giovedì 25 ottobre 2012

Ristorante Italia | Eataly Roma



- del Guardiano del Faro -


Posso capire che la creatura romana della famiglia Farinetti abbia destabilizzato la ristorazione romana, perché se è vero che sono circa ventimila i visitatori giornalieri di Eataly Roma (e a volte anche 30.000) qualche sofferenza in giro per i ristoranti della capitale sarà inevitabile avvertirla. 

Posso anche capire che situazioni alternative come la Città del Gusto del Gambero Rosso lo patiscano assai questo attacco da parte della corazzata piemontese.


Però l’accanimento mediatico web contro il ristorante governato dal bravo Gianluca Esposito mi pare francamente immotivato. Il ristorante Italia - piazzatissimo all’ultimo piano della imponente struttura- è un ottimo ristorante, per l’ambiente, per il servizio, per la cordialità, per la professionalità della brigata di sala, per la “spessa” carta dei vini, ma soprattutto per la qualità della cucina, che può attingere prodotti e “conoscenza” dal meglio che l’Italia intera può proporre.



Ma non è solo l’ottimo ristorante condotto da Esposito a farne le spese, ma addirittura dependance interne come quella del Ristorante al Convento di Cetara di Pasquale Torrente, che qui conduce la Friggitoria, e che ne paga l’affronto, retrocedendo come e dove i gamberi possono fare la loro parte.


Ma l’acqua non si ferma con le parole, anche se è vero che la penna può far male, ma l’ondata non  si può fermare neanche con la penna, neanche con le parole, e quindi, se sono almeno ventimila quelli che tutti i giorni entrano a Eataly Roma vuoi che almeno una quarantina non si vadano a sedere nel ristorante più prestigioso e rappresentativo della struttura?


E saranno stati proprio una quarantina, o forse quarantacinque quelli seduti al tavolo lo scorso sabato a mezzogiorno, guardando un Modigliani, osservando la panoramica vetrata sulla capitale, e attendendo il primo benvenuto dalla cucina, e cioè il simbolico e gustoso pinzimonio. 

Ci sono tavoli da sei, da quattro, da tre persone. Ci sono famiglie che si ritrovano -anche con i bambini- intorno ai piatti delle venti regioni d’Italia.


Il pregio e il limite di questo ristorante è proprio questo, questo paletto messo dalla proprietà, che qui vuole innalzare il bandierone italiano, una sorta di “Porte d’Italie” come direbbero i francesi, all’interno della quale trovare tutti i sapori di tutte le regioni italiane. L’idea potrebbe sembrare buona e gratificante per le cucine regionali di ogni angolo d’Italia, ma poi se lo chef è uno solo (anche se supportato da validi consulenti), la sua mano non può avere la stessa sensibilità su ogni cucina regionale.


Questo paletto è il solo limite di questo ristorante, perché, ripeto, puoi metterci tutto l’impegno e i prodotti migliori, ma tutti noi, nei nostri mestieri, riusciamo meglio in qualche specializzazione e rarissimi sono i decatleti bravissimi in dieci specialità, figuriamoci fossero venti, come le regioni italiane. E quindi mi spiacerebbe se fosse lo chef a rimetterci, stretto in mezzo ai desideri della proprietà e la presa di posizione mediatica della critica, nonostante il gradimento del pubblico.

Aubry, Champagne.

Detto questo, i piatti che ho assaggiato e  qui documentati sono – se presi singolarmente- valutabili dall’eccellente al buono. Mi stupisco da solo per esempio nell’aver trovato eccellenti i tortelli di zucca mantovani, piatto che non amo perché spesso troppo dolce, mentre questa esecuzione supera anche la memoria di quelli di Canneto e di Quistello. Anche la composizione di verdure autunnali, con funghi, castagne e tartufo, nel suo brodetto concentrato, non sfigurerebbe in carta a St.Bonnet le Froid.


Dopo questi paragoni vertiginosi mi accontento di citare l’elegante composizione di scampi e foie gras d’oca, la corposa pappa al pomodoro con filetti di triglia, la curiosa zuppa inglese scomposta e la meno riuscita sogliola con ovuli e cavolfiore, che nonostante l’ottima materia prima utilizzata non funziona al palato, per i motivi di cui sopra. Perché non puoi conoscere perfettamente tutti i sapori di tutte le cucine regionali, e soprattutto non è detto che qualsiasi ricetta regionale sia ancora attuale o attuabile oggi, o che comunque possa soddisfare i palati di oggi come lo fu un tempo.



Due parole sui prezzi? Il menù da sei piatti a 100 euro non mi pare sproporzionato, visti e sentiti sul volto gli schiaffi che ho preso un po’ dappertutto in giro per la capitale, e per cose di minor pregio, fossero pure aperitivi o pizze, altro che cacio e pepe da 20 euro, per cortesia. 

Anche il menù a 44 euro ci può stare, mentre alla carta si sale verso vette più alte, ma del resto, lo sappiamo, il prezzo lo fa il mercato, e se giornalmente qui si siederanno spesso una quarantina di persone a pranzo e a cena vuol dire che quest’ambientazione un po’ Beaubourg ha colto nel segno dell’immaginario dei romani e dei turisti di passaggio che affollano Eataly  Roma.


E adesso le immagini dei piatti e dei vini, prima del finale, ma non prima di aver ringraziato Massimo Sola -evitate le facili battute romane- executive dell'ambaradan, che mi ha fatto da Cicerone in giro per questo gran bel paese dei balocchi, e Rudy Travagli, pratico ed efficace sommelier del Ristorante Italia, alle prese con una carta vini di grossa taglia, ma che necessiterebbe di qualche intervento di personalità.


Il pinzimonio



Triglie e pappa al pomodoro



Scampi, foie gras, caco alla vaniglia...




I migliori tortelli di zucca mantovani di questa vita



Verdure e frutti autunnali, funghi, tartufo... poesia d'autunno


Sogliola all'antica (?) ovuli e cavolfiore


Come una zuppa inglese


Piccola pasticceria 1


Piccola pasticceria 2


Soffro Roma, soffro i romani, non sono a mio agio, mi perdo, mi arrabbio, mi deprimo, mi viene voglia di andar via, tre notti, quattro giorni, durissima per il mio cervello; ma se dovrò tornarci per un qualche motivo ci verrò in treno, e scenderò alla stazione Ostiense, giusto a fianco a Eataly, per un morso e un sorso di Piemonte nel fantastico Eataly Roma, prima di ributtarmi nella mischia della capitale, sperando che vigili, poliziotti e semplici cittadini mi appaiano meno caricaturali e più affidabili, almeno come Verdone.




11 commenti:

  1. Pur apprezzando l'onesta ' intellettual/ gustativa sui piatti, di cui prendo atto anche se " i migliori tortelli Mantovani della mia vita" mi sembra tanta, anzi troppa, roba, non condivido il taglio polemico del pezzo verso chi , cito Scuteri per esempio, ha criticato almeno il rapporto qualita'/ prezzo, s'e non altro. Anche l'accenno al Beaubourg mi sembra troppa roba, Roberto, soprattutto guardando le foto . Forse giochi sul fatto che molti dei tuoi lettori non sanno nemmeno dove si trovi, il Beaubourg? Invece complimenti sul passaggio sulla problematicita' della proposta regionale tout court: evidentemente le giornate romane non ti hanno rincoglionito:-). Infine mi si permetta il vero motivo di questo mio intervento: una battuta su un fatto accaduto ieri e che nulla c'entra con la gastronomia, spero. Berlusconi: " faro' il consigliere delle giovani". Renzi " un passo avanti per la democrazia".

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  2. I prezzi sono già da stella Michelin, che senza dubbio arriverà presto.
    Giorgio

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    1. Credo anch'io non manchi nulla già da ora: una stella e circa 16/20mi dovrebbero essere il taglio su misura per la giacca del Ristorante Italia.
      Tortelli di zucca così straordinari mai mangiati da nessuna parte; applausi anche da parte chi stava al tavolo con me.
      Beaubourg perché più di qualche cosa mi ha ricordato il bistrot Georges al centro Pompidou, appunto, al Beaubourg.
      E anche un vero Modigliani fa un po' Petit Paris ;-)

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  3. Bene . Vedo gia' montare la claque. A questo punto, fra stelle e ventesimi al volo, ci saranno anche tre medaglie il prossimo anno, immagino...

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    1. Quello non dipende da me, io mi occupo principalmente di Piemonte e Liguria, dove tutte le mie proposte di medaglie, su e giù, sono state tutte recepite ;-)

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  4. Diverse cose strane... i gamberi che se la prendono con Farinetti e chi ci lavora dentro ed esce a 75 e declassa Torrente... Eataly che chiede a uno chef di fare le veci di venti cuochi regionali... e che guarda caso gli riesce meglio quello che è il suo territorio d'adozione, la Padania... tutto quanto banale quanto strano, o no?
    A&P

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  5. Sono sceso un momento in libreria per leggere la scheda del Gambero Rosso: è proprio 75 il numeretto, mentre il testo sembra promettere molto di più. Probabilmente tornassero domani dovrebbero aggiungere almeno 6 o 7 punti.

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  6. Mai visto un piatto con tanto pomodoro cosi' apprezzato da Roberto. Sara' pomodoro piemontese?

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    1. Contro i sei piatti con formaggio dagli iacca, uno con tanto pomodoro farà anche più di 16.
      C'era lo Stuzzichino a Roma, mi ha abbracciato, e si ricordava benissimo delle tue pastiglie dei freni :-)

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  7. Proseguo nel divertimento( sob) politico, anche s'e questo attiene alla nostre passioni: due minuti fa la Santanche' , intervistata da SKY, se ne e' uscita con l'espressione " io parlo come mangio". Non votatela. Mangia malissimo, come da espressione di Carlo Cracco, dopo aver preso la comanda della pasionaria al tavolo del Principe di Forte dei Marmi, l'anno scorso. Lo sguardo del mediatico chef vicentino era rivolto al cielo, in cerca di conforto fra le stelle.

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    1. L'esperimento è riuscito. Hai perfettamente percepito i messaggi subliminali lanciati per cui guardando la foto della mela al calvados hai pensato a Daniela, mentre guardando piccola pasticceria 2 qua sopra hai pensato a Silvio. Ora si tratta di capire cosa eviscerare: se prima l'avversione per le donne di destra o prima l'avversione per gli uomini di destra, o addirittura per la guida a destra...:-)
      Alba

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