È la cuvée de prestige, creata nel 1972, con il millesimo 1962,
per solennizzare il bicentenario della Maison e, soprattutto, costituisce il supremo
omaggio a Madame Barbe Nicole Clicquot, la cui abilissima opera è stata
indispensabile per l’espansione e la nomea di questo marchio.
La Grande Dame, elaborata solo nelle annate eccezionali, è un
assemblaggio a dominanza Pinot Nero – solitamente per due terzi - e saldo di Chardonnay. Solamente uve da vigneti di proprietà, di 8
villaggi Grand Cru: Le-Mesnil, Avize,
e Oger per lo Chardonnay, Bouzy, Verzenay, Verzy, Aÿ e Ambonnay per la bacca
nera. Tra i sette e dieci anni sur lattes e remuage
manuale. Il mio flacone ha già una botta di vita dal dégorgement (6 anni).
Perlage sottilissimo, con il
naso, elegante e vivissimo, ma non troppo complesso, che inforca dritto la via,
raffinata, dell’oriente – pepe bianco, cannella e zafferano – mentre si
inseriscono, con l’ossigenazione, burro e mela cotogna, fragranze agrumate e di
mandorla tostata, con il profilo minerale appena imbastito e semi-nascosto.
Una bocca freschissima e pressochè
simmetrica, continua il viaggio a levante, ripresentando una fine trama
speziata – zafferano a nastro – cui si accompagnano sensazioni di malto, con
nette percezioni di albicocca e agrumi canditi, mentre l’aspetto minerale permane
in fase di stallo, o giù di lì.
Palato instancabilmente vellutato e vibrante,
per sorsi di gran tensione, dal finale speziatissimo e lungamente persistente.
Non la bevuta della vita, tuttavia una boccia
che vedo ancora in crescita e, chissà, potrebbe diventare travolgente, nel
volgere di qualche anno.
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