lunedì 30 maggio 2016

Messaggio nella Capsula



Marco 50&50




Col Ribaldo


E’ l’ultima cosa che porto alle labbra prima di addormentarmi…poi, fissandomi a lungo, aggiunse sottovoce: quando dormo sola..

Mi avvicinai superando la distanza di sicurezza, lei appoggiata al tavolo di legno scuro nel locale con vista Naviglio, il viso leggermente inclinato, continuava a guardarmi, senza perdere il controllo dei suoi occhi nei quali lessi il seguito di una storia appena nata, iniziai a perdere quello dei sensi e la baciai una prima volta, dopo qualche mese ristabilimmo le distanze fino a perderci di vista ma il sapore di quel bacio al caffè non l’ho dimenticato.



Il corsivo birbone (sinonimo di ribaldo) mi sembra un’introduzione pertinente al workshop&gourmet dinner  curato dallo chef Andrea Ribaldone e tenuto a Milano, sua città natale, il ventotto maggio.



Lo chef resident del famoso stellato alessandrino, disabituato al traffico milanese, per evitare di presentarsi in ritardo alla quattro giorni Nespresso, è arrivato a Milano giovedì percorrendo strade secondarie, una stella per navigatore del suo inconsueto mezzo di trasporto, Due Buoi. 



Lo stilista Antonio Marras ha messo a disposizione i suoi spazi particolari ed inaspettati all’interno di un cortile in zona Solari, per le novantasei ore no stop targate Nespresso che hanno visto diversi cuochi cimentarsi con il caffè e Andrea Ribaldone in cabina di regia.




Ci sono tre pugliesi, un lombardo, un veronese e un piemontese, all’orizzonte non si profila alcuna barzelletta, ma le figure di spicco di Alessandro Negrini e Fabio Pisani del Luogo di Aimo e Nadia, Davide Scabin del Combal Zero, Cristina Bowerman di Glass Hosteria che dopo la laurea ha preferito il party alla toga, Renato Bosco di Saporè, Antonella Ricci del Fornello omonimo.



Spero di essermi Nespresso bene e di non aver dimenticato nessuno.
Un bel gruppo di chef, quindi, espressamente (è il caso di dirlo) invitati per accompagnare e guidare gli ospiti lungo la scia di questa sostanza nervina che non ha dato sui nervi, tutt’altro, ecco il motivo per il quale la scelta di Genova è stata bocciata a priori.

Come vediamo, Nespresso non ha badato a spese, per l'illuminazione a giorno in abito da cocktail o in tacco dodici per la notturna si è rivolta ad una Rossa con la passione della Guida cartacea e su strada.

Il primo calice di bollicine francesi arriva quasi al termine dei novanta regolamentari, fortunatamente dalle mani di una bella donna, la sommelier Cristina Parizzi dell'omonimo ristorante, stranamente Nespresso non fa tesoro delle parole del suo più famoso testimonial che sono lì a ricordarci che non può esistere un party senza un bicchiere mezzo pieno in mano, la sequenza più corretta credo sarebbe stata, conosciamoci tutti (aperitivo), tutti a scuola, tutti a tavola e non workshop, aperitivo, cena come è avvenuto, forse per mantenere il palato vergine.



Quanto sopra, per dovere di cronaca è stato l'unico aspetto da rivedere di una bella serata, nella quale si racconta che, come per il vino, il terroir è importante e che il programma Nespresso AAA coinvolge dodici paesi e settantamila agricoltori e raccoglitori, perché il caffè viene raccolto a mano, la maturazione su una stessa pianta avviene in tempi diversi nell'arco di quattro mesi e le ciliegie, quindi, devono essere scelte ad una ad una.



Nespresso si appresta a mandare in orbita un'altra capsula  di alluminio, materiale che evita il contatto dannoso del caffè con luce, ossigeno e umidità, il ventiquattresimo Grand Cru farà capolino sul mercato il sei Giugno.



Il ventotto maggio a Milano, mentre si sta giocando la Finale della Coppa dalle grandi orecchie, in via Cola di Rienzo vince l'aroma, per la Lazio e per l'Atletico ci saranno altre occasioni.



La serata di Sabato, iniziata all’ora dell’aperitivo è terminata dopo duecentoquaranta minuti senza provocare alcuno sbadiglio, non solo per le dosi di caffè elargite a piene padelle e pro capite ai fortunati presenti che sono stati allietati e stimolati dall’azione energizzante della caffeina e, soprattutto, da Andrea Ribaldone a cui è stata data carta bianca e corroborante liquido nero.


L’esperienza, il colpo di genio, la mente aperta e le indubbie capacità organizzative e comunicative hanno fatto il resto, a fine pasto solitamente il torpore prevale sul risveglio, stavolta è accaduto l’esatto contrario, ho rinunciato alla tonica e anche al gin, l’azione tonica della caffeina, contenuta nei cinque grammi di caffè pro capsula, ha allontanato la stanchezza e favorito la digestione, giunto ai saluti dopo i titoli di coda, ho potuto constatare che effettivamente la caffeina aumenta le capacità di apprendimento e, forse, anche quelle della memoria, ho appreso ad esempio che il caffè non è solo una bevanda ma, a tutti gli effetti, anche quelli ipnotici, un ingrediente, per la memoria staremo a vedere, ho la netta sensazione, comunque, che questa cena non me la scorderò tanto facilmente.



Splendido maiale dei Colli Tortonesi con cavolfiore e caffè Nespresso Grand Cru Lungo Origin Guatemala, Ribaldone si presenta al mio tavolo con la carta d'identità del suino che ha appena cucinato per una settantina di persone, il documento recita: maiale selvaggio di Cabella Ligure che si è nutrito solo di ghiande e radici, il vino abbinato è un Syrah 2010 La Braccesca, la zona è la mia.



Risotto alle spezie ricordo di un viaggio impossibile. Abbinamento caffè: Nespresso Grand Cru Rosabaya de Colombia.
Abbinamento vino: Cervaro della Sala
Un riso altamente speziato e sapientemente equilibrato, con succo di zenzero, olive taggiasche tostate ed in crema, cardamomo, limone giapponese, vaniglia e cioccolato, Ribaldone dice che il piatto non vuole essere un risotto e che il riso gli è servito per la texture, ad Andrea rispondo che vorrei un piatto del suo splendido "non risotto".

Tiramisù, ispirazione Nespresso Grand Cru Ristretto Origin India.
Abbinamento vino: Moscato di Trani Kaloro
Tiramisù vegetale con patate sedano rapa vermut, della tripletta di Ribaldone il piatto che mi ha convinto meno, mentre ha convinto il palato di chi mi accompagnava e di cui mi fido, forse il piatto che ha stupito di più nel bene (portare a casa un bel risultato con soli vegetali) e nel male, forse anche per via delle aspettative disattese che il termine tiramisù ha provocato.


Avrei voluto un dessert dolce e grasso, in una lotta lunga, estenuante ed equilibrata con un caffè, forte amaro che sprigionasse tanta acidità pulente e sgrassante, acidità che nel caffè è caratteristica e non difetto.

Forse, come ha detto il mio educato, appassionato e competente vicino di tavolo, non siamo ancora pronti per le degustazioni di caffè, come non lo siamo alla vista di una carta delle acque ma, come per l'olio, sarà questione di tempo, di comunicazione e di cultura, Nespresso, che guarda avanti, ha sostituito il vecchio messaggio nella bottiglia che viaggia via mare con quello, più moderno, nella capsula, l'intento e la speranza è che non tutte le capsule si perdano nello spazio.






















M 50&50



domenica 29 maggio 2016

One Off


One off appetizer

Marco 50&50

Avviso ai naviganti, se i vostri piedi sono liberi anche dalle infradito, avete gli occhi chiusi, il volto sognante e la vista mare assistita da crema solare, restate dove siete, nessun aperitivo vale il viaggio…

…ma, se Milano e la sua cintura vi stanno strette tanto che non avete più buchi disponibili, allora potreste prendere in considerazione l’idea di un aperitivo diverso, quanto meno per quel che concerne la location e la modalità di fruizione, anche i numeri che leggo sul sito dei Cucinieri, il banqueting di Pierino Penati, invitano a presentarsi all’assaggio, 3458 Eventi e 9840 Catering realizzati in 35 anni d’attività qualcosa vorranno dire almeno in termini di organizzazione, pulizia e disponibilità del personale, infatti così è stato. 

Venerdì venti maggio, quindi, previa precedente prenotazione telefonica al One Off Appetizer, mi dirigo verso Viganò e le colline di Monticello Brianza con in tasca dodici euro tutti da spendere nella prima consumazione (per le successive prezzi dimezzati) e con la speranza che qualcosa di nuovo bolla in pentola, nel mio caso, l’unico piatto caldo a disposizione degli ospiti era una discreta zuppa d’ortiche che sobbolliva sorniona in un grosso pentolone.

Premessa, con dodici denari i miracoli non li può fare nessuno, anche a moltiplicarli per il numero totali di avventori che corrisponde esattamente al numero delle sedute (tutte occupate), e questo, pensandoci bene, è già un miracolo di per se, ecco, forse il punto sta proprio qui, nel modo diverso di poter bere qualcosa in un ambiente decisamente confortevole sia dal punto di vista puramente estetico che per quel che concerne la comodità di avere un proprio tavolo a completa disposizione e per  la pressoché totale assenza di lotte al buffet per l’ultima oliva.

Non è mai mancato nulla e, ad onor del vero, nulla d’impresentabile ci è stato offerto, così come nulla di memorabile, rimane la possibilità di integrare, a pagamento, l’offerta, ordinando ad esempio un buon risotto ma, sostanzialmente, visto il contesto, avrei preferito spendere qualcosa in più e al contempo potermi servire di qualcosa di meno banale, ci vedrei bene un piattino di stuzzichini particolari e di qualità, magari serviti al tavolo assieme alla prima consumazione, il livello, a livello di buffet, non è altissimo, siamo sulla falsa riga di uno dei tanti locali milanesi che offrono più o meno le stesse cose in piedi e in equilibrio precario sia delle persone che dei piatti da portata non sempre alla portata di tutti, ripeto è evidente che l’offerta vale eccome i dodici euro per un calice di bollicine o per un altro drink, ma è altrettanto evidente che c’è difformità, stridente difformità, tra le proposte a buffet “normali” e lo splendido contesto, ben gestito dal personale di sala, che inviterebbe ad osare.

Chi può spendere dodici può spendere ventiquattro, perché non offrire un ingresso a ventiquattro che dia diritto a due consumazioni e a rifarsi gli occhi con un buffet un po’ più sorridente che inviti all’assaggio e all’ormeggio prolungato…













M 50&50