Marco 50&50
Ho commesso due errori, nessuno imperdonabile, ho preso il libro della Baresani e l'ho letto tutto prima di andare a letto.
Passare una serata con un libro non è mai uno sbaglio e, ad onor del vero, Gli Sbafatori, si lascia leggere senza fatica provocando anche qualche sorriso, in ognuna delle sue centotrentaquattro pagine.
I due personaggi principali, Rosa, giovane food blogger e Guidobaldo, critico gastronomico, sono appena accennati, così le altre figure di contorno.
Ma se la caratterizzazione dei protagonisti, e non, di questo romanzo, potrebbe anche non stupire ed essere stata una libera scelta, i sentimenti e le emozioni dovrebbero emergere, per dar modo a chi legge di provare un pizzico di passione in più.
Inaspettatamente invece, anche le poche righe dedicate al sesso, sembrano, volutamente ?, dati di fatto, per poter arrivare prima al punto, al capitolo successivo e alla parola fine.
Il romanzo, non essendo un aereo, non decolla mai, ma lo scopo di un romanzo dovrebbe essere quello di farci volare con la fantasia, portarci dove vorremmo, ma anche farci pericolosamente avvicinare a qualcosa che non vorremmo avvicinare mai.
Forse, scegliendo di renderlo più asciutto, difficile vista l'aridità di fondo, e ancor più schematico, avrebbe potuto trovare una collocazione ottimale come "Manuale dello sbafatore" o, ancora meglio, entrare di diritto in uno di quei blog che amano le classifiche, i punti numerati, con "il decalogo del perfetto sbafatore".
Camilla come va?
Guardi, signora, nello specifico non ho nulla da rimproverarle, senza alcuno sforzo ottiene più del minimo sindacale, resta il rammarico di veder sprecato tanto potenziale, non si applica, ottiene senza fatica quel che gli altri non raggiungono studiando, ma mi creda, potrebbe fare molto di più, "la giustizia del mondo punisce chi ha le ali e non vola"
Camilla ci racconta che la protagonista a forza di finger food e assaggini vari non era più abituata ad un solo piatto veramente buono sul quale buttarsi a ripetizione e cita i Casoncelli alle erbe della madre, forse l'autrice avrà pensato di fare lo stesso, dandoci solo qualche mezza tartina, farcita di lingua inglese, glamour che non sazia, mentre noi, io per lo meno, avremmo voluto i Casoncelli, corposi e ben conditi, una scrittura che rapisca, se pur dissacrante.
Ho come la sensazione che, per qualche motivo imperscrutabile, il romanzo dovesse essere dato alle stampe entro una certa data, o che, per cause di forza maggiore, altri impegni o pensieri, abbiano distolto la Baresani dal piccolo mondo relativamente antico della critica gastronomica e dai suoi aridi personaggi.
Mi resta un dubbio, visto il potenziale inespresso, che questa aridità di fondo che pervade dialoghi, luoghi, personaggi e sentimenti sia stata messa lì volutamente da Camilla che, "schifata" davvero da questo mondo, non abbia, per scelta, voluto scrivere, sugli Sbafatori, nemmeno una riga in più.
M 50&50
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