martedì 30 dicembre 2008

new year's eve


cari auguri di buon anno nuovo a tutti gli amici/pards armadilli e buone nuvole; 
che possano portarci quanto più desideriamo.

una canzone per domani sera:

NEW YEAR'S EVE by Jim Cuddy
I came down the stairs
and saw you standing there
looking across the crowded room
and crying running your fingers
through your hair.
And Auld Lang Syne was playing
people singing sorrow
from the year that has gone.
And I'm still fooling myself
I keep holding on.
There were so many nights
when we lay as close as thieves.
Lying on the bed together laughing
I'd feel your breath upon my cheek.
But it all comes down to this
one look into your eyes
tells me something has gone.
I must be out of my mind.
I keep holding on.
All my life I've known
things must change
find a way of their own.
History rolls along so slow.
We never notice where it's going.
I go out at night
to waste a little time.
People ask me how I'm doing now
I say I'm doing fine.
But Auld Lang Syne will ring
as people sing the sorrows
from the years that linger on.
Will I still be fooling myself.
Will I still be fooling myself.
Will I still be fooling myself
still be holding on.


un vino per domani sera:















(foto from altissimoceto.it)

mercoledì 24 dicembre 2008

sotto l'albero..


..vorrei trovare:
-un po' di serenita' e salute in famiglia (fondamentale..)
poi:
-fare la spesa da Eataly e Catherine Zeta-Jones con Ratatouille ci cucinano il pranzo di Natale...
-una bottiglia di Bâtard-Montrachet di Philippe Pacalet
-una magnum di champagne millesimato (1996) André Beaufort
-finalmente un disco bello di Springsteen
-Neil Young che apre gli archivi
-la sicurezza che la nazionale di rugby vincera' il sei nazioni
-mio figlio che a 10 anni continua a credere a Babbo Natale e non ama i cartoni giapponesi
-gli amici di sempre (forever young..)
-un giro con la mia Triumph scrambler
per questo Natale e' tutto...

E voi?

Canzone in abbinamento Elvis Presley - christmas

sabato 20 dicembre 2008

au revoir petit prince...



Didier Dagueneau e' tornato a volare accanto agli angeli alcuni mesi orsono e, complice l'avvicinarsi del Natale, "one of the greatest sauvignon blanc producers in the world" mi e' tornato in mente con nostalgica prepotenza.
Era esattamente il 17 settembre 2008 quando Didier insieme all'amico Serge Lavarenne si levava in volo da Nevers col suo ultraleggero, da quel volo non ha fatto piu' ritorno lasciando un vuoto incolmabile in chi lo conosceva prima come uomo che come produttore di vino. Aveva 52 anni ed alle spalle una vita avventurosa, corse in moto, con i cani da slitta e la passione per il volo. Dague-en-eau e' un po' “il coltello nell' acqua” un nome profetico quasi a simboleggiare una sorta di inquietudine esistenziale che lo porto' si' a praticare sport estremi ma anche a rivoluzionare i canoni di produzione del sauvignon blanc.
Il "wild man" della Loira ha lasciato una moglie e quattro figli; ma l'uomo che voleva fare il vino meglio dei suoi parenti lascia pure due grandi Pouilly Fumé e Sancerre che se non i migliori del mondo, sono quanto di più si avvicini a quest'idea; vini come il Pur Sang e il Silex, sauvignon in purezza, resteranno esempi indimenticabili di struttura, profondità ed eleganza.
Didier mi piace immaginarlo come l'omino biondo e barbuto sull'etichetta del suo Astéroide in stile petit prince in atto di spiccare il volo da un pianeta azzurrino trainato da una muta di cani volanti verso il firmamento stellato alla ricerca del suo personale paradiso. Ci mancherai Didier, una sottile malinconia velera' il mio bicchiere ogni volta che berro' un tuo vino....

ps un grazie all'amico Daniele Maestri, grande sommelier e profondo conoscitore di Didier per avermi raccontato innumerevoli aneddoti riguardanti questo grande vignaiolo

canzone in abbinamento: Jimi Hendrix "little wing"

mercoledì 17 dicembre 2008

just a song (and a wine) before I go


starò via per lavoro fino alla vigilia di Natale. Ma un paio di belle cose verranno via con me e saranno anche ad aspettarmi al ritorno. I vini di Angiolino Maule li avevo già assaggiati ora finalmente li ho ordinati e ne ho in abbondanza a disposizione. Perché é il berli a casa che me li fa comprendere al meglio. Ho bisogno dei miei tempi, spazi, musica e perchè no un buon tabacco. Ho comprato praticamente tutte le tipologie da lui prodotte. Per ora ho bevuto i Masieri ed il Pico. Che bel bere! Il primo base Garganega con un po' di Trebbiano, piacevolissimo e beverino, da pasto quotidiano, difficile avanzarne. Il secondo più impegnativo anche per i suoi bei 14.5°, 100% Garganega è ricco, tanta struttura che lentamente si dipana, regala belle sensazioni. A fatica mi sono obbligato ad avanzarne un po' di entrambi per assaggiarli al mio rientro, una delle mie prove decisive per capire quanto un vino è vero, ma so già che non rimarrò deluso. Due grandi vini a prezzi umani ottima alternativa al mio vino quotidiano per eccellenza, quello di Camillo Donati.
Pete Greenwwod é di Leeds e Sirens è il suo disco d'esordio dopo varie militanze in alcune bands, una su tutte i Mojave 3. Gran bella sorpresa, manco Nick Drake avesse deciso di esordire nel 2008. Pete ci mostra un bello stile cantautorale tra Nick, Bob Dylan e Gram Parsons, ma riveduti e corretti grazie alla sua personale vena creativa. 10 canzoni che lasciano il segno più due brevi intermezzi musicali, A e B, a chiudere idealmente la prima facciata ed aprire la seconda. 'Negotiations and the Last Words' non può non rimandare al primo Bob Dylan grazie al fingerpicking ed ai riferimenti a vecchie canzoni blues, in 'I Use To Be In A Band' quando canta "Wear your t-shirt again and I'll wear a suit in the sun/And you'll think of Wilson and I'll think of Manson as best friends" non posso non pensare all'amico Jono, 'Wine and Bye' ha una delle migliori melodie dell'album ed un testo ricco di dolci presentimenti. 'Bats Over Batstow' ha un incedere country-rock dalle tinte psichedeliche non lontano da certe atmosfere alla Fairport Concention. Ma le canzoni più belle le lascia per ultime, le conclusive e squisite 'For A girl Like Mine' e 'Penny Dreadful', canzoni senza tempo, potrebbero essere state scritte 30 anni fa ma suonano attuali oggi e per anni a venire.

giovedì 11 dicembre 2008

you can't judge a book by the cover


ma dopo aver visto questa copertina lo scorso maggio mi sono regalato per il compleanno il disco di The Tallest Man On Earth. Ed ho fatto molto bene dato che Shallow Grave è un disco bellissimo. Anche incredibile se pensiamo che uno dei dischi più rappresentativi di pura American Folk music dell'anno é opera di tale Kristian Matsson, svedese. La cosa più semplice sarebbe dire che è un dylaniato come pochi ma in realtà dopo tanti ascolti la cosa più evidente é che con Dylan ha in comune le radici. Quelle radici che affondano nella musica popolare degli Stati uniti del sud: Carter Family, Leadbelly, Mississippi John Hurt e tutto quel magnifico repertorio dell'Anthology of American Folk Music che il nostro deve conoscere a fondo.
Chissà se apparirà in una delle tante classifiche dei dischi dell'anno. Ne avrei piacere perchè si merita un po' di attenzione, anche se le considero alla stregua di quelle dei vini dell'anno, completamente inutili e spesso ridicole.

I am The Tallest Man on Earth. so tall I have a feeling that my funeral will be expensive, they'll have to saw my body in half and put the two parts in separate graves. I guess some people will mourn the top part, some the bottom.

mercoledì 10 dicembre 2008

piccoli vignaioli crescono: Sébastien Riffault


Il ragazzo ci sa fare, eccome.. poco piu' che trentenne gestisce in maniera responsabile e coraggiosa la minuscola azienda paterna, il Domaine des Quarterons a Sancerre (200 km a sud di Parigi). Poco piu' di un ettaro vitato coltivato, come tradizione vuole qui, a sauvignon blanc (con alcuni filari dedicati al pinot noir) in un suolo silicico e calcareo che dona grande mineralita' e freschezza ai vini. In vigna nessun uso di artefici chimici e in cantina il meno possibile per lasciare una libera espressione al terroir.
I vini prodotti sono tre, due sauvignon e un pinot noir:
Sancerre Akméniné (sauvignon)
Sancerre Skeveldrà (sauvignon)
Sancerre Raudonas (pinot nero)
Akméniné e Skeveldrà hanno un bel colore giallo dorato intenso che presuppone una vinificazione in ossidazione controllata. gli aromi di pasticceria e lo iodio convivono con una netta vena minerale; calibrati e suadenti al palato, semplicemente buonissimi! Raudonas esprime l'elegante finezza di un terroir vocato si, ai bianchi, ma in grado di esprimere alla grande il potenziale di questo straordinario vitigno; tipico, fruttato complesso e corroborante!
Bravo' Sébastien, continua cosi' e regalaci sempre queste emozioni!


disco in abbinamento: James McMurtry - levelland

lunedì 1 dicembre 2008

ho visto il futuro della folk music.....no no siamo seri, ma lui è proprio bravo

How the lights will change
Coming back into the city
Driving homeward slow

Shimmer like you do to me
We laugh at all those changing trees
Autumn is falling down again

Out of this blue Sunday dream

Come to me with your smoky mouth
Raindrops fall on this old town
It's been me and you've been falling round

Well I lied to you when I knocked upon your door
See I was nowhere near your neighborhood

But if this all in our mind
If this is all just in our minds
Honey would you mind
Getting out of mine

This is all just in our head
And now it's screming red
Watching the leaves fall down and laugh at us instead

'All There Is' è una delle tante belle canzoni di Gregory Alan Isakov, autore già di tre dischi ed uno nuovo in uscita pare ad inizio 2009. L'ultimo 'That Sea, That Gambler' del 2007 è quanto di più convincente ascoltato quest'anno. Non è mai troppo tardi.

"...his music coasts on the same subtle strength and gravity that Bruce Springsteen built 'Nebraska' on. Hints of everyone from Steve Earle to Gillian Welch also creep into Isakov's twangy, shaded folk, but it's his absolute ease-the man sounds like he's swimming through his own songs-that makes his new 'That Sea, The Gambler' such a stunning disc."


domenica 30 novembre 2008

Mondovino


Ho rivisto ieri sera su gambero rosso channel Mondovino e non ho potuto fare a meno di pensare: che c'azzecca l'interessante film-documentario di Jonathan Nossiter (presentato a Cannes nel 2004) con i crostacei divulgatori della guida dei tre bicchierati ?! mah...
A noi "Armadilli" e' piaciuto anche se dobbiamo ammettere che il taglio e' forse eccessivamente "politico"; sicuramente l'avrebbe apprezzato in questo senso il grande Gino Veronelli.
Contraporre il grande business di alcuni mega produttori i (Mondavi, Frescobaldi, Antinori ecc..) ai "contadini-artisti- imprenditori" da un ettaro di vigna puo' far riflettere, ma la conclusione non e' poi cosi' scontata come vorrebbe Nossiter che, comunque ci prova, mettendo in rilievo che ancora una volta il capitale americano tenta di colonizzare anche questo aspetto del vivere europeo scatenando svariati conflitti commerciali.
La figura di Michel Rolland (il piu' famoso e pagato enologo del mondo) esce malconcia dalla pellicola, personaggio supponente e presuntuoso non si accattivera' di certo la simpatia degli spettatori, anzi risultera' profondamente odioso (fin troppo..).

Bella la traccia sui De Montille, storica famiglia Borgognona e quella su Battista Columbu produttore in Sardegna, in un ettaro e mezzo, di un'ottima Malvasia di Bosa; tutto il film comunque scorre fluido nel suo incedere di episodi e spunti interessantissimi.
Film consigliatissimo ma strettamente riservato agli appassionati enofili, a chi ama il vino non soltanto dal punto di vista gastronomico, ma anche etico-territoriale e culturale.
Disco in abbinamento: Nick Cave - the good son

martedì 25 novembre 2008

bisogno di un elettricista?


beh, fossimo a Austin, Tx non avrei dubbi e consiglierei Matt Severt. A dire il vero non so come se la cava con fili ed interruttori elettrici (dicono sia bravo), quello che so è che quando si cala nei panni di Matt The Electrician ed imbraccia uno strumento (chitarra, tromba, tastiera o quant'altro) ed attacca le sue canzoni in bilico tra Paul Simon e lo Springsteen più folk ha la capacità di attirare l'attenzione anche dell'ascoltatore più distratto grazie alla qualità delle sue composizioni, mai banali. Ricordo benissimo la prima volta che lo vidi suonare più di dieci anni fa su consiglio di un comune amico. Restammo in contatto e dopo pochi mesi avrei voluto pubblicare anche qui in Italia il suo primo disco, The Baseball Song. Non se ne fece nulla ma non per questo ho smesso di seguirlo. Anzi ogni volta che mi trovo da quelle parti e so che si esibisce non me lo perdo ormai sicuro della qualità delle sue performances. Le ultime due occasioni sono state veramente molto belle a dimostrazione della continua crescita sia come autore che come performer. Nel marzo 2007 fresco della pubblicazione del suo ultimo disco One Thing Right in uno sfavillante concerto in un gremito Saxon Pub, grazie anche alla fantastica band composta da Jud Newcomb, Jon Greene, Seela e Tom Pearson. L'ultima lo scorso ottobre in coppia con SouthPaw Jones, un appuntamento settimanale che dura ormai da otto anni dove i due sfoderano uno spettacolo molto divertente con canzoni spesso inventate al momento che spaziano dalla politica ai più strampalati rapporti sentimentali. In questa occasione Matt mi ha dato un CD autoprodotto che vende solo ai suoi concerti dal titolo Fresh che al solito rivela il musicista di razza che è. Mi ha detto che sta organizzando un tour in Europa per il prossimo anno. Qui da noi pare che nessuno se lo fila ma farò il possibile per farlo venire a visitare un po' il nostro paese e magari per almeno una data milanese.


in abbinamento: l'Arbois Pupillin 2004 di Pierre Overnoy, un Poulsard dello Jura bevuto questo sera ed in effetti si abbina bene al nostro elettricista: tanto dimesso nell'aspetto, dato il coloro molto scarico, quanto poi sorprendente sia all'olfatto che in bocca. Naturale, vero e spontaneo con una bella dote di eleganza portata dal bel equilibrio dell'acidità e dalle fini note minerali. Persistenza lunghissima che si imprime nella memoria e non si scorda. Bravo Pierre.

martedì 18 novembre 2008

aspettate il nuovo wilco? per ingannare l'attesa...




The Wars Of 1812 sono originari del Wisconsin ma da un anno si sono trasferiti a St. Paul/Minneapolis, ed ascoltandoli si capisce anche perché. Sono giovani, bravi e questo è il loro primo disco.  Li riascoltavo oggi in macchina e Forget You Madly era perfetta per partire, la riflessiva New York City è ormai colonna sonora del film immaginario che mi accompagna in questi giorni, la conclusiva e dolcissima Lover And A Friend lascia il segno. Poi c'è questa Radios Unsigned, che sarà anche figlia di Yankee Hotel Foxtrot, ma è maledettamente bella con quelle sue tastiere molto seventies. Che dire ancora, le bands con una bassista difficilmente deludono....

Driftin'

vino in abbinamento: Timorasso Robinie del Magarotto - Azienda Agricola La Castagna, visitata di recente con i Pards, la ragazza è in gamba, ancora un po' indecisa tra il fare e il pensare. Il suo è un buon Timorasso ma manca ancora di nitida personalità. Un pizzico di decisione in più verso una produzione ancor più naturale e sono sicuro si vedrebbero dei risultati molto più interessanti. Coraggio!

domenica 16 novembre 2008

sss..: serata (con) Sandro Sangiorgi


Sandro Sangiorgi e' il miglior giornalista nel mondo del vino Italiano (insieme al bravo Franco Ziliani ndr), lo pensavo e da venerdi' sera ne ho la certezza.
Ottima serata quella del 14 novembre organizzata da Stefano Cresta presso uno chalet di Trenno (dependance di una pizzeria), piccolo borgo ormai inglobato nella megalopoli milanese; un pubblico attento di sole 24 persone (numero ridotto per scelta) ad ascoltare il "maestro". La serata era strutturata su una degustazione alla cieca di otto vini: 5 rossi all'inizio e 3 bianchi alla fine (si', prima i rossi e poi i bianchi come si usa in Borgogna), intercalate da musica (e che musica.. into the wild - Eddie Wedder) e bellissime poesie, struggente tra le altre quella di Camillo Sbarbaro, poeta genovese d'inizio '900, lette tra un bicchiere e l'altro. Il genio di Sangiorgi si e' rilevato subito: due rossi nel bicchiere apparentemente diversissimi nel colore, all'olfatto ed in bocca; nessuno arriva vicino alla peraltro molto difficile identificazione, si scoprono le bottiglie e... colpo di scena e' lo stesso vino della stessa annata!! Penso che sia una possibilita' unica al mondo, la brava Elisabetta Foradori che sta convertendo la sua azienda da convenzionale ad agricoltura biodinamica ha una vigna di teroldego coltivata con i due sistemi. Incredibile la differenza in tipicita' ed espressivita', indovinate voi quale e' risultato piu' complesso, istrionico e meno "ruffiano".... gran colpo ad effetto! Platea ammutolita e dopo un po' di musica e una poesia via con i tre rossi seguenti: un rosato di cristallina purezza e campione di bevibilita', un rosso "sanguigno" e un' altro di rara finezza ed eleganza, qui complice l'aiuto del pard e di Elio "Donolio" riusciamo a venirne a capo: il rosato non puo' che essere di Massa Vecchia, nonostante il colore scarico dell'annata (2004) che ci devia un po'; Niccolaini e' un vigneron che amiamo e che ci stupisce sempre. Il secondo rosso e' un Faugères del Domaine Leon Barral millesimo '98, fulgido esempio di espressivita' sanguigna del vitigno carignan evidente in questo vino personale e di grande carattere. Il terzo, elegante e rassicurante Nebbiolo comme il faut, si rivela un Barbaresco dell'azienda Castello di Verduno annata 1998, profumi di viole e liquirizia e non di legno, come dovrebbero sempre essere, e spesso non sono, i vini di questa denominazione.

Attendendo l'ultima batteria il bravo Stefano ci porta degli sfiziosi piattini, pane da lievito madre con lardo di cinta senese da sballo, salame dell' alessandrino da leccarsi i baffi e una formaggetta di pari livello, anche la fame e' placata!

Anche i tre bianchi finali, riservano sorprese.. il primo non lo azzecca nessuno nonostante l'evidente caratterizzazione aromatica del vitigno, si rivelera' poi una ottima Malvasia Istriana '06 del bravo (ma ai piu' sconosciuto) vignaiolo Marko Fon. Il secondo lo identifichiamo a fatica, e' lo strepitoso chenin blanc de La Coulée de Serrant 2001, il capostipite del movimento "naturale" Nicolas Joly ha firmato l'ennesimo capolavoro, i suoi vini sono sempre profondamente ancorati al terroir, l'equilibrio e l'armonia di questo grande bianco conquista tutti. L'ultimo e' un vino dolce, e da Pantelleria il maestro Sangiorgi ci propone uno degli unici due produttori naturali dell'isola, Ferrandes (l'altro e' Giotto Bini ndr). La dolcezza "non appiccicosa" unita alla freschezza donata dalla calibrata acidita' fa' venire voglia di berne un'altro bicchiere, cosa assai rara per i vini dolci spesso stucchevoli ed indigesti.
Chapeau monsieur Sangiorgi! La sua bravura unita all'onesta' intellettuale che lo contraddistingue lo rendono un fulgido esempio di coerenza e "pulizia"morale; lo dimostrano la rinuncia che il suo bellissimo Porthos, (unica pubblicazione degna di essere letta in Italia sull'argomento vino) fa non accettando pubblicita' legata al settore.
Da segnalare anche il suo bel saggio "il matrimonio tra cibo e vino".

A bientot SS.

disco in abbinamento, ça va sans dire: Eddie Vedder - into the wild

giovedì 13 novembre 2008

welcome back zio jono


meno di un mese fa sono passato a trovarlo a casa sua a Santa Fe, NM ed oggi torna in Italia per un nuovo tour dove sicuramente eseguirà le canzoni del suo disco più recente 'November' ma non mancheranno le anticipazioni di quelle nuove a cui sta lavorando per il prossimo disco che sarà più acustico-
Chi ha già avuto modo di apprezzare i suoi concerti sa che è praticamente impossibile uscire delusi da una sua performance. Ecco le date:

NOVEMBRE 08
13 - Teatro Nidaba - Milano. Italy
14 - Pegaso - Arcola (SP), Italy
15 - Il Banco - Zoagli, Italy
16 - 5 Sensi - Caserta, Italy
18 - Vacca il Trenu - Castel S.Giovanni (Piacenza)
20 - Public House - Firenze, Italy
22 - Club La Marchesa - Mirandola(MO), Italy
23 - Teatro dei Tamburi - Novellara (RE), Italy
26 - The Vaults (Whateverly Brothers) - Cambridge, England
27 - The Blue Ball (Whateverly Brothers) - Grantchester, England
28 - Paddy’s Corner - Lyon, France
29 - Agence D’Arts - Lyon, France
30 - Whiskey Cassoulet - Lyon, France

DICEMBRE 08
03 - Sala Civica - Pusiano (LC), Italy
04 - Duvert - Moglia-Cherasco (CN), Italy
05 - La Locomotiva - Osnago, Italy
06 - Raindogs - Savona, Italy
07 - Four Bears - Alessandria, Italy
09 - Birimbo - Brienno (CO) 
10 - Paco Rock Cafè - Orzinuovi (BS), Italy
11 - Big Mama - Rome, Italy
12 - Glie Cannarile - Frosinone, Italy
13 - La Taverna di Armida Cecina Mare (LI), Italy
16 - FBI - Quartu (CA), Sardegna
18 - Sassari - Sassari, Sardegna
19 - La Pergola - Alghero, Sardegna
20 - Caffe Bsaglia - Torino
21 - Pintupi - Verdeno Inferiore (LC)

per info ed aggiornamenti: 

mercoledì 12 novembre 2008

Cascina degli Ulivi: una realta' "scomoda"?



bella gita nel Novese con i fidi pards;
a Cascina degli Ulivi si e' sempre i benvenuti, l'atmosfera e' rilassata e rilassante ed i ragazzi che ci lavorano, provenienti da svariati angoli del mondo (Sudamerica, Germania Francia ecc..), accolgono col sorriso sulle labbra.
L'area del Gavi ha perso negli anni lo smalto e la consapevolezza di poter giocare un ruolo di primaria importanza nel mondo del vino, qualcuno sostiene per mancanza di sostegno "politico" e qualcuno per la scarsa propensione del vitigno Cortese a dare grandi vini; l'azienda diretta dal bravo Stefano Bellotti smentisce sicuramente la seconda ipotesi e lavorando con i canoni della biodinamica riesce a produrre vini di carattere, estremamente tipici e legati al terroir.
La nostra visita, iniziata dalla cantina accompagnati dal simpatico Rafael ha evidenziato tecniche di vinificazione assolutamente ancorate alla tradizione e senza alcun marchingegno ipertecnologico, i trucchi non servono a Cascina degli Ulivi, qui le uve arrivano sane in cantina. Rafael e' un ragazzo francese (del beaujolais ndr) sveglio e intuitivo e la sua disamina sulle pompe (di rimontaggio..) che non servono oppure il controllo visivo dell fermentazione con la botte che "piscia" ci incuriosisce e ci diverte... Qui un "bottone" da 110hl e le vasche di cemento hanno negli anni soppiantato il freddo acciaio che inibiva il contatto con l'esterno.
All'uscita un'occhiata al vigneto, e' autunno inoltrato e le vigne si sono spogliate dopo che le loro foglie dal giallo oro sono passate al rosso ed al marrone scuro c0m'e' normale che sia nel ciclo biologico, il contrasto con quelle dei vicini ci lascia interdetti, hanno ancora foglie verdi! Sembrano quasi di plastica, che strano... Sicuramente nelle vigne di Bellotti c'e' la vita, fatta di erba, insetti e microorganismi nelle altre non so'...
Questa filosofia produttiva puo' aver destabilizzato il "sistema" Gavi e creato invidie e paure se,come ci hanno spiegato, alcuni vini non sono stati presentati in commissione per il riconoscimento della doc, probabilmente non sarebbero stati "capiti" e il confine della doc stessa e' stato spostato di una decina di metri al di la' dell'azienda, mah...
A noi piace pensare che Bellotti e i suoi ragazzi non siano dei semplici sognatori ma persone concrete che amano la natura ed il loro lavoro, ed i risultati stanno a dimostrare da che parte sia la ragione..

Il marchio Demeter® (Associazione per la tutela della qualità biodinamica in Italia) sulle etichette dei vini garantisce al consumatore la Qualità Biodinamica
Le schede dei vini che ci sono piaciuti in modo particolare:
MONFERRATO BIANCO MONTEMARINO 2006 TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA Suolo: argilla calcarea bianca. Vitigno: Cortese.Estensione del vigneto: 0,6 ha, lavorati in biodinamico.Tipo d’impiantoo: Guyot.Densità media ceppi per ha.: 4500.Età media del vigneto: 50/60 anni.Produzione media per ettaro: 60 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, macerazione per 72 ore, pressatura, defecazione statica, fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in botti di rovere da 15 hl. e affinamento sulle fecce fini per 11 mesi nelle stesse. Nessuna chiarifica e filtrazione.Solforosa totale (SO2): 35 mg/l.Bottiglie prodotte: 3692
CARATTERISTICHE Vino bianco secco, floreale, fruttato, dalla bocca fresca, potente, sapida, ricca e di ottima profondità e lunghezza.
ABBINAMENTI Antipasti di mare, minestre, paste asciutte e risotti con intingoli a base di pesce, nasello bollito.

PIEMONTE BARBERA “MOUNBÈ” 2004
TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA Suolo: argilla rossa limosa. Vitigno: Barbera 85%, Dolcetto 10%, Ancellotta 5%.Estensione del vigneto: 3,5 ha, lavorati in biodinamica.Tipo d’impianto: Spalliera e Cordone speronato.Densità media ceppi per ha: 4500.Età media del vigneto: 21 anni.Produzione media per ettaro: 55 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, macerazione e fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in botti di rovere da 25/30 hl. e affinamento sulle fecce fini per 14 mesi in tonneaux da 500 e 700 lt. per 14 mesi.Solforosa totale (SO2): 35 mg/l.Bottiglie prodotte: 14500
CARATTERISTICHE Vino rosso asciutto, polposo, morbido, nervoso, di ottima intensità ed equilibrio. ABBINAMENTI Pollame, bollito misto.
disco in abbinamento: Lowell George - Thanks, I'll Eat It Here (pards you know why..)

giovedì 6 novembre 2008

la forza di un sogno: Chateau Musar



Ghazir (Beiruth) Libano.
Serge Hochar e'un uomo coraggioso; Insieme al fratello Ronald é proprietario di Chateau Musar azienda vitivinicola Libanese situata in una delle terre fra le piu' martoriate al mondo da guerre e incompatibilita' territoriale fra popoli causate da discrepanze storiche, culturali e religiose. Ma monsieur Hochar, che ha studiato enologia a Bordeaux e vive tra Londra, dove si trovano la sede legale dell'Azienda ed alcuni magazzini di stoccaggio, Parigi e Beirut, grazie alla sua caparbieta', e' riuscito negli anni produrre pur tra mille difficolta' dei grandissimi vini.
I principi su cui si basa l'azienda sono quelli dell'estrema naturalita' del prodotto senza interventi alcuni che vadano ad inficiare il risultato finale, quindi lieviti autoctoni e ecosistema della vigna rispettato. I suoi vini sono uno spiraglio luminoso di resistenza e sopratutto sono vini “vivi”e, come ama dire lui stesso "sono cinquant'anni che faccio vino e nessuno dei miei vini e' morto”
I suoi 160 ettari di vigneti hanno un eta' media di 30/40 anni con alcuni appezzamenti che raggiungono gli 90 anni e sono situati nella valle della Bekaa , ad un'altitudine compresa tra i 900 e i 1.100 metri; la Bekaa si sviluppa parallelamente alla costa del Mediterraneo, ed é racchiusa tra due alte catene montuose. Per questo motivo, pur essendo sul 34° parallelo, le temperature non superano mai i 30°C. Durante la guerra (1975-1991) la vendemmia é stata sovente ostacolata, e le uve non sempre hanno potuto essere trasportate in cantina nonostante la vinificazione avvenisse a Ghazir, 20 Km a nord di Beirut e distante solo 30 Km dai vigneti. Nelle sue cantine, riposano quasi un milione di bottiglie con uno stock delle migliori annate dell'ultimo trentennio. Una vera manna per noi enofili incalliti... certo i prezzi non sono popolari, ma credetemi sono soldi spesi bene!
Chapeau Monsieur Hochar!!

Le schede:
Chateau Musar red:
Suolo: ghiaioso con sottosuolo calcareo.Vitigno: Cabernet Sauvignon, Carignan, Cinsault.Estensione del vigneto: 130 ha, lavorati in biologico.Tipo d’impianto: Guyot doppio, Gobelet.Età media del vigneto: 40 anni.Densità media ceppi per ha: 1600.Produzione media per ettaro: 25 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: follatura, diraspatura, macerazione e fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali fino a 4 settimane in contenitori di cemento da 60 hl a 300 hl.Affinamento sulle fecce fini per 1 anno in barriques di rovere francese e 1 anno in contenitori di cemento vetrificato. Nessuna chiarifica e filtrazione.Solforosa totale (SO2): 38 mg/l.Bottiglie prodotte: 250000
CARATTERISTICHE Vino rosso molto complesso e ricco. Armonioso e ben bilanciato con grande profondità. Connubio tra dolcezza e potenza e mineralità.
Chateau Musar white:
Suolo: ghiaioso con sottosuolo limaccioso.Vitigno: Obaideh, Merwah.Estensione del vigneto: 40 ha, lavorati in biologico.Tipo d’impianto: Gobelet.Età media del vigneto: 50/70 anni.Densità media ceppi per ha: 1600.Produzione media per ettaro: 15 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, pressatura (pressa pneumatica), fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in parte in barriques di rovere francese (20% nuove) e in parte in contenitori di acciaio. Affinamento per 6 mesi in barriques di rovere francese (Nevers) sulle fecce fini. Assemblaggio in tini di acciaio e conseguente affinamento di 2 mesi e poi in bottiglia per 4 anni.Solforosa totale (SO2): 48 mg/l.Bottiglie prodotte: 28000.
CARATTERISTICHE Vino bianco secco di grande struttura, grasso, minerale ed estremamente originale. Un rosso travestito da bianco!


Abbinamento musicale: Ray LaMontagne – till the sun turns black

martedì 4 novembre 2008

introducing Mr. Fitsimmons



è da una paio d'anni che il suo disco 'Goodnight' è uno dei miei ascolti notturni preferiti ed è da un po' che avrei volute scriverne. Ora William Fitsimmons ha pubblicato il suo nuovo e bellissimo disco 'The Sparrow and The Crow', il primo realizzato in uno studio di registrazione professionale, sia 'Goodnight' che il precedente 'Until When We Are Ghost' erano home recordings. Voce gentile e soffice, sonorità acustiche e delicata elettronica sono le sue note caratteristiche che lo collocano tra gli Iron & Wine e Sufjian Stevens (non vedo l'ora di farlo sentire al Barotti che impazzirà). Lui definisce così la sua musica: “There's something about the paradox of these really raw and organically arranged songs and the sort of ‘coldness’ of the electronic parts. It just honestly felt like it fit with what I was trying to say. I think it connects with people because it's kind of a microcosm of a lot of the things we come across everyday.” I testi sono di chiara matrice autobiografica con dettagliate storie di rotture familiari, relazioni personali fallite, malattie e morte. Certo non propriamente un disco da scampagnata al mare ma lo specchio di un autore colto e riflessivo: “I still don't know if it's really wise or not, but I've made the choice for now to be as vulnerable in the writing as I can be. With the subject matters I'm generally dealing with, I think they deserve no less than that”
Il nuovo album in definitiva non si discosta poi molto dai precedenti a parte una chiara crescita e maturità artistica accompagnata du un suono leggermente più curato e “Probably the biggest departure on the new album has been making a more intentional attempt to reach out to others with the songs. Although this is easily the most personal project I've ever worked on, it's also been the first time I genuinely tried to speak to those who might be going through the same things I have and am. I want people to have this album as a way to feel something they need to or to help them get through a difficult time. Or maybe just to escape for a little while.”
Prossimamente in tour in Europa, Italia esclusa ovviamente......

'It's Not True' from 'Goodnight'

in abbinamento: stavolta sono per una sana tisana, questo disco va 'Ascoltato' e qualcosa di più impegnativo distoglierebbe l'attenzione; in fondo poi bisogna andare a nanna

lunedì 3 novembre 2008

(un'altra) business dinner o della funzione shuffle dell'iPod

Bella cena (ho scelto io il ristorante!). Non hanno una grandissima cantina, nel senso che non é proprio zeppa dei vini che io amo, ma qualcosa di buono c'è.

Cucina di mare ed allora partiamo con la Malvasia 2005 di Edi Kante (38 euro), perfetta, per la mia modesta conoscenza non conosco nessuna Malvasia (perlomeno di quel territorio) che possa competere con quella di Kante. Saliamo di tono e passiamo al Breg Anfora 2003 di Gravner (80 euro). Questo millesimo non l'avevo ancora assaggiato. Servito troppo freddo ho dovuto attendere più di mezz'ora per poterlo assaporare a pieno sia al naso che in bocca. Diverso, questa è stata la mia prima impressione comparata ad altre annate. Sicuramente mi pare di trovare maggiore eleganza e finezza e meno complessità. Sin dal colore, non più quell'oro antico ma più tendente al rosato. Forse Josko ha posto più moderazione nell'uso delle bucce. Sicuramente un vino meno spiazzante, più 'normale', adatto a palati anche non 'abituati' a certe macerazioni. Ottimo e gradito anche ai miei commensali (usi a bere Jermann e bevande simili che non mi permetto di chiamare vino) positivamente stupiti dal Breg.
Poi è l'ora del rientro e TAC, ecco che lo shuffle ti pesca 'Fistful Of Love' di Antony.
Questi vini e questa musica, so già che avrò una di 'quelle' notti. Bella? chi può dirlo!

I was lying in my bed last night
Staring at a ceiling full of stars
When it suddenly hit me
I just have to let you know how I feel

We live together in a photograph of time
I look into your eyes
And the seas open up to me
I tell you I love you
And I always will

And I know that you can't tell me
And I know that you can't tell me

So I'm left to pick up
The hints, the little symbols of your devotion
So I'm left to pick up
The hints, the little symbols of your devotion

I feel your fists
And I know it's out of love
And I feel the whip
And I know it's out of love
I feel your burning eyes burning holes
Straight through my heart

It's out of love
It's out of love

I accept and I collect upon my body
The memories of your devotion

venerdì 31 ottobre 2008

halloween



You must be daddy's little pumpkin
I can tell by the way you roll
You must be daddy's little pumpkin
I can tell by the way you roll
Why it's quarter past eleven
And you're sleeping on the bedroom floor

I can see the fire burning
Burning right behind your eyes
I can see the fire burning
Burning right behind your eyes
You must of swallowed a candle
Or some other kind of surprise

I'm going down to Memphis
I got three hundred dollars in cash
I'm going down to Memphis
I got three hundred dollars in cash
All the women in Memphis
Want to see how long my money will last

I'm going downtown
I'm gonna to rattle somebody's cage

I'm going downtown
I'm gonna rattle somebody's cage
I'm gonna beat on my guitar
And strut all around the stage

If you see my baby coming
Don't tell her that her daddy's in jail
If you see my baby coming
Don't you tell her that her daddy's in jail
She'd sell her little pumpkin just to raise
Her sweet daddy's bail

You must be daddy's little pumpkin
I can tell by the way you roll
You must be daddy's little pumpkin
I can tell by the way you roll
You never do nothing
To save your doggone soul.

giovedì 30 ottobre 2008

business dinner



cena di lavoro (per la verità tanto modesta quanto costosa, ma abbiamo anche grattato un po di trifola....) in uno dei centri della così detta (mah) movida milanese, corso como. Ma qui non ci occupiamo di parlare dei ristoranti e passo oltre, a quello che ho bevuto. Per cominciare ho scelto un Barbaresco Martinenga 1990 di Marchesi di Gresy. 90 euro. Legno a go go, eleganza del Nebbiolo non pervenuta, un quarto di bottiglia avanzata e rimbrotti degli altri quattro commensali per la mia scelta, ma la carta dei vini non era un gran che, la classica fotocopia delle guide più rinomate. Lo ammetto, l'ho scelto più per la mia curiosità di poterlo assaggiare, oltretutto a sbaffo eheheheh.
Per cercare di farmi perdonare ho pensato di andare sul sicuro: un Brunello 1998 di Biondi-Santi (euro 110). Apprezzato dai compagni di tavolo ma personalmente piuttosto deluso. Sicuramente un buon Sangiovese ma una volta fatta la bocca su Paradiso di Manfredi, Case Basse di Soldera o anche Poggio di Sotto di Palmucci, beh anche se Biondi-Santi è 'l'inventore' del Brunello e merita grande rispetto, a casa mia bevo molto meglio, più sano e spendo anche meno.
Comincio a credere che sopra un certo numero di bottiglie prodotte, che so 30/40 mila se non meno, sia quasi impossibile trovare dei vini di qualità. O per meglio dire buoni, sani e digeribili.
Che ne dite?

canzone del giorno: Snow di Emiliana Torrini, perchè ascoltata mentre rientravo a casa, pioveva ma ci stava benissimo ugualmente.

finally i'm going all sane
wanna tell you something
we last for long
well we've sometimes gone astray
but i can't care for nothing, no way
and i hope again to live this life
just to see you again before i die
yes i hope again to live this life
to see you once more before i die

and see you before i die

samsoe revue




qualcuno forse si ricorda i dischi della Woodstock Revue. Questo 'Home' della Song Island Revue me li ha fatti tornare in mente.
Qui non siamo nella stato di New York ma in in Danimarca, sull'isola di Samsoe, dove 3 norvegesi, 1 danese e 2 americani si sono ritrovati per un songwriter's workshop e dall'amicizia nata nell'occasione ha fatto seguito questo bel disco, di quelli ideali da ascoltare al calduccio in queste serate piovose. Del gruppo l'unico nome a me conosciuto é quello di Kevin Welch. Gli altri pur a me sconosciuti in realtà si rivelano signor cantautori. Belle voci, composizioni più che valide ('Home', la canzone, avrebbe fatto la sua bella figura su Late for the Sky di Jackson Browne). Un paio di ascolti, le belle voci che si alternano, il garbo e l'eleganza nell'uso degli strumenti mi spingono a parlarne di getto. In particolare a lasciare il segno sono il danese Poul Krebs con la sua vena browniana, pare che nel suo paese sia un'autentica star con oltre 1 milione di dichi venduti, e la voce della norvegese Claudia Scott. 
Musica vera e sincera, come il Rouge de Causse di Anne Marie Lavaysse che mi sto gustando questa sera. La straordinaria Anne Marie sarà presente domenica 2 e lunedì 3 novembre a Vini di Vignaioli a Fornovo (Pr), un'occasione per incontrarla da non lasciarsi sfuggire. 

venerdì 24 ottobre 2008

closing time, the last harvest


La musica e' uno di quei settori dove spesso e volentieri la qualita' non viene premiata, anzi, a parte rari casi, pare che il successo sia inversamente proporzionale alla bonta' del prodotto, a volte anche nel mondo del vino succede cosi';

Phil Cody e' un beautiful loser, l'ennesimo di una lunga serie; nel 1996 usciva su Interscope The Song Of Intemperance Offering un fulmine a ciel sereno per critici e appassionati, ricordo che faticavo a togliere il dischetto da mio cd player, non amo fare paragoni ma il ragazzo per ispirazione, liricita' e epicita' dei brani mi ricordava il Van Morrison piu' ispirato di Astral Weeks e pensavo chissa' quante volte avra' ascoltato Madame George.. Tutto cio' non basto' a Phil, e nonostante le buone vendite (quasi 10.000 solo in Italia.. ndr) venne messo alla porta dai suoi discografici, quattro anni di beghe legali per rientrare in possesso del suo materiale e poi dopo lo splendido esordio ecco il "solo bello" Big slow mover autoprodotto (Tiny Head Records) dove tra ottime ed ispirate canzoni brillava anche una bellissima cover del mai abbastanza compianto Townes Van Zandt, "If I Needed You", seguira' un mini cd dal vivo a Los Angeles e poi il silenzio, alcune nuove tracce sul suo myspace e niente piu'. Se il problema fosse l'esaurimento della vena creativa (piuttosto che la cecita' dei discografici) allora e' meglio cosi' piuttosto che una serie di album inutili e poco ispirati (vedi Dirk Hamilton ed altri) almeno ne rimane un bel ricordo.

Giulio Viglione coltiva con passione i suoi 4h di vigneti in quel di Monforte d'Alba zona storica dei grandi Barolo, il suo e' un lavoro intriso di amore e poesia nei confronti di una natura che da' grandissimi vini ma pretende rispetto ed attenzione oltremisura. Viglione e' un vignaiolo "pulito"che lavora senza compromessi il che vuol dire niente chimica di sintesi in vigna, niente lieviti selezionati per la fermentazione e nessun trucco in cantina tipo osmosi inversa, concentratori, gomma arabica e altre diavolerie, pratiche aihme' ormai parecchio diffuse anche in Langa..il suo e'un Barolo austero ed aristocratico dal particolare colore granato chiaro che profuma di cacao, spezie, cuoio e di viole e liquirizia (da leggere il bel libro di Nico Orengo ndr) come dovrebbe sempre essere e non di legno tostato per piacere a Robert Parker e alle guide. E' un vino da "bere" non da "degustare", compagno ideale di un bel piatto di agnolotti del "plin" o di uno stracotto di manzo. Pero'.., c'e' un pero', l'azienda Viglione la conoscono in pochi, colleghi compresi, i giornalisti e le guide non se la filano, puo' forse dar fastidio e destabilizzare il sistema sapere che c'e' ancora qualcuno che lavora cosi'? Probabile, certamente sarebbe una grossa perdita se, come ventilato da alcuni addetti ai lavori, questa dovesse essere una delle ultime vendemmie, perderemmo uno degli ultimi baluardi del Barolo vero.

domenica 19 ottobre 2008

dos Americanos

Mi capita a volte di aver bisogno di una vigorosa sferzata rock, sara' che l'autunno porta ad ascoltare dischi introspettivi, soulful e adatti alla stagione, sara' che anche l'armadillo segue questa tendenza sognante carica di poesia e pathos, che ogni tanto sento il bisogno di un po' di sano r'n'r; ultimamente il disco che piu' di ogni altro soddisfa questo mio bisogno e' Worlds and Music del "coguaro" John Mellencamp. E' un doppio cd antologico con 35 canzoni, una piu' bella dell'altra dove il sound secco e diretto si sposa con l'unicità di Mellencamp nel rendere credibile e contemporaneo un rock'n'roll di stretta osservanza stradaiola e mainstream; mentre lo suono a manetta nel mio stereo istintivamente mi viene da pensare che quest'uomo di provincia duro e puro, un po' ribelle dal carattere forte e spigoloso sia l'incarnazione dell' Americano "vero", un tosto working class hero.

Ve la ricordate la Milano da bere? Questa (per fortuna..) e' un'altra storia.
Mauro Vergano con il nipote Pietro e famiglia in quel di Asti coltivano la passione per le cose buone e ne hanno fatto una professione; l' Americano Vergano nasce da uve grignolino coltivate in biologico e comprate da cascina 'Tavijn, con l'aggiunta tramite infusione a freddo di spezie ed erbe aromatiche tutte rigorosamente selezionate da coltivazioni naturali tra cui assenzio, scorza di arancia amara, vaniglia e china, il risultato e' un "aperitivo a base di vino buonissimo, da gustare molto freddo, con ghiaccio o con una spruzzata di seltz che ne esalta il piacevolissimo aroma, da bere come aperitivo o semplicemente da meditazione...L'unico problema e' la esigua reperibilita', con sole 2000 bottiglie prodotte e' difficile soddisfare tutte le richieste, ma all' Armadillo bar c'e' n'e' una piccola scorta..

I due Americani si abbinano da soli..

mercoledì 15 ottobre 2008

black cab sessions

simpatica iniziativa, qualcosa del genere avevano provato a farlo anche da noi Lifegate Radio in collaborazione con la Kia Motors, ma la cosa sfortunatamente non è durata molto. Qui siamo in Inghilterra e le performances si svolgono sul sedile posteriore di un tipico taxi londinese. Alcune sono davvero interessanti. Qui trovate quella dei Fleet Foxes, che a breve suoneranno in Italia. Ma la lista è molto lunga. Tra gli altri: 
King Creosote
Brian Wilson
Calexico
Micah P Hinson
Bon Iver
My Morning Jacket
Spoon
Stephen Fretwell
Okkervil River
The Felice Brothers
The Kooks
Lightspeed Champion
The Ravonettes
Scout Niblett
The National
Elvis Perkins
The New Pornographers
Langhorne Slim
Death Cab For Cutie
Bill Callahan
Daniel Johnston

martedì 14 ottobre 2008

impossible germany

con citazione dei grandissimi wilco, greetings from germany. Cenato (male) con Barbera Ai Suma 1997 e Barolo Parusso 1996. Mah, piaciuti ai commensali ma io tutto sto legno non lo reggo più, ho voglia di terroir e qui praticamente non si sente. La carta dei vini non offriva nulla di meglio......

domenica 12 ottobre 2008

il vino della domenica #1


Domenica, e come tutte le domeniche voglio bermi una grande bottiglia; scendo in cantina con l'idea di un Barolo, non so perche' ma quando penso ad un gran vino penso sempre ad un Barolo, sara' che nell'immaginario collettivo era il vino della festa..., entro e...mi cade l'occhio su una cassa di Grand Blanc 2005 di Henry Milan (vigneron-récoltant di Rémy de Provence), forse non l'ho mai bevuto (conosco molto bene il 2004 e alcune annate precedenti) difatti la cassa da sei "bocce" e' intonsa, cambio idea poso il Barolo (G.D. Vajra bricco delle viole 2001) e porto su' il Milan, non me ne vogliano gli interisti e Vajra...il menu' di oggi e' vario e si presta anche ad un bel bianco. Stappo, ovarizzo e dopo poca attesa passo senza troppe cerimonie alla beva, il primo bicchiere lo "tracanno" col sistema GLG (Luca Gargano) in piu' chiudo gli occhi (metodo LA) e aspetto..le sensazioni salmastre e iodate mi ricordano che e' un vino "mediterraneo", credo che la tipicita' dei vitigni e la tracciabilita', una sorta di carta d'identita' genetica del terroir, escano senza indugio da questo vino; un'altro e poi un'altro bicchiere e...cribbio la bottiglia e' finita, sara' che era troppo buono?? Si', era troppo buono, perfetto per questa tiepida domenica autunnale..
La scheda:
TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA Suolo: argillo calcareo su Marna blu. Vitigno: Grenache Blanc 30%, Rolle (Vermentino) 10%, Roussanne 20%, Chardonnay 30%, Muscat petit grain 10%.Estensione del vigneto: 3 ha, lavorati in biologico.Tipo d’impianto: Cordon de Royat doppio.Età media del vigneto: 15 anni.Densità media ceppi per ha: 4400.Produzione media per ettaro: 45 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: pressatura diretta, vinificazione in barriques con lieviti naturali al 100% e affinamento sulle fecce fini nelle stesse per 12 mesi. Nessuna chiarifica e filtrazione.Solforosa totale (SO2): 60 mg/l.Bottiglie prodotte: 10000
CARATTERISTICHE Vino bianco secco solare, che contrappone la dolcezza del frutto alla salatura della mineralità
.

Disco in abbinamento: Van Morrison - tupelo honey

mercoledì 8 ottobre 2008

simple beauty



ELEPHANTS

If the elephants have past lives, yet are destined to always remember,
it's no wonder how they scream,
like you and I, they must have some temper.
And I am dreaming of them on the plains, dirtying up their beds,
watching for some kind of rain to cool their hot heads.
And how dare that you send me that card when I'm doing all that I can do.
You are forcing me to remember when all I want is to just forget you.
If the tiger shall protect her young, then tell me how did you slip by.
All my instincts have failed me for once -- I must have somehow slept the whole night.

And I am dreaming of them with their kill, tearing it all apart,
blood dripping from their lips, and teeth sinking in too hard.
And how dare that you say you will call, when you know I need some peace of mind..
If you had to take sides with the animals, won't you do it with one who is kind?

If the hawks in the trees need the dead, if you're living you don't stand a chance.
You can lie there and say you are fed, but there are only two ends to this dance.
You can flee with your wounds just in time, or lie there as he feeds,
watching yourself ripped to shreds and laughing as you bleed.

So for those of you falling in love, keep it kind, keep it good, keep it right.
Throw yourself in the midst of danger, but keep one eye open at night.

Dopo solo un paio di ascolti del nuovo disco di Rachael Yamagata 'Elephants' riesco solo a dire che è splendido e lo sto degnamente accompagnando con il Rosso 2004 di Massa Vecchia, il mio preferito taglio bordolese italiano: sano, naturale, digeribile (senza solfiti aggiunti). Altro che Supertuscans!

'Warner Bros. Records will release Rachael Yamagata: A Record In Two Parts…Elephants and Teeth Sinking Into Heart on October 7th, 2008. The CD, as its title suggests, contains two parts. The first, Elephants, is the darker and more vulnerable of the two. It plays like a film score, with orchestral transitions that expand as the songs progress. The more guitar-driven Teeth Sinking Into Heart is grittier and more defiantly cynical. Underscored by Rachael’s husky alto and expressive piano (and now guitar) playing, the two parts, when taken together, present a snapshot of the emotions that revolve around heartbreak and the inevitable challenges of relationships. Of the album’s 14 tracks, 11 were produced by Nebraska-based Mike Mogis, the multi-instrumentalist and producer known for his work with Bright Eyes, Rilo Kiley and The Faint. Two tracks, “What If I Leave” and “Horizon,” were produced by John Alagia (John Mayer, Dave Matthews Band) who also produced Rachael’s debut album, 2004’s Happenstance. The album also features guest appearances by singer-songwriters Ray Lamontagne and Azure Ray’s Maria Taylor, and Maroon 5 guitarist James Valentine.'

martedì 7 ottobre 2008

piu' o meno noti in casa Noto...


Bob Noto, raffinato gourmet Torinese e grande "food photographer", ha una bella consuetudine, ogni domenica invita 6 amici a casa per cena; ho avuto il piacere di partecipare all'ultima "puntata" in compagnia di alcuni amici tra cui il grande esperto di enogastronomia Giorgio Grigliatti, il brillante e non meno preparato figlio Gil, il nostro pusher di vini preferito "Jean" Perin e una simpatica signora di professione avvocato.
La tavola era piena di golosita'ricercate con la perizia di chi conosce i prodotti "giusti"e cucinate con la bravura di chi di cucina ne capisce...,
le straordinarie frittate di Antonella, simpatica moglie di Bob e il risotto carnaroli Gli Aironi ai funghi porcini della Val Varaita erano solo alcune delle "leccornie" preparateci. Il vino da "tracannare" con gusto e ingordigia era giustamente stato portato dagli ospiti. Solitamente in situazioni cosi' goliardiche gli abbinamenti della rigida ortodossia Ais vanno a farsi benedire e si abbina a caso ma non con meno piacere!
Pronti via si parte con le bollicine di Castello Banfi che non lasciano il segno fra i commensali (sorry Bob...) per passare all'artiglieria pesante con il tosto Uis Blancis 2003 Borc Dodon di Montanar Denis & Alessia un bianco in uvaggio (Tocai friulano 55%, Sauvignon 30%, Pinot Bianco 10%, Verduzzo Friulano 5%) che fa una lunga macerazione sulle bucce e con un'estrazione di colore pazzesca, Bob ironicamente chiede se e' gia' ora del Cognac...passo indietro come struttura ma due in avanti per eleganza e finezza e si stappa un MÂCON-CHAINTRÉ vieilles vignes 2002 di Domaine Vallette , un grande bianco che mi fa pensare se esistano Chardonnay buoni al di fuori della Borgogna! Sotto coi rossi ed il Frappato 2006 di Arianna Occhipinti convince ancora una volta tutti coi suoi toni fruttati, il suo colore "pinoneggiante" ed una bevibilita' disarmante, si passa ai formaggi e come da buona tradizione Piemontese si stappa un "Barolino" e la level entry di Damilano '04 che mi pare si chiami Lecinquevigne si rivela equilibrato, fresco e facile da bere. Bella serata, buona compagnia e vini all'altezza, alla prossima mes amis!
Ps peccato che la foto da me scattata a Bob col suo elegante Kimono, la parrucca e le tette finte non sia venuta....
disco in abbinamento: Tom Waits - the earth of saturday night