mercoledì 17 febbraio 2010

rassicurante

..come una coperta calda d'inverno, come una carezza data da chi ti vuole bene, come il seno di una mamma che allatta, come il crepitio del camino, come una torta di mele appena sfornata, come Richard Hawley e la sua musica..
Lo scoprii in un vecchio “from the blue room” (che allora si chiamavano “armadillo radio”o “late night at the bar” vol.1,2,3,4 ecc..) e da allora non l'ho piu' lasciato, Hawley mi accompagna nelle mie solitarie serate in attesa di chi arriva tardi o nelle fredde mattinate nevose col caffè bollente nella tazza. Mi piace il senso di malinconica rilassatezza che mi trasmette la sua musica, adoro il suo incedere sognante senza mai cadere nello zuccheroso mainstream di molti suoi colleghi. Le sue canzoni scaldano il cuore e le tematiche affrontate spesso sono figlie
dell'insoddisfazione conseguente al fallimento ma lasciano sempre un senso di profonda serenita'.

Rassicurante è anche avere nel bicchiere il Brunello di Montalcino di Poggio di Sotto, e se è vero che il vino assomiglia a chi l'ha fatto allora qui ne abbiamo la conferma, Piero Palmucci gestice con perizia ed amore questo Podere, è persona affabile e generosa dai modi garbati e austeri e cio' lo si ritrova nel suo magnifico nettare. Il corredo aromatico dei Brunelli di Palmucci è sempre incredibile e si racchiude in particolar modo nelle riserve che custodirò gelosamente in cantina per parecchio tempo (armadilli permettendo..). Spezie dolci e sensazioni balsamiche emergono da una base caratterizzata da sentori di cuoio, di tabacco, di fiori rossi intensi ma gentili. Il tannino è vibrante, giovane, vigoroso ed elegantissimo la persistenza lunghissima rimane al palato fino alla fine, piacevolissimo e... rassicurante
.

domenica 14 febbraio 2010

settimana bianca

No, non sono andato a farmi una bella settimana bianca magari dal pard che vive sotto il dente di un gigante.
Dopo la bella nevicata di venerdi scorso su Milano tanto per stare in sintonia questa settimana ho bevuto soprattutto bianchi.
Due in particolare hanno lasciato il segno.
Lunedi ho partecipato ad una bella serata organizzata da Stefano Sarfati dedicata allo Chardonnay. Guidata dal bravo e competente (siamo molto in sintonia come 'gusti') Samuel Cogliati abbiamo (abbondantemente) assaggiato alla cieca sei espressioni di questo vitigno, tutte francesi.
Sorprendentemente quello che più mi ha colpito ed è rimasto nella mente e nel cuore è stato un Chardonnay dello Jura, La Reine 2004 di Domaine Labet. Uno Chardonnay tourt court ma dalla misteriosa complessità, nel bicchiere occorre aspettarlo un attimo, ha bisogno di tempo per poterne apprezzare in toto le sue qualità. E' frutto di vigne vecchie di oltre 60 anni e si trova ad un prezzo ridicolo se paragonato a più blasonati ma non sempre migliori parenti di Borgogna.
Dopo vari altri bianchi bevuti in settimana, dal Litrozzo de Le Coste al Filagnotti di Cascina degli Ulivi, stasera ho chiuso in bellezza con il Chateau Musar del 1998. Un vino incredibile, un autentico fuoriclasse. Prodotto in Libano da quel gran gentiluomo di Gaston Hochar da uve Obeideh e Merwah, autoctone di Mount Lebanon, di cui non so proprio nulla. Di certo so che questo vino non ha eguali al mondo e non riesco neanche a trovare le parole adatte per descrivere le emozioni e le sensazioni provate. Posso solo dire che secondo me è uno dei più grandi bianchi al mondo, sicuramente unico!

Questa canzone ci sta bene, anche se le mie non sono state solo visions of white.........



sabato 6 febbraio 2010

from the blue room

Di cassette ne ho fatte tante, per signorine, amici, feste o occasioni particolari, e in tanti ci siamo un po ritrovati nel protagonista di Alta Fedeltà. Poi sono passato ai CD ed ora voglio provare a sfruttare la rete che è anche più cheap. Vediamo che succede.

Cominciamo con un 'From The Blue Room', di cui qualche brother and sister ne ha già qualche volume in CD, che alla fine risulta abbastanza ispirato da questo post.
Le 10 canzoni sono tutte da dischi piuttosto recenti pescando ovviamente tra i così detti 'minori' ma grandi nel saper regalare belle emozioni.  Se la cosa avrà seguito andremo anche alla ricerca di qualche piccolo grande disco dimenticato troppo in fretta.
Ecco il menu:
1 - True Believer di Matthew Barber
2 - Highway Prayer di Adam Carroll & Michael O'Connor
3 - The One That Makes You Happy di Joe Firstman
4 - Best di Jon Dee Graham
5 - Short Intermission di Big Phony
6 - Jesus di Blind Boys Of Alabama with Lou Reed
7 - The First Time i Saw You di Joe Pug
8 - Even Though The Sky Was Falling (One Beautiful Day) di Karyn Ellis
9 - Go West di Austin Lucas
10 - Forever Young di Kenneth Pattengale

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giovedì 4 febbraio 2010

c'è una canzone che.....

Karine Polwart è scozzese, molto brava. Conosciuta qualche tempo fa grazie al video di 'I'm Gonna Do It All', grande canzone. L'album del 2006 da cui è tratta si intitola 'Scribbled In Chalk', un gioiello, dove c'è questa canzone, dall'incedere Barottiano, che per motivi misteriosi in questi giorni è sempre con me. Sarà che è tempo di signorine e domenica come ciliegina ci sarà pure Marketa!

Take It's Own Time
Words and Music: Karine Polwart (Bay Songs Ltd)
You ceased to mow the lawn ten years ago
You just wanted to see how your garden would grow
You abandoned the pruning shears and welcomed each weed
You permitted the soil to select its own seed

But it would be unfair to assume you don’t care
For you pay great attention to all that goes there
You simply abstain from a plan or design

You just let it all hang out and take its own time
You just let it all hang out and take its own time

And you follow a thread in a book that you’ve read
Or in something that someone you heard somewhere said
You say “It’s all connected, it’s all intertwined

If you let it all hang out and take its own time
If you let it all hang out and take its own time”

Now you don’t move too fast, you make it all last
You encounter a moment before it is past
And you say “Walking slow in this world is no crime”

You just let it all hang out and take its own time
You just let it all hang out and take its own time …




martedì 2 febbraio 2010

Joe Pug e Lissie via Daytrotter

Nel giugno del 2008 avevo scritto qui, in uno dei primi post di questo blog, dell'EP di esordio di Joe Pug. Finalmente tra pochi giorni esce il suo primo album 'Messenger'. Superato il piccolo shock della prima canzone, non brutta ma che c'entra poco con quanto ci si aspetta da lui, il disco conferma quanto già detto a suo tempo: oggi Joe è probabilmente il miglior esponente della canzone folk d'autore.





Anche Lissie ha esordito con un EP, anche se più di recente, e tra poco pubblicherà il suo disco d'esordio. Al contrario del mio pard difficilmente resisto al fascino delle donne del rock, quando sono brave s'intende!
Lissie scrive belle canzoni, il suo modo di cantare, che risulta perfetto nella sua imperfezione, emana un fascino unico e dai video che si trovano in rete sprigiona una carica incredibile.



Lissie "In Sleep" [Part 1 of 2] from Yours Truly on Vimeo.

La caratteristica che potrei dire accomuna questi due musicisti è che li ho conosciuti tramite Daytrotter un sito web eccezionale dove ogni giorno viene presentata una band o un autore, spesso all'esordio e quasi sempre di valore, che presentato le proprie canzoni dal vivo e per di più si possono scaricare gratuitamente. Lissie ha fatto da poco la sua seconda apparizione e tra gli altri troverete anche gli Swell Season e The Snake The Cross The Crown, piuttosto apprezzati all'Armadillo, che sicuramente meritano il download.

Vino: quello bevuto stasera, il Frappato 2006 di Arianna Occhipinti, sincero come la musica che sto ascoltando e che diventa sempre più buono ogni volta che lo stappo

venerdì 29 gennaio 2010

un live inaspettato

potrei essere tacciato di maschilismo ma non mi hanno mai entusiasmasto le donne nel rock, ma per Tift Merritt faccio un'eccezione e dopo la sbornia Pettyana rimaniamo in tema live con questa chicca.
Mi è sempre piaciuta la Merritt, sara' per la sua anima rock unita ad una carica di dirompente sensualita', sara' perchè scrive belle canzoni di un “classic-rock” forse anche un po' mainstreem che è merce sempre piu' rara per noi inguaribili appassionati. Fatto sta che la ristampa di Home is Loud da parte della Blue Rose arriva tanto gradita quanto inaspettata. E' un live del 2005 allora disponibile solo online nel sito dell'artista. Tift è accompagnata da una band dall'anima rock che gira a mille e non disdegna disgressione da jam band con la chitarra fulminante di "Sweet B" Brad Rice, il drumming in odor di rhytm'n'blues di Zeke Hutchins e l'incedere dell'organo di Danny Eisenberg ma la vera sorpresa è lei che coinvolge gli spettatori con entusiasmo, spiccato senso del ritmo e un grande appeal.. Un gran bel disco e di non difficile reperibilita'.


Ci bevo sopra uno Chateau Musar White 2001 suadente e morbido, elegante e di grande struttura, minerale ed estremamente originale. Un rosso travestito da bianco!

lunedì 11 gennaio 2010

Mamma RAI


Nella foto a destra vediamo la tivvu' nazionale,
alquanto vetusta come si puo' notare,alle prese con lo spettatore medio.

In alcuni casi come ieri all'ora di pranzo,vi e' la dimostrazione che la redenzione e' possibile per tutti.Durante una bella puntata di Linea Verde sul territorio della Val D'Orcia al momento di passare all'argomento vino=Brunello da queste parti,mi aspetto il peggio,uno dei soliti produttori prezzemolini invece sorpresa sorpresa:ecco a voi Gianfranco Soldera.Che altro aggiungere.

Ce lo mostrano alle prese(beh.. i suoi uomini)con la potatura invernale e l'estirpamento delle erbacce tutto rigorosamente a mano.Mentre la moglie Graziella cura il giardino e i boschi circostanti il vigneto ,un vero e proprio paradiso dell'ecosistema.

Come se non bastasse, Radio 2 venerdi' prossimo trasmettera' dalle ore 21 un concerto dei Wilco (ovviamente non integralmente)registrato il 16 novembre ad Amsterdam,giusto due giorni dopo quello di Milano.E dal lunedi' al giovedi' stessa ora stessa stazione,segnalo il bel programma Moby dick condotto da Silvia Boschero.
Andate da qualche amico venerdi prossimo e stappate un Soldera.Chi trova un amico trova un tesoro:-)
Ovviamente io non l'ho mai bevuto....

giovedì 31 dicembre 2009

un'ottima annata


Esattamente un anno fa ho iniziato a catalogare i vini bevuti (bottiglie stappate e bevute non vini assaggiati) grazie ad una simpatica applicazione per iPhone. Oggi ho scorso le bottiglie bevute in una anno e devo dire che ho proprio bevuto bene, si è stata un'ottima annata. Tralasciando il mio vino quotidiano fornito dal grande Camillo Donati, in prevalenza bevo i suoi Lambrusco, Barbera e Trebbiano tutti vini che adoro e ci farei volentieri pure la doccia, nel 2009 ho stappato altre 153 differenti bottiglie, tutte naturali, pulite e sane, bianchi, rossi, rosati e bollicine, 42 francesi, 1 argentino, 1 australiano, 1 georgiano, 2 libanesi, 4 sloveni, 2 svizzeri e 100 italiani.
Un anno di gran bel bere.

Entrando nel dettaglio e vedendo anche i giudizi dati ai vini bevuti la mia cantina del cuore del 2009 è stata sicuramente Massa Vecchia di Fabrizio Niccolaini. Adoro il suo vino a base Sangiovese e riesce a farmi piacere anche vitigni che non amo in modo particolare come il Cabernet Sauvignon. Il suo Bianco poi credo sia l'unico in Italia a rivaleggiare con il bianco che più adoro,   lo Chenin della Loira (su tutti Les Nourrissons di Bernaudeau).

Non resta che augurare che anche il 2010 sia un anno di ottime bevute!

sabato 19 dicembre 2009

Graziano e lo spirito con la scure


confesso che mi sono avvicinato a questo progetto di Graziano Romani con un po' di sospetto. Lo seguo dai tempi dei Rockin Chairs e lo ho sempre apprezzato per il suo concentrato di energia, sincerita' e passione uniti ad una grande voce. Ignoravo pero' il suo amore per i fumetti percui questa notizia mi incuriosìva e inquietava al tempo stesso, un'album dedicato a Zagor!? mah.. Pero' alla fine la curiosita' ha avuto il sopravvento e comprando il dischetto (12 euro in edicola) scopro con sorpresa un disco ispirato ed intenso, con ospiti illustri come Matthew Ryan ed Andy White, 11 brani originali e 4 “traditionals” di origine Irlandese e Nordamericana. Un disco che testimonia la passione e la maturita' raggiunte dal songwriter Emiliano che ama raccontare le sue “storie cantate“ suggestivamente sospese tra la via Emilia , il West e Darkwood..
E Zagor, eroe romantico e potente al tempo stesso, un po' Beatles e un po' Rolling Stones ha la sua degna colonna sonora..

martedì 15 dicembre 2009

leggende

parlare di vini-mito potrebbe apparire strano o quantomeno inopportuno in un momento in cui la crisi economica mondiale ha inesorabilmente assottigliato il consumo di vini, che indipendentemente dalla loro qualita' intrinseca, sono spesso costosi.
Ma non è così e le etichette leggendarie “tengono” il mercato ancora e forse piu' di prima come una sorta di investimento per l'appassionato che si ritrovera' le preziose bottiglie rivalutate nel tempo (se non le avra' bevute prima..). Ma quali sono i punti fondamentali che rendono un vino immortale indipendentemente dalle mode di un determinato periodo? Prima di tutto pesa tantissimo la capacita' di invecchiamento. La possibilita' quindi di aprire vecchi millesimi e di ritrovarli in splendida forma è un parametro imprescindibile che va di pari passo con l'alta costanza qualitativa anche in annate considerate non eccelse. La tipicita' legata all'evidente appartenenza ad un grande terroir conferira' poi potenza ed eleganza giustamente calibrate; requisiti assolutamente indispensabili. Un vino “cult” poi non sapra' mai di legno e, ma questo e un risvolto piu' commerciale che altro, la domanda dovra' superare l'offerta. I Francesi hanno segnato la strada in questo senso, ma anche noi in terra Italica abbiamo dei veri monumenti. Ma non solo, la leggenda porta anche in un'angolo di mondo sperduto che si chiama valle della Bekaa..

A queste leggende enologiche abbino un biondo ed una band che leggendari lo sono gia' da un pezzo..

venerdì 11 dicembre 2009

The Snake The Cross The Crown

La copertina di 'Cotton Teeth', disco del 2007, aveva attirato la mia attenzione, beh le nuvole sono sempre un'ottima scelta. Ma poi era stata la musica a dare il colpo dell'innamoramento definitivo. Non leggendo ormai da tempo riviste musicali pensavo che fosse stata loro prestata la dovuta attenzione. Invece oggi, in occasione dell'uscita dello splendido DVD 'On The Carousel Of Sound, We Go Round' (con cd di 14 canzoni in abbinamento) mi ritrovo a parlare in giro con amici e mi rendo conto che nessuno li ha mai sentiti nominare e non è bello.
Originali dell'Alabama si sono trasferiti in California ed ora pare siano sparsi per gli States al punto che non si sa se la band continuerà ad esistere o meno. Curioso il nome che nasce proprio dallo stemma della nostrana Alfa Romeo quale tributo al padre di uno dei membri della band proprietario di una officina di riparazione della casa automobilistica distrutta dalle fiamme.

Le loro splendide canzoni risultano piuttosto originali anche se le dovute influenze, da The Band ai Wilco ai Radiohead, si fanno sentire. Per non parlare del meraviglioso strumentale 'Lullaby' (dal CD allegato al DVD) che non può non ricordare i Sigur Ros più melodici ed ammalianti.
Il trailer del DVD, da vedere fino alla fine, da già una buona idea della band




Fresco di visita in Alsazia non posso che abbinare un gran rosso della terra che forse ingiustamente è rinomata solo per i bianchi. Elegante e raffinato come la band in questione è il Pinot Noir Gérard Schueller et Fils, naturale e senza solforosa aggiunta opera di Bruno, un autentico vignaiolo fuoriclasse alsaziano. Ne ho fatto buona scorta e non vedo l'ora di stapparlo con i pards armadilli.

lunedì 30 novembre 2009

I wish i was a river

1969

“Scusa Jimmy,ma proprio non riesco..pero’ se cerchi un bravo cantante c’e’ un mio amico molto bravo che si chiama Robert Plant”
40 anni piu' tardi Cerco qualcosa nella mia stanza, non so cosa, in quella specie di discarica di cd che e’ la mia
scrivania, che da caos organizzato e’ passata al grado superiore di caos tout court
Proprio non riesco a trattarle meglio quelle frigide scatolette di plastica .
Tant’e’ qualcosa trovo anche stavolta, il raccolto non e’ poi male ma ci sono dischi che bisognerebbe avere in vinile:”River” di Terry Reid e’ uno di questi.
Dopo un periodo di tre anni di forzato riposo per beghe contrattuali con l’ex produttore Micky Most, nel 1973 finalmente, grazie all’interessamento dell’Atlantic di Ahmet Ertegun, viene alla luce questo disco tribolato, dove una delle piu’ belle voci del rock inglese(del tipo Paul Rodgers –Rod Stewart) allarga i propri orizzonti musicali, grazie anche agli incontri in quel di Topanga Canyon, dove si era trasferito, alla sua nuova passione per la musica brasiliana cementata dall’amicizia con Gilberto Gil e alla frequentazione musicale con David Lindley reduce dall’avventura Kaleidoscope.
Nel primo lato, piu’ cittadino se vogliamo, si respira un rock tinto di psichedelia, country, soul con almeno un capolavoro in “Things to try” (una delle mie preferite canzoni di sempre) che i fratelli Robinson devono avere ascoltato e studiato a lungo. Lindley pennella.
Nel secondo lato la musica si fa piu’ eterea, sognante, i paesaggi mutano sembra quasi stia osservando il fiume scorrere lentamente, il tempo passare, gli amici se ne vanno e lui rimane solo con la sua chitarra in “Dream” e “Milestones” ed io a bocca aperta a riascoltarlo.
Ora almeno so dove metterlo, un posto l’ho trovato: in compagnia di “If i could...” di David Crosby e di “ Solid air” di John Martyn. Flow river flow.

Il vino da berci insieme e’ quello di una zona preziosa, difficile, ancora poco conosciuta per
quello che vale realmente: il Carso triestino. Una serie di produttori naturali sta facendo miracoli con i bianchi a base Malvasia e Vitovska, ma io stapperei un rosso di uve terrano che ho assaggiato recentemente, vino semplice ma non banale, una spremuta di piccoli frutti, lieve di alcool, nervoso ma molto saporito. Il produttore e’ Zidarich, ma voglio citare anche il pioniere Kante, Skerk, Vodopivec e nel lato sloveno Cotar.

*Il Jimmy iniziale era proprio Page che telefono' a Reid per averlo come cantante negli allora nascenti Zeppelin.


lunedì 23 novembre 2009

buon compleanno 'Consorzio'!



Il 'ristorante consorzio' di Torino è una delle più intriganti ed effervescenti novità nel settore della ristorazione di qualità, l'intraprendenza e l'entusiasmo di due amici ha reso possibile questa accattivante realtà. L'idea di per sé semplice ma geniale era di portare a tavola i prodotti dei presidi Slow Food, proponendo una linea di cucina che esaltasse le caratteristiche della materia prima senza mortificarla.
A distanza di un'anno si puo' affermare che l'obiettivo è stato centrato ed anche nella carta dei vini i “naturali” la fanno da padrone rispettando la linea guida del posto..
Noi “armadilli” abbiamo avuto il piacere di festeggiare con loro il primo complanno: auguri!

lunedì 16 novembre 2009

biglietti presi?

Sara' un sabato difficile da dimenticare per noi armadilli. L'occasione era troppo ghiotta: Italia-All Blacks di rugby nel pomeriggio ed il concerto dei Wilco la sera. Potevamo mancare? Certo che no! Ed ecco allora che il pard Ciciuxs a colpi di mouse sotto il solleone estivo si procacciava biglietti e con tempismo impareggiabile avevamo secondo anello a San Siro e seconda fila alla sala Verdi del Conservatorio, non male..

Restava solo la problematica legata alle due/tre ore libere tra un'evento e l'altro e allora cosa di meglio potevamo fare se non scolarci un paio di ottime bocce di Borgogna nella mitica blue room di casa Maggiori, e qui non c'è neanche bisogno del biglietto.. Vergè è il nome del produttore Borgognone che ci ha deliziato il palato con il suo Vielles Vignes 2005 (vigne che hanno 124 anni!) ed in abbinamento con un pecorino da fuori di testa era uno sballo totale ( un'amico mi diceva spesso “quando provo queste cose NON capisco quelli che si drogano”..) è un vino di grande carattere e freschezza, in bocca è morbido e sapido al tempo stesso con un bell’allungo verticale di grande dinamismo, un vero fuoriclasse! Ma non c'è tempo, prendiamo il 49 e via di corsa allo stadio. San Siro è gremito all'inverosimile, piu' di 80,000 sportivi (nel rugby si possono ancora chiamare così..) ad incitare una Italia tonica e combattiva come non si vedeva da tempo, grandi azzurri con un pacchetto di mischia grandioso con Toto' Perugini e Martin Castrogiovanni sugli scudi, stavolta l'uomo nero non ci ha mangiati.. Se penso che il loro stipendio (intendo di tutti quanti messi insieme) è un quinto di quello di Mourinho mi incazzo come una bestia.. Qui ci sono lealta' e rispetto delle regole sconosciuti altrove, uno sport vero, come i vini e la musica che piacciono a noi.. Per noi il terzo tempo consiste in una seconda bottiglia di Vergè, un Viré Clessé Sélection 216 2001 (solo 200 bottiglie prodotte, semplicemente maestoso) e poi via col metro' al conservatorio, si incontrano amici e si stringono mani in attesa che alle 21,30 si spengano le luci e salgano sul palco i 6 di Chicago, lascio ad Hazel e Ciciuxs, se ne avranno voglia, il compito di raccontare le emozioni di una serata magica con una band geniale che ha tracciato un solco profondo nella storia della nostra musica...

Hazel:

Sara' anche vero che hanno replicato il concerto di alcuni anni fa e piu' o meno il live Kicking a television, ma per me che ero alla prima esperienza in wilco (the concert) e' stata un a serata indimenticabile, forse per il motivo di cui sopra:una specie di greatest hits live con buona parte dei pezzi da ghost is born e YHF, i loro migliori a mio parere. Nels Cline il fantasista che rompe gli schemi, Glenn Kotche l'Hulk Hogan della batteria e Jeff l'uomo che senza interruzione sussurra in tono confidenziale quello che tutte le donne vorrebbero sentirsi dire "I have reservations with so many things but not about you" e passa al piu' selvaggio e cacofonico dei loro brani in "Spiders"...I'm the man who loves you

questa salvo dimenticanze la tracking list della serata:

01. Ashes Of American Flags
02. Remember The Mountain Bed
03. Company In My Back
04. Bull Black Nova
05. You Are My Face
06. I Am Trying to Break Your Heart
07 One Wing
08. A Shot in the Arm
09. Side With The Seeds
10. Deeper Down
11. Misunderstood
12. Impossible Germany
13. Via Chicago
14. California Stars
15. Handshake Drugs
16. Sonny Feeling
17. Jesus, Etc.

sabato 7 novembre 2009

serate d'autunno



beh, che noi armadilli siamo animali notturni si sa come si sa che non ci facciamo mai mancare del buon vino e della sana musica. Ed allora ecco qua tre dischetti niente male che ci stanno accompagnando in queste serate autunnali. Il Primo é 'No Wonder' dell'incredibile Will Stratton. A 22 anni realizza il suo secondo disco dopo il già notevole 'What The Night Said' del 2007 ma registrato nel 2005. Ha una straordinaria vena compositiva che non può non richiamare alla mente Nick Drake con testi mai banali 'Who will save our souls? There's so much left to do'. E' ancora uno studente ed i suoi dischi li registra durante le vacanze estive e ci sono volute ben tre estati per incidere l'ultimo. Ci sono anche diversi demo e strumentali abbastanza interessanti scaricabili gratuitamente dal suo myspace. Troppo simpatico.
Con Drew Kennedy si cambia completamente registro. Ci si sposta in Texas con il suo nuovo 'An Audio Guide To Cross Country Travel', gran bel titolo che infatti da qualche giorno gira a palla in macchina e se dovessi guidare in questa notte piovosa la sua 'Love and Rain', che trovate qui sotto, sarebbe perfetta. Dotato di una gran bella voce lo trovo più interessante e meno scontato di molti più incensati suoi colleghi. Da citare la presenza alle tastiere del bravo Stefano Intelisano membro dei Chicken Mambo e da diversi anni apprezzato musicista ad Austin. Highwayman.
Termino con 'Strange Faith and Practice' di Jeb Loy Nichols puntuale ogni anno con un nuovo disco. Lo seguo sin dall'inizio, ho anche avuto il piacere di vederlo in azione ed incontrarlo qualche anno fa al Borderline di Londra, e tutto il bene che pensavo di lui era stato confermato dalla sua esibizione. Il suo nuovo disco è particolarmente interessante scostandosi dal suo solito stile ed abbraciando sonorità jazz senza comunque perdere la sua vena cantautorale sempre ben sottolineata dalla voce calda e ricca di soul. La migliore definizione di questo disco l'ha data lui stesso: 'like Townes Van Zandt wandering into a John Contrane session'. Notturno.


vino in abbinamento: il ripasso Saustò di Monte dall'Ora, per quel poco che conosco dei vini della Valpolicella, questa azienda per me è la numero uno anche grazie ai suoi fantastici Amarone e Recioto.

lunedì 2 novembre 2009

I wanna go home with the armadillo....


Good country music from Amarillo and Abilene. The friendliest people and the prettiest women I ever see.
In questa epoca di nuovi cantautori così detti 'indie', per la verità alcuni dotati di un loro fascino, l'esperienza e la concretezza della vecchia guardia mi richiamano per il sedicesimo anno consecutivo nella terra dell'Armadillo. Poi capita di arrivare in anticipo ad Austin per sfuggire al gelo del Panhandle sicuro che tanto li sono a casa e tempo di annoiarsi non se ne trova.
Guarda caso, dopo una lunga giornata in auto, ci sono i Black Crowes e, visto anche il piacere dato dall'ascolto del loro ultimo disco, non me li lascio di certo scappare. Che dire, bravissimi, in gran forma con la band saldamente ancorata alla voce di Chris Robinson ed alla chitarra infuocata di Luther Dickinson supportati da tastiere e due coriste. Un gran concerto di puro rock molto anni settanta, qua da noi un puro miraggio.
Da tenere d'occhio la band di apertura, Truth & Salvage Co., hanno un disco in uscita prodotto da Chris Robinson e se conferma quanto ascoltato dal vivo si preannuncia interessante con un suono molto The Band/Felice Bros con ben tre voci soliste.
La sera successiva scelgo di tornare a sentire Stacey Earle and Mark Stuart visti sui navigli in una calda serata di luglio di tre anni fa: spettatori 5 e la mia personale incazzatura per non avere visto nemmeno un cosiddetto critico musicale. Loro si confermano eccezionali anche davanti alla trentina di spettatori di Austin tra cui mamma Earle. Il posto non ne poteva tenere di più e credo che sia un loro scelta di esibirsi completamente unplugged in locali di tali dimensione.
Grandi autori, veri professionisti, Mark chitarrista delizioso, proseguono sereni a fare ciò che amano in lungo e in largo per gli States con il loro van ormai giunto a 690 mila chilometri!! Tra qualche mese tornano in Europa e cercheranno di toccare anche l'Italia.
Dopo una settimana di birra comincio ad avere 'sete' di vino. Fortunatamente Mr. Do Bianchi viene in soccorso con un fantastico happy hour a base di ostriche del Golfo ed una bottiglia di Nicolas Joly che da queste parti porta in etichetta il nome Les Clos Sacré. La sete viene parzialmente placata
Tom Freund l'avevo incontrato una quindicina di anni fa quando militava ancora nei Silos, incredibile ma si ricorda di me. Poco dopo ha intrapreso la carriera solista ed i suoi dischi li adoro grazie alla vena molto Jackson Browne di cui sono impregnati. Qui raccoglie i suoi amici austiniani ad accompagnarlo, Scrappy Jud Newcomb, Bruce Hughes, Matt The Electrician e Abra Moore. Una gran bella serata, tante belle canzoni con spazio anche per quelle di tutti i musicisti presenti.

Non c'ero mai stato ma grazie a Mr. Do Bianchi finalmente sono stato al Ginny's Little Longhorn Saloon, l'ultimo, vero ed autentico honky tonk di Austin. Famoso per il suo Chicken Shit Bingo della domenica pomeriggio (vi lascio immaginare come si svolga), è il posto più divertente di Austin. Purissima country music di livello eccezionale, birra che scorre a fiumi (i migliori prezzi in città) e la gente che balla e si diverte come pochi. Fun, Fun, Fun!!!! Quella sera suonavano Gary Claxton e Tom Lewis degli Haybale con alla chitarra solista il formidabile Eric Hokkanen, giustamente definito da Mark Rubin 'sicuramente il miglior musicista di Austin di cui non avete mai sentito parlare'.

sabato 17 ottobre 2009

Don't play that song


Cosa c’e’ di peggio di sentire una tribute band ? Nei locali di musica live da anni si punta sul tributo a.....,che se uno ci pensa bene e’ come far sesso sempre con la stessa persona.Roba da pervertiti. Scherzi a parte,una cover band puo’ essere anche piacevole da sentire ,ma un po’ di fantasia nel repertorio non guasterebbe.Mi ricordo anni fa,una decina all’incirca,ci ritrovavamo ogni venerdi’ con i compari in qualche trattoria casereccia e proseguivamo la serata (e le bevute)in qualche locale a sentire quel che passava il convento.Non era ancora tempo di rifacimenti unilaterali ma non e’ che andasse molto meglio.Ad un certo punto di totale insofferenza feci una classifica delle canzoni che non se ne poteva piu’ di sentire.Il bello era che molti tra questi gruppi erano musicalmente diversi tra loro, ma uniti nella banalita’ delle scalette simili.
Non me le ricordo tutte ,ma le principali erano queste:
Menzione ad honorem e ovviamente fuori classifica: Smoke on the water(che perfino i bluegrassari non ci fanno mancare,ma quelli non si fanno mancare niente.Apologies to Bill Monroe,un vero punk)

Long train runnin'-Doobie Brothers Un must per ogni tipo di live band,pezzo per accontentare il bassista fusion di turno frustrato nel suonare solo rock’n’roll.Ce l’ha triturato in tutti i modi
Sweet home Alabama-Lynyrd Skynyrd Come se non bastasse e’ arrivato quel cazzone di Kid Rock a seppellirla definitivamente.L’avesse sentito Ronnie Van Zant forse gli avrebbe dedicato una canzone
Honky tonk women-Rolling StonesUn po a sorpresa,non so il motivo,forse credevano di essere fighi a non suonare Satisfaction,ma per qualche anno tutti I gruppi di Genova la facevano.Me l’hanno fatta odiare,peccatoL
I got you(i feel good)-James Brown Da Non e’ la Rai alla festa della parrocchia c’ha rotto i maroni in ogniddove.Togli l’istrionismo(e la voce) di James Brown, dei musicisti con un groove incredibile,cosa rimane? Il ballo del quaqua.

Altri classici erano i Police,specialmente “Message in a bottle” “Roxanne,I Queen(citando Vites”the worst band ever” io aggiungerei:the worst guitar sound ever)”Rock’n’roll” dei Zeppelin,”All right now” dei Free e “Shook me all night long” Ac/Dc.


Abbinamento:un vino siciliano Camelot-Firriato....Don't drink that wine! Come per magia la bottiglia non finisce mai,vero Tatix?

lunedì 5 ottobre 2009

rock'n'roll for all the young dudes

“hi Luciano, i'm Steve from London, i have a spare ticket for the reunion-concert of Mott the Hoople”. Così un mese fa cominciava la mail dell'amico Londinese e senza pensarci su troppo il volo era presto prenotato..
La city rivista dopo tanto tempo sembra cambiata in meglio mentre cio' che non cambia sono gli Inglesi, gente strana, guidano a sinistra, pisciano con le porte del cesso aperte e stanno in piedi ai concerti nelle sale con le poltrone a sedere, mah.. c'è di buono che senza di loro probabilmente il rock 'n' roll non esisterebbe o non sarebbe lo stesso..
Appuntamento in un pub vicino all'Ammersmth Apollo e dopo un paio di pinte di ottima Young's eccoci pronti all'atteso evento. La sala è gremita all'inverosimile di 40/50enni e dopo qualche minuto di attesa l'intro “Jupiter” annucia la band, dopo 35 anni di nuovo insieme!
Verden Allen, Dale Griffin, Ian Hunter, Mick Ralphs e Overend Watts
nonostante l'eta' sembrano in buona forma, manca purtroppo il compianto Mick Ronson mentre Dale 'Buffin' Griffin che ha l'alzheimer riesce a suonare solo in due canzoni, ma il sostituto, Martin Chambers, batterista dei Pretenders, picchia duro e non lo fa rimpiangere.
Grande rock come ai vecchi tempi, “Hymn for the Dudes”,“Rock'n'Roll Queen” e “Sweet Jane” sugli scudi, alternate ad un intenso set acustico dove rispolverano le loro vecchie ballate, fra tutte una meravigliosa “I Wish i Was your Mother”. L'istrionico Ian Hunter è sicuramente un leader carismatico e la flute di champagne che ogni tanto compare nelle sua mani fa tanto “glam-rock” .


Questa salvo dimenticanze la tracking list della serata:
Jupiter (intro)
Hymn For The Dudes
Rock'n'Roll Queen
Sweet Jane
One Of The Boys
Sucker
The Moon Upstairs
The Original Mixed Up Kid (Sit-down, acoustic)
I Wish I Was Your Mother (Sit-down, acoustic)
Ready For Love (Mick, lead vocal)
Born Late '58 (Pete, lead vocal/lead guitar, Ian on bass)
Ballad Of Mott
Angeline
Walking With A Mountain
The Journey (Ian takes to piano)
Golden Age of Rock'n'Roll (Stan, Tracie etc... backing vox)
Honaloochie Boogie
All The Way From Memphis

Grande emozione per il gran finale con tutto il pubblico in piedi a cantare a squarciagola
Roll Away The Stone
All The Young Dudes
You Keep A Knockin'



Si riaccendono le luci, svanisce il sogno di una serata unica e si ritorna in strada in una Londra umida e ventosa con in mano l'instant doppio cd del concerto (magia della tecnologia..), il pensiero bizzarro è che se si riuniranno fra altri 35 anni Ian Hunter ne avra' 105, ma questa è un'altra storia...