martedì 9 febbraio 2016

La Guida Vini che vorrei


gdf

Mi è successo alcune volte di essere stato il primo ad entrare in un nuovo ristorante, quindi senza essermi avvalso di una Guida per arrivarci; ma non mi da neppure fastidio arrivare dopo, se ne vale la pena, anche quando il tovagliolo non è più immacolato.

Quando entro in un ristorante -tra i convenevoli d'abitudine- ho l'abitudine di buttare un occhio in giro per verificare se esiste un angolo libreria, oppure una postazione web.

Un'altra cosa che faccio come un tic, se questo è a vista, è sbirciare il librone delle prenotazioni -quasi sempre sponsorizzato da Ca' del Bosco-  per sapere se ci sarà compagnia in sala, e anche per intuire come andranno realmente le cose nei giorni successivi o se c'è stato movimento nei giorni precedenti, al di là dei buoni propositi del proprietario.

E' importante sapere se il ristorante lavora veramente o fa solamente 80.000 click dove è stato spinto allo sfinimento, inutilmente, e magari a pagamento.

Normalmente, l'angolo libreria, è scarsamente fornito di libri di cucina, e quando ci sono, sono quasi tutti di famosi chef francesi. E' pure evidente la quota importante di edizioni di diverse guide, sulle quali domina -quando il ristorante vi è recensito- la Guida Michelin. Sono quasi sempre almeno cinque le edizioni esposte, quando non di più.

Entrando in una piccola cantina, o in un'azienda vitivinicola di medie dimensioni, non essendovi libroni Ca del Bosco ... per le prenotazioni, ma solo -quando c'è- una lista privata degli appuntamenti del giorno, ho ancora più tempo, tra un bicchiere e l'altro, di osservare quale siano le letture preferite dei proprietari o di chi ci lavora per loro.

Le letture più gettonate qui sono abbastanza diverse, nel senso che sono i giornali e le riviste di vino a dominare la scena; con, in evidenza, le testate che hanno parlato in epoche più o meno recenti dell'azienda in questione. In seconda battuta ecco splendide opere editoriali, questa volta non francesi ma prioritariamente in lingua inglese. E le Guide.? Beh, non è che se ne vedono molte. Normalmente non più di tre, che possono essere quella del Gambero Rosso, quella de L'Espresso e quella del Touring, nell'ordine di presenza quantitativa per quanto concerne la mia privata statistica.

Cosa vorrà significare ciò? Bha, forse che i produttori preferiscono leggere dei bei racconti di persone che fanno il vino? Il tutto corredato da belle foto, e dove la noiosa parte tecnica rimanga assai marginale.


Per l'utente il punto di vista è ancora diverso, perché, se è vero che esistono ancora bevitori che vogliono essere rassicurati, credo che la maggior parte voglia scoprire vini che parlino di persone e di terroir, non importa con quale classificazione numerica. Prioritario oggi è il prezzo e una storia da raccontare, con un minimo di scansione tecnica, per i neofiti, necessaria.

A me, sui temi della tavola, l'editore chiede cose nuove e democratiche, mettendo in un angolo privilegiato i top, che nella ristorazione sono quasi sempre proporzionati alla qualità complessiva espressa nel piatto e del prezzo esibito in conto.

Per il vino è diverso. In casa ci portiamo un flacone ben confezionato, con dentro un liquido idroalcolico da cui aspettarsi una qualità conforme al prezzo, da versare nel tuo bicchiere, senza margini di allure dato da ambiente o servizio. Spesso non è così. Una bottiglia da 200 euro o più può deludere ben più di una cena di pari prezzo al ristorante.

Un Aston Martin usata ti interessa ancora?


gdf


6 commenti:

  1. Sono consapevole di non essere il primo, il fortunato non sarà l'ultimo, guidata da altri per chilometri, è già un traguardo la lista d'attesa, magari un buco per pranzo, a primavera inoltrata, infrasettimanale andrà benissimo...mi metto tranquillo, leggo qualche storia di persone, di cibo e di vino in attesa del mio turno, alcuni fanno lo stesso a Cornaredo con minor soddisfazione.

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  2. e ogni fatto di cose è puramente casuale
    Georges

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  3. A suo tempo, invece di storie di vini che parlano di persone e luoghi, provai a raccontare storie di luoghi e persone che parlassero di un vino: non avevo capito che il vino deve essere protagonista, per filo e per segno, perché solo attraverso il vino si può far gara a chi ce l'ha più lungo. Destinazione influencer. Le persone, i luoghi son corollari, mezzi, rispetto alla tenzone. Come l'Aston Martin, d'altronde: e non sarà un caso se alla fine di un raccontino un giorno un tale scrisse "ma poi, in fin dei conti, il vino è piaciuto?". Le solite insicurezze del maschio italiano.

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  4. A me piacciono le storie…
    Ho cercato dappertutto la rossa della foto in apertura, alla fine l’ho trovata, mi sono avvicinato, appoggiato e le ho sussurrato sconcezze…lei si è girata, ha tolto la parrucca e mi ha detto, ce l’hai piccolo, era Alex Drastico

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  5. Hanno buttato la Guida migliore.Meglio l'usato di qualsiasi novità
    Beppe

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