Marco 50 & 50 |
Ieri dopo una spaghettata sui Navigli, ci siamo trasferiti nel lotf di un amico e lettore di Armadillobar, oltre alla casa, ha messo a disposizione un impianto stereo di dimensioni fuori dall’ordinario, ma soprattutto ha condiviso un Porto ricevuto da amici che hanno interessi commerciali in Portogallo. Non avevo con me il libro dall’accento inglese sulle istruzioni per l’uso circa l’apertura di un vecchio Porto ma ce la siamo cavata, nel giro di un’ora è risultato impossibile ormeggiare al porto, il contenuto liquido è stato gradito e prosciugato.
Oggi ricevo una mail dal loft, dal tono dell’oggetto, “un Porto è sicuro, pensa al tasso alcolemico” , ho percepito qualcosa di diverso nell’aria, si abbiamo un po’ bevuto ma per un paio di calici vintage o poco più non è il caso di offendersi e di offendere , poi ho capito leggendo il resto della mail, si chiedeva un accompagnamento alcolico alle mie parole in libertà e se dovessero prenderle prigioniere chiederanno di un politico, all’asilo ci sono già.
Zelante, gli ho subito mandato Gaber, il video di Barbera&Champagne pensando di farlo contento, invece, stranamente, ha sollevato il telefono e mi ha dato una risposta sibillina.
“Athos sono Porthos, ciao, ti dirò togliti una fetta di limone dagli occhi se vuoi guidare la torpedo blu fino a Porta Romana, ci vediamo in Enoteca per un gin tonic ma non solo, ah la festa è in maschera”
Gli ho detto, arriverò un po’ in ritardo, è da dieci minuti che sto scaricando una app che userò per cinque, sembra si possa monitorare in tempo reale il passaggio degli aerei sulla nostra testa, tu intanto portati avanti e cerca il punto G, ma se non lo trovi non preoccuparti, io vengo vestito da pirata con l’altra fetta di limone sull’occhio.
E io vengo da Iglesias, con un mirto.
Dalla Sardegna a Porta Romana arriverai in ritardo anche tu
Senza scomporsi, da vero gentleman ha proseguito, “il punto G l’ho sempre trovato anche al buio e ad occhi chiusi ma taccio, sono un pirata ed un Signor G.”
Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare (che si presta ad altre interpretazioni) e ha chiuso la telefonata con una velata minaccia, ma credo abbia esagerato, la punizione mi è sembrata spaventosa “se non ti decidi a scrivere qualcosa di alcolico credo tu possa scordarti un mio commento ai tuoi post ma quel che è peggio anche Alba si scorderà di te”
Allora ho pensato che i liquidi e le bollicine, proprio per il loro stato liquido/gassoso potessero benissimo farsi strada in un post datato e ho detto alla mia quota rosa, ti porto in Franciacorta, prendiamo due bollicine e torniamo. Lei essendo solare e non solera mi ha risposto “ok, ma togliti il vestito da pirata”. Ho messo la benda di limone nell’acqua e siamo usciti.
Il navigatore, che non era mai stato in Sardegna, ha sbagliato strada e ci ha portato a Porto Cervo.
Di questo Porto ho già visto il colore, sentito i profumi e non mi mancherebbero i descrittivi, vedremo, così dopo un girotondo a Portorotondo decidiamo di tornare.
All’ora di cena a Porto Fernando Torres, gli Abba a tutto volume aumentano il disagio provocato da una banchina che sembra un porto di mare, beh in effetti…
Di gran lunga meglio un dopo cena con “Caos Calmo” e un calice di Porto. Oppure una versione Vintage, in poltrona a ripensare ai porti passati, a quando ho dormito per terra a Porto Verde o su una sdraio a Portoferraio, a quando, dopo una serata con due topastrone, siamo partiti con destinazione Santa e abbiamo dormito in furgone al porto, la mattina al caffè del Porto ci hanno chiesto : cosa vi porto? Dopo cappuccio e focaccia abbiamo pranzato senza soluzione di continuità.
Il traghetto che dovrebbe ricondurci a casa, fa uno scalo tecnico ad Oporto, il tempo di un paio di foto e di calici, poi finalmente Genova perche Civitavecchia per i “nordici” è un porto si antico ma che sa di tappo, mentre al Cook, ricordo che il tappo sa di vino, buono, forse irripetibile e i piatti non sono da meno.
Ci fermiamo a pranzo lì, rinunciamo al Martini e ordiniamo un piccione al Porto con i fichi. Dopo tutto, invece di un Fernet Branca, tra un Ruby ed un Vintage scelgo il secondo e mentre me lo servono entrano Ruby (che a dispetto del nome è una single quinta) e un distinto signore, forse un principe del buco dall’aria Vintage che non sa scegliere solo i vini, probabilmente dopo pranzo prepareranno la difesa per un’azione illegale in una villa e una splendida balconata sporgerà da un reggiseno a balconcino da una splendida balconata sul promontorio di Portofino in via LazzaroNE Papi.
Il tratto Genova Nervi, Genova Quarto sembra interminabile, quando mi trovo a costeggiare la Dora Baltea capisco che la tecnologia non mi ha aiutato nemmeno stavolta, forse avrei dovuto seguire la stella di mare.
A Quart realizzo e, perso per perso, mi fermo in un’Enoteca del posto e chiedo uno Chateauneuf du Pape blanc 2006 di Beaucastel, mi dicono che l’hanno usato per la lepre, che qualcosa non stesse andando per il verso giusto l’avevo capito, così decido di optare per un calice di Porto chiarificatore.
Inverto la marcia, seguo una stella alpina, quella polare mi sembra troppo fredda e arrivo a casa in condizioni pietose, non riesco a mettere nemmeno la chiave nel portone, questi vini liquorosi sono di difficile comprensione, sarà l'accento inglese con influenze valdostane, mi gira la testa barcollo come un marinaio ubriaco sulla banchina o come la barchina di un marinaio nel mare ubriaco.
…per forza, sei passato da un Porto ad un altro, te l'avevano anche detto, un porto è sicuro...non cento, sembri un marinaio ubriaco con un porto per ogni porto. Hai ragione mi sono lasciato un po’ andare.
E la bottiglia di Porto da portare al Faro…?
Non c'è l'avevi tu ?
No, quando siamo sbarcati hai detto, dammela, che la metto nello zaino.
Ah già, e lo zaino ?
Marco, quando fai così non ti sopporto.
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