venerdì 19 settembre 2014

Il food blogger si mette a tavola



gdf

Avere uno spazio di lavoro ampio e pulito sui piani di lavoro della nostra bella cucina è fondamentale per poter affrontare tutti i momenti topici di una giornata passata in casa a cucinare per i nostri amici, prendendoci il tempo e lo spazio necessario per usare gli strumenti necessari ai vari scopi. E se questo dettaglio tutt’altro che secondario è fondamentale in casa, figuriamoci al ristorante, dove saranno in parecchi i cuochi a muoversi a sincrono durante quelle due ore e mezza cruciali.

La stessa cosa vale per l’apparecchiatura della tavola, che dovrebbe essere essenziale ma non priva di ciò che è necessario. Ma occhio a lasciare troppo spazio libero sulla tavola, perché potrebbe arrivare l’ospite high-tech a completarvi implacabilmente la mise en place.


Rettifica: nell'immagine precedente mancava il taccuino, la biro e il biglietto da visita del Food Blogger professionista. La tovaglia è come sarà dopo dieci minuti che si sarà messo al tavolo.

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All’inizio fu Monsieur L’Inspecteur, molto low-tech a dire il vero, che per garantirsi il più possibile l’anonimato arrivava al ristorante da solo, serissimo si metteva al tavolo prenotato a nome fasullo e dopo ogni piatto estraeva di soppiatto una  penna a sfera e un piccolo taccuino dove si segnava l’essenziale pro memoria, convinto di non esser osservato da nessuno, mentre il realtà dalla cucina stava già uscendo un ragazzo inviato dallo chef  per controllare la marca delle gomme dell’auto che il cliente anomalo aveva appena parcheggiato e quante (e quali) guide di ristoranti ci fossero disseminate sui sedili.

Poi arrivarono i sorridenti e gaudenti giapponesi con sorrisi a trentadue denti, piegati sotto il peso delle prime macchine fotografiche professionali mai viste nei ristoranti europei. Macchine non digitali,  ancora con la pellicola da portare dal fotografo sotto casa per lo sviluppo delle immagini. Li guardavamo con sentimenti diversi: dal sorpreso allo scocciato, fino a chiederci se la stampa della quantità di foto scattate gli sarebbe costato più del pasto. I più sfacciati andavano giù pesantemente di flash, lasciando impresso sulla retina di molti clienti il ricordo della serata.

La vista ne usciva disturbata ma non avevamo ancora visto niente in paragone a ciò che accadde con l’avvento della figura del “food blogger” : l’implacabile recensore di ristoranti on-line.

Eccomi, ahimè, a cercare un equilibrio precario tra il ruolo non più di critico ma di comunicatore di tagliatelle. Ho sempre cercato di rientrare il più possibile in termini accettabili di invasività, non mettendo nulla sul tavolo, e posando la macchina fotografica sullo sgabello che in teoria fu pensato perché le signore potessero appoggiare la propria borsa, da cui attingere rimmel, fazzoletto, highliner, profumo e rossetto durante il pasto …

Nulla però a confronto con l’archetipo del food blogger seriale, dilettante ma ormai tendente al professionismo. In attesa dell’arrivo del primo pre antipasto il pittoresco personaggio si organizza la tavola come fosse la scrivania del suo ufficio, posandovi nell’ordine: le chiavi della macchina, gli occhiali da sole, il telefonino, la macchina fotografica professionale e anche le chiavi di casa per sentirsi più libero le tasche e da pensieri che riguardassero la moglie lasciata regolarmente a casa perché ormai stufa di assistere al medesimo spettacolo giornaliero.

Al cameriere a quel punto non resterà molto spazio su cui giocarsi la partita, già in imbarazzo al momento di appoggiare in qualche centimetro quadro rimasto libero da quegli oggetti il cestino del pane o la bottiglia dell’acqua. Ma siccome il food blogger professionista ci tiene al suo anonimato, farà finta di non aver capito.

A casa prevenite l’installatore di oggetti avendo cura di mettere in tavola fin da subito il cestino del pane, l’acqua e anche il vino. Il sale e il pepe. Mettetelo nelle condizioni di non poter nuocere più di tanto, perché lui non lo fa apposta per darvi fastidio, lo fa per passione della buona tavola, per manifestarvi l’eccitazione che prova mettendosi alla vostra tavola, ed è solo per foga che esagera.

Ecco, se poi quando arrivate al tavolo con nelle mani una bollente terrina di ceramica colma di tagliolini al ragù e il food blogger high tech non vi ha lasciato neppure un angolo dove appoggiarla, beh, cercate di resistere dall’impulso istintivo di rovesciargliela in testa, bella calda.

gdf

3 commenti:

  1. La tovaglia è così perchè non l'hai stirata e già che c'eri potevi usare gli altri piatti del servizio buono, mancano gli occhiali da sole della consorte.
    Il nostro food blogger inoltre fuma e qualche volta sale anche sulle sedie dei ristoranti.... Tuttavia, non si sognerebbe mai di chiedere in prestito un gueridon per farne un uso diverso che so, dell'esposizione del bollito ad es.
    Alba

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  2. Sorry...

    ma una bella borsetta no? almeno non sporchi la mise en place, e non dimentichi nulla !

    Gianchetto "fashion week"

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