martedì 16 settembre 2014

Un pesto di Giada


Marco 50&50


Quando il naso più acuto del West e il nas-one da Meda mi hanno chiesto un’introduzione al post ho pensato mi prendessero per il naso, poi il pranzo di mezzogiorno ha rubato lo spazio e il tempo al sonnellino pomeridiano, alla merenda, all’aperitivo e mentre i primi clienti della sera facevano il loro ingresso in Osteria mi è sembrato di vedere che i due appassionati stessero confabulando in zona bottiglie.

Non vorrete stappare qualcos’altro, ho chiesto nemmeno troppo timidamente, no tranquillo mi hanno risposto, stiamo solo facendo raffreddare il cavatappi.

Gli ex PG ed ex sobri non sarebbero stati fisicamente in grado di scrivere una sola riga, anzi nemmeno di pensare di scriverla, per cui mi sento tranquillo, motivato, utile,  l’ansia da prestazione è un lontano ricordo, scrivo&invio le mie impressioni di Settembre, per la precisione del pranzo di Domenica quattordici, poi Roberto&Fabrizio, domani, quando si sveglieranno dopo i postumi da stappo plurimo, completeranno con foto, descrizioni dei piatti e dei vini, sempre che la memoria breve non giochi loro qualche brutto scherzo.




Superato il Passo ho trovato il Mago del Turchino, invece della bacchetta magica tiene in mano un pestello, il mortaio rigorosamente in marmo, della fata nessuna traccia, ma dopo pasto&pesto a questi livelli il post si scrive da solo e della fata me ne faccio una ragione.


A Mele in frazione Fado, l’Osteria Baccicin du Caru, due volte umlaut sulle U, gestita da Gianni Bruzzone e dalla sorella Rossella,  mi ha regalato una bella esperienza,  emozionante da  un punto di vista umano e di soddisfazione enogastronomica, che qui tiri un’altra aria è subito evidente, i gestori sono esattamente quel che dovrebbero sempre essere o comunque vorremmo che fossero le persone che ci ospitano, che si tratti di un bar sotto le stelle o di un ristorante con le stelle.


Niente arie nell’atteggiamento e nei piatti, e con un pesto così, potrebbero darsele, forse qualche soffio arriva dal Turchino ma che ci sia sole o stia rannuvolando poco importa, c’è pace tra gli ulivi e l’olio ti rappacifica col mondo, il mondo là fuori, perché qui siamo in un’altra dimensione e a nessuno verrebbe in mente di dire a Gianni, che si rifornisce di frutta&verdura dagli agricoltori di Prà, “ma come, non avete il finto fico d’india ricoperto di gel ai capelli d’angelo”, sarebbe come chiedere ad un parrucchiere, li vorrei più lunghi… 


Tradizione, qualità, genuinità dal 1890, insomma alla vecchia maniera, una cucina casalinga dal gusto deciso e comprensibile, materie prime di qualità, i gesti che si ripetono per tirare la sfoglia, per impastare gli gnocchi, per preparare ravioli au tuccu dal tocco che si farà ricordare, per cuocere il coniglio alla ligure che se abbinato ad un'insalata povera di olio e ricca d'aceto potrebbe essere il piatto unico per arrivare ancora agguerriti al momento dei gelati, dei canestrelli e dei cantucci finiti nell'oro liquido targato Marco De Bartoli.


Ma come rinunciare alla trippa, alle acciughe, alla salsa verde, come dire di no ad una porzione di funghi porcini fritti, ad un assaggio di frittelle di baccalà, ad una porzione di ravioli au tuccu.


Nell'enoteca di proprietà, proprio a fianco, vini piemontesi, liguri, un po' di Francia, dal Passo del Turchino e del Faiallo una volta passava la strada del vino (che il nonno di Gianni commerciava) e l'antica via del sale.


La leggenda narra di pietre preziose, ( Giada  la più richiesta), nascoste nelle bisacce, quando il palato non era ancora fine, quando per palato vergine si intendeva semplicemente la scoperta che stupisce, nuovi gusti, nuove ed indimenticabili sensazioni, gli assaggi quasi famelici.


Così insieme al vino e al sale da qui è transitato anche l'oro verde che col tempo e col mutare del gusto e del palato, da verde chiaro è diventato più scuro, un verde pesto, per regalare a noi le stesse emozioni forti che la Giada trafugata avrà certamente regalato ai nostri antenati.
  

Il percorso vino non ha portato il conto fuori strada, il bello della diretta e l’euforia della giornata non mi consentiranno di rileggere, ma il capo cronista dell’Eco di Biella apprezzerà il post appena sfornato.


A scopo preventivo&scaramantico avevo compilato il modulo per il rimborso noia, ma non è servito, anzi.



Baccicin du Caru . Il Tempio del pesto


M 50&50


7 commenti:

  1. Belìn che tuccu hanno a fare il pesto.

    F.

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  2. Grazie per la citazione... venite a trovarci per assaggiare il Vigna la Miccia a Samperi. Per l'occasione faremo rifornimento di "tagliancozzo", ovvero i cantucci made in Marsala!

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    1. Da mezzo toscano Domenica ho tradito il Vinsanto più e più volte, mi duole dirlo ma con massima soddisfazione, la prossima volta farò sicuramente una deviazione uscendo dalle acque di San Vito.
      M 50&50

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    2. Ti aspettiamo la prossima volta che sei da queste parti! Trovi tutte le info sul nostro sito web www.marcodebartoli.com. Buona serata

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  3. E sempre un piacere vedere la Liguria su queste pagine,oggi nella mia di trippa c erano le fagiolane,ma anche queste spaccano,ottimi i raieu l e anciue con la cornabuggia(origano per i foresti)

    TMC

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    1. La Liguria la vedi grazie al supporto fotografico di gdf che ringrazio pubblicamente per avermi fatto conoscere un posto "raro".

      Il pestello di dimensioni spropositate è riuscito a nascondere quasi completamente il Nas-one che si è bevuto anche il commento ai (è un pluralissimo) vini.

      M 50&50

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  4. Sono uno dei fortunati che ormai 8 anni fa degustazione il marsala 1903 alle cantine isola. Ho un debole per i Vs vini.
    F.

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