giovedì 21 agosto 2014

Cosa sono diventati

Adesso vi gonfio
gdf

Di certo c'è che sono diventati molto pochi, e in proporzione ancora meno. Erano il 10% della nazione italiana negli ’80 così come nei ’90, e non tanto meno negli anni ’00. Il crollo è successivo, ed oggi la percentuale si ferma non lontano dal 3%.

Per una regione che dovrebbe puntare sul turismo di qualità si tratta di uno schiaffo di dritto che neanche un Fognini incazzato spacca racchette. Erano 169. Sono 329. Erano 17/18, saranno a novembre 9 o 10 ? 

La metà parziale sul territorio regionale mentre si è raddoppiato il totale nazionale. Va in contro tendenza costante la regione del boomerang, per forma e autolesionismo, non so quanto involontario, perché non credo che i risultati pratici rivoltatisi in negativo siano frutto di incapacità tecniche. Immagino che quanto certificato dalla Michelin (volendo prendere questo marchio come riferimento) sia  la conseguenza della miopia negli investimenti, dei tanti denari guadagnati in tempi buoni e non reinvestiti nel settore che li ha prodotti. Rifacendo i bagni, sistemando o ridipingendo una facciata, rimodernando un'offerta gastronomica, costruendo un piccolo dehors, svecchiando i menù, adeguando i prezzi al mercato ...

Forzandosi di convincersi l'un l'altro che andava già bene così, si sono conciati così, a causa dell’incapacità di mettersi al passo con i tempi, di mantenere l’aderenza territoriale, perdendo il contatto con i clienti abituali o comunque residenti, sapendosi porgere raramente in maniera adeguata e gradita sia agli indigeni quanto ai foresti. 

Per carità, anche i motivi famigliari hanno inciso, ma per andare così in contro mano e verso il basso nei confronti del panorama nazionale in crescita ci vuole ben altro che qualche cambio generazionale mancato come un passaggio di testimone in una 4x100.


Regione Liguria, visione d'insieme
Lo spuntino per passare un’oretta diversa me lo trovo servito su un vecchio libro dedicato allo “storico” di tutti i ristoranti tre stelle Michelin di Francia edito da Grund. L'autore (Jean-Francois Mesplède) scrive appassionatamente di tutti i tristellati antecedenti il 1998. In fondo al volume chiosa curiosamente su un aspetto che incuriosisce come una visita ad un cimitero monumentale.

Nel Père Lachaise di fine testo si trovano lapidi e reliquie relegate al sotto titolo di "cosa sono adesso" quei luoghi che furono insigniti di tanta gloria, ora privati anche dell’insegna. Ora c'è una banca, un coiffeur o un chocolatier ... etc. Pratico lo stesso sport regionalmente, accontentandomi di riferimenti più bassi -una o due stelle- senza neppure dovermi spostare dal faro, semplicemente visualizzando dalla terrazza luoghi che conosco. Alcuni sono stati trasformati in altri esercizi dediti alla somministrazione di alimenti di fascia basica, altri sono semplicemente chiusi. Chiusi e lasciati così, vuoti o semivuoti.

C’è un caso che però non riesco a focalizzare bene, e così sono costretto a scendere dal faro per andare a fare qualche domanda in giro, un giretto di non più di tre chilometri. Si chiamava Pesce d’Oro, e mi dicono che di stelle ne vantasse addirittura due, ma l’esatto indirizzo quasi nessuno è in grado di indicarmelo.

Entro in un bar di quartiere. In alto, su vecchie mensole polverose scorgo un'impressionante collezione di bottiglie di Gaja e di Biondi e Santi degli anni '60. Forse sono vicino alla risposta, forse è diventato un bar quel ristorante? Un anziano appoggiato al banco fuma il sigaro spento e beve un Pastis. Lo disturbo con un una domanda sul tema. Per tutta risposta mi dice che il bar non c'entra, anche se forse quella collezione proviene da là, da dove si glorificava al meglio il pesce del mercato di Sanremo.

Ma dove c'era il Pesce d'Oro, secondo lui adesso c’è un gommista. Veramente? Un gommista? Forse ci siamo; cerco su una vecchia edizione della rossa. Finalmente ho l’indirizzo. Di stella ne era rimasta una sola in quell'edizione di fine anni '80, ma finalmente adesso ho l’indirizzo esatto. Posso proseguire a piedi e andare a verificare di persona.


Si, André Michelin ne andrebbe comunque fiero, lui che si inventò quello che è riconosciuto come il più grosso colpo di marketing dello scorso secolo ci aveva già pensato dalle prime edizioni ad indicare quali fossero i luoghi migliori dove l’automobilista potesse sostare per un pasto dignitoso, ma contemporaneamente indicava anche quali fossero le stazioni di servizio e le officine dove l’automobilista potesse eventualmente ricevere assistenza. Elettrauto, meccanico, autoricambi ed eventualmente gommista, basta ordinarle. Ecco, questo è diventato il Pesce d’Oro, in perfetta coerenza con il pensiero del fondatore della Guida Michelin.

gdf

P.s. torno a distanza di mesi in quel quartiere, per andare a bere un caffè in quel bar dove si esponevano i millesimi degli anni '60 di Gaja e di Biondi e Santi, così, per curiosità. Bha, magari li venderanno? No. Anche il bar nel frattempo ha tirato giù le saracinesche.

17 commenti:

  1. Tutto torna, si dice e forse è proprio così, nella regione del boomerang, avrebbero dovuto saperlo…qualcuno è ancora in tempo, anche se con i tempi che corrono la paura paralizza anche solo le idee relative ad investimenti a lungo termine e si galleggia mettendoci una toppa, finchè tiene, certo una toppa oggi una domani non c’è da stupirsi se si diventa gommisti…
    CBP
    M 50&50

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  2. Ne hanno bucate così tante di gomme.........
    Bep

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  3. Eppure non dovrebbe essere così difficile... Parliamo in fin dei conti di imprenditoria, e un imprenditore deve essere capace di mettere da parte o reinvestire i guadagni quando le cose vanno bene, ma anche di rinunciare a guadagnare in attesa di tempi migliori pur di salvaguardare la qualità dell'offerta e l'affetto del proprio pubblico. Certo, se si è imprenditori. Uno dei grandi difetti del nostro Paese è forse proprio questo: in assenza di regole, aver concesso spazio a squallidi speculatori privi di qualità e di senso etico. Professionisti e dilettanti, tutto qui. Professionisti qualificati mortificati al confronto con dilettanti che fanno soldi senza pagare le tasse e piuttosto che rinunciare per qualche esercizio al facile guadagno mandano tutto in malora. E allora, ben venga la crisi. Sperando serva a fare pulizia e a rimettere le cose al loro posto: se sei adeguato, vai avanti. Altrimenti no. Il successo a questo punto diventa quasi una conseguenza, di cui poi tanti altri potranno beneficiare. Non ho visto uno stabilimento balneare in Liguria abbassare di mezzo euro i prezzi, salvo poi lamentarsi della scarsa affluenza di clienti. E la ristorazione? Torta di riso a prezzo pieno. E se finisce..... Non voglio certo prendere ad esempio Briatore, ma leggete cosa ha dichiarato ieri a proposito della crisi in Versilia. Ha torto? Per fortuna ci sono le eccezioni che la Regione dovrebbe aiutare invece che continuare a pensare come sperperare danaro in progetti assurdi (vero Scajola?). Senza voler fare spot gratuiti, mi piace pensare a Rollino. Leggetevi la sua storia, si comprende senza fatica quale sia la sua determinazione, la sua forza, la sua vera natura imprenditoriale. La Femme è in controtendenza, e va presa ad esempio. Bravo!

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  4. Fare lo chef di nome Davide e di chiari intenti, di questi tempi aiuta parecchio.

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    1. Hai ragione, sono solo in due... scabin e palluda,...anzi no forse tre Zunino


      Davide Cannavino

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  5. In Romagna tutti gli anni ridipingono le cabine, sostituiscono i lettini rotti e quando vado in spiaggia a vedere l’Alba, non quella che commenta, loro sono già lì a pulire la battigia, a rastrellare la sabbia, ad aprire la zona, con la doccia calda gratis, a Finale apertura spiaggia ore nove e trenta, ad Arma nove…la Liguria è un arco splendido nella faretra molte frecce, scoccatele, altrimenti c’è il rischio che i turisti non mettano la freccia a destra e proseguano, a San Bartolomeo la mia macchina gira da sola ;-)
    M 50&50

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  6. Valgono più i numeri di ogni parola. 3% .
    Riusciranno a peggiorare?
    Secondo me si.
    Giorgio C

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  7. Io per bagni intendevo quelli dei ristoranti, le Toilette per intenderci. Difficile trovarne di più inadeguate in giro per l'Italia delle stelle.

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  8. belìn ma tanto ai milanesi ed ai torinesi gli tocca venire qui.
    prima o poi il borselino lo dovranno aprire.

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  9. Magari gli stabilimenti balneari citati dall'anonimo difettavano anche sotto l'aspetto pulizia...non credo che da MI&TO siano costretti ad insistere...a volte basta poco per cambiare idea e in un ristorante, un albergo (un quattro stelle in Romagna è ancora avvicinabile), una località, non ci si torna, inizialmente a malincuore, poi magari si trova di meglio, sulle piste da sci o sulle piste per il decollo, anche la distanza in km non fa più testo se l'imbuto ligure triplica il tempo di un viaggio che da due diventa quattro, facendo due più due...l'abbrivio prima o poi si esaurisce
    M 50&50

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  10. Marco: ho appena inviato un sicario per te, dovrebbe già averti drogato da come scrivi.
    GdF: esci più spesso o perlomeno leggi Puntosanremo.
    Più semplicemente è possibile che i titolari di importanti ristoranti degli anni 60 possono aver già fiutato l'arrivo della crisi nei successivi 70 / 80 e consigliato alla progenie non investire più in Italia perlomeno in questo settore dopodichè con quarant'anni di lavoro andare in pensione dovrebbe essere naturale.
    Se Giorgio mi scrive che l'Angelina dell'osteria Mirandola faceva i cappelletti fino a 102 anni, gli mando l'eliminatore.
    Alba


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    1. Non credo non tiri, il settore, non credo nemmeno sia saggio avere un’attività che sta funzionando, potrebbe continuare a funzionare e allora cosa faccio rinuncio alla “manutenzione ordinaria” e in un giorno di ordinaria follia chiudo e dico ai miei figli andate a cercarvi un lavoro, continuo a pensare che l’anonimo abbia colto la falla, l’aspetto imprenditoriale trascurato.
      L’Angelina ha il dovere di trasmettere il senso etico, il valore del sacrificio e la ricetta dei cappelletti, ti saluto mi sento confuso, oggi mi si è avvicinato uno e ho accettato una caramella…
      M 50&50

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  11. Pensare di mantenere inalterato il look di un ristorante stellato in Riviera senza investire soldi neanche per fare un dehors non è miopia, è presbitaresimo. Lo devi avere un dehors, mentre invece ce ne sono ancora (anche tra i sopravvissuti) che vorrebbero farti cenare guardando un muro dipinto.
    Giorgio C

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  12. Presbitismo e miopia ma anche sordità. Un ambiente accogliente, fresco, pulito e gradevole è il minimo concordo ma le esigenze dei clienti sono sempre le stesse mangiar bene, spendere giusto e ora avere il wi-fi
    Il cliente vuole trovare il PIL nel piatto e non anche il costo della ristrutturazione della casa della nuora che il dehors se l'è fatto e magari è andata in affitto con la famiglia a prezzi esorbitanti tanto ha pagato i canoni con i contributi dei dipendenti.
    Se l'ho fatta fuori scusatemi, il bagno era occupato.
    Alba

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    1. No, tutto a posto, sono passato a controllare.
      @ però, Alba, il giornalismo d'inchiesta si fa per strada, non alla scrivania

      @ Giorgio, stellato senza dehors ormai ne sopravvive uno solo, proprio quello con le pareti dipinte in troemp d'oeil. Altri due che non ce l'avevano, da novembre non ci saranno più in guida. Sai, quando il vento spinge forte ti stacca anche il prosciutto dalle pizze.

      @ Alba di nuovo. Si, quella delle ristrutturazione di altre proprietà non è una sciocchezza.

      @ Marco e il raffronto con L'Emilia Romagna dice che 25 anni fa gli stellati erano 18 (al terzo posto), uno in più della Liguria. Oggi sono 28, nonostante la crisi

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  13. ........ e oggi sparatoria in spiaggia a Pietra, poi dicono che non c'è movimento in Liguria
    GM

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  14. @ Giorgio, proprio in Liguria mi hanno proposto un T2 fronte muro, allora ho chiesto un tavolo nell'altra saletta; dicendomi che prima dovevano riempire questa hanno incrementato il numero di clienti persi definitivamente, in Toscana Bischero sarebbe stata la base di partenza per un dialogo costruttivo

    tornando dove il mare è meno blu e i paesi sono meno meno pittoreschi, ho potuto notare che nonostante la crisi evidente chi ha investito raccoglie i frutti, non sto parlando di ristrutturazioni da milioni di euro, che pure ci sono state, ma di facciata, camere, arredi, bagni...mentre un gioiello in pieno centro, vicino al mare con giardino e posti auto è stato lasciato andare e letteralmente svenduto, anni fa dovevano mandare via i clienti, adesso per non avere man mano reinvestito, per aver guardato troppo da vicino il portafoglio e non troppo lontano con lo sguardo...

    M 50&50

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