domenica 5 luglio 2015

La volta buona


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Accidenti, è proprio vero, non esistono grandi vini, esistono solo grandi bottiglie, specialmente quando gli anni passano e quindi l'evoluzione non è mai uguale. Comanda il tappo, e in questo caso è un Signor tappo quello che Danilo Scala del San Giorgio di Genova sta levando dal collo di questa Romanée S.V. Veramente S.V., senza valutazione tanto ha ben conservato e lasciato gentilmente evolvere un vino finalmente straordinario. Straordinario vuol dire fuori dall'ordinario, e quindi non ha nessun senso valutarlo, tanto per andare di fioretto ma non lasciare nulla al "tra le righe".


Un angolo della sala dell'ottimo San Giorgio, non pretendendo di sapere quale sia il migliore ristorante in assoluto in città, perchè non li ho girati tutti, anche se dovrei averlo fatto, essendo il referente Touring, ma come si fa ad arrivare in ogni basso fondo senza fondi? Comunque sia questo è sicuramente uno dei migliori ristoranti di Genova, dove non serve il decoder per capire che cosa stai mangiando. Abbiamo fatto le corna ad altri, che zoccole che siamo. Occhio alle certezze, potresti arrivare a casa e scoprire che la tua adorata Romanèe Conti sa del tappo di un altro.


Un tappo così bello dopo 17 anni ti fa capire già dal suo profumo quanto possa essere perfetto anche il vino, che sa finalmente di quello di cui dovrebbe sapere, annusandolo in religioso silenzio anche senza averlo sposato, perché sembra proprio di stare in chiesa mettendoci il naso dentro. Incenso, prima di tutto l'incenso, poi il tartufo nero, la liquirizia, fiori e frutti rossi ammorbiditi, una fioritura delicata ma maledettamente perisistente, al naso e al palato. Da questa cassetta che spesso ci ha lasciato con le labbra appese in giù stavolta sgorga un grande sorriso. Stavolta il vino è degno dell'etichetta che porta. Francone avrebbe di nuovo detto: si sono sbagliati e l'han fatto buono.


E questi quattro  potevano essere bevuti prima o dopo, o anche durante, ma chi se ne frega della forma e del colore, anche se sta alla stazione o sulla scogliera di Ventimiglia, perché quando un pinot noir arriva a sommità insolite anche per gli sherpa non importa l'ordine dei fattori, la somma sarà uguale.

Altimetrie ed età. Questo bianco spagnolo dopo 13 anni di invecchiamento è proprio un ragazzino. Sa di mandorle e olive verdi, sembra quasi un Fino, una Manzanilla, ma senza quelle gradazioni, verticale e snello, pungente e secchissimo: come me negli anni '80, un grande aperitivo spanish style, a reggerlo.

Al suo fianco  c'è la vertificata Università del Viognier, e cioè i migliori cru di Condrieu di tre mostri sacri di quella denominazione : Guigal, Cuilleron e Vernay. tre maniere di intendere un territorio particolare, quello che dona al vino profumi gentili ma definiti con il bisturi: albicocca, pesca bianca, mandorla e soprattutto violetta, quella cara a Padre Pio.

Più tondo e completo Vernay, più evoluto Cuilleron (che ha 4 anni più) e non così insistente -come ci si aspetterebbe- sul boisè quello di Guigal, che sul lungo mare si apre e se la gioca fino alla fine, soprattutto con Vernay, che è la bottiglia che abbiamo finito per prima ... che qualcosa significa.

Che cosa mangiare con vini così? Sostanzialmente crostacei. Vanno bene gli scampi, i gamberi, l'astice e infine, dopo un fresco cappon magro ricco di piccoli piselli freschi -altro abbinamento riuscito- dicevo, ed infine una sontuosa aragosta alla catalana, il miglior cibo per il Condrieu, a cui non sarebbe dispiaciuta neppure in versione Thermidor, ma ci sarà tempo anche per quella versione, decisamente più autunnale. Sono 33 i gradi oggi a Genova, ma a noi sembrava tutto molto più fresco e gradevole, qui al San Giorgio, covo privilegiato dalle persone semplici, quelle che si accontentano del meglio.

Tradizionale cappon magro


Catalana di aragosta

Stuzzicanti tagliolini con burro, acciughe, pinoli e uvetta

Su tutti i due pezzi di Angelo Croce ... Taleggio antologico

E infine una lezione sui crus di Cognac, in magnum da chissà quanti decenni ... 

gdf12min

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