giovedì 22 novembre 2018

Ristorante Da Ü Titti a Lingueglietta: More is More.


- Silvia Vecchione -
- lifeonthetopfloor -


Tre elementi per descrivere un vino, tre ingredienti per realizzare un piatto, tre le componenti essenziali di una fragranza, tre il numero perfetto. Sono d’accordo: sintesi, centralità e semplicità premiano sempre. L’eccesso sfocia troppo facilmente nella volgarità e l’eleganza non ha bisogno di mettere manifesti: è non dichiarandosi che c’è; non ti viene a stringere la mano, lancia uno sguardo e accenna un sorriso; non alza la voce, si fa ascoltare; non dà spiegazioni, lascia intuire.

Cede spazio al mistero, al fascino ipnotico di sensazione e suggestione. Al Ristorante Da Ü Titti pare si vada controcorrente, con una cucina che supera il comandamento – o costrizione? – dei tre, in un contesto, quello delle alture di Lingueglietta, anch’esso votato alla molteplicità, perché sfuma il mare con la montagna, con un risultato che toglie il fiato anche a soli 300 metri sul livello del mare. Quanto a Riccardo e Chiara, pure loro sono un bel mix: origini lombarde e dimora ligure – peraltro scelta molto bene, visto che Lingueglietta è nota come uno dei borghi più pittoreschi della Riviera di Ponente.

C’è, quindi, un di più, che va oltre il limite sicuro e rassicurante della triade. C’è la mano di uno chef che aggiunge, che sapientemente supera il movimento di tesi, antitesi e sintesi per salire a un livello di complessità ulteriore. Coco Chanel diceva di togliersi qualcosa prima di uscire di casa, per alleggerire il look e liberarsi da superflui surplus; Riccardo, invece, aggiunge, e lo fa certamente con creatività, ma ancor più con consapevolezza, convinzione, fermezza e stile. Ricompone la difficoltà di piatti multilivello in creazioni equilibrate di sofisticata eleganza dove la semplicità effettivamente non c’è, ma si ritrova al palato: un’articolata composizione di colori nel piatto, una tavolozza armonica e piena di personalità; poi, alla prima forchettata, il tocco dell’artista: rimane la personalità, si intuisce la complessità, ma il messaggio è chiaro, pulito, fermo.

La moltitudine non è eccesso, qui, perché viene abilmente contenuta, bilanciata e raccolta in un tutto ordinato e proporzionato, mai confuso. Piatti fatti da così tanti puntini – gli ingredienti – uniti così abilmente da diventare circonferenze. Cerchi di Giotto. Et voilà. E se l’arte va narrata, Chiara lo fa con rispetto, classe, gentilezza e amore. La freschezza e la purezza della sua accoglienza riflettono quella dell’aria, lassù, in una splendida giornata autunnale di sole, che mi inviterebbe a pranzare sulla terrazza vista mare. Per fortuna, con affetto mi si frena l’entusiasmo e mi si suggerisce di pranzare all’interno, per evitare che il vento – pur sempre fresco e ottobrino – mi ci faccia volare dentro, a quel mare. La sala è una bomboniera da 25/30 coperti, dai toni neutri con delicati tocchi di blu. La classicità di mattoni a vista ed elementi in legno riscalda l’ambiente, che, nell’insieme, è arredato con gusto moderno e raffinato minimalismo.



Barbagiuai e brandade di baccalà gli invitanti amuse bouche di consistenze croccanti e gusti sapidi. La Liguria si conferma buona e bella agli occhi dei lombardi.



Uovo con seppie, acciughe, limone e nocciola.



Ombrina, barbabietola, lamponi fermentati, segale e panna acida: una costellazione di colori e gusti, perfettamente centrata. Toni di dolcezza rosa, personalità rossa per decisione e acidità.



Rana con riso, prezzemolo, mandorle, aglio nero fermentato e chilli. 



Bosco è una tonificante passeggiata d’autunno, tra profumi balsamici e gusti terrosi.Funghi porcini, trombette dei morti, mele, fichi, topinambur e abete inebriano occhi, naso e palato in un piatto che poteva sembrare monotematico ma che qui si evolve in complessità, mantenendo l’eleganza.



Raviolo verde con coste bruciate, ceci, totanetti e pata negra.



Palamita con radicchio agrodolce, fico, pistacchio e agrumi. Se nella complessità il colore guida, questo piatto è un’ideale continuazione dopo l’ombrina.



Coraggioso dessert lo Sweet pork: pere, finocchi canditi, tamarindo e…ciccioli di maiale! L’ho assaggiato solo perché a questo punto sapevo di potermi fidare. E non ho sbagliato.



 Più garbato il Latte, dolce che vive di contrasti nel colore – protagonista assoluto il mirtillo selvatico – e nelle consistenze – con il gelato adagiato su un letto di meringa. Il tutto viene addolcito dal sentore di camomilla, che prepara il palato a un buon caffè da gustare con una piccola pasticceria varia, burrosa e croccante al punto giusto.

Il Ristorante Da Ü Titti a Lingueglietta vale il viaggio per vista e cucina, alta almeno quanto la splendida terrazza con affaccio sul mare.


S.V.



1 commento:

  1. E la rossa dorme...c'è una stellina poco piu'in giu' appannata, questa invece (che non c'è) brillerebbe..

    Yanez

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