martedì 7 gennaio 2014

Bocuse d'Or


gdf

Il vecchio Paul non è stato bene negli ultimi giorni ed è stato prudentemente ricoverato in ospedale. Nulla di grave a quanto pare, ma insomma, gli anni passano, e il monumentale chef, l’imperatore della cucina francese del secolo passato non si è certo mai risparmiato, ai fornelli, ma credo neppure a tavola. Anche l’anno scorso non era stato bene proprio in occasione della finale del concorso che porta il suo nome in giro per il mondo, e che da tutto il mondo porta da lui, a Lione, i candidati verso il successo finale a cadenza biennale.

Paul ne farà 88 il prossimo 11 febbraio, settimana nella quale si cercherà di identificare il candidato italiano che andrà ad affrontare lo step successivo. Questo accadrà proprio a due passi dal faro, e quindi cercherò di infilarmi nell’evento per capirci qualche cosa di più di questo concorso che equivale ad un vero Campionato del Mondo della cucina.

Qualificazione nazionale, con molto rilievo a quella francese, poi scrematura europea, che quest’anno si svolgerà tra qualche mese a Stoccolma tra il 7 e l’8 maggio, ed infine gran finale a Lione all'inizio del prossimo anno, mentre in giro per il mondo si svolgeranno gli eventi continentali sotto l’etichetta di Latin-America e Asia Pacific.



Il significato di questo premio, che arriva alla sua quindicesima edizione in 30 anni andrebbe ricercato nell’albo d’oro, curiosando nei quattordici podi che hanno premiato i primi tre delle quattordici edizioni precedenti.

Le equazioni sono presto fatte, perché sopra ai premiati sono cadute in seguito una piogge di stelle, anche se a guardar bene solo uno dei vincitori, se non erro, può oggi vantare le tre stelle Michelin. Si tratta di Regis Marcon, che quando vinse il concorso nel 1995 di stelle ne aveva già una.

E’ quello uno dei soli due Bocuse d’Or che ho mai visto da quando il concorso esiste (1987) e da quando pascolo tra le tavole d’Europa. L’altro l’ho visto esposto nella sala dell’allievo di Marcon, Serge Vieira, a Chaudes-Aigues, che lo vinse nel 2005, dieci anni dopo il suo maestro.

Sfogliando tutti i podi, e quindi moltiplicando 14 x 3, non vedo nessun italiano occupare una delle 42 caselle disponibili. E qualcuno penserà: ecco, il solito sciovinismo francese. Li avranno vinti tutti loro!

Invece non è così scontato che vinca sempre un francese, anzi, più delle sette vittorie francesi a me fanno impressione le quattro vittorie norvegesi, manco fossimo alle Olimpiadi Invernali piuttosto che ad un campionato del mondo di cucina.

Alla fine il match si chiuderebbe quasi alla pari: Scandinavia-Francia 6-7 al tie break, volendo aggiungere ai quattro successi norvegesi quello dello svedese Dahlgren (oggi due stelle Michelin al Matsalen di Stoccolma) e del danese Kofoed del Geranium di Copenaghen, pure lui bistellato. A completare il quadro resta da aggiungere il successo Lussemburghese di Lèa Linster, unica donna a riuscire nell’impresa, ma a cui il trofeo (un opera dello scultore César in quel caso) è stato recentemente rubato dal suo ristorante...


Neppure uno spagnolo nel medagliere, che conta undici diverse bandiere premiate con oro, argento o bronzo. Non sotto forma di medaglie ma di statuette a forma di Bocuse, come fosse un Oscar. Ecco, forse invece di un titolo di Campione del Mondo potrebbe essere inteso come un Oscar di grande cucina, dove Francia, Nord e Mittel Europa hanno per ora avuto la meglio, in attesa di conoscere chi rappresenterà l’Italia e la Spagna alla prossima edizione.

gdf

2 commenti:

  1. qualche anno fa a copenagen dopo il noma andammo al geranium mangiando altrettanto bene seppure con una cucina diversa. Tu invece usasti la mia prenotazione che avevo per laguiole...

    le imprecazioni che mi mandasti le lasciai in danimarca.

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    1. C'è dunque rimasto del marcio in Danimarca?
      Un bras de mer-d che divide il buono dal cattivo ?
      Ti dovrai sentire in colpa tutta la vita :-)
      Avevo di nuovo sbagliato a seguire i segnali, quelli che mi portarono poi da Marcon e Vieira

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