martedì 11 giugno 2013

Commenti d'Autore


Il tema è ricorrente: che succede quando un commento è meglio del post? E' il rischio che deve correre l'autore da quando il web due punto zero cominciò a dare spazio all'interazione. L'articolo scritto dall'autore si può trovare a confronto con un commento che emoziona il lettore più dello scritto dell'autore stesso, diventando così un commento d'Autore, o di più: una testimonianza.

Certo, è il post che ha provocato la reazione positiva da parte del lettore/commentatore, però è un peccato che il commento non abbia a quel punto lo stesso spazio del post, come ad esempio vedo sul blog vinicolo de L'Espresso, dove è stato opportunamente creato un angolo dedicato.

Ravanando tra le pagine web me ne sono ricomparsi davanti agli occhi alcuni veramente notevoli, come questo, stimolato sicuramente anche dal luogo (l'Hotel de Paris di Montecarlo) e dalla cucina di Alain Ducasse, perché il ristorante di lusso francese non è mai morto e mai morirà. Neanche la Rivoluzione Francese ha potuto. Il lusso vero è stato creato appositamente per creare emozioni indelebili e così sempre sarà, costi quel che costi. Patrimonio mondiale e immateriale dell'Umanità anche per l'Unesco. Immateriale, ma che lascia un ricordo incancellabile. Una testimonianza di verità.  - gdf -


By Breg

"...Il proprietario del ristorante dove lavoro,  toccato al cuore dal dardo a forma di forchetta dorata del Dio che regola le gastronomiche fortune, ha reso possibile che il mio sogno di risparmiatore da Grande Table prendesse improvvisamente forma tangibile.
Novello Cenerentolo, mi ritrovo a prendere possesso di una camera con vista Lady Moura all’ Hotel de Paris. Il comfort ha qui delle accezioni che il comune mortale come me difficilmente immagina. Il paradiso in terra del gaudente. Il pensiero fisso è uno solo: la cena che verrà.
Arrivata la fatidica ora; si marcia a passo languido ma deciso verso l’aperitivo all’american bar dell’alberghetto in cui mi trovo, lo champagne rosé mi accoglie festoso e mi accompagna solerte all’ ingresso del Louis XV.
Sorrisi e calore umano sono i primi piatti che assaggio: mi paiono di ottima qualità e nota tecnica per i golosi non sono affettati ma serviti nature.
Il maitre Michele, mio quasi concittadino e faccia da Sopranos sempre sorridente, indica il tavolo e tutto ha inizio. Lettura del menu’. Comanda. Vino.
Il tempo di finire un calice di champagne rosè, che piacevolmente si fa ritrovare anche all’interno del ristorante, mi separa dalla prima sorpresa : visita alla cucina. Piccola per quello che immaginavo, sublime per come si presenta; un formicaio popolato da cuochi candidi e silenti, le cucine per me sono covi di pirati e farabutti geniali non sacrestie benedettine all’ora dei vespri. Impressionante.
Uscendo dalla cucina, anche una rapida visita alla Cantina del giorno, poco soddisfacente per il voyeur, colma di meraviglie per il sognatore informato.
A tavola, quando arriva il famoso pinzimonio come benvenuto della cucina, mi rendo conto che non di Benedettini si tratta ma di Certosini tanta è la precisione e la cura con cui è stato composto. Accompagnato da una salsa a base di olive Taggiasche molto buona da una prima idea di quanto valga quel 40 % di tecnica che secondo Ducasse compone un piatto.
Vengono serviti due piatti che ampliano il concetto: verdure di stagione al tartufo nero e cocotte di frutta e verdura al succo di moscato alsaziano. 

Piatti semplici nel concetto ma che la tecnica trasforma in grandi piatti. La cottura di ogni ingrediente è perfetta e lascia ad ogni verdura la giusta consistenza e il giusto sapore. 

Equilibrio perfetto in entrambi e golosità inattesa per dei piatti vegetariani. Il piatto seguente parla del 60% riservato all’ingrediente nella Ducassiana filosofia: capesante arrosto con salsa di leviche e tartufo(ne) bianco di Alba. Strepitosi sia le capesante che il tartufo. Non lo fossero il piatto non avrebbe senso anche a fronte della cottura perfetta.
Poi un riassuntino per fissare le idee con furtivo assaggio dal piatto di un commensale: astice al forno glassato con i suoi succhi, funghi porcini prosciutto e marmellata di pomodori porcini e maggiorana.  Meglio di un bignami.

Il classico piccione con il foie gras grigliato smorza parecchio la mia avversione per il volatile, la cottura come al solito perfetta e la dolcezza mitigata dal passaggio amaricante sulla griglia sono indiscussi protagonisti.
E’ l’ora della lepre. Il piatto di lepre di cui ho sempre sentito parlare. Il piatto del viaggio che mille volte ho immaginato. E’ davanti a me, è bellissimo, è invitante ma mi trattengo un attimo, voglio godermelo questo attimo. Penso che quando racconterò l’esperienza sarà questo attimo che terrò per me, l’attimo che la passione per la cucina ti riserva raramente, il cui racconto attira sguardi compassionevoli da parte dell’ ignaro interlocutore che non capisce perché tu faccia tanta strada per andare a mangiare quando al ristorantino all’angolo servono un menu’ completo a nove euro e cinquanta. 

Ora mi rendo conto che l’ho colto ed è mio, non mi importa più: l’ho raccontato. E’ il miglior piatto che io abbia mai mangiato. Non che ne abbia mangiati tantissimi ma così è. Per me non è poco. Ricorderò sempre quella salsa così scura e lucida da sembrar cioccolato, forte ed elegante allo stesso tempo che accompagna in maniera quasi simbiotica il cilindro di lepre farcito di foie gras . Piatto saturante nel senso più lato del termine.

Il babà al rhum finale l’assaggio per dovere di cronaca ma il palato pensa ad altro.
La sorpresa finale.
Credo che il maitre durante la cena mi abbia sentito raccontare di un occasione in cui con altri crapuloni mangiammo del Beaufort buonissimo abbinato a Chateau Chalon e della difficoltà di reperirne di altrettanto buono infatti come pre dessert ne ha fatto servire un assaggio con del Comtè Vieux ma al momento di andar via, insieme agli omaggi biscottati per le signore mi consegna un sacchetto con la carta dei vini del ristorante (sorpresa) e un tocco gigante di Beaufort (sorpresona) per profumare la valigia nel viaggio di ritorno.
Lungo la mia via ho una nuova pietra miliare."

*Commento che è diventato testo e testimonianza by Breg. Foto gdf

* il commento fu pubblicato a suo tempo su PassioneGourmet


7 commenti:

  1. è in uso sempre di meno la pratica di commentare da un'altra parte. Ci vuole la calma dei forti e dei consapevoli e poi si risponde anche dopo giorni ma ton sur ton ;)
    M.

    ma complimenti a breg, il gdf lo conosciamo

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  2. Quando parte la periodica caccia al piccione, ormai sbadiglio

    Anche breg lo conosciamo: l'umiltà e la conoscenza lo distingue

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  3. 2 pigeon avec un lobe de foie gras...............

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  4. Piatti immortali che vorrei rimangiare domani a pranzo.
    Ripetitivi ma non arroganti, assoluti
    Giorgio

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    1. Anche a colazione: dinosauri a colazione
      A&P

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  5. Bisogna "solo" portarvi nel cuore....


    ciao


    UGM

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  6. Come dice gdf, sono animali veloci, ma spesso, e in questo caso a “megioregion”, le emozioni non arrivano dalle foto ma dalle parole…l’ho percepito beato, non tra le donne, o x lo -, non solo, quasi mistico (parola buona) ma stavolta i monaci Benedettini non c’entrano, le lepri sono troppo veloci anche per loro…quando rimette la tonaca lo aspettiamo a monitor acceso
    Marco 50&50

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