sabato 28 aprile 2012

Domaine Morey Coffinet



- del Guardiano del Faro -


E’ il flemmatico Thiebault Morey, "l'inglese", ad accoglierci affabilmente, con un aplomb indiscutibilmente molto british, ed invitarci immediatamente a scendere verre à la main nelle cantine scavate dai monaci nel XVI secolo. L’ambientazione è fascinosa, le spiegazioni semplici, i vini verticali e lineari come chi, a meno di 30 anni, ha preso in mano i destini di questo piccolo Domaine di 8,5 ettari confluiti dai Domaine di Marc Morey e di Fernand Coffinet. Tutto abbastanza normale e piuttosto classico da queste parti, dove l’incrocio di cognomi storici continua a creare diverse etichette da quelle classiche. In questo caso il rinnovo dell’etichetta è puramente estetico, mentre i vini, più o meno recenti, si svelano attraverso una freschezza e un bouquet stretto di profumi è una pulizia in bocca encomiabile.


Il Domaine dispone di diverse parcelle di primo piano sul comune di residenza quali Caillerets, En Remilly, Dent de Chien, La Romanée ecc. Oltre a questo, esiste anche una piccola produzione di vini rossi - pinot noir ovviamente - che sul comune di Chassagne non raggiunge la sommità qualitativa di quasi tutti gli altri comuni della Cote d’Or, ma che ci volete fare, la tradizione va rispettata da queste parti, e le originalità evidenziate.


Punta qualitativa della produzione del Domaine è però rappresentata dalle due piccole parcelle figlie ( in parte ) del comune di Puligny. Si tratta della nobile appellation Puligny Montrachet 1er cru Les Pucelles, noto per le meravigliose riuscite del Domaine Leflaive, e di qualche rango di vigna presente tra i muretti del Grand Cru Batard Montrachet. Manco a dirlo, in fase di degustazione, le differenze saltano al naso con una evidenza  che da queste parti danno per scontata, ma per noi del sud delle Alpi rimane sempre una bella dimostrazione di vin du terroir.


Freschissimi e dritti i 2010 di Thiebault Morey, dove, a parte le belle riuscite sul comune di Chassagne, emergono i due campioni di Puligny, ricchi di materia, tale da foderare la bocca, quasi polposi tra lingua e palato. Diversamente minerali i premier cru di Chassagne, ma nel complesso una bella coerenza generale sulla produzione annuale di circa 50-60.000 bottiglie, tutte vendute senza troppe ansie. Ma per chi volesse metterci dentro il naso, questi vini sono disponibili anche in Italia, regolarmente importati ( da poco tempo ) da Gaja Distribuzione.


Thiebault è certamente un buon chef de cave, i suoi vini sono buoni, però a noi stava per rimanere sullo stomaco il dubbio su come fossero quelli che faceva suo papà. Nessun problema, tire bouchon à la main e via il tappo ad uno Chassagne Morgeot 1996 che ci ha immediatamente fatto capire che anche il vecchio (mica tanto) papà Michel sapeva il fatto suo. Eccome!





- gdf 2012 -


3 commenti:

  1. al prossimo giro mi prenoto come autista
    ciao max

    RispondiElimina
  2. il riscaldamento del pianeta ha portato alla nascita della palma da datteri in Borgogna :-)))

    RispondiElimina