venerdì 3 luglio 2015

Aoc Champagne Blanc de Blancs Comtes de Champagne 1999 Taittinger


E’ la gemma - la cuvée de prestige - della casa, ideata dal fondatore nel 1952 per onorare i Conti di Champagne. Solo Chardonnay, solo da uve Grand Cru della Costa dei Bianchi, solo la prima spremitura - la cuvée – che passa dieci anni sui lieviti - la mia ha 5 anni di sboccatura - con rémuage e dégorgement rigorosamente manuali.

Oro incantevole, dal perlage finissimo e assiduo, per un naso intenso, composito e seducente una cifra.
Per una buona mezz’ora tantissima pasticceria - crema e brioche appena sfornata – e mineralità crayeuse, che ti imbullona il naso al calice. Poi è il turno della frutta matura, bianca e gialla – pera, pesca e agrumi - con incursioni anche in territorio esotico.
Il mutamento del quadro olfattivo, davvero senza tregua, riserva presenza marcata anche di legni pregiati, frutta secca (mandorla) e tocchi floreali.

La bocca è un po’ diversa, meno sfaccettata e loquace, con l’annata calda che si avverte già al primo assaggio, e progredirà a passo spedito, non agevolata da un’acidità, sì presente, ma che ha evidenziato qualche rallentamento.
Palato diverso dal quadro olfattivo ti dicevo, ma la materia si sente eccome, grazie all’assaggio che si sviluppa con splendide e solide note di cedro e precisi lineamenti gessosi e speziati – zenzero e pepe a nastro – ancorchè l’emergere di una nota legnosa - non di pacchiana falegnameria – e non totalmente assorbita, un qualcosa di meno nobile, rispetto al naso, un qualcosa che andava oltre la vaniglia, mi ha un filo sorpreso.
Bocca che si mantiene morbida, più larga che profonda, con finale dolce, dominato dalla fortissima presenza dello zenzero legato a filo doppio con la gessosità, inconfondibile, di quelle zone.
E’ mancato lo scatto, che avrebbe proiettato in orbita il flacone.


E’ il ’99, baby. Se ne disponi, il faut profiter, prima che imbocchi la discesa.

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