giovedì 31 dicembre 2009

un'ottima annata


Esattamente un anno fa ho iniziato a catalogare i vini bevuti (bottiglie stappate e bevute non vini assaggiati) grazie ad una simpatica applicazione per iPhone. Oggi ho scorso le bottiglie bevute in una anno e devo dire che ho proprio bevuto bene, si è stata un'ottima annata. Tralasciando il mio vino quotidiano fornito dal grande Camillo Donati, in prevalenza bevo i suoi Lambrusco, Barbera e Trebbiano tutti vini che adoro e ci farei volentieri pure la doccia, nel 2009 ho stappato altre 153 differenti bottiglie, tutte naturali, pulite e sane, bianchi, rossi, rosati e bollicine, 42 francesi, 1 argentino, 1 australiano, 1 georgiano, 2 libanesi, 4 sloveni, 2 svizzeri e 100 italiani.
Un anno di gran bel bere.

Entrando nel dettaglio e vedendo anche i giudizi dati ai vini bevuti la mia cantina del cuore del 2009 è stata sicuramente Massa Vecchia di Fabrizio Niccolaini. Adoro il suo vino a base Sangiovese e riesce a farmi piacere anche vitigni che non amo in modo particolare come il Cabernet Sauvignon. Il suo Bianco poi credo sia l'unico in Italia a rivaleggiare con il bianco che più adoro,   lo Chenin della Loira (su tutti Les Nourrissons di Bernaudeau).

Non resta che augurare che anche il 2010 sia un anno di ottime bevute!

sabato 19 dicembre 2009

Graziano e lo spirito con la scure


confesso che mi sono avvicinato a questo progetto di Graziano Romani con un po' di sospetto. Lo seguo dai tempi dei Rockin Chairs e lo ho sempre apprezzato per il suo concentrato di energia, sincerita' e passione uniti ad una grande voce. Ignoravo pero' il suo amore per i fumetti percui questa notizia mi incuriosìva e inquietava al tempo stesso, un'album dedicato a Zagor!? mah.. Pero' alla fine la curiosita' ha avuto il sopravvento e comprando il dischetto (12 euro in edicola) scopro con sorpresa un disco ispirato ed intenso, con ospiti illustri come Matthew Ryan ed Andy White, 11 brani originali e 4 “traditionals” di origine Irlandese e Nordamericana. Un disco che testimonia la passione e la maturita' raggiunte dal songwriter Emiliano che ama raccontare le sue “storie cantate“ suggestivamente sospese tra la via Emilia , il West e Darkwood..
E Zagor, eroe romantico e potente al tempo stesso, un po' Beatles e un po' Rolling Stones ha la sua degna colonna sonora..

martedì 15 dicembre 2009

leggende

parlare di vini-mito potrebbe apparire strano o quantomeno inopportuno in un momento in cui la crisi economica mondiale ha inesorabilmente assottigliato il consumo di vini, che indipendentemente dalla loro qualita' intrinseca, sono spesso costosi.
Ma non è così e le etichette leggendarie “tengono” il mercato ancora e forse piu' di prima come una sorta di investimento per l'appassionato che si ritrovera' le preziose bottiglie rivalutate nel tempo (se non le avra' bevute prima..). Ma quali sono i punti fondamentali che rendono un vino immortale indipendentemente dalle mode di un determinato periodo? Prima di tutto pesa tantissimo la capacita' di invecchiamento. La possibilita' quindi di aprire vecchi millesimi e di ritrovarli in splendida forma è un parametro imprescindibile che va di pari passo con l'alta costanza qualitativa anche in annate considerate non eccelse. La tipicita' legata all'evidente appartenenza ad un grande terroir conferira' poi potenza ed eleganza giustamente calibrate; requisiti assolutamente indispensabili. Un vino “cult” poi non sapra' mai di legno e, ma questo e un risvolto piu' commerciale che altro, la domanda dovra' superare l'offerta. I Francesi hanno segnato la strada in questo senso, ma anche noi in terra Italica abbiamo dei veri monumenti. Ma non solo, la leggenda porta anche in un'angolo di mondo sperduto che si chiama valle della Bekaa..

A queste leggende enologiche abbino un biondo ed una band che leggendari lo sono gia' da un pezzo..

venerdì 11 dicembre 2009

The Snake The Cross The Crown

La copertina di 'Cotton Teeth', disco del 2007, aveva attirato la mia attenzione, beh le nuvole sono sempre un'ottima scelta. Ma poi era stata la musica a dare il colpo dell'innamoramento definitivo. Non leggendo ormai da tempo riviste musicali pensavo che fosse stata loro prestata la dovuta attenzione. Invece oggi, in occasione dell'uscita dello splendido DVD 'On The Carousel Of Sound, We Go Round' (con cd di 14 canzoni in abbinamento) mi ritrovo a parlare in giro con amici e mi rendo conto che nessuno li ha mai sentiti nominare e non è bello.
Originali dell'Alabama si sono trasferiti in California ed ora pare siano sparsi per gli States al punto che non si sa se la band continuerà ad esistere o meno. Curioso il nome che nasce proprio dallo stemma della nostrana Alfa Romeo quale tributo al padre di uno dei membri della band proprietario di una officina di riparazione della casa automobilistica distrutta dalle fiamme.

Le loro splendide canzoni risultano piuttosto originali anche se le dovute influenze, da The Band ai Wilco ai Radiohead, si fanno sentire. Per non parlare del meraviglioso strumentale 'Lullaby' (dal CD allegato al DVD) che non può non ricordare i Sigur Ros più melodici ed ammalianti.
Il trailer del DVD, da vedere fino alla fine, da già una buona idea della band




Fresco di visita in Alsazia non posso che abbinare un gran rosso della terra che forse ingiustamente è rinomata solo per i bianchi. Elegante e raffinato come la band in questione è il Pinot Noir Gérard Schueller et Fils, naturale e senza solforosa aggiunta opera di Bruno, un autentico vignaiolo fuoriclasse alsaziano. Ne ho fatto buona scorta e non vedo l'ora di stapparlo con i pards armadilli.

lunedì 30 novembre 2009

I wish i was a river

1969

“Scusa Jimmy,ma proprio non riesco..pero’ se cerchi un bravo cantante c’e’ un mio amico molto bravo che si chiama Robert Plant”
40 anni piu' tardi Cerco qualcosa nella mia stanza, non so cosa, in quella specie di discarica di cd che e’ la mia
scrivania, che da caos organizzato e’ passata al grado superiore di caos tout court
Proprio non riesco a trattarle meglio quelle frigide scatolette di plastica .
Tant’e’ qualcosa trovo anche stavolta, il raccolto non e’ poi male ma ci sono dischi che bisognerebbe avere in vinile:”River” di Terry Reid e’ uno di questi.
Dopo un periodo di tre anni di forzato riposo per beghe contrattuali con l’ex produttore Micky Most, nel 1973 finalmente, grazie all’interessamento dell’Atlantic di Ahmet Ertegun, viene alla luce questo disco tribolato, dove una delle piu’ belle voci del rock inglese(del tipo Paul Rodgers –Rod Stewart) allarga i propri orizzonti musicali, grazie anche agli incontri in quel di Topanga Canyon, dove si era trasferito, alla sua nuova passione per la musica brasiliana cementata dall’amicizia con Gilberto Gil e alla frequentazione musicale con David Lindley reduce dall’avventura Kaleidoscope.
Nel primo lato, piu’ cittadino se vogliamo, si respira un rock tinto di psichedelia, country, soul con almeno un capolavoro in “Things to try” (una delle mie preferite canzoni di sempre) che i fratelli Robinson devono avere ascoltato e studiato a lungo. Lindley pennella.
Nel secondo lato la musica si fa piu’ eterea, sognante, i paesaggi mutano sembra quasi stia osservando il fiume scorrere lentamente, il tempo passare, gli amici se ne vanno e lui rimane solo con la sua chitarra in “Dream” e “Milestones” ed io a bocca aperta a riascoltarlo.
Ora almeno so dove metterlo, un posto l’ho trovato: in compagnia di “If i could...” di David Crosby e di “ Solid air” di John Martyn. Flow river flow.

Il vino da berci insieme e’ quello di una zona preziosa, difficile, ancora poco conosciuta per
quello che vale realmente: il Carso triestino. Una serie di produttori naturali sta facendo miracoli con i bianchi a base Malvasia e Vitovska, ma io stapperei un rosso di uve terrano che ho assaggiato recentemente, vino semplice ma non banale, una spremuta di piccoli frutti, lieve di alcool, nervoso ma molto saporito. Il produttore e’ Zidarich, ma voglio citare anche il pioniere Kante, Skerk, Vodopivec e nel lato sloveno Cotar.

*Il Jimmy iniziale era proprio Page che telefono' a Reid per averlo come cantante negli allora nascenti Zeppelin.


lunedì 23 novembre 2009

buon compleanno 'Consorzio'!



Il 'ristorante consorzio' di Torino è una delle più intriganti ed effervescenti novità nel settore della ristorazione di qualità, l'intraprendenza e l'entusiasmo di due amici ha reso possibile questa accattivante realtà. L'idea di per sé semplice ma geniale era di portare a tavola i prodotti dei presidi Slow Food, proponendo una linea di cucina che esaltasse le caratteristiche della materia prima senza mortificarla.
A distanza di un'anno si puo' affermare che l'obiettivo è stato centrato ed anche nella carta dei vini i “naturali” la fanno da padrone rispettando la linea guida del posto..
Noi “armadilli” abbiamo avuto il piacere di festeggiare con loro il primo complanno: auguri!

lunedì 16 novembre 2009

biglietti presi?

Sara' un sabato difficile da dimenticare per noi armadilli. L'occasione era troppo ghiotta: Italia-All Blacks di rugby nel pomeriggio ed il concerto dei Wilco la sera. Potevamo mancare? Certo che no! Ed ecco allora che il pard Ciciuxs a colpi di mouse sotto il solleone estivo si procacciava biglietti e con tempismo impareggiabile avevamo secondo anello a San Siro e seconda fila alla sala Verdi del Conservatorio, non male..

Restava solo la problematica legata alle due/tre ore libere tra un'evento e l'altro e allora cosa di meglio potevamo fare se non scolarci un paio di ottime bocce di Borgogna nella mitica blue room di casa Maggiori, e qui non c'è neanche bisogno del biglietto.. Vergè è il nome del produttore Borgognone che ci ha deliziato il palato con il suo Vielles Vignes 2005 (vigne che hanno 124 anni!) ed in abbinamento con un pecorino da fuori di testa era uno sballo totale ( un'amico mi diceva spesso “quando provo queste cose NON capisco quelli che si drogano”..) è un vino di grande carattere e freschezza, in bocca è morbido e sapido al tempo stesso con un bell’allungo verticale di grande dinamismo, un vero fuoriclasse! Ma non c'è tempo, prendiamo il 49 e via di corsa allo stadio. San Siro è gremito all'inverosimile, piu' di 80,000 sportivi (nel rugby si possono ancora chiamare così..) ad incitare una Italia tonica e combattiva come non si vedeva da tempo, grandi azzurri con un pacchetto di mischia grandioso con Toto' Perugini e Martin Castrogiovanni sugli scudi, stavolta l'uomo nero non ci ha mangiati.. Se penso che il loro stipendio (intendo di tutti quanti messi insieme) è un quinto di quello di Mourinho mi incazzo come una bestia.. Qui ci sono lealta' e rispetto delle regole sconosciuti altrove, uno sport vero, come i vini e la musica che piacciono a noi.. Per noi il terzo tempo consiste in una seconda bottiglia di Vergè, un Viré Clessé Sélection 216 2001 (solo 200 bottiglie prodotte, semplicemente maestoso) e poi via col metro' al conservatorio, si incontrano amici e si stringono mani in attesa che alle 21,30 si spengano le luci e salgano sul palco i 6 di Chicago, lascio ad Hazel e Ciciuxs, se ne avranno voglia, il compito di raccontare le emozioni di una serata magica con una band geniale che ha tracciato un solco profondo nella storia della nostra musica...

Hazel:

Sara' anche vero che hanno replicato il concerto di alcuni anni fa e piu' o meno il live Kicking a television, ma per me che ero alla prima esperienza in wilco (the concert) e' stata un a serata indimenticabile, forse per il motivo di cui sopra:una specie di greatest hits live con buona parte dei pezzi da ghost is born e YHF, i loro migliori a mio parere. Nels Cline il fantasista che rompe gli schemi, Glenn Kotche l'Hulk Hogan della batteria e Jeff l'uomo che senza interruzione sussurra in tono confidenziale quello che tutte le donne vorrebbero sentirsi dire "I have reservations with so many things but not about you" e passa al piu' selvaggio e cacofonico dei loro brani in "Spiders"...I'm the man who loves you

questa salvo dimenticanze la tracking list della serata:

01. Ashes Of American Flags
02. Remember The Mountain Bed
03. Company In My Back
04. Bull Black Nova
05. You Are My Face
06. I Am Trying to Break Your Heart
07 One Wing
08. A Shot in the Arm
09. Side With The Seeds
10. Deeper Down
11. Misunderstood
12. Impossible Germany
13. Via Chicago
14. California Stars
15. Handshake Drugs
16. Sonny Feeling
17. Jesus, Etc.

sabato 7 novembre 2009

serate d'autunno



beh, che noi armadilli siamo animali notturni si sa come si sa che non ci facciamo mai mancare del buon vino e della sana musica. Ed allora ecco qua tre dischetti niente male che ci stanno accompagnando in queste serate autunnali. Il Primo é 'No Wonder' dell'incredibile Will Stratton. A 22 anni realizza il suo secondo disco dopo il già notevole 'What The Night Said' del 2007 ma registrato nel 2005. Ha una straordinaria vena compositiva che non può non richiamare alla mente Nick Drake con testi mai banali 'Who will save our souls? There's so much left to do'. E' ancora uno studente ed i suoi dischi li registra durante le vacanze estive e ci sono volute ben tre estati per incidere l'ultimo. Ci sono anche diversi demo e strumentali abbastanza interessanti scaricabili gratuitamente dal suo myspace. Troppo simpatico.
Con Drew Kennedy si cambia completamente registro. Ci si sposta in Texas con il suo nuovo 'An Audio Guide To Cross Country Travel', gran bel titolo che infatti da qualche giorno gira a palla in macchina e se dovessi guidare in questa notte piovosa la sua 'Love and Rain', che trovate qui sotto, sarebbe perfetta. Dotato di una gran bella voce lo trovo più interessante e meno scontato di molti più incensati suoi colleghi. Da citare la presenza alle tastiere del bravo Stefano Intelisano membro dei Chicken Mambo e da diversi anni apprezzato musicista ad Austin. Highwayman.
Termino con 'Strange Faith and Practice' di Jeb Loy Nichols puntuale ogni anno con un nuovo disco. Lo seguo sin dall'inizio, ho anche avuto il piacere di vederlo in azione ed incontrarlo qualche anno fa al Borderline di Londra, e tutto il bene che pensavo di lui era stato confermato dalla sua esibizione. Il suo nuovo disco è particolarmente interessante scostandosi dal suo solito stile ed abbraciando sonorità jazz senza comunque perdere la sua vena cantautorale sempre ben sottolineata dalla voce calda e ricca di soul. La migliore definizione di questo disco l'ha data lui stesso: 'like Townes Van Zandt wandering into a John Contrane session'. Notturno.


vino in abbinamento: il ripasso Saustò di Monte dall'Ora, per quel poco che conosco dei vini della Valpolicella, questa azienda per me è la numero uno anche grazie ai suoi fantastici Amarone e Recioto.

lunedì 2 novembre 2009

I wanna go home with the armadillo....


Good country music from Amarillo and Abilene. The friendliest people and the prettiest women I ever see.
In questa epoca di nuovi cantautori così detti 'indie', per la verità alcuni dotati di un loro fascino, l'esperienza e la concretezza della vecchia guardia mi richiamano per il sedicesimo anno consecutivo nella terra dell'Armadillo. Poi capita di arrivare in anticipo ad Austin per sfuggire al gelo del Panhandle sicuro che tanto li sono a casa e tempo di annoiarsi non se ne trova.
Guarda caso, dopo una lunga giornata in auto, ci sono i Black Crowes e, visto anche il piacere dato dall'ascolto del loro ultimo disco, non me li lascio di certo scappare. Che dire, bravissimi, in gran forma con la band saldamente ancorata alla voce di Chris Robinson ed alla chitarra infuocata di Luther Dickinson supportati da tastiere e due coriste. Un gran concerto di puro rock molto anni settanta, qua da noi un puro miraggio.
Da tenere d'occhio la band di apertura, Truth & Salvage Co., hanno un disco in uscita prodotto da Chris Robinson e se conferma quanto ascoltato dal vivo si preannuncia interessante con un suono molto The Band/Felice Bros con ben tre voci soliste.
La sera successiva scelgo di tornare a sentire Stacey Earle and Mark Stuart visti sui navigli in una calda serata di luglio di tre anni fa: spettatori 5 e la mia personale incazzatura per non avere visto nemmeno un cosiddetto critico musicale. Loro si confermano eccezionali anche davanti alla trentina di spettatori di Austin tra cui mamma Earle. Il posto non ne poteva tenere di più e credo che sia un loro scelta di esibirsi completamente unplugged in locali di tali dimensione.
Grandi autori, veri professionisti, Mark chitarrista delizioso, proseguono sereni a fare ciò che amano in lungo e in largo per gli States con il loro van ormai giunto a 690 mila chilometri!! Tra qualche mese tornano in Europa e cercheranno di toccare anche l'Italia.
Dopo una settimana di birra comincio ad avere 'sete' di vino. Fortunatamente Mr. Do Bianchi viene in soccorso con un fantastico happy hour a base di ostriche del Golfo ed una bottiglia di Nicolas Joly che da queste parti porta in etichetta il nome Les Clos Sacré. La sete viene parzialmente placata
Tom Freund l'avevo incontrato una quindicina di anni fa quando militava ancora nei Silos, incredibile ma si ricorda di me. Poco dopo ha intrapreso la carriera solista ed i suoi dischi li adoro grazie alla vena molto Jackson Browne di cui sono impregnati. Qui raccoglie i suoi amici austiniani ad accompagnarlo, Scrappy Jud Newcomb, Bruce Hughes, Matt The Electrician e Abra Moore. Una gran bella serata, tante belle canzoni con spazio anche per quelle di tutti i musicisti presenti.

Non c'ero mai stato ma grazie a Mr. Do Bianchi finalmente sono stato al Ginny's Little Longhorn Saloon, l'ultimo, vero ed autentico honky tonk di Austin. Famoso per il suo Chicken Shit Bingo della domenica pomeriggio (vi lascio immaginare come si svolga), è il posto più divertente di Austin. Purissima country music di livello eccezionale, birra che scorre a fiumi (i migliori prezzi in città) e la gente che balla e si diverte come pochi. Fun, Fun, Fun!!!! Quella sera suonavano Gary Claxton e Tom Lewis degli Haybale con alla chitarra solista il formidabile Eric Hokkanen, giustamente definito da Mark Rubin 'sicuramente il miglior musicista di Austin di cui non avete mai sentito parlare'.

sabato 17 ottobre 2009

Don't play that song


Cosa c’e’ di peggio di sentire una tribute band ? Nei locali di musica live da anni si punta sul tributo a.....,che se uno ci pensa bene e’ come far sesso sempre con la stessa persona.Roba da pervertiti. Scherzi a parte,una cover band puo’ essere anche piacevole da sentire ,ma un po’ di fantasia nel repertorio non guasterebbe.Mi ricordo anni fa,una decina all’incirca,ci ritrovavamo ogni venerdi’ con i compari in qualche trattoria casereccia e proseguivamo la serata (e le bevute)in qualche locale a sentire quel che passava il convento.Non era ancora tempo di rifacimenti unilaterali ma non e’ che andasse molto meglio.Ad un certo punto di totale insofferenza feci una classifica delle canzoni che non se ne poteva piu’ di sentire.Il bello era che molti tra questi gruppi erano musicalmente diversi tra loro, ma uniti nella banalita’ delle scalette simili.
Non me le ricordo tutte ,ma le principali erano queste:
Menzione ad honorem e ovviamente fuori classifica: Smoke on the water(che perfino i bluegrassari non ci fanno mancare,ma quelli non si fanno mancare niente.Apologies to Bill Monroe,un vero punk)

Long train runnin'-Doobie Brothers Un must per ogni tipo di live band,pezzo per accontentare il bassista fusion di turno frustrato nel suonare solo rock’n’roll.Ce l’ha triturato in tutti i modi
Sweet home Alabama-Lynyrd Skynyrd Come se non bastasse e’ arrivato quel cazzone di Kid Rock a seppellirla definitivamente.L’avesse sentito Ronnie Van Zant forse gli avrebbe dedicato una canzone
Honky tonk women-Rolling StonesUn po a sorpresa,non so il motivo,forse credevano di essere fighi a non suonare Satisfaction,ma per qualche anno tutti I gruppi di Genova la facevano.Me l’hanno fatta odiare,peccatoL
I got you(i feel good)-James Brown Da Non e’ la Rai alla festa della parrocchia c’ha rotto i maroni in ogniddove.Togli l’istrionismo(e la voce) di James Brown, dei musicisti con un groove incredibile,cosa rimane? Il ballo del quaqua.

Altri classici erano i Police,specialmente “Message in a bottle” “Roxanne,I Queen(citando Vites”the worst band ever” io aggiungerei:the worst guitar sound ever)”Rock’n’roll” dei Zeppelin,”All right now” dei Free e “Shook me all night long” Ac/Dc.


Abbinamento:un vino siciliano Camelot-Firriato....Don't drink that wine! Come per magia la bottiglia non finisce mai,vero Tatix?

lunedì 5 ottobre 2009

rock'n'roll for all the young dudes

“hi Luciano, i'm Steve from London, i have a spare ticket for the reunion-concert of Mott the Hoople”. Così un mese fa cominciava la mail dell'amico Londinese e senza pensarci su troppo il volo era presto prenotato..
La city rivista dopo tanto tempo sembra cambiata in meglio mentre cio' che non cambia sono gli Inglesi, gente strana, guidano a sinistra, pisciano con le porte del cesso aperte e stanno in piedi ai concerti nelle sale con le poltrone a sedere, mah.. c'è di buono che senza di loro probabilmente il rock 'n' roll non esisterebbe o non sarebbe lo stesso..
Appuntamento in un pub vicino all'Ammersmth Apollo e dopo un paio di pinte di ottima Young's eccoci pronti all'atteso evento. La sala è gremita all'inverosimile di 40/50enni e dopo qualche minuto di attesa l'intro “Jupiter” annucia la band, dopo 35 anni di nuovo insieme!
Verden Allen, Dale Griffin, Ian Hunter, Mick Ralphs e Overend Watts
nonostante l'eta' sembrano in buona forma, manca purtroppo il compianto Mick Ronson mentre Dale 'Buffin' Griffin che ha l'alzheimer riesce a suonare solo in due canzoni, ma il sostituto, Martin Chambers, batterista dei Pretenders, picchia duro e non lo fa rimpiangere.
Grande rock come ai vecchi tempi, “Hymn for the Dudes”,“Rock'n'Roll Queen” e “Sweet Jane” sugli scudi, alternate ad un intenso set acustico dove rispolverano le loro vecchie ballate, fra tutte una meravigliosa “I Wish i Was your Mother”. L'istrionico Ian Hunter è sicuramente un leader carismatico e la flute di champagne che ogni tanto compare nelle sua mani fa tanto “glam-rock” .


Questa salvo dimenticanze la tracking list della serata:
Jupiter (intro)
Hymn For The Dudes
Rock'n'Roll Queen
Sweet Jane
One Of The Boys
Sucker
The Moon Upstairs
The Original Mixed Up Kid (Sit-down, acoustic)
I Wish I Was Your Mother (Sit-down, acoustic)
Ready For Love (Mick, lead vocal)
Born Late '58 (Pete, lead vocal/lead guitar, Ian on bass)
Ballad Of Mott
Angeline
Walking With A Mountain
The Journey (Ian takes to piano)
Golden Age of Rock'n'Roll (Stan, Tracie etc... backing vox)
Honaloochie Boogie
All The Way From Memphis

Grande emozione per il gran finale con tutto il pubblico in piedi a cantare a squarciagola
Roll Away The Stone
All The Young Dudes
You Keep A Knockin'



Si riaccendono le luci, svanisce il sogno di una serata unica e si ritorna in strada in una Londra umida e ventosa con in mano l'instant doppio cd del concerto (magia della tecnologia..), il pensiero bizzarro è che se si riuniranno fra altri 35 anni Ian Hunter ne avra' 105, ma questa è un'altra storia...

giovedì 17 settembre 2009

let's get lost!





'Let’s get lost
In a song
About nothing
Sung by no one
Can you hear?
Cause there’s nowhere
That I’d rather be'

Questo è uno dei dischi più belli dell'anno ed è bello perdercisi dentro. A 53 anni Lee realizza il suo disco di esordio solista dopo un paio di dischi, 1997 e 1999, a nome The Barbers assieme ad Elaine, al tempo sua moglie. Nel 2001 la band si scioglie, il lavoro, due figli da crescere, pensava di aver chiuso con la musica e si era dedicato all'altra sua espressione artistica, la pittura. Poi due eventi, la separazione dopo venticinque anni di matrimonio e l'uragano che ha sconvolto New Orleans, la sua città natale, lo hanno riportato ad esprimere la sua poesia attraverso la canzone. Poesia, si, le sue liriche sono poesie, molto autobiografiche che in questo disco riflettono questi due eventi. Ascoltate l'iniziale 'The Mosquito' sul suo sito (la si può anche scaricare gratuitamente):

the mosquito
(adapted from the poem ‘lullaby’ by peter ever wine)
last night something came around to scare me
left me turning in my bed
I heard the sound of a mosquito
back and forth it came and went

she must have come in from the garden
found an opening in the screen
looking for the sound a heart makes
looking to calm some inner need

no this is not another metaphor
meant to adorn some romantic tale
like you, I'd kill the mosquito
but it makes me stop to think

how much we want to hear the music
to hear the world's incessant song
even if it was never meant for us
it may not even really be song

and oh how much we love to love it
and with what sadness and what pain
knowing that we have to turn away
and enter darkness once again


Il risultato è fantastico, un suono 'naturale' (proprio come i vini che amiamo), vero, grazie all'ottimo lavoro del produttore Brian Beattie (Okkervil River, Shearwater, Bill Callahan) ed ai musicisti che lo accompagnano, tra gli altri il drumming sempre valido di Jon Greene, le chitarre di Craig Ross, la tromba di Matt The Electrician, l'arpa di Elaine ed in una canzone la voce di Will Sheff degli Okkervil.
Grazie al cambio favorevole lo si può acquistare direttamente da lui qui, lo riceverete come me nel giro di pochi giorni.

"Not many songwriters can pen a good old-fashioned tear-jerking ballad with the dignity and
understatement of Lee Barber”. --Will Sheff -


lunedì 14 settembre 2009

And the winner is...



Un sabato al villaggio come tanti altri ,speciali come sempre,con la compagnia giusta con i vini giusti e la musica giusta e un bel po' di carne(ottima!). L'emozione del giorno e' data da questo qua accanto:Sagrantino passito Bea 2003.Un fuoriclasse.Non dico altro. Costicchia un po'...ma ci pensa Ciciuxs,don't worry baby.Pards ,che musica ci vuole ?ditemi voi


domenica 6 settembre 2009

Aussie power

Ovvero non solo Nick Cave..
Si parla sempre troppo poco di Australia, la terra dei canguri invece è sempre
stata foriera di realta' molto interessanti in campo musicale. Qualche nome?
Nei '70 lasciano il segno i Dingoes una sorta di The Band locale e, non a caso nel loro ottimo "Five Times the Sun" troviamo il cameo di Garth Hudson e di .Nicky Hopkins
Circa dieci anni dopo gli Hoodoo Gurus, un gruppo di ragazzi scatenati che suonavano garage-rock con l'intensita` del punk-rock irrompono sulla scena, bello e stimolante il loro “Stoneage Romeos”del '84.
Paul Kelly col suo songwriting raffinato ci ammalia nel decennio sucessivo, splendido il suo “comedy” del '91 seguito dai non meno interessanti “wanted man” ('94) e “Deeeper Water” ('95).
I Waifs lasciano il segno a cavallo del nuovo millennio, il “Live from the Union Soul” conferma la grandezza di questa band che fonde esperienze collettive e popolari di folk, country, blues e roots suonate con estremo gusto e perizia tecnica di gran livello.
E come dimenticare i Cold Chisel del grande Jimmy Barnes, del John Butler trio
e di...., ditemi voi gli altri ma il primo che dice AC/DC ha il cartellino rosso..

John Butler, Kev Carmody and Paul Kelly


Mi astengo di fare il consueto abbinamento con la bevanda odorosa. La motivazione?
Non ho ancora bevuto un grande vino naturale Australiano, al contrario della musica sembra che l'omologazione ed il gusto ruffiano/internazionale la facciano ancora da padroni anche se qualcosa pare si stia muovendo pure la': http://www.redwhiteandgreen.com.au/ bene, bene..

martedì 1 settembre 2009

Cruel to be kind

La settimana inizia in modo diverso stavolta,in fondo e' ancora agosto e summertime is not almost over o cosi' sembra.Gli armadilli sono invitati in Velier nella bella Villa Paradisetto ad assaggiare una bella serie di Triple "A",Artigiani Artisti Agricoltori,insomma gente che produce vino per passione per attaccamento alla terra cercando di non perdere quello che la natura offre da se'.Purtroppo i miei compari per motivi di lavoro sono assenti e mi tocca l'arduo compito di tenere alta la bandiera degli armadilli.Sotto la regia minuziosa e infervorata q.b.di Fabio Luglio,con il (pronto soccorso) di Sophie e l'obliquo Perrin,ci immergiamo in una bella sfida molto amichevole tra Francia e Italia,ma qua il patriottismo non conta,si vince sempre.
Tra una ventina di assaggi alla cieca si passa dal Gavi Filagnotti tosto come sempre di Cascina degli Ulivi al La Lune del braccio armato della Loira (cosi' lo definisce Fabio) Marc Angeli un 2007 molto elegante,L'ottimo Carricante di Calabretta,che dico io,per quel che costa e' un fuoriclasse,c'e' il terreno vulcanico ma c'e' anche il mediterraneo.Un bel riesling di Binner,niente male come vino base e il Massavecchia bianco 2005 che nonostante il calore di Massa Marittima mantiene una bella vena fresco sapida.E poi una puntatina in Slovenia :Pinot grigio di Slavcek dal colore ramato e dalla struttura di un rosso:minerale e piuttosto originale,un Merlot fresco e uvoso di Borg Dodon (che io scambio per una barbera....),e quello del super 05' di Chateau Pimpine(LEPUY) un gran Pinot Noir cuvee' beatrice 2007 ancora di Binner e insomma via di questo passo con i salumi di Paolo Parisi a darci una bella spinta.Si va ai tempi supplementari(e la bava alla bocca...) con Corton Charlemagne di Pacalet,Un Billecart blanc de blancs 96' ,Chateau Musar white 91' e ai calci di rigore con lo zibibbo vinificato in anfora di Giotto Bini e un immortale Vouvray cuvee' Constance di Huet uno chenin blanc 2005' con un strada infinita davanti...Spero di avervi messo sete e invidia.E' bello essere crudeli nella giusta misura,annata 1978 una perfetta canzone pop del buon vecchio Nick Lowe,estiva ,orecchiabile ma valida in ogni occasione,una canzone gourmand che non stufa mai come i vini degustati oggi.Appiccicosa nel senso buono,non come "Just the way you are "di Billy Joel:una caccola di quelle che non vogliono staccarsi.

Cheers.




martedì 25 agosto 2009

clouds






I've looked at clouds from both sides now,
From up and down, and still somehow
It's cloud illusions i recall.
I really don't know clouds at all.

I've looked at love from both sides now,
From give and take, and still somehow
It's love's illusions i recall.
I really don't know love at all.