venerdì 20 marzo 2015

Marco in the wonderland


Ma chi è il gatto in questi tempi da Lupi de Lupis. Scappa da ridere  a denti stretti oggi. Pensare che un M50&50 agli esordi su questo blog sia stato inteso dalla maggioranza dei lettori o amici dell'armadillo bar - anzi, malinteso dalla stragrande maggioranza dei frequentatori del blog- come fosse un'altra delle mie emanazioni immaginifiche, un'altra sfaccettatura di personalità buttata lì per vedere l'effetto che faceva, ennesimo esperimento webbatico.

La realtà anche stavolta è stata stravolta, perché, dopo il post che riproduco qui sotto, anche se è di ieri, è chiaro che è lui il ghost writer, non io. Adesso gli manderò una semplice traccia di color verde salvia, digestiva, e lui in quattro e quatrotto butterà giù questo benedetto romanzo che assilla più lui di me. Limone e salvia, poi, una volta pubblicato, andrò io al suo posto da Fazio a presentarlo, perché così non fan tutte ma molti si.

Bevesse smodatamente o prendesse finalmente l'abitudine a drogarsi moderatamente scriverebbe testi di nicchia assoluti, ma putroppo salta troppi aperitivi, quel momento happy hour provocatore di massima creatività, di altissima immaginazione, quello che farebbe la differenza tra uno scrittore di successo e uno surreale, passaggio basilare, che lo porterebbe nel magico mondo di Marco in the Wonderland, dove la cultura ci salverebbe dalla barbarie degli astemi. gdf

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La modella senza tempo

Dopo il caffè il babbo vuol fumare una sigaretta, mentre gli tengo compagnia, lo sguardo è irresistibilmente attirato altrove, la modella indonesiana in bianco&nero fuori dal locale sul Naviglio catalizza attenzioni ed energie, l'occhio, o per lo meno la sua coda sono calamitati nella sua direzione.
Il babbo sembra non accorgersi della mia disattenzione-attenta mentre lei si starà chiedendo se un italiano sale&pepe possa davvero credere di poter interessare minimamente una donna consapevole della propria bellezza che da poco sta giocando il suo secondo quarto.
Partendo dal presupposto che nessuno può essere certo di avere a disposizione i canonici quattro quarti fino al fischio della sirena c’è un’evidente sproporzione tra le forze in campo anche se nell’uno contro uno potrei giocarmela…

Quali pensieri e ricordi riaffiorano alla vista di una splendida ragazza, (indonesiana o malese non fa differenza) soprattutto alla vista di quel che eravamo, o meglio di quel che cercavamo?
Tutti quelli che non ci hanno mai abbandonato e che non vogliamo sentire, come rassegnarsi al dolore sapendo che non c’è soluzione né speranza…eppure ci dicono che quando non c’è soluzione non esiste il problema, punti di vista, purtroppo potrebbe essere meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine, estremizzando.
Tutti cercano e trovano una parvenza d’equilibrio, ma non ho ancora trovato nessuno che non vorrebbe tornare a rigiocarsela dal primo quarto, invece il tempo è una risorsa limitata e non rinnovabile, l’uso che ne facciamo, l’allocazione dello stesso,  è alla base degli studi di economia, la nostra stessa vita è divisa tra tempo fisiologico, le necessità primarie, tempo per istruzione e formazione, tempo per il lavoro retribuito e per il lavoro familiare, quello dedicato agli spostamenti e quello cosiddetto libero, che lo si trascorra con stile o meno.

Ma l'unica risorsa non rinnovabile, probabilmente la più preziosa, con la data di scadenza in agguato, non ci aspetta né ci offre un'altra chance, ha una caratteristica che non si spiega con la ragione, né con gli studi di economia sui quali si basano strategie finanziarie legate al mondo del lavoro, tutto quel che riguarda i vent'anni, tutto il tempo vissuto prima di varcare la linea d'ombra non si dimentica.
Più che il desiderio di poter fare ancora quel che abbiamo fatto in quegli anni, brucia la consapevolezza dal sapore amaro di non poterlo più fare nello stesso modo, certo anche nel terzo quarto può capitare la prestazione straordinaria, perfino nel quarto è possibile mettere la bomba da tre, magari sul fischio della sirena, ma niente potrà mai più ridarci la sensazione di leggerezza ed euforia di quando, padroni del mondo, non usavamo la testa per pianificare, organizzare, gestire al meglio ma per vivere meglio.
Mentre i pensieri hanno avuto la meglio sulle azioni mi giro, ma la dama malese non c'è più...

"Milano mia portami via
fa tanto freddo e schifo e non ne posso più
facciamo un cambio prenditi pure quel po' di soldi
quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento
i miei vent'anni ed una ragazza che tu sai
Milano scusa stavo scherzando
luci a San Siro non ne accenderanno più"


La sera a casa del babbo prendo una telefonata 
No, sono Marco, con chi parlo?
Sono Vanda, un'amica di papà.
M50&50
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La miglior risposta al servizio

Non ne potevo più di questo posto. Disordine, salsedine, sporcizia. Un certo senso di disagio mi stava trapassando. Neanche il risotto giallo mi veniva bene a livello del mare, neanche il caffè, perché l'acqua al mare bolle prima, e ti può prendere di sorpresa. Ma a lei il riso scotto andava ugualmente bene, mentre a me il caffè bruciacchiato no, peggiorando il mio senso di inadeguatezza nei confronti di questo luogo e delle persone che ci vivono.

Mi iscrissi al circolo del tennis e non a quello del golf, non essendo mai riuscito a convertire lo swing necessario a buttarla di là della rete in quello utile a infilarla in buca, ma quello che il maestro di rovescio chiamava brezza a me pareva una tempesta tropicale, e quindi anche buttarla di là tirando avanti non mi bastava. Le palme più vecchie e piegate su loro stesse parevano confermare la mia opinione, ma lui insisteva sul concetto del rovescio, il mio punto debole.

Anche quel giorno il risotto era oggettivamente sfatto, essendo lei arrivata in clamoroso ritardo sul servizio, ritardo giustificato da una nuova conoscenza, una giovane donna, proprietaria di un piccolo albergo lungo mare, regalatogli dal papà ormai scomparso, condiviso a tratti con la sorella, che però viveva in Costa Azzurra con il marito Libanese, grossista di scarpe, mentre lei aveva condiviso l'anello di nozze con un giovane colombiano, pronipote del fondatore di una delle industrie di birra più famose del Sud America e poi diffusasi anche in Spagna già in epoca Franchista.

Per tentare di sciogliere il nodo che mi legava al mio senso di fuga, mi consigliò proprio quel ragazzo dal sorriso facile e dagli argomenti difficili come avversario per un pomeriggio diverso da quelli combattuti a colpi di gin&tonic con un qualsiasi barman compiacente, ma lui stava sempre al telefono, cambiando spesso scheda per non farsi beccare dai Servizi, e allora smisi di invitarlo al tennis club e improvvisai qualche visita all'albergo che condivideva con la moglie, che stava a prendere il sole in spiaggia.

Andai a trovarlo nell'albergo, una terza volta, sorprendendolo a causa di una nuova impiegata non pronta alla risposta rapida al servizio. Non era la solita, quella che mi pregava di attendere nella hall. Questa pensava che fossi in confidenza tale da poterlo raggiungere in quello che doveva essere il suo ufficio, ma che in realtà a me sembrò subito una clamorosa copertura, non in eternit, ma tutta di silicio. La tecnologia in quel sottoscala raggiungeva culmini andini. 

Fingendo di non essere stato sorpreso dal colpo smorzato sotto rete si alzò dalla poltrona presidenziale spazzando polvere bianca dal campo rosso, e sorridendomi in maniera disarmante mi pregò gentilmente di seguirlo al bar ... 

gdf

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