domenica 30 novembre 2014

Dura Lex Sed Lex


Marco 50&50 

Ovvero, mai dire ex è la dura legge dell'ex, all'Armadillobar mi perdoneranno il latino maccheronico che prende il posto dei maccheroni Latini

Anche se non avete un calice in mano, proviamo con un altro genere di trance e qualunque sia il genere, che siate trans, maschietti o femminucce, provate a chiudere gli occhi e rispondete di getto, perché è la prima impressione quella che conta che si parli di cibo, vino o di persone, figuriamoci di ex…
Se dico ex chi vi viene in mente ?
Una-sola-persona
Nessun dubbio di sorta, nessuna ex di scorta, una sola ex, le motivazioni non vanno cercate, sono imprescindibili ed imperscrutabili

Io ti penso raramente

Ragione, il mio avvocato matrimonial-divorzista  mi ha fortemente sconsigliato  un post sulla ex, ma Maggior Ragione, il mio analista, mi ha detto di mettermi a nudo e mi ha fatto notare che è inutile cercare di essere onesti intellettualmente quando si cerca di dare un giudizio su un piatto e poi, quando è il momento di parlare della ex, aver paura di mandare il post in tipografia, meglio tapparsi la bocca di fronte ad un vino che sa di tappo e trovare il coraggio di stappare la Riserva dell’Ex.
Ragione, quando ha capito che non l'avrei ascoltato mi dato un ultimatum, se risponderai si ad una delle prossime tre domande sulla ex perderai in un solo colpo moglie e avvocato:

Ci pensi spesso?
Sei ancora innamorato?
Provi attrazione fisica?
NO grosso come una casa a tutte e tre.

Ora possiamo procedere con l'interrogatorio dell'anima, resta da vedere se le domande me le farà il poliziotto buono o quello cattivo, sembra sia nelle mani di una finanziera del Monferrato con le stesse origini della ex, che si presenta all'ora di pranzo senza fegatini né creste di gallo ma con le manette e un barattolo di Nutella, ci mancava solo il poliziotto perverso, oggi che ho affilato il rasoio e sull'attestato del corso di equilibrismo c'è scritto precario.

Lei ha avuto una vita affettiva prima del matrimonio?
Evidentemente
Risponda solo con un si o con un no
Si
Ha avuto anche rapporti prematrimoniali?
Evidentemente
Non se lo faccia ripetere, risponda solo con un si o con un no e non mi guardi nella scollatura
Si
L'ex in questione è stata la sua prima donna?
No
E' stata l'ultima?
No
La più bella?
No
La più sexi?
No
La più affascinante, la più intelligente, la più comprensiva, la meno rompipalle?
No
E allora?
E’ la mia ex.
Potrei arrestarla per procurato allarme ma posso fare peggio, la lascio libero nelle mani della sua quota rosa
La quota può dormire sonni tranquilli, non ho nulla da nascondere ma nemmeno nulla da cancellare, un tratto di biro su un tratto di vita non ce lo metto.

Non trovo le parole ma a volte, attraverso le righe di altri leggiamo chiaramente quel che c'era ma non eravamo riusciti a vedere in noi stessi, qualcuno infatti aveva già trovato la musica e le parole giuste, una vecchia melodia napoletana mi viene in soccorso e di colpo è tutto più chiaro come i tuoi occhi, tu sei mezza piemontese ma non preoccuparti, così si perde un po' di musicalità ma dovresti capire: occhi-belli, noi non ci amiamo più, ma, a volte...

...distrattamente penso a te



M 50&50

sabato 29 novembre 2014

La Chique Lorraine


gdf 5 min

Troppe volte ci siamo sorpresi a pensare che quel qualche cosa di straordinario che ci siamo trovati davanti in un bello o in brutto momento potesse rappresentare qualche cosa di definitivo, quell’input che arrivato al cervello potesse ordinare alla bocca di esclamare: adesso le ho viste tutte.

Ma siccome con gli chef modernisti bisogna andarci piano con i termini, meglio verificare - se no ti potresti prendere brutte parole - cosa che ho fatto dopo aver letto in un’ambiziosa carta da Grand Hotel la citazione di questo piatto a me sconosciuto ma di origine dichiarata.



Non avevo con me la macchina fotografica, e così il mio primo pensiero solidale è andato allo chef, che sollecitato ha negato di aver mai concepito la mirabile ricetta. Ma poteva essere stato l’executive, oppure un commis burlone ad essersi inventato la Chique Lorraine, impiegando invece dei soliti ingredienti dozzinali  una farina del Mulino Marino, un burro d’Echiré o d’Isigny, pancetta di Cinta Senese, uova di Parisi,  Emmenthal invecchiato nel Castello di Gruyere e panna d’alpeggio dei Grigioni.

Invece no, lo chef mi ha tranquillizzato, dando la colpa ad un Concierge dislessico addetto a tastiera e stampante, perché gli ingredienti sono “normali”, mentre è la dedica ad essere originale. La Chique Lorraine pare sia stata creata e dedicata a Lorraine Pascale, la modella bella, chic ed elegante, resasi nota chez nous grazie ad un programma di ricette che la ex super model dalla dentatura importante propone senza mai far mancare un sorriso dallo schermo del Gambero Rosso Channel.


E così, l’attesa Lorraine non appena arriverà in albergo troverà una bella sorpresa ad aspettarla. Potendo scegliere tra una cover e l'originale. O no?

venerdì 28 novembre 2014

Aoc Champagne Cuvée n° 729 Brut s.a. Jacquesson

Sottotitolo: evoluzione, questa sconosciuta.


Quando alcune settimane fa scrissi della 728, terminavo con una considerazione sui tempi di sboccatura e sul fatto che non fosse il caso, giustamente, di attendere lustri prima di aprire un bsa, pena azzardi elevati. Sarà fortuna, con la C maiuscola, tuttavia ecco immediata la smentita.

Questa cuvée è relativa alla vendemmia 2001 per il 58% - essere ricorsi al 42% di vini di riserva illustra, con efficacia e più di tanti bla bla, il millesimo - con i tre vitigni classici, sostanzialmente in parti uguali - 34 Chardonnay, 34 Pinot Nero e 32 Pinot Meunier – dosaggio da extra brut (5 gr/l) e dégorgement nel secondo trimestre 2005 – comunque 9 anni e mezzo, mica cotiche.

Apro con un’ora di anticipo e resto letteralmente stonato da un naso freschissimo, che parla come nove fossero mesi, non anni, di sboccatura. All’inizio sensazioni freschissime, irrequiete e avvolgenti di cipria e lavanda, lavanda e cipria e null’altro. Più tardi molto gesso, pompelmo e cedro, zero note ossidative, niente miele e tutto il bagaglio di aromi confit.

All’assaggio la sua freschezza è ancora più nervosa, impaziente, ma di effervescenza affettuosa e carezzevole. La bocca non si schioda da quanto intercettato al naso: sempre cipria e lavanda, in grande rilievo, con l’aspetto agrumato sì presente, ma defilato. Impressiona la formidabile tensione acida che “obbliga”, senza soluzione di continuità, un sorso via l’altro.

Lentamente, lavanda e cipria cedono campo, a totale beneficio di uno spaccato gessoso, al cui interno si fondono, magicamente, eleganti e copiosi spunti di liquirizia.
Lunghissime, profonde, interminabili emozioni. La 729 la ricorderò così: cipria, lavanda, gesso e liquirizia. Ça suffit.


La progressione numerica continua, vedremo come andrà con la 730.


mercoledì 26 novembre 2014

La Doppietta


gdf



Come Austin Powers si è fatto personalizzare la Cooper questo beautiful  stranger dagli occhialetti verdi e dall’orologio più alieno mai visto dai tempi dei visitatori degli spazi, quelli che con una V vincevano facile, come lui del resto : il Visitatore Vanzelli ha spaccato in due la città delle due stelle. Due specchietti, dove non cadranno allodole, ma solo perché troppo lontane dalle foreste bresciane, dove sarebbero così facili da cacciare con una Doppietta.


BRG direbbero a Londra, no, molto più fresco questo. Specchietti e vernici verde kiwi invece qui, scesi insieme ai frutti da quello yacht targato Oakland che ormai se ne è andato lasciando uno strascico di alghe smeraldo.  Invece questo ormeggiato qui davanti targato Madeira lo tengo d’occhio io, quello dall’accento inglese interessa anche a me. Un dubbio: che non fosse scesa una sirena abbigliata di corallo invece di un corpulento all back tinto di nero di seppia in direzione Agrodolce? Sai com’è:  gli approdi sono paralleli.


C’è del verde anche sotto le insegne inglesi della Cooper personalizzata, e ancora dentro i piatti del Valzelli bresciano che non si vuol render conto che potrebbe ormai dare da mangiare (nel menù 35 euro) anche un manzo all’olio ai cittadini dell’olio, mentre lui si ostina a fargli mangiare del burro, quello che farà la differenza tra due gamberi, sempre se te la senti di fare due volte di seguito lo stesso esercizio. La Doppietta, quella che abbatte gli uccellini. La prima volta si riprendono, ma dopo la seconda ...


Per tutta riposta ho fatto ridipingere un faretto ai confini dell’Impero, alla foce, come quando un affluente di Ponente non ne può più e te lo mette a disposizione senza ritegno il suo liquido, a nudo di fronte all’intero Mediterraneo.


Svuotati tutti i tubi si può tornare indietro, a rivenire al dunque, roba da giovincelli, oppure da entusiasti mai esausti, basta che si riaccenda la lampadina, di sera, fosse pure per uno spiedo bresciano mai visto dal vero ma già ben focalizzato in mente, e un manzo all’olio da visualizzare prossimamente spero, senza gamberi se possibile Augusto. 

Eccola la Doppietta a distanza di pochi giorni (l'età) che fa si rima con la bresciana Beretta, ma anche con marchetta, oggi cosi di moda sul food-web, e per giunta anche in differita e non in diretta.

L'ingresso, il via alla Doppietta








Gli stecchi di parmigiano

La crema di cavolfiore al caffè

Il crudo di gamberi di Oneglia

In tartare

In salsa di pomodoro fresco e arancia con pinoli tostati

... nel kiwi

Anche il cocktail segue la traccia

Calamari grigliati all'italiana: pomodoro, basilico e mozzarella di bufala

Baccalà al burro e salvia in crema di castagne e limone candito

I cappellacci di burrata, passata di fagioli di Pigna, gambero e guanciale tostati

Millefoglie di brandade di stoccafisso

Parmigiana di melanzana e mazzancolle

Zuppa inglese

Augusto Valzelli in cucina con Mikela


gdf

lunedì 24 novembre 2014

Clos Vougeot vs/ Corton



del Guardiano del Faro



Un Ufficio Complicazioni Affari Semplici esiste più o meno ovunque, anche dove non te lo aspetteresti. Era giusto l’altra sera che in uno dei tanti canali tematici di cucina un sedicente chef si è esibito nella più classica delle ricette inutilmente complicate a beneficio di qualche annoiata casalinga alla ricerca di un personal chef che gli facesse venire in mente qualche idea diversa dal solito bollito in arrivo dal bar dopo qualche giro di scopa.


Cara Signora, questo bel giovine, questo pezzo d’uomo, venisse a casa tua, vorrebbe anche essere pagato per prestazioni che purtroppo non saranno quelle che desideri. Questo bell’uomo vorrebbe venire a casa tua con intenzioni ben più pericolose: vorrebbe cucinare, convinto di saperlo fare.


Se proprio non ti piace la lonza di maiale, non cucinarla. Oppure facci un falso vitello tonnato, un ragù più magro del marito bollito, una bistecchina panata. Una lonza di maiale buttata invece -l’arista di artusiana memoria- , proprio lui, l’antico l’Artusi, anch'esso rimarrebbe stupito dall'inutilità di questa ricetta formato UCAS. Una farcia di una pesantezza elefantiaca, dove c’è dentro un intero frigorifero di avanzi: dal lardo alle nocciole, dalla mozzarella al parmigiano, dal pane vecchio bagnato nel latte scremato alle uova di batteria, dallo spinacio al sedano. Spinaci e sedano !?!?!


Ho capito che devi giustificare la presenza in cucina del cutter e del robot a scopi pubblicitari, ma credo che le stesse aziende avrebbero qualche cosa da obiettare a proposito di questa e altre ricette surreali, temendo una comunicazione nefasta. E poi, oltre alla farcia malamente inserita nella lonza tagliata a tasca marsupio, ecco la bardatura di prosciutto, lardo, pancetta, rami di rosmarino e foglie di alloro. Poi tutto in forno, sperando che in cottura la straripante farcia non si ribelli e fuoriesca tracimando con il suo grasso colante in fuga dalla placca da forno. Un incubo.



I cuochi veri sono diversi, i cuochi veri non te lo menano tanto, e se gli chiedi gentilmente una classica terrina di carni bianche la eseguono come uno MOF di charcuterie de la Sologne, anche se sarà la prima o la seconda che la fanno, idem con la lepre alla royal, che probabilmente è alla sua prima apparizione nella cucina di Matteo Badaracco, uno chef da concorso, che ha convinto oltre le aspettative anche chi già lo ben conosce. Complimenti Matteo, però, anche se sei un bel ragazzo, mi raccomando, non andare in televisione a farcire ariste di maiale, non fare mai come quel Vitellone da casalinghe che mi ha scombinato la cena televisiva dell'altra sera. Va bene così, va benissimo la terrina di carni bianche: essenziale, morbida e buonissima, e  va bene anche l’opera prima della lepre, andata sopra alla casistica che mi sono fatto durante gli anni, tempo nel quale di giovani leoni cimentatisi sull’iper classico e rimasti con il cerino in mano ne abbiamo visti parecchi.

Matteo Badaracco : classico o moderno, con la nonchalance di chi sa che cosa sta facendo

Un boudin con cipolla confit

L'ottima testina in cassetta maison

Ne avremmo potuta mangiare una teglia anche a fine pasto di questa. 
Perfetta per lievitazione, cottura e farcitura.

Non so da quanti anni non mi capitava sotto i denti una terrina così precisa  e convincente.
Da chiedersi perché questo tipo di preparazione si sia estinta nei ristoranti italiani

L'ambizioso hamburger di foie gras e culatello ...

Goduriose tagliatelle larghe al ragù di lepre

Una royal di lepre leggermente diversa dal solito, dove c'è molto foie gras ad ammorbidire il ripieno, ben compensato dalla formidabile salsa. Concentrata, sapida, pungente ...

Qualche chévre a latte crudo dal mercato di Menton

Anche le madeleine sa fare Matteo ...

... e pure o' babbà


Due note sui vini, a partire dagli Champagne, l'Agrapart mineral, omen nomen, di finezza e persistenza ragguardevole. Winston Churchill 2002, forse da bere tra altri 20 anni tanto è caratterialmente chiuso e compresso in questa fase. Corton Grancey 2009 Louis Jadot : al contrario di molti 2009 per nulla grosso e grasso, bensì magro e tirato a lucido. Sembra di entrare in un confessionale: incenso, cera per mobili della nonna e legno dolce, poi si libera degli abiti talari e si distende su un tappeto di fini fiori rossi. Corton 2006 Bonneau du Martray è già ben disponibile a fornirci un'ampia tavolozza di profumi che vanno dal melograno al tartufo nero. Delizioso, uno dei vini del cuore, da sempre. Chateau de La Tour 2006 conferma che l'annata è già godibile anche su Clos Vougeot, dove sono però i frutti rossi a evidenziarsi in questa fase di grazia. Gourmandise che rasenta una tavoletta di cioccolato bianco farcita di nocciole piemontesi e ciliegie di Vignola.  Bouchard 1997 su Clos Vougeot sorprende per complessità, persistenza, evoluzione e fragranze insospettabili. Grande vino. Nessun vincitore. tutti molto buoni, ognuno alla sua maniera, perché è l'uomo che fa il vino.

Una lacrima per il magico Corton BdM

gdf