mercoledì 16 dicembre 2015

La Voglia Matta senza titolo


del Guardiano del Faro


Quando trovo il titolo so che il pezzo scorrerà via agile e felice sui binari della regolarità, raggiungendo l'epilogo in pochi minuti. Qualche aggiustamento e via. In onda. Qui, invece, stavolta, non mi viene il titolo, ma sono contento lo stesso, anche senza titolo.

Contento, tante volte gratificato e contento, innanzitutto per la collocazione assai lontana dal faro di locali dall'attrazione fatale. Quelli danneggianti a lungo andare, sia per il giro vita che per il portafogli. Un giorno piange la cintura, un giorno il conto corrente. Troppo spesso entrambi. La contraddizione è evidente.

Questi due, Davide e Katia, ce li avessi più vicino, invece di deprimermi mi farebbero passare la giornata più intensamente, pensando a cose sublimi come la cucina d'autore, come se fuori non accadesse nulla di negativo, persino a Voltri,  borgo estremo di Genova, che non è una città per gourmet, neppure in centro, figuriamoci nell'estrema periferia.

Davide, nel frattempo -quest'estate- ha sperimentato sulla sua pelle che anche Portofino non è un paese per gourmet. E allora che fare? Arenzano è già al completo, e quindi tanto vale rimanere nei muri di casa, dove far un po' quel che si vuole, anche marinare i cetrioli nella Sambuca, riuscendo  a condividere positivamente tanti pensieri con Katia, che è socia e non compagna, dettaglio che cambia le condizioni e le regole del gioco.


L'auto la si appoggia dove capita qui, senza timore, così fan tutti. Un indicazione, se vi fa piacere ... per parcheggiare e per curiosare, di là del ponte del Leira, che nasce a 1001 metri sul mare, ma nel mare comunque finisce, quando non si allarga a far danni. Lì, dalle parti del bar del Leira c'è un vicolo cieco che si avvicina alla ferrovia, dove trovare abbastanza facilmente un posticino. Intanto al bar si beve, si gioca e si fuma con il filtro, nel senso che sopra al bancone c'è scritto VIETATO FUMARE, mentre chi vi fa il caffè posa la cicca accesa sul registratore di cassa, tra un espresso e un ristretto. Chi vuoi che entri, qui, ai margini della città per menare il belino.

Periferico il ristorante di Davide e Katia, di fatto, nel modi, nelle intenzioni, nella concezione della cucina e anche per il carattere della scelta dei vini, anch'essi piuttosto borderline, ma che non sono quelli di seguito individuabili nel pezzo, frutto di una pesca diversa.

Mi piace molto il bagno de La Voglia Matta, perché contiene l'unico specchio che mi sfina sul lungo, levandomi contemporaneamente due dita di pancia e due di rughe. Allunga questo specchio in bagno. Immagino quanti siano tentati di abbassare la cerniera, per vedere l'effetto che fa.


In sala qualche cosa è cambiato. Le luci sono meno violente rispetto al passato, e questo  dettaglio, unito ad un auspicabile miglioramento dell'acustica contribuisce e contribuirà ancor di più ad elevare il comfort de La Voglia Matta, locale ormai ben collocato nella mente della clientela che qui ci deve venire apposta, indirizzata ormai da ogni Guida.

15.5 da L'Espresso, un 79 sotto stimato del Gambero Rosso, Cucina d'Autore dal Touring Club e le due forchettine della Michelin. Già, due forchettine, da parecchi anni ormai, nella città da 700.000 abitanti ma senza neanche una stella. Ecco il Titolo che manca ... titolo ancora ottenibile, salendo sul treno giusto. La ferrovia passa giusto qui dietro, l'importante è non estremizzare questa cucina e quindi andare a finire sul binario tronco, già abbastanza affollato da talenti incompresi come Milone o Lopriore.




Accidenti. Etichetta tamarra ma vino grandissimo!

Un gran colpo di testa. Teste di pesce in cassetta con frutta secca e gocce d'alloro. 
Da ripensare in fase di presentazione

Vietato ai minori. Cetrioli marinati nella Sambuca, rapanelli, gelatina di pepe e aceto balsamico; gocce di vermouth e Campari

Intense lumachine di mare in crema di topinambour

Vosne duretto, da bere quando saremo già tutti morti, mentre lo Chablis di Tribut anche subito: oggi, domani, dopodomani

Purè di patate affumicate, polpo, cipolle all'agro, gocce di alloro, olive taggiasche ... e anche una nota piccante. Ecco, qui c'è tutto per prendere il treno giusto

E anche qui, dove diversi elementi di terra portano in alto il sapore complessivo


La tradizione dell'accomodato alla genovese.
 Normalmente si fa così, o con la trippa o con lo stoccafisso. 
Trippa, funghi secchi, patate ...
Ma subito dopo arriva la versione provocatoria: trippa fritta e speziata ...

Altro vagoncino da agganciare all'Intercity. 
Filetti di triglia arrostiti sulla pelle, crema di cavolfiore e carciofi alla liquirizia. Manca giusto una nota vagamente acida agrumata che identifichi un piatto "alla Cannavino"

Discreto gelato all'olio con crumble di olive taggiasche

Minimalismo e originalità, in questo dessert poco dolce, marcato dalle note digestive di limone e salvia

Gelatine gdf, praticamente è Sambuca a 38° gelatinata ... mitigata da brutti ma buoni e meringhe

13 commenti:

  1. Cannavino frizzante e determinato ..... chissà quante ne ha in mente di ricette spiazzanti :-)) bravissimo
    Franck

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  2. E non finisce qui, perché dopo il coniglio schiacciato al capolinea avremo la lepre sotto il treno :-)) stay tuned, con Davide la cucina va oltre le apparenze

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    1. Improbabile, quindi, si fermi ad Inganni.
      Vengo io, porto un documento che attesti la mia maggiore età.

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    2. Ti tengo una sedia al tavolo del coroner per un assaggio di lepre travolta dall'intercity?

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  3. L'unico ristorante di Genova dove valga la pena andare a cena, Marin a parte. Solo che il Marin è ultrafavorito dalla posizione, la Voglia Matta è l'esatto opposto: altro titolo di merito per Cannavino, di cui temo che i pneumatici non si accorgeranno mai

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    1. ... non disperiamo Emanuele ;-)

      Se ci torni all'ora di pranzo avvisami, anche Davide avrebbe piacere di rivederti.

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    2. Ok, se capita lo farò senz'altro

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    3. se si sono accorti di me a Lavagnola si accorgeranno anche del bravo Davide!!!

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    4. In realtà se ne sono accorti già da parecchio, per cui lo standard del locale va bene, com andava bene il tuo, che all'origine non era una cosa straordinaria, me lo ricordo bene, a partire dal 2004 se non ricordo male. Centrando bene ogni piatto il riconoscimento arriverà come logica conseguenza del buon lavoro fatto.

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  4. ehi! chi si rilegge, il Barba.
    non ci si vede da un po'

    F.

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    1. Vero, molto tempo. Bisogna rimediare

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  5. SI, ma non ho più il tuo numero di telefono.
    F.

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  6. Ottimo!stato Lunedi,poche ciancie e molte sostanze,terrina e uovo siringato, che qui manca, assieme a trippa non advisor,e lumachine valgono il viaggio,speriamo che sgommino l anno prossimo lasciando il segno la banda dei copertoni perché sarebbe l ora.

    TMC

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