del Guardiano del Faro
Non ha torto Marta Grassi, la dominazione degli chef star
men è ormai compiuta. Non c’è convegno, evento o congresso dove almeno dodici
apostoli non stiano puntualmente a destra e a sinistra del loro riferimento, del
loro Dio e Padre del Congresso di turno.
Sperando che non sia l’ultima cena, quelli di sala -lo sappiamo- hanno preso atto di questa deriva che sembra inarrestabile, lenta quanto inarrestabile, e si sono recentemente organizzati all’interno dell’Associazione Noi di Sala, con tanto di T-Shirt che evidenzia il concetto. E qualche risultato, sul tema della visibilità, (la maglietta), lo stanno ottenendo. Ma l’ondata degli chef uomini continua a non fermarsi: miglior giovane dell’anno, miglior top di domani, miglior performance, miglior menù, numero uno di quelli, numero tre di quegli altri… ecc
Sperando che non sia l’ultima cena, quelli di sala -lo sappiamo- hanno preso atto di questa deriva che sembra inarrestabile, lenta quanto inarrestabile, e si sono recentemente organizzati all’interno dell’Associazione Noi di Sala, con tanto di T-Shirt che evidenzia il concetto. E qualche risultato, sul tema della visibilità, (la maglietta), lo stanno ottenendo. Ma l’ondata degli chef uomini continua a non fermarsi: miglior giovane dell’anno, miglior top di domani, miglior performance, miglior menù, numero uno di quelli, numero tre di quegli altri… ecc
E’ anche vero che il fenomeno delle tre Signore italiane
tristellate Michelin fa meno effetto oggi (anche perché meno protagoniste di un
decennio fa) e che di ragazze o signore che ci mettano la faccia con buoni o
eccellenti risultati non è che ce ne siano molte, ma neppure poche; o comunque preferiscono rimanere defilate ed occuparsi delle loro cose piuttosto che
imperversare a tutti gli eventi, i convegni o i congressi. Mi viene voglia di lanciare un evento di Chef al femminile, ne parlerò con Luigi Cremona e Lorenza Vitali.
Marta invece è una che con il tempo ha preso coraggio e si
espone, a partire da una linea di cucina personale e anche abbastanza
rischiosa. Una che non si è messa sotto la coperta della tradizione
integralista ma che osa. E tenuto conto che osa in una cittadina
tradizionalmente sotto sviluppata quanto a tavole di prestigio, questo vale
ancora di più.
Le pietre del Ticino |
L’unico locale di riferimento di questa città di 100.000
abitanti è questo, e lo era già dieci anni fa, e anche quasi venti anni fa,
quando questa storia iniziò in un altro borgo periferico di Novara. Oggi è Vignale,
prima fu Lomellogno, dove conobbi all’epoca questa coppia di ristoratori. Mauro
Gualandris in sala e Marta Grassi in cucina si sono rinnovati, e devo dire con buoni
risultati. La cucina di Marta mi è parsa più brillante e completa che in
passato, pur percorrendo sentieri poco agevoli e dove qualche inciampo è quindi
da mettere in preventivo.
Un ristorante si valuta nel suo complesso mi insegna il maestro, dall'accoglienza gentile alla porta, dal calore e dalla piacevolezza dell'ambiente, della sua illuminazione, della sua acustica, delle piccole attenzioni, dalla buona cucina e da una scelta di vini coerente.
Con quale tecnica si realizzano le pietre del Ticino? E il calamaro condensato?
RispondiEliminaBeppe
Occorrono milioni di anni per farle quelle pietre, e pensa un po', non si possono neanche mangiare ;-)
EliminaIl calamaro molto meno...
Ambiente gradevole, tavoli tondi, sedute, luci, le pietre del Ticino e la lastra di pietra che mi consentirebbe finalmente di non aggredire il pane caldo prima che si solidifichi…
RispondiEliminaNon ami gli uvaggi ma i piatti (davvero interessanti) li hai miscelati bene, dovessi scegliere : la “trigliainvolglia”.
Ton sur ton i contenitori di fine pasto con la copertina di un libro di mia conoscenza…
Marco
Nota a latere : anche qui vedrei bene una delle opere d’argilla di quell’artista riservata che mi hai fatto conoscere…
Gran bel posto di cui si legge poco o niente, chissà perché c'è così poco sul web sul Tantris. Da vedere sembra molto interessante.
RispondiEliminaA&P
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