La cucina Vintage # 4 | I filetti di merluzzo del Capitano

 del Capitain e del Gardien: 50&50

Oh! Capitano, Mon Capitain, lei mi diceva, mentre altro faceva. Erano sei anni fa.  Ma non era lei, era un altro! Che incubo!  Il Guardiano del Faro era nato da meno di un anno. Ero stato invitato ad uno delle prime unità delle decine degli ormai centenari vg-meeting. Le immagini gdf in quell’epoca non erano quelle e quante ce ne sono oggi sul web, anche se Google immagini mi mette sempre in condizioni di sostanziale pareggio solo con Federico Monti Arduini.

fatto maison la forma non è perfetta

Il gdf wine & food era ancora piuttosto defilato e lasciava ampio spazio all’impaginazione, all'immaginazione. A quel meeting parteciparono non meno di trenta persone, tra cui una entusiasta ragazza in mini gonna nera, top strettissimo –anch’esso nero- e capelli biondi. Non appena fatte le presentazioni me la ritrovai seduta a fianco lungo uno dei lati della tavola apparecchiata all’Imperiale. Mi si avvicinò all’orecchio sussurrandomi: quindi tu saresti il Guardiano del Faro? -Si!, sorpresa? -Molto! io mi immaginavo di incontrare un tipo alla Capitan Findus, sopra i 50, con giaccone blu e cappello da ufficiale con l’ancora e timone dorati, pipa, barba bianca e baffoni da Capitano di lungo corso in pensione.

Le famose alte aspettative andate ancora una volta disattese. La giornata proseguì sui toni e sui piacevoli temi tipici dei primi eventi di quel tipo, ma la ragazza ogni tanto scuoteva la testa, delusa per non aver conosciuto il suo Capitan Findus. L’affidabile e rassicurante Capitano della sua infanzia, con tanto di filetti di merluzzo panati e fritti, arrivati un momento prima dal Mar del Nord. Un Comandante, per quanto giovane dovrebbe stare in mare diceva Ivano Fossati, ma un Guardiano del faro no, dovrebbe stare al faro, se no i Capitan Findus andrebbero a sbattere sugli scogli.

Durante quel meeting, tra un piatto e l’altro della dozzina proposti (come consuetudine) Tano Passami l’Olio ebbe così tutto il tempo –durante le pause- di spiegarmi (inutilmente) la  sua teoria sulla quantità necessaria di zucchero da inserire nelle ricette salate, e del sale necessario da inserire nelle ricette dolci. Non andai in confusione solo perché c’era già la ragazza più confusa di me, e quindi per rispetto gli lasciai il ruolo della confusa, così, a priori, e senza aceto o sciroppo d'acero.

Rucola è rucola, ma come dite voi a casa vostra? Soncino? Songino? Valeriana? Vintage?

E ri-assaggiando questi filetti di merluzzo del Capitano fatti in casa e  non con l’impanatura dolciastra by Findus ho così ritrovato il piacere del filetto di merluzzo anni ’70, uno dei più grandi confort food che l’uomo civile abbia inventato, quello che consolerebbe ancora oggi la biondina con la minigonna nera; quello (il merluzzo) non da cuocere dieteticamente in forno ma fritto, quello senza la panatura semi-dolce industriale, ma passato prima in uovo e poi in pan grattato, e con il sale aggiunto dopo la frittura; sale grigio di Guerande, a pioggia. In accompagnamento ci sta sempre bene una insalata mista condita con poco olio e un bel cucchiaio di aceto di vino rosso invecchiato, e perché no, ma mettiamoci anche una cucchiaiata di maionese all’aglio fresco, come un aiolì, che lasci il segno al palato e all’alito, e che così allontani i cattivi pensieri. Me ne sono mangiato tre etti di questo merluzzo fresco comprato stamattina al mercato, panato e fritto, con maionese all'aglio e con qualche schizzo di limone, con rucola e songino, valeriana, dolcettino o soncino, all'aceto vecchio di Barolo. Con una bottiglia di Franciacorta che ti voglio a trovarne una sui dieci-dodici euro sullo scaffale così buona. Ti alzi la mattina e ti chiedi in quale ristorante andare ad allargare il giro vita, ma poi ti rendi conto di poter fare più danni senza neanche uscire dalla porta.

G d F