domenica 4 ottobre 2015

Bar-me-tender





Marco 50&50

La camera con vista sul Naviglio era oscurata da qualche costruzione di troppo, impossibile da perforare a dispetto dei tredici decimi che, in quel periodo, mi consentivano di vederci lungo senza doppi sensi metaforici né sensi di colpa per aver preso la decisione sbagliata.

Lunghe serate di navigazione a vista, però, non me le sono  fatte mancare comunque, l'area C doveva ancora essere pensata, in quell'area dove ora l'accesso pedonale è diventato un eccesso (a cielo aperto e senza alcun ritegno), l'accesso alle auto parzialmente consentito o vietato del tutto, potevo permettermi di parcheggiare dove capitava, dalla sosta selvaggia alla movida selvaggia insomma, senza soluzione di continuità né una soluzione per arginare il degrado di una delle zone più belle della Milano da bere e per poter bere qualcosa da soli cercando compagnia o in compagnia sperando di non rimanere soli.
Milano, tonda come una torta, al centro invece di una ciliegina sotto spirito, la supervisione e protezione dorata e dotata di un altro tipo di spirito, divisa a spicchi come una pizza, si lasciava assaggiare come una Margherita in ognuna delle quattro stagioni, certo le fioriture primaverili garantivano il risveglio dei sensi anche ai più inclini al letargo che non avrebbero potuto non notare il ricambio d'aria che induceva ad un ricambio del guardaroba a vantaggio di capi freschi, corti, colorati, leggeri e trasparenti.

In uno di quegli spicchi, tranci immaginari e al contempo reali, si trovava un bar seminascosto, pensare che si trovasse in un punto dal quale potevano essere raggiunti in tempi relativamente brevi (soprattutto allora che il tempo poteva essere dilatato a piacimento), il Castello Sforzesco, il Parco adiacente, la Galleria, i Navigli,  la Statale, la Cattolica, la Bocconi, il Cenacolo e l'antistante piazzetta, la dice lunga, per chi Milano un po' la conosce, sul perché quel piccolo locale, in una laterale di Corso Magenta, fosse diventato strategico punto di riferimento per un inizio serata, per un fine serata o per una serata stessa.

Qualche giorno fa, in attesa di una persona, ancora all'oscuro che di lì a poco avrei potuto abbozzare la sceneggiatura di Polp Fiction, camminando senza meta a digiuno di Rugby e ormai da qualche ora, ho pensato di prendere un aperitivo, carico di ricordi, come i divanetti collocati oltre i pochi gradini che conducevano su una sorta di soppalco che dava al bar in questione, unitamente alle indimenticate focaccine calde  gustosamente farcite o semplicemente guarnite con diverse salsine, altro valore aggiunto.

Dopo la foto e prima dell'aperitivo, i ricordi della Milano da bere miscelato che mi avevano aspettato tutti questi anni su quei divanetti, probabilmente ornai consunti, mi sono arrivati addosso in sequenza incontrollabile, insieme ad un pezzo di me che riuscivo a vedere come se osservassi un altro, ho rivisto la mia macchina di allora, le moto, le macchine e gli amici con i quali ci sono venuto più volte e per anni, amiche, fidanzate, improbabili approcci, cambi di atteggiamento che mostravano prossime ed insperate disponibilità, tante ma nessuna donna in particolare simbolo di quella lunga stagione, momenti.
Poi, più nitidamente, mi sono rivisto lì, su quei divanetti a chiacchierare, con un amico, forse non pensavamo di cambiare il mondo ma nemmeno che il mondo e il tempo ci cambiassero, non avevo più diritto di chiedere il solito , così mi è mancato il coraggio e quell'aperitivo non l'ho più preso.



M 50&50

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