del Guardiano del faro
Lasciare l'auto qui, appena fuori dal cancello del Ristorante del Sole, per fare due passi lungo lago prima di salire la breve scalinata e raggiungere la terrazza estiva con vista sull'altra sponda del Lago Maggiore, quella piemontese, da quella lombarda. Verso il tramonto, d'estate, mentre venivano accese le prime candele sui tavoli. I ricordi sono da maneggiare con cura, specialmente qui, dove le condizioni escludevano al cento per cento il rischio del platonico. Ma sarà stato il primo o il secondo? L'edizione Michelin era sicuramente la 1984, uscita a novembre 1983, e quindi almeno un conto approssimativo da ragioniere è possibile farlo. L'altro era giusto di là del lago. Si chiamava L'Emiliano, della famiglia Felisi, a Stresa, sul lungo lago di fronte, quasi visibile con un po' di immaginazione. Ma solo con l'immaginazione, perché quel luogo non c'è più. Una stellina di qui e una di là, tanto per cominciare a capire come funzionava un certo di tipo di mondo che da quel momento non ho più voluto abbandonare.
Il clima emoliente del lago, quello che ti rilassa, fin troppo a volte, facendo correre i pensieri, dolcemente, pacatamente, come il lento movimento del lago. ... ti ricordo così, il tuo sorriso e tuoi capelli, fermi come il lago... ma questo era dall'altra parte, la parte più vivace di dinamica del lago, figuriamoci di qui, dove tutto scorre ancor più lentamente.
Eccola la breve scalinata, uguale, e il giardino fiorito, nella versione primaverile, dopo tanta pioggia e finalmente qualche raggio di sole. Negli ultimi anni è stata costruita anche questa piccola piscina, mentre di sopra, al ristorante - anche se pochi lo sanno - si sarebbe sempre e comunque potuto arrivare in auto, ma era così rituale salire questi pochi gradini che quasi tutti hanno sempre fatto finta di non sapere dell'accesso superiore.
Venne poi il tempo di arredare le piccole e romantiche suite, che stanno nell'edificio a fianco a quello che ospita le ampie cucine e la sala del ristorante, la condizione ideale per riflettere sul lago il logo dei Relais & Chateaux. Se già bastava una cena all'aperto sulla terrazza sul lago ad escludere il rischio del platonico, così, a questo punto, cosa dire?
Non è il solo caso in Italia, che un ristorante abbia messo giù in chiaro la propria identità ma che poi i clienti, forse per motivi di affezione, storpino o modifichino il nome in maniera confidenziale. Il Sole di Ranco della famiglia Brovelli. Chissà perché anche qui quasi nessuno ha mai chiamato per nome questo ristorante? Mai sentito nessuno dire "il Ristorante del Sole". Ma sempre è solo: Il Sole di Ranco, dal mite Carluccio Brovelli. E uno squarcio d'azzurro rompe finalmente la coltre di nubi dando un senso e un significato ad un'insegna. Cosa resta ancora da dire?
Resta da dire molto invece, perché la sala ristorante è stata interamente rinnovata, e lo vedremo nella seconda parte, insieme ad alcuni piatti di Davide Brovelli, che a 46 anni è collocabile tra i principali artefici della "cucina del lago", la cucina d'acqua dolce, una specializzazione rara in Italia. Si contano sulle dita di una mano le cucine che si connotano e si concentrano così bene su questo tema spesso dimenticato, e proprio anche da chi sta su uno delle decine di laghi italiani, preferendo la scorciatoia rappresentata dal pesce di mare, più facile da gestire e da proporre. Ma Davide Brovelli, il cuoco dolce d'acqua dolce, ha la capacità e l'esperienza sufficiente per portare avanti un progetto di cucina che stacca con garbo dal passato, tenendo conto della centralità dei prodotti che gli offre il lago. Il risultato è stato ottimo, tra le migliori esperienze sul tema.
Carta bianca al pacato e mite Davide Brovelli, uno che ha rischiato o comunque rischia di uscire dal "giro" degli chef di cui più si parla, coscientemente, perché non va ai congressi e ai convegni a proporre piatti improbabili, ma si limita a lavorare nel suo ristorante, per la gioia dei suoi clienti e non di chi ha sempre bisogno di azzardi e bizzarre novità da rivelare sui mezzi di comunicazione: chef, pensiamo a noi, senza polemica, faccia lei, andiamo a tavola, riappropriamoci di una vera e rara cucina di lago.
gdf
Dopo B.B. In versione Wess & Dori Ghezzi, il risveglio questo sabato mattina primaverile ci regala un inedito Guardiano versione Brian Ferry...posto stupendo da c'era una volta, bel pezzo, aspetto i piatti...
RispondiEliminaMarco 50&50
da brian ferry a ivan graziani...
RispondiEliminaBello questo ritorno indietro nel tempo, ma forse no, vedremo la prossima puntata.
RispondiEliminaL'ultima volta al sole, per me, fu nell'anno 2001. Estate, poco prima dell'evento che cambiò il mondo.
Sbaglio o sei in continua e costante diminuzione del giro vita ?
... diciamo che mi metto di profilo nelle giornate meno... dilatate ;-)
EliminaTanto muschio, quest'anno, su quell'albero che ricorda Dino Ciani, pianista precocemente scomparso in un incidente stradale. La sua morte ha dato origine a diverse speculazioni, e anche l'utilizzo del suo nome è stato fonte di querelle (e querele) nel mondo delle associazioni musicali, ma d'altronde era il talento più limpido fra i pianisti nati nei primi anni 40. Ampiamente superiore a Pollini. Consiglio vivamente l'ascolto del suo disco con le Sonate di Weber (tra l'altro scelta sorprendente per un giovane in tempi in cui i "progetti discografici" non erano ancora importanti quanto ora, visto che le sonate di Weber erano e sono tuttora suonate pochissimo) o quello con i Preludi di Debussy e le Novellette di Schumann.
RispondiEliminaTra l'altro la signora Itala, mamma di Davide Brovelli, è una grande frequentatrice della Scala ed appassionata di Musica.
L'anno scorso mi sono divertito, per merito della cucina e grazie anche ad Ivano Antonini in sala. Quest'anno Ivano ha però preso un'altra strada e sta per aprire un'enoteca con piccola cucina ad Azzate. In bocca al lupo!
Essendo basso, a pallavolo la alzavo agli altri ;-)
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