Rubino ancora brillante,
rarefatto e fatalmente torbidino per la fretta che ha sconfitto l'attesa; antico, profondo, sotterraneo e appena unghiato di sottobosco. Di tartufo e di
lampone; di laggiù, anche dove non maturano le fragole. Fuorviante per chi
venga a cercare la costa di sopra, perché è quella di sotto che ha sempre
marcato il territorio facendo le veci dei nobili cru più a nord. Alla sua maniera, senza esasperazioni, senza sfacciataggini ma con la discrezione del contadino schivo e sospettoso; in questo modo, come un cavallo sul suo percorso, come un cane da
tartufo sul suo terreno, consentendo di morder solo un mirtillo maturo se hai avuto la costanza di dargli attenzione fino alla fine. E’ di grande annata a Pommard. E' di grande fama il produttore. Il tannino
è giusto, l’alcool infuso, l’acidità fresca. Inizia vecchio e finisce giovane. Finisce in gourmandise in meno di un'ora e ci ricorda che un tempo la Borgogna en rouge si identificava con questo Villaggio: Pommard. Solo un Village, neppure Premier cru, nel Villaggio privo di Grand cru.
- gdf 2013 -
Beh! Pommard il grand cru non lo vede neanche col binocolo.Però ha un bel colore baroleggiante.
RispondiEliminaF.
Capisco Volnay, ma Pommard e Meursault senza grand cru... si, è così, però.
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