sabato 12 settembre 2015

CON LA CODA TRA LE GAMBE



Marco 50&50

Pullman gratuito, un paio di biglietti sotto costo, l'associazione propone, la moglie dispone, in fondo quando mi ricapita...l'anonimo martedì di inizio settembre,
promette una temperatura ideale e sembra promettermi un'affluenza accettabile, abbocco all'invito, errore universale come l'esposizione.

Andamento lento sulla tangenziale milanese, è la norma senza la pasta, non mi stupisco ma la giornata, lo sento, sta prendendo una piega non entusiasmante, il pullman ci lascia a pochi minuti dall'ingresso, faccio partire il conta passi e parto, deciso a dare un senso alla giornata, ma i buoni propositi si infrangono di fronte a centinaia di persone ferme con le quattro frecce in prossimità dei varchi antiterrorismo, la coda non scorre, anzi sembra retrocedere, sarà un effetto ottico o, più probabilmente, l'effetto dei "furboni" che si insinuano come serpi guadagnando postazioni e qualche minuto in più da dedicare alla visita.

Arriva il mio turno e quando mi sento dire che devo togliermi tutto realizzo che o non sono nel posto giusto o non sono dell'umore giusto, più probabilmente sia la prima che la seconda che ho detto.
Una volta dentro, però, l'entusiasmo e l'eccitazione della prima volta mi spingono a percorre in lungo e in largo, tanto per farmi un'idea e per sgranchirmi un po' dopo la sosta in coda, cardo e decumano senza soluzione di continuità e senza un briciolo di testa, perché, procedendo di questo passo i chilometri percorsi a fine giornata saranno tredici in sei ore circa, a metà strada tra un'andatura da passeggio e una da c@zzeggio.

L'andatura dei visitatori in visita ai padiglioni è forse l'aspetto più curioso, le persone si guardano lentamente intorno mentre sono in coda per entrare e affrontano la visita vera e propria a passo spedito e a testa bassa, spinti ad entrare in un altro padiglione per poter apporre un timbro fasullo su un altrettanto fasullo passaporto.

C'è qualcosa che non va, forse sono io.
Per i padiglioni principali, per attrattive e dimensioni, lo smaltimento della coda è stimato in centottanta minuti,  per quelli minori, tre secondi, ma da vedere in effetti c'è ben poco, mi oriento ad Oriente e un po' altrove.

Comprensibile ressa da fast food nelle zone che dovrebbero essere quelle di maggior attrattiva.
Coda di rospo non pervenuta, coda alla vaccinara esaurita, 
pervenuta una sensazione d'incertezza ed esaurita, o quasi, la pazienza, nessuna coda ma accesso momentaneamente sospeso alla zona degustazione vini.

Faccio la coda anche per un paio di piatti thailandesi cucinati al microonde mentre mi guardo intorno alla ricerca di piccoli assaggi volanti di street food cucinati a vista per un'offerta più vera e meno commerciale della cucina dei vari paesi, ma di espresso c'è solo il caffè, quello turco è esaurito, per quello triestino c'è coda.
All'aumentare dei chilometri percorsi corrisponde un aumento della stanchezza, del disagio, della gente intorno,  adesso il flusso sul decumano è continuo, dall'alto, sulla terrazza del padiglione degli Stati Uniti, l'armadillo texano, ma mezzo toscano guarda giù e vede e sente vocianti onde anomale, diverse da quelle che predilige.

Onde settembrine ad Arma di Taggia, tutta un'altra musica


Cibo per strada, altro che street food

M 50&50

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