Quando non conosco una maison – ahimè, sono tantissime – mi aggrappo all’etichetta.
Raramente, una truce, custodisce un buon nettare; più verosimilmente, quella
essenziale, mai pacchiana, riserva belle sorprese. Non è una regola, forse è
culo ma, fatte salve le eccezioni, spesso funziona.
Prima ho bevuto, assai bene – è il loro base
– appuntando 4 note in croce, poi ho cercato il sito - bello e sintetico, senza
orpelli, interessante da sfogliare - che ti suggerisco di sbirciare.
Vignerons
de père en fils depuis 1776, questo l’esordio sul web. L’azienda – in
conversione biodinamica dal 2008 - ha sede a Verzy, comune Grand Cru, dove coltiva, divisi su 100 parcelle, 8 dei 10 ettari di
proprietà – i restanti sono in altri tre villaggi vicini – nei quali figurano,
oltre ai vitigni classici, anche ceppi delle vecchie varietà champenoise: Arbanne, Pinot Blanc, Petit
Meslier e Pinot Gris.
Questo è 30 Chardonnay e 70 Pinot Noir, vendange 2008 al 65%, 35% vini di
riserva degli anni che vanno dal 2005 al 2007, quattro anni sui lieviti,
dosaggio a 2,5 gr./lt., dégorgement aprile
2013.
Tanto il naso, quanto il palato, non sono
irrobustiti, nè appesantiti dalla bacca nera che, pur essendo maggioritaria,
non picchia come un fabbro ferraio, giacchè il suolo di Verzy offre più garbo
che muscoli. Dunque, tanta eleganza, unita alla freschezza, ai fiori bianchi,
alle sensazioni agrumate, alle note della fragolina, del lampone e del ribes.
Signorilità e generosità, che ritrovo all’assaggio,
con l’innesto della texture minerale,
che conferisce ulteriore seduzione ad un sorso, la cui complessità e profondità
superano, di gran lunga, un aperitivo disimpegnato.
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