Tra le corbellerie vinicole che
si possono leggere in rete ultimamente, non sfugga che lo Champagne, assunto in
dose massicce, distrugge inesorabilmente la cellulite. Sicuramente meno inutile
e parimenti costoso di creme farmaceutiche dagli effetti nebbiosi, per lo meno
provocherà sorrisi languidi nelle signore che adotteranno questa dieta, meglio
ancora se dissociata dai carboidrati.
Sul tema statistiche, per quanto riguarda i vini
bianchi più apprezzati e ricercati al mondo, impera come sempre il vitigno
chardonnay, inseguito dal sauvignon blanc, mentre il riesling resta una questione
personale. Un vitigno di cui se ne parla molto ma che se ne beve poco,
giustamente, perché quelli eccellenti sono veramente rari.
Lontano ancora dal concetto di
Terroir, Wine Searcher pubblica una curiosa statistica basata sulle ricerche
degli utenti, che almeno nelle intenzioni hanno cambiato orientamento sulle
bacche rosse, che restano comunque preferite a quelle bianche.
L'avvento del dominio dei
bianchisti resta quindi ancora un miraggio, però qualche cosa il consumatore
avveduto -almeno in percentuale maggiore- l'ha percepito, e così le marmellate
di zinfandel devono cedere il posto al pepato syrah, ma soprattutto, fatto
epocale, il cabernet cede il primo posto al pinot noir.
Peperonate verdi e rosse,
ratatouille melangé dominate dal vitigno bordolese ormai superate, almeno nell'interesse
dei bevitori seriali, dalle macedonie di frutti rossi, meglio se provenienti
dalla Borgogna ça va sans dire, ombelico del mondo riscoperto, sia in bianco
che in rosso. Le quotazioni saranno ancora in salita, rendendo quei vini -in 15
anni- virtuali, quando tre lustri fa
potevano, ahinoi, considerarsi da bevuta giornaliera.
gdf
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