Vignaioli da 5 generazioni, ora al timone c’è
Benoît, che conobbi tre anni fa, in quel di Ambonnay, quando era in dirittura
di arrivo la conversione biodinamica delle sue vigne. Scrivo del suo prodotto
“base” – che ho voluto riassaggiare in questi giorni - perché, all’epoca, nel
corso della degu, non mi convinse
affatto.
Benoît annuì e spiegò che, dal momento che la
conversione non era completata, ci si trovava in una fase “cuscinetto”,
transitoria, che, tuttavia, avrebbe trovato il suo equilibrio, era solo
questione di tempo.
Per sommi capi, la carta d’identità di questa
cuvée: 65 Pinot Nero e 35 Chardonnay,
annata base 2010, nella misura del 67%, 36 mesi sui lieviti e dégorgement giugno 2014.
E’ un naso composito e di bella intensità, dai
tocchi vegetali di erba e lavanda a quelli agrumati, dove spicca, nitido, il
chinotto, poi ancora lampone, mandorla e una forte connotazione di mineralità
marina.
In bocca ampiezze e volumi, di fine e cremosa
effervescenza, con la potenza del PN domata dalla suadenza della bacca bianca e
da precisa acidità. Sorso dritto e coerente, fino all’ultima goccia, dalla beva
inarrestabile, con chiusura lunga su decisi e ostinati richiami di salinità
salmastra.
Il tempo è sempre galantuomo e Benoît aveva
ragione da vendere.
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