sabato 31 dicembre 2016

Frida | La pasticceria è un'opera d'arte a Magenta


 gdf


Voglio quella!

La bimba pare decisa sulla sua scelta, mentre io non saprei proprio da che parte cominciare, tra un Klimt, un Dalì o una Frida, insegna scelta da Chiara e Sara, due che con l'arte (perché la pasticceria è più di artigianato), due che all'arte pasticcera danno del tu, in virtù di una preparazione di base ben salda.

Ancora l'arte, l'ispirazione, l'idea, il progetto, la preparazione tecnica, il legame mentale con grandi pittori; ma siccome qui gira tutto al femminile, non poteva essere che la struggente pittrice messicana Frida Kahlo ad indicare la strada.

Corso Cattaneo a Magenta, cittadina borderline dalle parti del confine tra Lombardia e Piemonte, con quel ponte sul Ticino a fare la differenza, tra la tradizione Sabauda e l'innovazione, già Milanese.


Un anno dall'apertura e successo immediato. Ne vedo molte di giovani ragazze lavorare dietro e oltre il banco. Ne vedo molte, di ragazze di diverse età, anche ai tavoli, perché qui già dall'ora di colazione, pur se la giornata natalizia concede temperature liguri, la sensazione di calore che porta ai palati femminili una densa cioccolata accompagnata da qualche eclair resta comunque confortante quanto una sciarpa di cashmere da permettersi giornalmente.


I miei vizi: c'è già un Franciacorta nell'ampio calice, ma questa resta comunque una sala da tè con pasticceria fine e non un bar per alcolisti. Certo, se hai del vino magari due salatini d'autore ci starebbero bene insieme alle tante declinazioni del dolce-acido, che insieme all'amaro e il salato compongono le opere di Sara, Chiara e tutto lo staff della Pasticceria Frida di Magenta, a 200 metri dall'affollata stazione ferroviaria. Un motivo in più, in attesa del solito regionale in ritardo.


Le forme e i colori, ma soprattutto i sapori. Netti e squadrati, appuntiti. Ecco, forse un pochino più piccole, le forme, come sono le loro, per nulla esuberanti, ma è giusto anche dare sfogo alle abitudini del pubblico del luogo, che ama il pasticcino di formato importante e ben guarnito. Differente dal dolcino Sabaudo, quello che occupa lo spazio di un francobollo con il ritratto Margherita di Savoia. Qui c'è Frida, tutta un'altra esuberanza di forme e colori. Contro corrente.



Eclair, stasera faccio felice una ragazza che ama Frida 




 I grandi formati non mancano, e non sono neppure cari.
Una trentina di euro, per sei/otto persone


 La "007" licenza di uccidersi


 Le mono porzioni, estrapolate dalle opere intere


 

 Bocconcini di Frida


Ragazze, mi permetto.
Questo packaging lo trovo un po' discutibile, difficilmente gestibile, per diversi motivi. 
Se volete ne parliamo ;-)


gdf

venerdì 30 dicembre 2016

Il venerdì del Dj : Bollinger Champagne Brut La Grande Année 2000



La GA costituisce, con l’omonima sorella rosé, affiancatasi in un secondo tempo, una delle due cuvée de prestige della famosissima maison di Aÿ.

La versione in bianco, nasce da un assemblaggio di 63 Pinot Nero e 37 Chardonnay, frutto di un blend di 16 cru - 76% GC e il restante PC - fermentazione in legno, malòsempre svolta, bouchon liège e almeno 5 anni sui lieviti, con remuage manuale.
La mia boccia, ne sconta quasi 9, di anni sur lattes, vista la sboccatura del gennaio 2010.

Le iniziali sensazioni olfattive, sono largamente improntate all’insegna della maturità, a partire dal frutto - tanto agrume e mela cotogna - con note di burro, miele e cacao, intense tostature, con mineralità un filo umbratile.

Lo scorrere del tempo aiuta e “allarga” il naso, procurando giovamento anche al palato. Perlage finissimo, impatto in bocca cremoso e di discreta freschezza. Sì, solo discreta. Assisto al ritorno delle connotazioni mature, con l’acidità lievemente accomodante, la quale, non mantiene costantemente barra alta e concentrata, finendo per togliere ai sorsi quella tensione e quello slancio - in fin dei conti, si danno quasi per scontati – che creano il cosiddetto “cambio di passo”.
Chiude persistente, con richiami di frutta secca, zenzero e biscotto.

Le aspettative per queste cuvée sono sempre elevate, tuttavia, ancorchè si tratti di un millesimo in chiaroscuro – non propriamente una grande annata – attendersi qualcosina in più è plausibile. 


Effervescenze francesi guidino il nostro 2017. Quelle nobili, ça va sans dire.
Ad maiora.

giovedì 29 dicembre 2016

Biellese-Genoa 1 - 0

-gdf- 



Se è vero che il puro Genovese lo riconosci perché in primavera è quello che quando sente profumo di fiori si volta cercando di scorgere la bara, è altrettanto vero che il Biellese puro lo cogli al margine della Statale sotto Natale -non avendo mai voluto una fastidiosa Autostrada- perché è quello che se scorge nello specchietto luminarie natalizie lampeggianti accosta aspettando che passi l'ambulanza.

Alzando la testa potrebbe guardare le stelle, verificato che lungo un cammino di 10 chilometri percorsi a piedi lungo la statale vizzariana nel pomeriggio di Natale non ho trovato un solo posto di ristoro di nessun genere aperto.

Volendo tacere di suicidi e bungee jumping, in percentuale sulla popolazione siamo alle prese con la provincia più litigiosa -per numero di querele depositate in Tribunale- e con la maggior quantità di pensionati d'Italia.

Però, però una stella Michelin persiste lo stesso come l'alta pressione, strameritatamente, mentre a Genova manco una neanche quest'anno. Uno a zero a tavolino. Risultato imbarazzante, anche senza il Gilardino biellese, solo transitato in rosso/blu.

Tra pessimismo e fastidio, fa ancor più sensazione ritrovare sempre più in alto questa gestione, ormai storica, guidata da Sergio Vineis, la compagna Michela, il figlio Simone, coadiuvati da una piccola brigata, priva di stagisti ma colma di entusiasmo e di idee convincenti.

La sala parzialmente rinnovata, con in evidenze le comode poltroncine



 Michela, compagna di vita di Sergio Vineis e bravissima sommelier

 Cominciamo con le cose serie, come Michela

Pane soffiato farcito di humus di ceci, rucola e pancetta croccante ... 

Il finto tartufo nero, che ricorda le interpretazioni di Quique Dacosta sul tema, però questo è più equilibrato. E' vero che sono passati anche 15 anni da quelle sperimentazioni di Denia.  Questo è fatto -come quello- con crema di parmigiano, carbone, salsa di miso e vezzoso germoglio on top 

Il maccherone farcito di brandade e fritto 

Tre tipi di pane, burro alle erbe, grissini. Tutto buono, però i grissini e il pane ai cereali servito caldo lasciano un segno molto netto. 

Come una cacio e pepe, con basilico 

Battuta di agnello della Serra Biellese su pane soffiato, camomilla, maionese d'ostrica, gel di miele. 


Lo chef al tavolo per il minimalismo di carciofo e parmigiano, null'altro. Due ingredienti per un ottimo piatto. 


 Abbinamenti mai casuali

E giustamente, se metti le candele al tavolo poi le devi accendere, anche di giorno, come fanno gli automobilisti biellesi, che tengono le luci accese anche di giorno, tutto l'anno. Chissà perché. 

Gnocchi di seppia, cime di rapa, salsa peperone e vero caviale.
Un passo avanti significativo per questa cucina, meno suadente e ammiccante di anni fa 


I Nebbioli del nord, sarà per via del clima o per il savoir faire ... fatto sta che stanno migliorando quasi tutti 

Ravioli di piccione nel suo brodo ... 



"bavette" di manzetta, fichi e cereali 

Pre dessert. se non ricordo male passata di cachi e bianco mangiare 

Crema di castagne, terra di malto, miacce e gelatina di uva Moscato 

Molto convincente anche questo 

Mignardises natalizie 

Bel colpo Michela, altro che sambuchina 

Michela con Simone Vineis 


gdf