lunedì 7 dicembre 2015

La peperonata la preferisco nel piatto


Tra le corbellerie vinicole che si possono leggere in rete ultimamente, non sfugga che lo Champagne, assunto in dose massicce, distrugge inesorabilmente la cellulite. Sicuramente meno inutile e parimenti costoso di creme farmaceutiche dagli effetti nebbiosi, per lo meno provocherà sorrisi languidi nelle signore che adotteranno questa dieta, meglio ancora se dissociata dai carboidrati.

Sul tema statistiche, per quanto riguarda i vini bianchi più apprezzati e ricercati al mondo, impera come sempre il vitigno chardonnay, inseguito dal sauvignon blanc, mentre il riesling resta una questione personale. Un vitigno di cui se ne parla molto ma che se ne beve poco, giustamente, perché quelli eccellenti sono veramente rari.

Lontano ancora dal concetto di Terroir, Wine Searcher pubblica una curiosa statistica basata sulle ricerche degli utenti, che almeno nelle intenzioni hanno cambiato orientamento sulle bacche rosse, che restano comunque preferite a quelle bianche.

L'avvento del dominio dei bianchisti resta quindi ancora un miraggio, però qualche cosa il consumatore avveduto -almeno in percentuale maggiore- l'ha percepito, e così le marmellate di zinfandel devono cedere il posto al pepato syrah, ma soprattutto, fatto epocale, il cabernet cede il primo posto al pinot noir.


Peperonate verdi e rosse, ratatouille melangé dominate dal vitigno bordolese ormai superate, almeno nell'interesse dei bevitori seriali, dalle macedonie di frutti rossi, meglio se provenienti dalla Borgogna ça va sans dire, ombelico del mondo riscoperto, sia in bianco che in rosso. Le quotazioni saranno ancora in salita, rendendo quei vini -in 15 anni-  virtuali, quando tre lustri fa potevano, ahinoi, considerarsi da bevuta giornaliera.

gdf

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