venerdì 29 luglio 2016

Rischia ... Rischia ...


del Guardiano del Faro

E' lì, a destra, regola non fondamentale se guidi fuori dagli schemi. Amava tanto il rally, incollato al volante quanto alla sua scrivania e, in maniera più distaccata, interessato al calcio. Due hobby che si poteva permettere, che si era guadagnato facendo l'industriale tessile di successo, guardando lontano, sempre avanti, sempre con un punto lontano all'orizzonte come riferimento, e non rivolgendosi mai agli specchietti retrovisori, neanche per parcheggiare. Poteva bastare un colpo di freno a mano per quello, per infilare una HF dove non ci sarebbe mai potuta entrare una Porsche.

Attaccato al roll bar di quell'anomala Lancia Beta due porte Blu Lancia ( praticamente una Stratos camuffata dal suo stesso preparatore storico ) non potevo capire cosa intendesse  il suo navigatore quando di tre quarti di sguardo e con uno di voce diede la nota al suo pilota : rischia ... rischia ...

Navigatore e pilota della domenica pomeriggio, nel giorno di riposo, con il muletto invece dell'auto da competizione, che poteva essere anche una Stratos, o un'altra, giocando senza frontiere, basta che andasse fortissimo, che ti incollasse al sedile e al tuo obiettivo, arrivare là in fondo prima degli altri.

Due così che ti portano in giro attaccato al roll bar? che vuoi di più a 17 anni? Vuoi far domande? Volevi la Stratos vera? Quella che corre di note e di notte? Non di domenica pomeriggio. Di dopo pranzo.

Guardavo, ascoltavo, imparavo, assorbivo dai maestri. Non avevo neppure la patente, ne' per guidare un auto così, ne' per scrivere su un giornale il giorno dopo ciò che vedevo il giorno stesso. 

Cominciai ad apprendere quelle due maniere di vivere in un solo pomeriggio, in una domenica d'autunno vissuta con gli occhi sbarrati, quelli che comunicarono velocemente al cervello che tra Biella e Varese bastavano  e avanzavano 50 minuti d'orologio, dallo stadio Lamarmora allo stadio Ossola, senza autostrade di mezzo: troppo facile e per nulla divertente.

Ah, si, quella Biellese  valeva la pena di essere rincorsa,  sul filo dell'Eco che andava oltre la regione e rischiò perfino una promozione nei professionisti veri, come loro, professionisti nella vita e negli hobby. Quell'Eco che mi consentì di esprimermi oltre Biella.

A Cossato un incrocio. Bielle e pistoni ribelli. Cambio fuori giri. C'erano macchine. Un semaforo non proprio verde, ma si faceva tardi. Rischia, rischia, disse quasi sbadigliando il navigatore, leggendo non le note ma alzando un solo occhio sopra il giornale, il quotidiano che aveva per le mani dopo il caffè.

Non so ancora come ne uscimmo in un lampo da quell'incrocio lasciandoci alle spalle automobilisti attoniti. Eravamo già oltre, eravamo dentro una scorciatoia inaffrontabile per le persone normali, non l'avevo percorsa mai neppure con una moto.

Roby, mi disse Franco senza staccare il piede dal fondo della macchina, non spaventarti, stai calmo, i pazzi sembriamo noi ma sono gli altri, tu non guardare mai la macchina degli altri, tu tira dritto; perché se guardi la macchina che stai sorpassando non farai altro che andare nella sua direzione, e infine la colpirai invece di superarla.  Guarda oltre ragazzo. Se tu impari a guidare e guardare nella tua direzione andrai dove vorrai, e non dove ti vorrebbero portare gli altri. Maestro. Franco. Ok, non andrò a fare l'impiegato fidanzato in Banca.

Non importa frequentarli troppo i maestri, anzi meglio poco, così il segno resta meglio inciso.  Il navigatore, pure lui, che con una telefonata in una notte di pre Rally nella tipografia dove stava per andare in onda il giornale battuto con il piombo caldo mi fece capire che la notizia non va bruciata come la benzina, ma gestita.

Mi tengo ancora un record assolutamente personale, un 110 minuti per un Biella-Montecarlo in solitario, che non si facesse male nessuno. Su una Golf GTI con il maquillage, però in autostrada. Troppo facile così.

Ancora oggi, quando supero un TIR in autostrada, meglio se in curva, mi rendo conto che nel momento in cui l'occhio tende a guardare il camion, il volante piega in quella direzione, pericolosamente, avvicinandomi troppo a ciò che non voglio. E lì ritorna Franco, con quell'insegnamento che sembra banale, ma che per me è sempre stato fondamentale. Quando vai in difficoltà, scala una marcia e accelera, accelera e guarda dritto, laggiù in fondo, con il piede ben calcato fino in fondo.

Immagine d'apertura da La Stampa


gdf

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