domenica 23 giugno 2013

Racconti d'estate # 3 | Le Moulin de Marcouze

   


del Guardiano del Faro

Che ci potesse essere una discoteca così carina in un villaggio così sperduto tra le campagne de La Charente mi sorprese non poco. Che potesse sopravvivere in mezzo a quel bel nulla ancor di più. Ma la ragazza era stata rapidissima nell'ambientarsi nel Moulin de Marcouze e a raccogliere rapidamente le informazioni sulla discoteca. Nel fascinoso Moulin, lungo quel placido corso d'acqua che si chiama Seugne, e che costeggia il Relais così come la Veyle a Vonnas accarezza la Maison dei Blanc 

Il pomeriggio era così caldo e afoso che non appena posate le valigie si presentò in camera un giovane commis proveniente dalla cucina con nelle mani un vassoio. Nel luccicante vassoio d'argento un grande piatto di ceramica con dipinta una tavolozza di sorbetti di frutta estiva e un seau à glace con dentro una bottiglia di Cremant de Cramant Mumm. La bottiglia che è un biglietto da visita. In questa camera con balconcino che da su La Seugne.



Reperire precise informazioni sull'indirizzo della più vicina discoteca e mangiare i sorbetti prima che si potessero sciogliere erano le due priorità vitali per la ragazza, intuendo che anche il giovane commis poteva avere le medesime esigenze non appena terminato il servizio al Moulin. Un bell'alberghetto dove lavorare, ma piuttosto impegnativo sul lato cucina, a difesa delle due stelle Michelin conquistate dallo chef enfant du pays, di Jonzac, a due passi da Mosnac.

Due stelle che illuminavano il nulla circostante, a decine di chilometri da ogni forma di vita interessante per una ventenne. Preventivando di rimanerci almeno una settimana in quella "casa base", in funzione delle esplorazioni programmate in Charente e Vandea, mi sembrò saggio non oppormi all'uscita in discoteca, tra Jonzac e Mosnac.

Di mezzo però c'erano ancora i piatti di Dominique Bouchet da affrontare, e una carta dei vini miracolosamente pregna di vecchi e originali Champagne d'autore: qui, nella terra dei Cognac. Dal morbido e croccante cuscino di patate fiammifero con veli di salmone selvaggio dell'Adour, panna acida e caviale; fino alla fresca pesca glassata al succo di lampone su granita di Champagne rosè. Insomma, si poteva rimanere a lungo con il dito infilato tra le pagine corrispondenti alla cantinetta di Champagne, solo un poco disturbati dal rumore dell'atterraggio dell'elicottero che faceva piovere dal cielo qualche cliente proveniente da un giro ai Castelli del Medoc, di là dell'estuario della Gironda.

In discoteca c'era pochissima gente: speravo di cavarmela in fretta con la formalità. Invece poco dopo mezzanotte arrivò parecchio mondo, una brigata; anzi, due brigate: quella di sala, quella di cucina e le addette alle camere. Tutto il  Moulin de Marcouze era li, chef in testa, moglie a seguire. E' festa, è un compleanno, forse il suo, forse anche lui è del Leone come me, e allora che lo stappo plurimo abbia inizio, invitati a bere, anche noi, clienti da quel giorno, per qualche giorno. In alto i calici Dominique, anche perché tu non te lo ricordi ma noi ci siamo già incrociati da qualche parte. Dove? forse a Parigi?, mica a Mosnac o Jonzac. Ma perché da Parigi a Mosnac? Ne parliamo domani che è il giorno di chiusura? Si ma allora si poterebbe tutti andare in elicottero a visitare Chateau Margaux la mattina e Mouton il pomeriggio. Ma che peccato Dominique, non posso proprio venire, non è per i vini, giuro, ma soffro di vertigini. Versami da bere e spiegami stasera perché Mosnac! Ah, alla moglie non piaceva Parigi? ... ho capito...preferisce Mosnac, per un po', forse.


Poi il Moulin cambiò insegna, e Dominique Bouchet tornò a Parigi. Prima al Crillon e poi al ristorante che porta il suo nome, e che sta all'11 di Rue Treilhard, nell'ottavo arrondissement. Se capitate da quelle parti, invece di  infilarvi dentro improbabili esercizi bistronomici, andatelo a trovare e chiedetegli di Mosnac...



http://www.dominique-bouchet.com/#/fr/intro/


Dominique Bouchet debutta alla guida di un ristorante stellato al fianco di Joel Robuchon, che lo inserì dapprima nel ristorante gastronomico del Concorde Lafayette di Parigi (1 stella Michelin), prima di passare al Jamin (2 stelle) e in seguito a La Tour d'Argent (tre stelle), a Parigi e poi a Tokio. Venne quindi il momento di tornare a casa, dopo il ventennio parigino, e aprire il Moulin de Marcouze (2 stelle). Il ritorno a Parigi dopo otto anni, al Crillon, in Place de La Concorde (2 stelle), e infine al ristorante che porta il suo nome (ancora una stella), totale: 11



gdf




2 commenti:

  1. quando leggi di queste storie di chef francesi sconosciuti ma che hanno fatto tanta storia e tanta strada e poi pensi ai nostri quanto se la tirano, senza essere mai usciti dalla cucina di casa... bho!

    Franck

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  2. Sconosciuto magari no, però modesto e riservato probabilmente si

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