venerdì 31 dicembre 2010

Buoni propositi : trovare in tavola la posata giusta con il piatto giusto e un bicchiere adeguato al vino


- del Guardiano del Faro -


Ridotto a stupirmi quando succede. E cioè che mi venga fornito un coltello adeguato ad una carne, una carne così, come questo bellissimo filetto argentino cotto ben rosa all’interno e in crosta di porcini disidratati , chips di patate americane a contorno. Se ne chiacchierava l’altro giorno anche su questo pezzo di Alberto Cauzzi su Passione Gourmet e mi trovo davanti al fatto compiuto ieri a pranzo sulla spiaggia di Ventimiglia, dove sarebbe più "normale" aspettarsi delle corrette posatine di pesce :

http://www.passionegourmet.it/index.php/2010/12/27/ristorante-macelleria-motta-sergio-motta-bellinzago-lombardo-mi-di-alberto-cauzzi/




Ma in quel caso si trattava di professionisti di macelleria, che sanno benissimo che la carne si taglia con un coltello a lama liscia . Tuttavia nella fascia di ristorazione medio bassa continuo ad osservare che la brutta abitudine non muore, così come quelli che con un risotto, una pasta o addirittura con un primo brodoso si limitano a mettere di fianco al piatto la sola forchetta. Che cosa ci faccio con una forchetta se nel piatto ho parti cremose, morbide o liquide? Me lo vuoi mettere un salsa-cucchiaio o se non ce l’hai anche un qualunque cucchiaio o un qualsiasi attrezzo che mi eviti spericolati contorsionismi per recuperare salse, creme o brodi ! Ma forse tagliando questo tenerissimo filetto con il suo adeguato coltello ho capito quale potrebbe essere uno dei motivi fondamentali per cui la vastissima maggioranza di ristoranti italiani non fornisce al tavolo coltelli a lama liscia. Questo Sambonet è stato recentemente molato e affilato. Ecco, forse è per evitare anche questo minimo fastidio che continuiamo a imbestialirci e strappare la carne al sangue con orrendi coltelli seghettati, perché a questi ultimi non gli devi mai rifare il filo alla lama, te li compri così e per venti o trent’anni vanno sempre bene così, anzi sempre male, perché non servono quasi a nulla i coltelli seghettati, a parte affettare il pane, ma se una carne è cotta come questa ci vuole un coltello a lama liscia ed affilata, e se è uno stracotto di manzo, o un petto di pollo, o una scaloppina di vitello andrà benissimo anche la posata classica, quel coltello inoffensivo che tutti abbiamo in casa, quello che non taglia neanche se te lo strisci sul palmo della mano o se cerchi di tagliarti le vene dalla disperazione.



E un bicchiere diverso dai micro flute da 4 cl di prosecchino piuttosto che la rivolta dall’invasione degli Ultra-Rastal che sembrano diventati buoni per tutto solo perché costano poco e sono enormi e capienti, quanto inutilmente ingombranti su tavole colme di oggetti superflui.




E ancora stupirsi che il buongusto in una mise en place si riduca all’indispensabile, all’utile sul futile, al bello e non ostentativo, fino ad una piccola mignardies per accompagnare un caffè corretto per un piccolo euro e ottanta centesimi.




Il grande Chet Baker, uno che di bicchieri se ne intendeva... poi "time after time" è in sintonia con questa giornata, che il 2010 lasci posto ad un 2011 che non potra' che essere migliore..




gdf

Ristorante Margunaira
Marina di San Giuseppe
Ventimiglia
Tel 0184 351731

giovedì 30 dicembre 2010

di lesa maesta', ovvero un Rosso di Montalcino molto piu' buono di tanti Brunello

Quando bevi un Rosso di Montalcino '08 di Paradiso di Manfredi (28,00/30,00 euro al ristorante e in enoteca) e godi come un riccio e la bottiglia finisce in quattro e quattr'otto con delle semplici trofiette al pesto nel piatto che pensi? Che tanti, tantissimi Brunello che costano infinitamente di piu' sono delle ciofeche (ovviamente Soldera e Palmucci esclusi) o che c'è qualcosa che non funziona nel "sistema" Montalcino? Magari entrambe..
Fatto sta che la tipicita' e piacevolezza di beva di questo "piccolo" Brunello fa si che si dimentichino in fretta le nefandezze degli anni '90 ed oltre, dove per compiacere l'ego narcisistico di Robert Parker e del mercato Americano, si era arrivati a snaturare un pezzo di storia enologica Italiana.
Se puoi qualcuno vuol farci credere che il sangiovese grosso va tagliato col cabernet, lo syrah od il Merlot per fare il Brunello (Proposte indecenti: un Brunello di Montalcino dal “taglio particolare”) beh fatti suoi, io continuero' a berlo così in purezza e con grande soddisfazione.
Quindi ben vengano i vini di Guerino Florio autentico paladino/conservatore di questo magnifico terroir. Persona garbata e dai toni gentili, mai sopra le righe, educato e fine proprio come cio' che troviamo nelle sue bottiglie..

Ps Guerino perdonami per la scarpa a "semplicemente uva" non era indirizzata a te, ma questa è un'altra storia..:-)))

Ecco la scheda del suo Rosso:

TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA
Suolo: Conglomerato del Pliocene.
Vitigno: Sangiovese grosso.
Estensione del vigneto: 2 ha.
Tipo d’impianto: Doppio cordone speronato.
Densità media ceppi per ha: 3300.
Età media del vigneto: 29 anni.
Produzione media per ettaro: 42/49 hl.
Vendemmia: raccolta manuale 100% con grande selezione dei grappoli.

IN CANTINA
Vinificazione: Diraspatura, pigiatura, macerazione e fermentazione con lieviti naturali in contenitori di piccola e media dimensione (50 hl., 30 hl., 25 hl.) di cemento vetrificato riempite in modo variabile e in quantità opportune che permettono fermentazioni molto lente e molto prolungate a basse temperature. Successivamente, quando il vino si è limpidito, decantando naturalmente, passa in cantina ad affinarsi sulle fecce fini in botti di rovere di slavonia da 25 hl. per 12 mesi. Nessuna chiarifica e filtrazione.
Solforosa totale (SO2): 22 mg/l.
Bottiglie prodotte: 2000

CARATTERISTICHE
Vino rosso dal naso elegante e ben espresso (frutta, miele, animale) e dalla bocca nervosa, piena e fragrante.
ABBINAMENTI
Arrosti di carni, fiorentina alla brace ecc

Abbinamento musicale: a gennaio il nostro "soul traveler" Jono Manson sara' in tour in Italia, io andro' a sentirlo a Torino il 13 al Folk Club a 50 metri dal Ristorante Consorzio, doppietta inevitabile, se qualcuno vuole aggiungersi, its cool to have a soul..

mercoledì 29 dicembre 2010

Il Dittatore dei due stati liberi di Bananas



- del Guardiano del Faro -

Con questo freddo scaldiamoci un poco alla luce del caldo di un clima più clemente di quello continentale europeo.

C’era una volta un piccolo staterello governato in maniera apparentemente democratica da un pigro dittatore, uomo placido e moderato. Nel suo arcipelago regnava una calma piatta da anni, ma così a lui andava bene, il solito piccolo commercio di banane e qualche flacone di rum . Ma un bel giorno gli si avvicinò un vecchio mestierante in pensione , un mercenario rappezzatissimo e a fine carriera ma ancora con sogni di grandezza ormai fuori dal tempo, uomo che gli mise davanti agli occhi prospettive grandiose. Il piccolo dittatore si entusiasmò e si divertì parecchio solo ascoltando le proposte e le iniziative bellicose del mercenario. Lo convinse che le sue banane acerbine e il suo mediocre rum avrebbero potuto avere mercati più ampi se la sua piccola nazione fosse cresciuta di notorietà e di carisma. Un bicchiere di rum tira l’altro e quindi l’affare si ingrossò al punto che al mercenario venne data carta bianca, che purtroppo non utilizzò secondo le istruzioni di Totò, ma si mise alla ricerca di complici per organizzare il commando per spodestare da se stesso il dittatore del piccolo stato di Bananas.

Uno esperto di guerra digitale, un altro nel turpiloquio mediatico, un terzo con buone entrature diplomatiche. E così nel giro di non molto tempo la notorietà del piccolo stato aumentò esponenzialmente, nonostante qualche problema amministrativo evidente da risolvere, figuratevi che le migliaia di macchine che giravano a Bananas lo facevano senza targa, questo per fare un esempio, ma pure le bandiere nazionali erano esposte dal palazzo del governo al vento nonostante il loro stato pietoso, sbrindellate e scolorite. Sistemate queste condizioni formali lo stato si presentò ad un pubblico internazionale con garanzie ed immagine diverse, al punto che l’interessamento al piccolo stato seguì un andamento crescente pari all’ambizione del suo piccolo dittatore, che preso atto delle mutate condizioni di mercato e di credibilità del suo paese ordinò al popolo di seguire nuove norme e nuovi stili di vita, come mettersi le mutande sopra ai pantaloni, e chiedendo ai bambini sotto i sei anni di esporsi nel loro candore per allietare il sorriso dei passanti.

In quel tempo fu visto anche avventurarsi nell’impegnativa specialità del cammino sulle acque, ma fu preso a male parole da qualche dissidente e pure miscredente che lo apostrofò beffardamente con l’epiteto “Messia”, miscredente che però fu invitato con fermezza all’esilio senza il minimo contraddittorio su un tema per altro ricco di insidie per il dittatore, che però non ci badò, ormai certo della sua nuova linea dura da tenere a beneficio suo e del suo Paese. Per rasserenare il clima tappezzò la capitale di manifesti inneggianti alla patria, alla purezza dei pargoli, e alla bellezza della donne, fonti di vita e di fedele collaborazione. L’enfasi utilizzata su ogni comunicato stampa e su ogni mezzo di comunicazione libero o controllato fece inizialmente breccia nell’immaginario collettivo. Il turismo esplose, ma fu un fuoco di paglia, molti rimasero delusi dai reali contenuti che Bananas poteva offrire e il fenomeno rientrò nella normale routine degli amanti di quei prodotti e di quel clima.

Cambiò altre leggi che il popolo fece finta di capire e di accettare per non star li a discutere , cose che forse non capivano ma che pensavano sarebbero comunque andate anche a loro beneficio, impossibile biasimarli, gente semplice che aveva viaggiato poco e che quindi si fidava ciecamente della sua Guida. Ormai in preda della sua ambizione decise di alzare ancora i toni della propaganda e i prezzi dei suoi prodotti, provocando qualche crisi politica interna e l’innescarsi di una inflazione economica e verbale inarrestabile. Fece in modo di emarginare quei tre mercenari ormai fuori luogo, e che liquidò con una cassetta di banane e un flacone di rum , quindi si avviò verso un progetto straordinariamente innovativo per risolvere i piccoli problemi creatisi con l’espansione commerciale e con il dissenso affiorante . Contemporaneamente avrebbe placato per un poco anche la sua fame d’ego ma la situazione stava precipitando, alcuni statisti e intellettuali si fecero da parte, altri emigrarono volontariamente prima di poter diventare vittima dei prevedibili eventi. Il piccolo dittatore aveva però già in mente il disegno politico che avrebbe caratterizzato la svolta. Avrebbe innescato a breve un golpe nel suo stato e ne avrebbe creati due , si sarebbe destituito da Bananas e si sarebbe eletto presidente di Bananas del Sud e Bananas del Nord, così avrebbe potuto governare non su uno ma su due stati accontentando tutti !

Fine della prima puntata.


Versione classica da Bananas:

http://www.youtube.com/watch?v=L3dibzSRVek


Versione innovativa da Dénia :

http://www.youtube.com/watch?v=aGVHTH_6iDI&feature=related


gdf

Trippa e carciofi in insalata, la colazione del Mercato.


Belìn, 2 euro, allargate la foto, 2 euro trattabili ma son sempre due euro per un carciofo cresciuto sopra Sanremo, il cambio di fine anno ha subito un altro colpetto all’insù tutt’altro che trascurabile. E’ la speculazione di fine anno, anche i gamberi testa viola quando le cose andavano meno peggio di adesso arrivarono anche a 150 euro al kg in questa settimana.

Oggi non c’è più l’accanimento sul gambero di un tempo, anche perché i ristoratori si sono fatti furbi e li abbattono quando costano trenta euro e quando il prezzo parte loro si possono serenamente battere il belino sugli scogli senza farsi neanche tanto male. Comunque mi sembra più adeguata una bella insalata di trippa fredda tagliata fine con carciofi e parmigiano, olio nuovo e limoni dell’orto. Questa la colazione da camalli che si fa volentieri dopo una decina di chilometri a piedi in giro per la città in periodo di festività e dove la popolazione si triplica, e siccome il tempo in questo dicembre è stato credo il peggiore degli ultimi due millenni, gli indigeni a malincuore ripongono lo scooter d’ordinanza e si adeguano all’automobile, anche i seconda casa fanno altrettanto e quindi le conseguenze sono il blocco totale dei budelli intestinali del traffico, roba da pronto soccorso. La cosa non mi tange, finisco i miei dieci chilometri in solitario per le solite minchiate di fine anno, bollette , affitto, e poi la sosta al mercato per quel che serve da portare su al Faro.

E a quel punto saranno le dieci e mezza quando entro per il giro di prosecchini macchiati alla Scaletta. Fame da camallo, sardenaira, focaccia alla cipolla, magari una crocchetta di baccalà, un crostino al gorgonzola, due “spagnolette” da sgusciare ma una insalata di trippa non me la potevo aspettare. Non ci si può neppure abbelinare con una bianchetta genovese, qui si beve bonarda mossa e prosecco corretto Aperol o Campari. Il conto ? Un euro e cinquanta a bicchiere, tutto compreso.

gdf

Foto al seguito, allargabili con un click se interessa, sono di stamattina, tra le dieci e le undici, c'è pure un orologio appeso che fa le undici, e io stavo ancora al terzo macchiato.




























Non so perchè ma questo Travolta che non ti aspetti ci sta bene...

martedì 28 dicembre 2010

Birra e Depeche Mode

Io auguro a tutti quelli a cui voglio bene di avere incontrato, o di incontrare prima o poi una ragazza che quando decide di salirti sopra abbia il senso del ritmo e del cambio di ritmo dei Depeche Mode. Se ce l’ha è perchè gli piacciono , perché ha capito il senso, perché lo vuole applicare e perché è capace di godersi il silenzio e di godere in silenzio, così non saprai mai se ha goduto oppure no.

After Birrerie Pub anni ottanta ? No. O anche si, ma anche oggi, anche stasera e anche il 31 mi pare proseguirà lo spettacolo . Sky spinge sul tema e io mi adeguo alla faccia della linea editoriale di questo blog, io sto all’opposizione, sempre, e se mi volete fare male lo potete fare anche qua, io oggi avevo voglia di birra e Depeche per digerire prevedibili angherie da quattro soldi, e siccome ottengo sempre quello che voglio dall’Universo quando lo desidero veramente lui me lo mette a disposizione, e allora eccomi davanti a questa birra strepitosa che trovo in un frigorifero di una pizzeria e questo concerto live in Milan che trovo alle 18.30 in video live sky.

Quelli che mi hanno alitato a fianco li sto già digerendo con questa birra di cui non so nulla tranne che è dedicata a una persona cara mancata , qualcuno gli ha fatto riprender vita, vita persa dall’altra parte, vita ridata di qua . Difficile mettersi nelle scarpe di un altro, però qui si capisce al primo assaggio che la sensibilità donata è altissima. Quest’anima me la sono bevuta in mezzora e adesso sono qui a scriverne con i Depeche che mi danno il ritmo da una parte e il giro del Faro dall’altra.

Troppa roba stasera , la marea sale, mi fermo qui.







gdf

p.s. la birra è del Birrificio del Ducato, vicino Parma.

Il vino del giorno : Champagne André Beaufort

- del Guardiano del Faro -


Già incline al “biò” dal 1969 per i curiosi motivi citati nell’originale sito internet , e cioè a causa di una allergia ai prodotti di sintesi, conseguenza di un maldestro trattamento medico ecc. ecc… insomma, un cammino difficile ma infine i buoni motivi ci sono sempre per passare al bio quando il bio è come questo


Anche se l’approccio non sarà inizialmente facile, soprattutto se questa bottiglia finisce in tavola con alimenti assortiti che non riusciranno ad evidenziarlo, ma, al contrario, rivelandone una certa difficoltà di bevuta e conseguente ritardo a terminare la bottiglia. Accidenti, mi capita raramente di impiegare un ora e mezza a finire una bottiglia di buon Champagne!

Invece come after dinner, ed è questa la mia indicazione per questa bottiglia, va giù molto meglio, senza mangiarci insieme niente, anche perchè curiosamente non gradisce neanche piccoli snack salati,forse proprio per quella intensa maturità di frutto che pervade la bocca e fa risaltare continuamente una sensazione avvolgente di crema inglese unita a mela cotta che fa pensare a qualcosa di burroso, come una tarte tatin.


Nel bicchiere si presenta con il suo paglierino abbastanza intenso, con qualche riflesso dorato e con un perlage svogliato e minuto. Al naso parte su frutti bianchi molto maturi, uva molto matura, quasi al limite, poi vira su fiori bianchi e si dirige verso la susina ed infine si appoggia definitivamente su un comodo tappetino di piccoli frutti rossi, anch’essi un po’ in la per chi è abituato a toni più netti, più precisi, più sferzanti di questi.


E in bocca parte maluccio , rasentando lo stucchevole, anche se la bottiglia ha solo un anno di affinamento dalla sboccatura, e quindi non so quanto possa andare avanti con questa bassa percezione di acidità e di sapidità. La mineralità è invece notevole e rimarrà piacevolmente sulle papille fino al giorno dopo. Migliora all’aria, era meglio caraffarlo… e ancor meglio se non molto freddo, ecco, allora diventa un buon vino con una sua personalità definita e originale, da non affrontare con preconcetti, perchè la carenza di verticalità e freschezza può lasciar perplessi, fino a far diventare piuttosto noiosa la bevuta. Ma prendendogli le misure si allarga progressivamente liberandosi di qualche pesantezza e chiudendo su un retrogusto di tostato e di fumè molto originale e gradevole.

http://champagnebeaufort.com/default.htm


http://www.youtube.com/watch?v=tIrJK19dADI



gdf

lunedì 27 dicembre 2010

Il vino trash del giorno : Sherry Manzanilla Bristol Cream Harvey’s !

- del Guardiano del Faro -


Calma con le risatine sarcastiche, questo vino ha una sua dignità, oltre alla fascinosa ed inconfondibile bottiglia blu che però di spanish ha ben poco, infatti è di impronta prettamente british più che spanish. Però la voglia di assaggiarlo mi prese alle spalle a causa degli spanish durante la mia prima seduta al tavolo al vecchio Celler de Can Roca di Gerona. Pronti via e sul tavolo, tra le prime meraviglie che arrivarono ci fu infatti una piccola golosità, come dimensione, ma grandissima per sapore e aroma che era, ed è, il bonbon di piccione Bristol Cream. Giralo o voltalo, dal lato bombato o dal piatto, dentro il cucchiaio o sulla fine tegola di legno ma rimane un piccolo gioiello questo dei Roca, uno dei tanti piccoli capolavori artigianali di quella brillante cucina catalana dove spesso e volentieri si coniugano già nel piatto il vino e l’elemento materico da gustare.



Perso il ricordo e il desiderio me lo ritrovo a far bella mostra di se su un mobile d’epoca in casa di un amica inglese. Eccolo qua mi dissi, è proprio il Bristol Cream. Ma perché si chiama così ? Non serve molta fantasia per arrivarci, perché risalendo alla fine del ‘700 la situazione che troviamo è già quella classica dei mercanti di vino inglese che inventarono appunto, “i vini dall’accento inglese” e cioè quei vini rinforzati di alcool per consentire loro un sereno tragitto marittimo nelle botti, in viaggio dal sud d’Europa alla Gran Bretagna. Questo è stato il caso dello Sherry, del Marsala, del Porto e del Madeira. I vini gli inglesi non li facevano ma ne bevevano tanto e con questo stratagemma sistemarono gli alcolisti per venti generazioni.

Quindi si chiama Bristol perché la famiglia di commercianti fondata da John Harvey era di Bristol e si chiama anche Cream perché alla miscela di una cinquantina di Solera di Sherry Fino, Oloroso e Amontillado ( quello del Pranzo di Babette se ve lo ricordate, servito con la zuppa di tartaruga ) , veniva aggiunta anche una percentuale di Pedro Ximenez, per dargli appunto quella nota dolciastra e una densità cremosa originalissima e che tanto piace alle signore inglesi.



Guardando bene cosa c’è scritto sulla bottiglia , tra i consigli per un consumo intelligente di questo prodotto balza all’occhio il suggerimento di servirlo con ghiaccio e con scorza di arancio. Inoltre, oltre alla gradazione importante di 17,5°, viene indicato che con la bocciona che vedete, che è da litro, si possono preparare approssimatamene 14 standard drinks …ghiaccio e arancio incluso. Altra cosa curiosa è che il bollo che ne autorizza la vendita indica come denominazione di origine “Jerez Manzanilla” , e poi aggiunge che per produrlo sono stati usati ingredienti di origine spagnola ( ! ) . Poi si scopre che ormai il “vino” non si miscela ed imbottiglia più a Bristol ma ci pensa l’associata Domecq di Jerez de la Frontiera. Tutto chiaro no?



Ma andiamo a degustare questa rarità, almeno per il mercato italiano credo, perché mai ne ho visto in enoteca o supermarket . I più smaliziati avranno notato quale bicchiere ho riservato all’evento, ma sorvoliamo sui dettagli e torniamo a bomba sul soggetto ; il colore è ambrato scuro, neanche molto limpido, c’è qualche corpo in sospensione. Il naso è dritto sui fichi secchi e le prugne cotte in vino e alcool, uva passita di sottofondo. In bocca colpisce per l’alcool veemente, la dolcezza stucchevole e la scarsa acidità. Retrogusto solera zuccheroso e caramello da croccante di mandorla.



Bene, e adesso che ho capito perché in Inghilterra lo bevono con ghiaccio e fette d’arancio come fosse un Amaretto di Saronno e perchè i Roca per smaltirne le scorte l’hanno infilato ormai da anni nel patè di piccione, dicevo, adesso mi tocca trovare il consueto abbinamento musicale perchè questo è l’uso condiviso da queste parti. Con coerenza all’oggetto ma tenendo comunque conto della base culturale del blog, dove dominano le impervie strade sterrate, i jeans scoloriti, gli stivaloni a punta, i benzinai Texani, le Harley, le bistecche al sangue alte tre dite , i polverosi locali graffianti della Route 66, i fienili teatro di feste goliardiche con pece e piume, le galline per strada e i cani sciolti con il gomito alla barra dei music-bar country live, topi attaccati ai capelli e ragazze che tengono il tempo schiaffeggiandosi le chiappe.




Ecco, non è stata facile la scelta, sofferta e ricercata, perchè anche per loro, come per questo vino non si capisce bene il senso geografico definito, comunque facciamola breve e beccatevi questi maranza svedesi che detengono il record storico di settimane in testa alle classifiche di dischi venduti in Germania con un pezzo folk country americano.

Vi raccomando tre cose, lasciate fuori il cavallo e riservate un occhio di riguardo alla tecnica del batterista e l’altro alle ragazze, forse anche meglio di quelle degli ABBA nonostante l’inquietante contesto.






gdf

domenica 26 dicembre 2010

L'agnello sacrificale



All'inizio sembra quasi una parodia di Willie Nelson, poi entra in un a carreggiata piuttosto trafficata, un po' banalotta lo e', lo confesso. Ma nonostante cio' la ascolto da mesi.

Autenticita'? Puo' essere.

La ascoltavo ancora ieri prima della grande abbuffata di ferreriana memoria.

In Piemonte non si scherza, soprattutto sui secondi. In cantina trovo una croatina del diavolo in persona, Walter Massa, e penso che con l'agnello arrosto possa flirtare alla grande.

E' un 2003. Ahia. Niente paura. Per la legge degli opposti che si attraggono, grande caldo contro il freddo, clima natalizio (oggi non proprio..), il matrimono si puo' fare. La ruvida croatina accetta la sfida prima che la barbera Monleale (2000) per un attimo mi tenti. Cena cristiana et vino laico?

Risultato ottimo, per sbrogliare la matassa (del solleone) ci voleva Walter Massa.

Solito frutto piuttosto esuberante tipico del vitigno, ma non volgare, terra, spezie e tannino preciso.

Che l'agnello e l'anatra vadano in pace verso la vita eterna. Amen.

sabato 25 dicembre 2010

Natale sotto la pioggia : 14 scatti dal mio delizioso pranzo di Natale.

- del Guardiano del Faro -


Roberto Rollino prima di andare in cucina a farsi il mazzo per 40 coperti oggi alle 12.30

Però prego accedere a John Coltrane prima di mettervi a tavola:

http://www.youtube.com/watch?v=U5Nrb481QU8&feature=related

Le foto si possono allargare con un click ;-)































gdf


Ristorante La Femme La Meridiana

San Bartolomeo al Mare ( IM )

sotto l'albero

Un po' di serenita' in famiglia, una magnum di Krug '90, la Messa di mezzanotte e del sano rock'n'roll tornando a casa, cosa volere di piu'?

Auguri ai pards e agli amici che ci seguono..

giovedì 23 dicembre 2010

Natale, che noia... ma a Montecarlo no !

- del Guardiano del Faro -

Si, lo so, una settimana che traffico dietro al back office di questo blog confidenziale e già mi lascio andare lascivamente su sentieri abbigliati in red carpet, la vie en rouge e noir da Casinò, e adesso i pards mi affibbieranno il primo cartellino giallo così lo metto sul tavolo verde e sui colori basic stiamo a posto.A Montecarlo strade poco asfaltate come amerebbero gli armadilli non ne ho mai viste , perchè non ce ne sono proprio, anzi, piuttosto un tappetino liscio di catrame cashmirato e marciapiede di marmo satin setoso .

Però le feste natalizie sono noiose e a rischio depressione, e allora diamoci una botta di vita, eccheccaperò !



Le novità nel paese dei balocchi non mancano mai, figuriamoci sotto feste, verificato il bel mondo del Buddha bar ecco che a Le Cabaret parte questo spettacolo dove charme, sensualità e glamour non mancheranno, e a giudicare dal manifesto le promesse dovrebbero essere mantenute, o sul palcoscenico o sul parterre il tacco 20 sarà d'ordinanza comunale.

Voglia di dolce? Non ci crederete cosa si sono inventati questi fancazzisti miliardari e manager appiedilisti che non sono altro.



Le penne Mont Blanc e la pasticceria, e allora da dicembre a febbraio, saranno proposte novità gastronomiche al Fairmont Monte-Carlo, ( l’ex Loews, sopra il tunnel del Gran Premio per capirsi ) creazioni esclusive del creativo Chef patissier Maryan Gandon .Forse meglio affidarsi alla cantina del buon amico Massimo Sacco, l’uomo delle manifestazioni estive del Rossese che qui cambia look e stappa i più famosi grand cru vista mare.

Grande novità anche al Grimaldi Forum, dove è stato inaugurato il novello Cafè Llorca, Ristorante gastronomico supervisionato dallo cheffone bistellato ex Negresco ed ex Moulins de Mougins, lounge bar, ristorazione rapida e spazio per ogni sorta di evento .

Eccolo qui con il Principe, il principe Alberto è quello a sinistra..




Archiviato il vecchio arredamento asettico che connotava la discoteca Karement, qui ora il leitmotiv si ispira alla green attitude ed al frutto dell'ulivo.Il pavimento è in legno così come parte delle sedie e delle pareti divisorie, il colore marrone scuro avvolge e dà subito la sensazione di un calore nuovo, inedito. L'intimità di un ambiente lounge è possibile grazie al più intimo spazio VIP. Il bar esterno inoltre permette di approfittare della romantica terrazza - una vista ecezionale fa cielo e mare - di 220 metri quadri . Per mangiare qualcosa non credo serva prenotare, se è vero che sono 500 i coperti disponibili nelle diverse situazioni giornaliere, così come per prendere un bicchiere all’aperitivo, fino a 1000 persone non ci si pesta i piedi. Il motto del locale e della società di gestione è “ Tout est possibile! “ . Non ho motivi di dubitarne.

Ancora una novità, perché a Montecarlo si dorme poco evidentemente, e quindi ecco anche l’AfterWork, il dopo lavoro insomma, non quello ferroviario con la bocciofila e la partitona a scopa, alla monegasca ça va sans dire . Dalle 18 alle 23 al Black Diamond parte la festa. Non so quando tiri lo sprizz, ma con il Ricco buffet e la grande Musica Very Elegant style by dj di Radio Montecarlo Marco Ferri, una coppetta di champagnino a 20 euro la coupe tirerà l'altra.

Qualcosa di più classico? Nessun problema, che ne dite di un menù a buffet nella Salle Empire del Grand Hotel de Paris ? 150 euro a testa, ma vi danno anche del vino da bere. Stessa cosa per qualche euro in meno alla Salle Belle Epoque dell’Hermitage, secondo me ancora più bella.

E dopo pranzo ? Un colpo alla roulette glielo vogliamo dare?




O forse meglio una bella mano di poker in modalità più confidenzale?

Buon Natale a tutti!




gdf

p.s. prima di esserci mandato mi ci mando:

http://www.youtube.com/watch?v=yFE6qQ3ySXE