- del Guardiano del Faro -
E’ il flemmatico Thiebault Morey, "l'inglese", ad accoglierci affabilmente, con un aplomb indiscutibilmente molto british, ed invitarci
immediatamente a scendere verre à la main nelle cantine scavate dai monaci nel
XVI secolo. L’ambientazione è fascinosa, le spiegazioni semplici, i vini
verticali e lineari come chi, a meno di 30 anni, ha preso in mano i destini di
questo piccolo Domaine di 8,5
ettari confluiti dai Domaine di Marc Morey e di Fernand
Coffinet. Tutto abbastanza normale e piuttosto classico da queste parti, dove l’incrocio
di cognomi storici continua a creare diverse etichette da quelle classiche. In
questo caso il rinnovo dell’etichetta è puramente estetico, mentre i vini, più
o meno recenti, si svelano attraverso una freschezza e un bouquet stretto di
profumi è una pulizia in bocca encomiabile.
Il Domaine dispone di diverse
parcelle di primo piano sul comune di residenza quali Caillerets, En Remilly,
Dent de Chien, La Romanée
ecc. Oltre a questo, esiste anche una piccola produzione di vini rossi - pinot
noir ovviamente - che sul comune di Chassagne non raggiunge la sommità
qualitativa di quasi tutti gli altri comuni della Cote d’Or, ma che ci volete
fare, la tradizione va rispettata da queste parti, e le originalità
evidenziate.
Punta qualitativa della
produzione del Domaine è però rappresentata dalle due piccole parcelle figlie ( in parte ) del comune di Puligny. Si tratta della nobile appellation Puligny Montrachet 1er cru Les Pucelles, noto
per le meravigliose riuscite del Domaine Leflaive, e di qualche rango di vigna
presente tra i muretti del Grand Cru Batard Montrachet. Manco a dirlo, in fase di
degustazione, le differenze saltano al naso con una evidenza che da queste parti danno per scontata, ma per
noi del sud delle Alpi rimane sempre una bella dimostrazione di vin du terroir.
Freschissimi e dritti i 2010 di
Thiebault Morey, dove, a parte le belle riuscite sul comune di Chassagne,
emergono i due campioni di Puligny, ricchi di materia, tale da foderare la
bocca, quasi polposi tra lingua e palato. Diversamente minerali i premier cru
di Chassagne, ma nel complesso una bella coerenza generale sulla produzione
annuale di circa 50-60.000 bottiglie, tutte vendute senza troppe ansie. Ma per
chi volesse metterci dentro il naso, questi vini sono disponibili anche in
Italia, regolarmente importati ( da poco tempo ) da Gaja Distribuzione.
Thiebault è certamente un buon
chef de cave, i suoi vini sono buoni, però a noi stava per rimanere sullo
stomaco il dubbio su come fossero quelli che faceva suo papà. Nessun problema,
tire bouchon à la main e via il tappo ad uno Chassagne Morgeot 1996 che ci ha
immediatamente fatto capire che anche il vecchio (mica tanto) papà Michel
sapeva il fatto suo. Eccome!
- gdf 2012 -
al prossimo giro mi prenoto come autista
RispondiEliminaciao max
Ottimo, così facciamo il giro completo max ;-)
Eliminail riscaldamento del pianeta ha portato alla nascita della palma da datteri in Borgogna :-)))
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