mercoledì 29 febbraio 2012

Michelin 2012 : 2 stelle al Mirazur | Mauro, finalmente!


Deux nouveaux 2 étoiles pour la Côte d'Azur avec le Mirazur à Menton et le Chantecler à Nice.



"Beaux moments également chez Serge Vieira (Chaudes-Aigues), Franck Putelat (Carcassonne), Philippe Labbé (L’Abeille, Paris 16e), Philippe Mille (Château les Crayères, Reims), Thierry Marx (Sur Mesure, Paris 1er) et au Strato, à Courchevel(dirigé par la même équipe qu’à L’Oustaù de Baumanières, aux Baux-de-Provence), qui rejoignent tous la catégorie des deux-étoiles : autant de valeurs sûres de la gastronomie française, et avec quelle variété ! Terroir auvergnat pour Vieira, cuisine moléculaire pour Marx, beau classicisme pour Labbé et Mille, etc. : un superbe panorama, au plus haut niveau.
Émotion aussi face à de jeunes talents hier en devenir, aujourd’hui pleinement épanouis. Deux étoiles pour Mickaël Arnoult, qui aux frontières de la Savoie (Les Morainières, à Jongieux) trace sa route en dehors des sentiers médiatiques et cultive à ce jour, l’air de rien, l’excellence ; de même Jean-Luc Tartarin dans sa cité du Havre où la Normandie apparaît si moderne et pourtant ancrée dans son terroir ; ou encore Mauro Colagreco, jeune chef argentin qui officie sur les hauteurs de Menton : il se passe quelque chose dans son Mirazur baigné de lumière ! Belle leçon de cuisine également par Jean-Denis Rieubland au Chantecler (Nice), dont l’ambition et l’exigence paient, sur tous les tableaux (cuisine, service, cadre). Mention spéciale, enfin, pour Yoann Conte, dont le caractère de la cuisine s’affirme, dans les lieux mêmes qui firent la renommée de son mentor, Marc Veyrat, à Annecy : « espoir pour deux étoiles »."


Tutto ciò oltre alla già nota promozione a tre stelle per il Floçons de sel di Megeve...


- gdf -

martedì 28 febbraio 2012

Le vigne del Rossese 2012 | Maccario Dringenberg in 15 scatti didascalici


 - gdf 2012 -




Ginestre

Vigneto Posaù e mimose

Posaù : vecchie vigne

Mandorlo: il fiore
Giovanna Maccario
Vigneto Luvaira
Luvaira: vecchie vigne
Perinaldo dal vigneto Curli, il mitico vigneto Curli del sindaco Croesi, la Romanée  italiana di Veronelli.

Curli : 0,4 ha, questo è rimasto.
Curli: vecchie vigne

Facile farsi fotografare dentro la Tache o La Romanée...
Posaù e Luvaira 2010 in cantina


Ci rivediamo per la rinascita del Rossese Vigneto Curli 2012. C'è bisogno di sognare e di vederli realizzati i sogni, grazie Giovanna, sono commosso, cinghiali permettendo.

MACCARIO DRINGENBERG 
Giovanna Maccario
3, V. TORRE 
18036 San Biagio della Cima (IM) Tel. 0184 289947.


L'indirizzo e i dati per la completezza di informazione, ma come si direbbe altrove: rien à vendre au Domaine.


domenica 26 febbraio 2012

Rallentare




- gdf 2012 -

Non sparire, solo rallentare, solo rallentare. Passione Gourmet: 95 recensioni firmate e pubblicate in un anno, una ogni quattro giorni. Pignataro Blog: 90 articoli/post scritti e pubblicati in sei mesi,  uno ogni due giorni. Armadillo bar: 350 articoli/post in poco più di un anno. Un libro pubblicato, un altro nel cassetto, un terzo in discesa, un quarto solo da assemblare. E mettiamoci anche la Guida Gourmet cartacea di Domus. Tutto insieme e nel giro di tre anni e poco più.
Devo prendere fiato. Ho corso tanto. Spesso senza neppure avere chiara la direzione. Devo rallentare, devo capire cosa devo fare, cosa posso fare, dove voglio arrivare. Quindi, rallentare, rimanendo qui, lontano dai grandi brand della comunicazione internet, dove le fusioni stanno seguendo un trend economico vecchio di almeno vent’anni, per rincorrere una chissà quale massa critica di post/giorno utile a non si capisce bene a chi o a che cosa. Io resto qui, con gli amici pazienti del bar degli armadilli, sempre alla barra del bar degli armadilli, ma a passo ridotto, bevendo meno, con un occhio di riguardo verso l’impegno preso con la Guida Ristoranti del Touring di Luigi Cremona, e con la voglia di giocare con una nuova e complicatissima macchina fotografica o una nuova Sophie, perdere qualche chilo ( tre se ne sono già andati senza battere ciglio)  e anche cucinare qualche torta di riso, che quindi non è finita: è solo la prima fetta questa, molto anomala e piuttosto sfocata, con prosciutto, zucchine e cavolo nero, quindi tutto bene.

sabato 25 febbraio 2012

Piu' Houdini che Silvan

- di Hazel -



Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di novemila tiri. Ho perso quasi trecento partite. Trentasei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.





Ho ripensato a Michael Jordan e alla sua capacita’ di restare in aria piu’ dell’immaginabile, mettendoti in dubbio quanto insegnato a scuola sulle leggi della gravita’.Perfino per me che nelle ore di fisica ero assente anche le poche volte in cui ero in classe.
Si’ appunto, ma quando ci ho ripensato? Quando nel bicchiere davanti a me avevo la Vitovska 2004 di Vodopivec.Ad ogni bicchiere mutava,fluttuava nell’aria ad altezze disumane e prima di affondare definitivamente nella retina,lasciava dietro di se’ un eco di stupore infinito:un finale al cardiopalma.Applausi dalle tribune dello Chicago stadium.



Il 2004 e’ stato l’ultimo anno in cui i Vodopivec hanno proposto un’unica Vitovska,infatti dall’anno seguente, alla classica versione in botte, si e’ aggiunta la versione macerata in anfore di terracotta.Entrambi rimangono vini di grande eleganza ,complessita’ e invecchiamento.Se proprio devo consigliare un abbinamento direi che bisogna essere in due:la bottiglia e chi la beve.
Il buon Francone era un grande estimatore di questo vino , se ne avete l’occasione fate un salto alla Trattoria dei Mosto e avrete l’opportunita’ di viaggiare verticalmente nel magico terreno carsico.A meno che il guardiano custode non si inventi un occasione per un tuffo collettivo...






giovedì 23 febbraio 2012

Chateau de Rontets | I Pouilly Fuissé di Claire e Fabio Montrasi



 - gdf 2012 -

Gli ingredienti per uno degli episodi della serie “ mollo tutto e vado a vivere in campagna” sono già stati disposti a suo tempo in “mise en place” nella giusta grammatura, pronti per essere assemblati.
C’è l’edificio rurale seminascosto tra le colline che occultano anche i deliziosi borghi di Poully, Fuissé e Chaintré; nelle immediate alture che incorniciano la cittadina di Maçon. Ci sono i panoramici vigneti che salgono e scendono con pendenze che lasciano intuire che qui la fatica e il sudore sono l’unica compagnia giornaliera del vigneron, sotto la calura estiva o il gelo invernale. C’è la figura poetica dell’architetto milanese che molla tutto e per passione e per amore accetta di rimettere la propria vita in gioco. C’è la famiglia stereotipata, quella del celebre spot del Mulino Bianco, con un plus di internazionalità: Claire Gazeau, la moglie di Fabio Montrasi e i bambini che arrivano di corsa nella vasta cucina di casa per addentare una fetta di pane e marmellata prima di tornare a giocare con il cane, tra campi e vigne.

In queste condizioni viene, con il tempo e l’esperienza, quasi naturale cercare di aggiungere naturalezza alla natura, filosofia di grana fine ( Steineriana ) da sovrapporre al lavoro comunque necessario per portare in cantina a fine stagione un frutto degno di diventare un Pouilly Fuissé di classe. Lo sforzo e l’obiettivo sono di riprodurre nel bicchiere, anno dopo anno, il profilo preciso di ogni espressione delle diverse parcelle che compongono il bouquet di terroir ( circa 6 ettari ) quasi interamente vitati a chardonnay, che come ben sappiamo non è cosa semplice, in quanto nel Maçonnais il terroir fatica ad avere la meglio su un varietale così esuberante.

Dopo oltre tre lustri i vini di Claire e Fabio Montrasi hanno ottenuto progressivamente una collocazione di mercato e di critica degna dell’impegno e dell’applicazione impiegati senza parsimonia. Nessun dubbio, molto meglio far questo piuttosto che fare l’architetto milanese, meglio far nascere ogni anno un vino puro di frutto e ricco di struttura, a seconda delle diverse esposizioni e delle annate, piuttosto che l'ennesimo grattacielo.
Qui di seguito una scheda sintetica del piccolo domaine: “Le Domaine de 6Ha se trouve au sommet de la colline qui domine le village. Les vignes, plantées sur une fine couche d'argiles et de feuillets calcaires, sont cultivées, sans utilisation de désherbants chimiques, en suivant le cahier des charges de l'agriculture biologique. Les fermentations et l'élevage, de 12 à 20 mois se font en foudres et fûts, uniquement avec levures indigènes. La cuvée -Clos Varambon- est produite avec toutes les vignes du Clos, hormis les plus vieilles. -Pierrefolle- est issue de la seule parcelle extérieure, sur un sol limoneux, et -Les Birbettes- sont produites avec les très vieilles vignes plantées en 1920.”

Cosa manca? O meglio, cosa mancava?
Un importatore italiano che distribuisse in Italia un vino fatto in Borgogna da un milanese. Ma come molti sanno il vino di Chateau de Rontets è distribuito da alcuni anni in Italia proprio da un importatore milanese, Sarzi Amadè. La storia narra che Fabio Montrasi arrivò la sera prima a Milano in previsione dell’appuntamento risolutivo fissato per il mattino successivo con Nicola Sarzi Amadé. Fabio chiamò Sarzi e gli chiese a che ora si potevano incontrare il giorno dopo.
“Non so gli architetti, ma i commercianti milanesi usano alzarsi presto la mattina… le va bene alle sette e mezza?
Non so gli architetti – replicò Fabio - ma i vignerons del Maçonnais usano alzarsi presto la mattina… alle sette e mezza va benissimo”



C. et F. GAZEAU-MONTRASI
Chateau de Rontets
 71960 FUISSE
Tel : 03 85 32 90 18 - Fax : 03 85 35 66 80

- gdf-

martedì 21 febbraio 2012

Altered States


- gdf 2012 -

E’ il creativo dell’agenzia che cura la pubblicità per la Scwheppes quello  che mi sta inseguendo per le scale e i tunnel della metropolitana milanese brandendo il collo rotto di una Schweppes Tonic  e gridando a squarciagola: “ aspetti, si fermi, non è come sarebbe facile pensare…”

Sono in due i robusti pizzaioli che mi afferrano e mi spingono a forza  cercando di infilarmi di testa nel forno delle pizze di Eataly, solo perché mi sono permesso di criticare pesantemente la loro margherita mal riuscita.



Risveglio sudatissimo, dopo dodici episodi girati in otto ore ne restano due in mente.
Seconda puntata, sorso d’acqua petillant e si riparte, vediamo quanti episodi scandirà l’orologio digitale.

Mi hanno chiuso in frigorifero, mi hanno fatto entrare con la scusa di mandarmi a verificare com’era la qualità della carni, mi hanno chiuso nella cella frigorifera un’ intera notte.  Ma se non mi svegliavo da solo mi lasciavano li ancora quanto?

Ci sono i lupi fuori, e hanno una maledetta fame, c’e tanta neve fuori. Dentro c’è un caminetto acceso, ma la legna sta per finire. I lupi graffiano la porta che comincia a cedere. Uno di loro che va per le spicce si lancia dentro lo chalet sfondando il vetro di una finestra al piano basso.




Altro risveglio improvviso, quest’ultimo gelato. I primi due  a caldo, questa volta a freddo. Di mezzo due giri di acido? No, di Tachipirina. Ma cosa ci mettono nella tachipirina? Pasticca ignorante, ma fino ad un certo punto. Perché se stai a 39.5 come l’altro ieri e cominci a prendere il ritmo cadenzato sulle otto ore la temperatura te la abbassa lanciandoti in una piscina di sudore. Un bagno turco fatto di  deliri mentali alimentati da chissà quali porcherie chimiche che ti fanno viaggiare ai confini della realtà. Ma se stai già in ribasso, verso i 38, allora noto che le farneticazioni diminuiscono con l’abbassarsi della temperatura. Però  la pastigliona ignorante ti leva lo stesso almeno 2.5 gradi mandandoti in “negativo”, sotto i 36, dove fa un freddo viscerale. Allora meglio smettere, vediamo cosa succede senza. Peggio che peggio, la febbre risale, i dolori al costato e alla schiena non serve immaginarli o descriverli, vedo le freccette che arrivano:  c’è San Sebastiano dentro di me. Scadono le otto ore, riproviamo a fare un altro giro con il pasticcone frizzante all’arancia amara, prima però una birra doppio malto, così, per vedere l’effetto che fa, perché il bello è venirne fuori, non andarci dentro, ma prima di ripartire per il viaggio mettiamo di sotto John Corigliano. Così che sia di giorno o di notte il viaggio sarà pieno di luci e di colori.



lunedì 20 febbraio 2012

Lady "O"

- di Sophie -

Ritratto di una donna sicula diversa dalle altre.

E’ proprio figlia della propria terra, lei. Vulcanica e raggiante,come l’isola baciata dal sole che l’ha vista nascere all’alba degli anni ottanta.

Già ai tempi dell’università di enologia, lei aveva una marcia in più rispetto ai suoi compagni. All’epoca, scrisse una lettera, nientepopodimenoche a Veronelli, nella quale esponeva, con grande stile, maestria e poesia, le sue perplessità e i suoi dubbi sulla materia che le veniva inculcata.

Questo particolare avrebbe dovuto mettere la pulce nell’orecchio a più di uno. Di Arianna Occhipinti, se ne sarebbe sentito parlare a breve…

E così è stato. Nel 2004, nel cuore dei Monti Iblei, particolarmente votati alla coltivazione di  Frappato di Vittoria e Nero d’Avola, nasce la sua azienda.

A un’età in cui le sue coetanee pensano solo agli svaghi, lei invece è in vigna e in cantina che si diverte, e nel giro di poco tempo, di un paio di vendemmie, i suoi vini acquisiscono un carattere e un stile che altri, pure dedicando la loro vita alla viticoltura, sognano di accarezzare con un dito. Perché non basta dedicare la propria vita alla vigna. Bisogna farlo con dedizione, passione ed essere in simbiosi con essa. Ma questo non si impara sui banchi di enologia .



Ne ha fatta di strada Arianna. La sua notorietà ha varcato i confini, e le sue bottiglie si trovano oramai sugli scaffali e carte dei vini di enoteche e ristoranti ai quattro angoli del globo. Però la sua popolarità l’ha già raggiunta, grazie alla grande personalità che è riuscita a trasmettere ai suoi vini.

E’ figlia d’arte. Però dire di lei che ha calcato le orme del suo celebre zio, Giusto Occhipinti,  sarebbe un tantino riduttivo. Perché Arianna, è lei. Non ha bisogno di modelli. E’ il suo istinto, la sua passione e l’amore per la propria terra a farle da guida. Un territorio, un successo…la sua ‘Vittoria’ in ogni senso.

       
http://www.intravino.com/primo-piano/arianna-occhipinti-la-mia-storia/


- Sophie-




Azienda Agricola Arianna Occhipinti 
Via dei Mille 55,
97019 Vittoria (RG)
info@agricolaocchipinti.it

http://www.agricolaocchipinti.it/

venerdì 17 febbraio 2012

I Vini Francesi del Guardiano del Faro | Il libro

Sembrava semplice, poi un po’ meno semplice, in seguito abbastanza complicato, invece no, niente di tutto ciò;  alla fine si è rivelato essere estremamente complicato. Di libri ne escono dalle tipografie tutti i giorni, più dei carciofi in febbraio dagli orti. I libri escono, questo invece non ne voleva sapere. Dicono che il primo parto sia così, poi il secondo va via liscio. Non so, non sono pratico, speriamo sia veramente così.

Gli astri però mi avevano avvisato: Si! Uscirà, prenderà vita, ma solo superando traversie ed ostacoli che andranno a complicarti la vita oltre ogni tua più negativa aspettativa.  E allora ho pensato, Belìn,  non è mica una Bibbia alternativa, perché l’Universo dovrebbe prenderla così male da costringermi alla massima concentrazione positiva per cambiarne l’inerzia?

La Sibilla insiste senza pietà :   Hai pestato molti calli, hai sollecitato molti nervi scoperti; adesso che fai, non puoi guardarti intorno con fare innocente, come un gattino impaurito in cerca della mamma. Sarai  ripagato di pari moneta, sei adulto, prenditi le responsabilità. Se vuoi uscire dallo stallo concentrati meglio sul tuo progetto, poi vedrai che troverai anche chi te la darà una mano, ma per il momento comincia a guardare in fondo al tuo braccio.

Sibilla , non mi rendo neanche conto, ma ho fatto così tanti danni in giro?  Certo, cosa pensi, che l’invidia sia morta? Pensi che ci si possa esprimere liberamente senza subirne le conseguenze? Nell’età di mezzo chi non sa mentire verrà emarginato. La diplomazia si nutre di menzogne.

Ma porca vacca, Sibilla, dimmi: è stato l’eccesso di alcool a fregarmi? Forse se invece del gin avessi usato un altro alcool più leggero?
Forse lo Strega? Te lo avrebbero già consegnato, non il premio, qualche bottiglia.
-
Un anno di pazienza e di lavoro sotterraneo; non è  proprio nel mio carattere un atteggiamento così coerente e tollerante, però se il progetto ha un senso si può sostenerne il peso. Ma nonostante tutte le avversità, le complicazioni, gli sgambetti,  le interferenze scavalcate a fatica  con l'aiuto fondamentale di Andrea Cornelli e di Ketchum Italia, sono, anzi, siamo riusciti a mettere a fuoco il nostro primo progetto. Perché non si tratta solo di un libro, ma anche di una nuova scelta di vita, di nuovo, un’altra, fino alla prossima.

Nel mio modo di pensare, siccome  di notte già dormo molto ( troppo ) almeno di giorno mi sono posto il proposito di continuare ad alzare l’asticella, e possibilmente scavalcarla, ma facendola vibrare fino al suo limite ultimo di sopportazione, senza farla cadere. 

E chiuderei con una minaccia; questo è solo il primo, adesso che ho capito come si fa e che ci ho preso gusto a superare le difficoltà non mi fermo certamente qui. Ho già alzato di nuovo l’asticella e sto cominciando ad osservarla con uno sguardo meno preoccupato.

Per ogni informazione:



- gdf -

"La foto in apertura del post è di Luigi Cremona (anche autore della prefazione) e si riferisce alla presentazione del 15 Febbraio 2012 con Andrea Cornelli e Luca Gardini  : http://www.porzionicremona.it/2012/02/16/i-vini-francesi-del-guardiano/"


Grazie mille anche a loro e a tutti coloro  hanno lavorato a questo progetto.

mercoledì 15 febbraio 2012

martedì 14 febbraio 2012

Per il dopo festival


- gdf 2012 -

Le vie del sale sono infinite. Ha aperto pochi giorni fa dove per parecchi lustri soggiornò una delle rare stelle Michelin precipitate sulla capitale della Riviera dei Fuori. Si chiamava Giannino il locale, lo troverete su tutte le guide principali degli anni '80, '90, e anche nel 2000 inoltrato. Chiuso da qualche anno, finalmente è arrivato un grande ottimista a riaprirlo dopo lavori e investimenti piuttosto impressionanti. Non lo conosco ancora di persona ma non vedo l'ora di farlo e gli voglio già bene comunque e a prescindere. Ma me lo voglio riservare per il dopo Festival, nel senso delle settimane successive al Festival, perché oggi è San Valentino e perché il resto della settimana è fitta d'impegni, e poi " ...perché Sanremo è Sanremo". La cucina è vergine, le padelle sanno ancora di nuovo e i bicchieri saranno stati appena tolti dai cartoni. Il buon senso invita ad una paziente attesa. Intanto qualche notizia già apparsa su fonti di informazioni locali."...la filosofia del ristorante che nasce dall'iniziativa di Cristian Picco reduce da una formazione internazionale come chef ad alti livelli ed originario di Alba con una autentica passione della tavola e del culto del gusto e della tradizione piemontese e ligure riproposto con creatività. (cit. Sanremo news).  La carta esposta al pubblico conta 5 antipasti di mare, 5 antipasti di terra, 9 primi piatti, 6 secondi di mare, 2 secondi di carne e altre  preparazioni a base di pesce declinate in 4 versioni. Gamberi locali e foie gras ovviamente non mancano e giustificano alcune tariffe. Chiude la carta l'assortimento di 6 dessert. I prezzi, vado a memoria, veleggiano al largo di una media generale dei trenta euro a piatto, con un minimo di 18 ed un massimo di 45. Si scende a 12 per i dessert. Ciò rende il nuovo e bellissimo locale, in cui è stato signorilmente ricavato uno spazio "terrazza" sacrificando preziosi posti all'interno - dove in ogni caso lo spazio non manca - il più costoso ristorante ligure da Montecarlo a Portofino. Ho detto costoso e non caro, non avendolo ancora provato.


Ma se qualcuno che sta leggendo fosse da queste parti in questa settimana perché non provarci anche prima ?

Ristorante Le vie del sale
Lungomare Trento e Trieste
Sanremo

Tel 366 3519912


- gdf -

lunedì 13 febbraio 2012

Nuove applicazioni


 - gdf 2012 -

"Dans le premier film de la série d'animation Wallace & Gromit des Studios Aardman intitulé  (A Grand Day Out) (1989), c'est leur goût immodéré pour le cheddar qui pousse nos deux héros, le distrait Wallace et le discret Gromit, à construire une fusée pour aller sur la Lune qui, comme chacun sait, est un immense fromage..."



Tra i contraddittori  virtuosismi e relative applicazioni ammesse dalla scienza dell'alimentazione e messe in pratica da quel diavolo di chef che fu Ferran Adrià mi piace ricordare queste quattro palle che vedete qui sotto.




Nieve-Fizz : Ferran Adrià 2009 (foto mia)

Di questa roba negli ultimi giorni ne è scesa una quantità impressionante, un pioggia acida y nevificata venuta giù  in quantità tale da non potersi sciogliere. Per quasi tutti intesa come un disagio io la vedo invece come uno spreco incredibile. Un danno, una perdita, un possibile svago mancato, un bene popolare e democratico perso per strada.
Da fans della prima ora di Wallace and Gromit trovai geniale la loro specializzazione mirata alla ricerca di una fonte illimitata di un alimento "cult". Per loro era il Cheddar l'obbiettivo, e impegnarono tutte le loro energie per raggiungere la loro "Luna": un intero satellite di formaggio a disposizione, di cui poter disporre senza limiti.
Invece di un satellite noi siamo proprietari addirittura di un pianeta, dove i ghiacciai si sciolgono, dove  le calotte vanno in frantumi, ma in compenso dove nevica tanto.
E allora perché non chiedere a Ferran Adrià di rientrare dalla finestra per fare finalmente qualche cosa di più interessante che la pubblicità statica al caffè italiano? Se è riuscito a far palle di neve con il gin fizz in cucina a metà autunno - e su una spiaggia - cosa volete che sia per lui trovare il modo di applicare la medesima tecnica in pieno inverno e in tutta l'Europa per far venir giù "nieve gin tonic"?  Tutti felici! Non solo i privilegiati clienti del Bulli. Io i soldi di un caffè glieli darei, un euro a palla, e anche la Tanqueray credo non si tirerebbe indietro per qualche cents. Trovarsi per strada a fare a palle di gin tonic non avrebbe prezzo.


gdf

Qui di seguito altre applicazioni: la uno, la due, o la tre.





domenica 12 febbraio 2012

Oltre i Grand Cru


- gdf 2012 -

Si tratta solo di due esempi, illustrissimi esempi: Coche Dury e Madame Leflaive. Si può fare, si può fare anche fuori dai grand cru un grandissimo vino bianco sui terreni di Puligny Montrachet e Chassagne Montrachet, nell'ordine indicato. Si potrebbero citare scolasticamente, in maniera nozionistica anche le produzioni village e premier cru di Niellon, H.Boillot, D'Auvenay, Sauzet, Ramonet ed altri nobilissimi produttori che hanno in comune la capacità tecnica e la proprietà di terroir che consentono loro di mettere in bottiglia vini che pur scontando il debito con la loro origine minore riescono - a seconda dell'annata - a giocarsela quasi alla pari con i vari grand cru. Sicuramente meglio di molti grand cru di produttori di seconda fascia, sovvertendo così una gerarchia scritta sui sacri testi ma che potrebbe essere smentita nel momento dello stappo. E sovvertendo anche le gerarchie dei prezzi sui listini all'origine, perché se già all'origine si stagliano alti sul resto della produzione 1er cru, lieu dit o village, anche in seguito alle quotazioni sul mercato nero riusciranno ad andare anche sopra i grand cru altrui, vuoi per la rarità, vuoi per il gusto della ricerca del "diversamente eccellente", ma soprattutto perché rappresentano il bere intelligente. Ma in realtà non avevo intenzione di parlare per l'ennesima volta dei vini di Puligny o di Chassagne. In realtà, vista la domenica gelida ma soleggiata, stavo solo provando una nuova macchina fotografica. 

sabato 11 febbraio 2012

Il gabbiano infelice



- gdf 2012-


Leggevo l’altro giorno su un quotidiano nazionale un articolo che approfondiva il tema della visibilità “non richiesta” sul web da parte di professionisti di vario genere o settore. Il problema rilevato da un’agenzia che si occupa, tra l’altro, del recupero di qualità d’immagine di un azienda o di un professionista, era appunto il proliferare di informazioni web non controllabili o non controllate.
L’agenzia, in sintesi, consigliava le persone che hanno un immagine da difendere, di verificare periodicamente sui motori di ricerca che cosa si dica di loro e quali immagini siano state associate al proprio nome. In molti potrebbero scoprire che il proprio calo di popolarità, di richiesta di beni o di servizi potrebbe essere stata causata da qualche “trombone” che via internet si sia impegnato a fare a pezzi la carriera di  un concorrente o di un collega.  L’importanza che viene data a quello che appare ogni giorno sul web si sta gonfiando in misura esponenziale. Ho dovuto assistere ieri sera ad una intervista a quel bel ballerino che si chiama Bolle, che alle Invasioni Barbariche di Daria Bignardi si è esibito nel balletto: “l’arrampicata sui vetri”, volendo così cercare disperatamente di recuperare da solo l’immagine che si era compromesso con un infelice messaggio su twitter, che poi ha anche cancellato, peggiorando la situazione. Certo, se non hai il senso della sintesi è dura esprimerti in senso compiuto con le 140 battute di twitter, ma anche cercare di rimediare da solo potrebbe peggiorare ulteriormente le cose. Forse quell’agenzia avrebbe potuto consigliare una diversa strategia, non so, una campagna pubblicitaria di perizoma o di fusò per esempio; con relativi proventi distribuiti alle casalinghe.

Preso dall’ansia da prestazione  sono andato a cercarmi su google, e per quanto riguarda le notizie tutto bene. Nel senso che il nick-name Guardiano del Faro è talmente diffuso che ci si perde cercando notizie specifiche, nel bene e nel male. Il problema nasce - come consigliava di fare l’agenzia che cura il recupero dell’immagine - dalla ricerca immagini relative al Guardiano del Faro. Dato per certo che tutto da solo il faro di Ar-Men domina la scena, le uniche due facce che appaiono centrano poco con i veri Guardiani del Faro. La prima pagina ce la giochiamo da tempo io e il buon Federico Monti Arduini, che qualche diritto di precedenza ce l’ha, avendo pubblicato il suo primo disco nell’anno della mia nascita e raggiunse il successo mentre mi iscrivevo alle medie. Forse dovrei affidarmi anch’io ad un agenzia di relazioni pubbliche in grado di studiarmi una strategia preventiva su misura, che tanto per cominciare, immagino possa indirizzarmi in via cautelativa verso l’acquisto di un cospicuo numero di 45 giri del gabbiano infelice.

giovedì 9 febbraio 2012

Best spot o top post

Ginseng

- gdf 2012 -


Le finte bionde le becchi da lontano. Gatta morta travestita da volpe bianca. Tigre albina  con la sciarpa-carrè di cachemire nero. C’è già lo zucchero nel ginseng, te l’ha già detto ieri Francesco, se vuoi attirare attenzione lo puoi fare anche solo con uno sguardo da brunette invece che da falsa bionda. E’ più caldo lo sguardo da brunetta naturale rispetto a quello della biondina freddina, ti becco sai, perché pensi da morettina e ti atteggi da biondina, quasi un falso ideologico dentro il quale fai fatica a starci dentro.

Il ginseng, ma per cortesia, ma da quando, ma cos’è  questa moda salutistica in bustina già zuccherata. E vacci piano che ti bruci le labbra. Cos’ha che non va? La vedi la tua amica veramente bionda che non fa una piega. Si. È tinta anche lei, ma solo perché non li ha più come li vorrebbe, non è mica una ragazzina, ma lei si vede che è bionda naturale, non fa mica tante storie con lo zucchero e con la temperatura, lei arriva dal freddo e ha bisogno di calore e di dolcezza. Guarda che begli occhi verdi che ha. Tu sei mediterranea e vorresti diffonderlo tutto questo calore che hai dentro naturalmente attraverso quegli occhi allungati e castani. Ma se ti mascheri da francesina del nord mentre al massimo i tuoi geni si sono fermati a sud del Rubicone non puoi farcela, non puoi essere quello che non sei.

Neanche più un caffè ristretto. Tu sei una da caffè ristretto con il bicchierino di acqua fresca a fianco, e anche il frollino al cioccolato. Ecco come ti vedo, ma lascia perdere quel ginseng. Fa fine? Ma smettila. E adesso che l’amica è rientrata in negozio? Dietro il banco, si lei lavora, tu non hai mai niente da fare, salvo risistemare il tuo bellissimo black look, anche quello nordico, mentre staresti meglio a colori piuttosto che in bianco e nero; così a me sembri più che altro seppiata.

Vai via? No, aspetta, beviamoci sopra un Sangiovese con due fette di capocollo e ragioniamoci ancora un momento. Non vorrei sorprendermi a passare il pomeriggio con un ginseng e pavesini cercando di capire il perché.


mercoledì 8 febbraio 2012

Finale 2


- gdf 2012 -


Se qualcuno avesse qualche buon motivo per festeggiare il proprio decennale ecco qui che Notre Dame du Pinot Noir ci ha pensato anche quest'anno. 30 anni, 40 anni, 50 anni, 60 anni, 70 anni. Nessun problema, ci pensa lei a farvi la festa. La colonna dei prezzi è volutamente oscurata per non rovinarvi la giornata, ma quando è festa è festa, e quindi se il vostro portafogli non è uno che si offende facilmente perché non metterlo alla prova? Tutti cru della Leroy s.a. ma se avete la fortuna di avere 20 anni e avete già capito tutto sul pinot noir allora ci sarebbero tre perle che miracolosamente sono state conservate per voi al Domaine. Un migliaio di euro a bottiglia e anche il vostro compleanno avrà un senso più "compiuto" .

Auguri a tutti i "finali 2"

- gdf -