le altre domande non erano difficili, ho solo detto quello che pensavo, la mia verità, poi, mettendoci del mio, non ho riconosciuto un’alga, ho fatto un commento troppo crudo sulla pizza troppo cruda farcita a crudo che va per la maggiore tra i gastrofhighetti e, con la pressione a mille, ho commesso alcuni errori imperdonabili anche in orale, ormai nel pallone, ad un pallone gonfiato che dopo il questionario stava tartassandomi di domande, ho risposto male chiamandolo orso bruno mentre mi stava chiedendo di un fondo, toccandolo.
Il corso per aspiranti gourmet resta un miraggio, un sogno nel cassetto, che riaprirò in occasione della sessione straordinaria del trentotto luglio, sempre che, per quella data, sia migliorato in alghe, speriamo nella mucillagine…
…nel frattempo, il gourmand, o per lo meno la sindrome del gourmand, che è in ognuno di noi, mi ha preso in disparte chiedendomi, con cortese sollecitudine, una pizza, facendomi alcune premesse per evitare spiacevoli incomprensioni.
Non cerco una pizza chissà come ma come si deve, mi ha detto, né una di quelle focacce travestite da pizza stellata e sormontata di ingredienti quasi introvabili, ciascuno dei quali viene a costare quanto libro, pur non avendo nulla da dire al pomodoro e alla mozzarella che, in carrozza, se ne vanno lasciandolo lì solo, nudo e crudo come un verme, beh ci siamo vicini, nello specifico, stavolta, trattasi di cavalletta ripiena di grilli per la testa del pizzaiolo gourmet.
Poi, la sindrome del gourmand ha rincarato la dose dicendomi che si sarebbe accontentata di un tavolo alla giusta distanza dagli altri, un locale d’atmosfera che non permette ad alcun maitre di disperdere nell’atmosfera profumi di bosco, sentori iodati di alghe, nè note affumicate provenienti dall’altoparlante che, parlante con voce suadente dovrebbe disperdere nell’aria musica soffusa & diffusa.
Una birra chiara, alla spina andrà benissimo, ha continuato la sindrome, un buon caffè a chiudere e numerosi tranci da condividere chiacchierando del più e del meno che viene a costare una serata così.
Ti porto dove ho placato recentemente l’ultimo attacco gourmand che mi ha colto martedì scorso, le dico, quando mi sono fatto tentare, leggendo di un giro pizza diverso dal solito, sia per quanto riguarda il livello più che sufficiente dei tranci, sia per la qualità dell’impasto, che per quel che concerne l’ambiente e la musica ambient; invece di salsiccia e friarielli, della quattro formaggi con un gorgonzola notevole, di una napoletana procace che pur chiedendo liquidi in notturna si è lasciata assaggiare, prese la volta scorsa, ne proveremo altre senza naturalmente prescindere da una romana, da una margherita e da una calabresella piccante di nome, di ricordi e di fatto.
Quando abbiamo ordinato, ho specificato, pur non essendocene bisogno, che la romana la preferivo trasteverina, che non tifasse Lazio e che non fosse farcita con polpa d’aquila, che la margherita fosse più “normale” possibile e che non gradivo fiori eduli, ma soprattutto che il piccante sulla calabresella fosse dato da un buon salame e non dall’aria di peperoncino da spruzzare a (dis)piacere.
La formula vincente, non solo, voglio ribadire, per i prezzi concorrenziali, prevede, una ruota alla volta, da scegliere a piacimento, già tagliata a spicchi e servita fumante su un bel tagliere tondo di legno, una birra media e un caffè per euro dodici a persona, siamo in due preparo quattro banconote da sei.
Il servizio è attento, sono stato attento anch’io, già dalla prima sera e credo di poter affermare con assoluta sicurezza che “Anna da dimenticare” risponde a molti requisiti, uno su tutti si fa notare senza essere né appariscente né invadente, è semplicemente carina, simpatica e disinvolta.
Beh ad essere sincero, è anche giovane, sorridente, attraente e ha un bel portamento a completare una descrizione un po’ approssimata; forse mi sono lasciato distrarre dai tranci bollenti, mettendo in secondo piano i bollenti spiriti.
Se a Villasanta, Villa Vecchia fa buon brodo e buona pizza, le giovani leve hanno lunghe leve e “Anna da dimenticare” con le sue lunghe leve potrebbe far leva anche su qualche gourmet, i gourmand sono già tutti fottuti.
M 50&50
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