- di Giovanni Lando -
La lettura del romanzo “Una questione privata” di Fenoglio, ambientato tra le colline sopra Alba e tra
Treiso e Neive, ha ispirato l’argomento della degustazione tenutasi a Novello nell’ormai consueta cornice
del Rosso di Sera.
Prologo
L’approccio al Barbaresco poteva apparire più semplice rispetto al fratello maggiore Barolo, se non altro
per estensione del territorio (circa tre volte più piccolo) e per il numero delle aziende interessate e quindi è
sembrato opportuno, per avere una visione complessiva della tipologia, partecipare a ”Piacere Barbaresco”
degustazione organizzata dall’Enoteca Regionale del Barbaresco il 13 e il 14 ottobre.
Più di 60 produttori e 107 assaggi sarebbero stati sufficienti per entrare in sintonia con questa
denominazione, nonostante l’assenza di molti altri produttori più o meno importanti.
Gli assaggi portati a
termine con Massimo (“Virgilio” nebbiolista) sono stati una trentina circa riguardanti le annate 2015, 2014
e alcune riserve 2013. L’annata 2014 anche declinata in versione riserva non ha migliorato la percezione
che sia stata complessivamente una annata sfortunata. Per il 2015 buone prestazioni sono venute da
Marchesi di Gresy con Martinenga 2015 (pulizia, finezza, precisione) e Cascina delle Rose con il Tre stelle
2015 (bel naso, sentori di frutta fresca, tannini gentili e ottima bevibilità). Sostanzialmente i Barbaresco di
Barbaresco risultano avvantaggiati nella finezza e nei tannini eleganti, intensi e forse più completi e
armonici.
Neive, dove predomina la struttura, e Treiso, più nervoso, risultano distaccati con qualche
eccezione.
Dispiace che alcuni produttori declinino ancora il loro prodotto secondo canoni anacronistici dando al
legno della barrique una presenza ingombrante sia all’olfatto sia al gusto. Inoltre, una cosa che ha lasciato
perplessi è stata la mancanza assoluta dietro i banchi di mescita dei produttori, giustificati solo in parte
dagli impegni della vendemmia in corso, lasciando a laconici e, a tratti annoiati, sommelier dell’AIS il
compito di riempire I bicchieri.
La degustazione
Con un approccio didattico e l’aiuto prezioso di Massimo sono state scelte bottiglie una più diversa
dell’altra per le caratteristiche del terreno di provenienza (esposizione, altitudine e composizione), per
l’approccio alla coltivazione, per lo stile di vinificazione di ciascun produttore, per il numero di bottiglie
prodotte (da 500.000 a 5000) e per il costo di ciascuna bottiglia.
Sono state scelte le seguenti bottiglie :
Roncagliette 2015 La Berchialla di Olek Bondonio
Montestefano 2010 Serafino Rivella
Rabajá Riserva 2013 Produttori del Barbaresco
Barbaresco Riserva 2011 Fabio Gea
Pajé 2010 Roagna -I Paglieri
Martinenga Gaiún 2012 Tenute Cisa Asinari Marchesi di Grèsy
Purtroppo la difficile reperibilità di alcune bottiglie non ha permesso la degustazione di una unica annata ed
è stata inserita come bottiglia pirata un Gattinara di Antoniolo del 2011.
Come consuetudine la degustazione è stata condotta alla cieca e i partecipanti (di cultura enologica
eterogenea) sono stati chiamati a esprimere un voto per ciascuna bottiglia. Sufficiente da 77 a 80, discreto
da 81 a 84, buono da 85 a 88, ottimo da 89 a 92 ed eccellente da 93 a 96.
Dal voto complessivo è stata ricavata la media.
Esito della degustazione
La Berchialla - Olek Bondonio Roncagliette 2015
Dal cru Roncagliette, a 280 metri s.l.m. nel comune di Barbaresco orientato da sud ad ovest con una piccola
porzione ad est. Resa per ettaro: 50q/ha. Tipo di suolo: Marne stratificate di argilla e limo. Coltivate in
regime biologico non certificato.
Meno di 1000 bottiglie.
Volutamente inserita in apertura della sessione sia perché era la vendemmia più recente sia per lo stile del
produttore ha confermato le attese marcando le caratteristiche di freschezza. Buon apporto nei sentori
floreali (violetta e rosa) e fruttati(ciliegia e piccoli frutti rossi) con tannini molto fini che contraddistinguono
il cru. È sicuramente la bottiglia che più rispecchia il lato femminile del nebbiolo. Ottima la bevibilitá che in
parte viene penalizzata dalla gioventù (qualcosa di ancora disordinato e arruffato) e dai sentori di tappo in
una bottiglia fra quelle assaggiate. Visto che ci sono tutti i presupposti per una grande annata, matura e
strutturata, molto simile, tra le annate più recenti, a quella del 2011, potrebbe ancora crescere.
Adolescente inquieto.
Media voto 83,94.
Montestefano 2010 Serafino Rivella
Il Montestefano è un piccolo cru ( o MGA) di Barbaresco a quota tra i 175 e i 265 metri s.l.m , una
collinetta molto ripida di forma quasi circolare esposta prevalentemente a sud.
Colore rubino brillante con leggerissimo effetto granato appare subito elegante nei profumi di mammola
frammista a spezie come cannella e pout-pourri di rose secche. Al palato un bouquet di frutti di bosco e
rosa canina, confettura di lampone unita al tabacco. Ottima bevibilitá con sprazzi di muscolaritá e potenza.
Lungo l’intera serata riesce a esprimersi al meglio delineandosi come una bottiglia che apriresti con gli
amici. Buona persistenza, ma le aspettative alla luce dell’annata, ritenuta equilibrata ed elegante erano
altre. Premio Dorando Pietri.
Media voto 84,35.
Rabajá Riserva 2013 Produttori del Barbaresco
Il vigneto Rabajá è un cru tra i più importanti di Barbaresco caratterizzato da terreno argilloso-calcareo con
venature sabbiose in grado di produrre vini completi.
Di questa riserva, imbottigliata nell’aprile 2017 sono state prodotte ben 17.304 bottiglie e 1.480 magnum.
Al naso esplode con aromi di viola, ciliegia matura, fragola e tabacco, ma al palato appare ancora giovane,
di medio peso con il varietale che non è nascosto dal rovere presente marginalmente, elegante .Lungo nella
persistenza e un potenziale super. Impeccabile nella fattura senza nessuna imperfezione . Dritto e verticale.
Media voto 85.
Gattinara 2011 Antoniolo
Vino pirata della serata si presenta al bicchiere con un colore rosso rubino luminoso. Al naso si esprime su
note di frutti rossi maturi, di violetta e di spezie. Al palato, si sviluppa con naturalezza e ottima struttura.
Tannini ben amalgamati ed eleganti e ottimo contrappeso di freschezza. Finale armonioso su sentori
minerali e fruttati. Sottile al naso e nella bocca.
Bella scoperta.
Media voto 88.
Barbaresco Riserva (Notu andava a tartufi senza il cane) 2011 Fabio Gea.
La msòira e ‘l rastél , la falce e il rastrello sono i simboli che contraddistinguono le etichette speciali delle
bottiglie di Fabio. Contadino , artigiano , viticultore di una micro-azienda di circa 1 ettaro a Bricco di Neive
è riuscito a rimettere in sesto le vigne che erano semi abbandonate conducendole con minimi interventi
secondo i principi della agricoltura biodinamica limitandosi allo zolfo e al rame.
Rubino con leggerissimi riflessi aranciati , dopo una iniziale e fugace nota di riduzione si apre con una decisa
nota di viola progredendo lungo tutta la serata arricchendosi di sentori di spezie e cuoio. In bocca il sorso è
tondo, con tannini piacevoli e note di frutti rossi, bonbon alla ciliegia e liquirizia. Persistenza lunga.
Esplosivo!
Media voto 92,94 .
Barbaresco Pajé 2010 Roagna -I Paglieri
Colore tenue, leggero, luminoso, trasparente rosso rubino con riflessi granato nonostante le lunghe
macerazioni , profumo fine ed elegante di viola, frutti rossi di sottobosco che nel bicchiere si aprono in
progressione con qualche nota speziata e tostata. Al palato è intenso però dominato da note marmellatose
di frutta cotta (mosto cotto e prugne), ha tannini morbidi, una piacevole freschezza e sapidità. Finale lungo
e persistente.Da riprovare.
Il marketing aziendale ha scelto di collocare le bottiglie al top di gamma per il costo elevato, diventando
attraenti per mercati ricchi, ma forse non in grado di apprezzare la finezza o l’eleganza di questi vini.
Tuttavia quanta soddisfazione se non puramente economica ci può essere nel sapere che il prodotto
possa essere allungato con una coca-cola? Certamente non solo questa ,ma altre domande potevano
essere poste direttamente ai produttori se avessero risposto ad una mail, ad un fax o al telefono... Media voto 90,82
Martinenga Gaiùn 2012 Tenute Cisa Asinari Marchesi di Grèsy
Il Gaiún Martinenga nasce da una parcella del cru Martinenga di 2,30 ettari esposto a sud a 265 mt
altitudine in prossimità di Asili.
Color rosso granato intenso. Al naso si apre con sentori speziati di pepe nero, liquirizia, cioccolato e
tabacco. In bocca rosa canina con frutti rossi amalgamati a tannini morbidi e fini. Fresco e sapido con
struttura elegante . Molto buona la persistenza.
Stile internazionale(affinamento in barrique di rovere per 28 mesi).
Media voto 90,35.
Due note conclusive a contorno della splendida serata .
Il Barbaresco, convivendo a forza con il fratello maggiore Barolo, potrebbe risolvere il complesso di
inferiorità diventando un vino diverso con una classe più raffinata, sottile, ma non “effemminato” come
giustamente precisava Paolo Monelli. Rifuggire dunque stili anacronistici privilegiando immediatezza,
verticalità e bevibilitá come fanno alcuni giovani vignaioli. Anche se l’area geografica e il numero di
produttori sono inferiori a quelle del Barolo, interpreti in grado di ben figurare nel mondo enologico
nostrano ci sono e bisogna aver voglia di scoprirli.
In effetti fa pensare che fra tutti i produttori proposti a “Piacere Barbaresco” solo uno era presente nella
lista della degustazione . Le potenzialità del terroir ci sono, ma dovrebbero essere valorizzate dai produttori
locali.
Giovanni Lando.
Ringraziamenti
Roberta del Rosso di Sera per la splendida accoglienza.
Massimo Bonetto che ha condiviso le scelte. Massimo Colato per le fotografie