venerdì 17 gennaio 2014

Brindisi in Franciacorta



- by Sophie -



Per il primo dell’anno il brindisi è d’obbligo. Sembrerebbe che l’usanza del brindisi derivi dal gesto secolare di versare un po’ del proprio vino nel bicchiere dell’ospite e viceversa per scongiurare un possibile avvelenamento, pratica molto diffusa nell’antichità e durante il Medioevo. A distanza di secoli, il brindisi è diventato un rito di buon augurio. C’è ancora chi tenta di avvelenarci con delle bevande che vengono spudoratamente chiamate vino, ma questa è un’altra storia.

A questo punto, non poteva mancare una gita in una delle zone spumantistiche più vocate d’Italia, la Franciacorta? Detto fatto. Questo lembo di Lombardia situato tra il Sebino, meglio conosciuto come Lago d’Iseo, e Brescia, viene quindi considerato uno dei fiori all’occhiello della viticoltura italiana. In Franciacorta non sono solo i vini a fare girare la testa, ma anche i numeri… il grosso della produzione è in mano a poche aziende, come la Berlucchi che da sola produce qualcosa come 5.000.000 di bottiglie.

Anche se la Franciacorta ha una tradizione vinicola antichissima, la sua storia vinicola contemporanea è molto recente. Risale solo ai primi anni ’60 e deve il proprio successo all’intuizione dell’enologo Franco Ziliani, appassionato di bollicine francesi che, insieme ai soci Giorgio Lanciani e Guido Berlucchi, ha realizzato il suo sogno di elaborare in Italia uno spumante metodo classico che fosse in grado di creare un’alternativa allo Champagne.

Il terroir della Franciacorta, infatti, viene spesso accomunato  a quello della Champagne. A torto. Parte  dei 2.700 ettari della DOCG si sviluppa su un vasto anfiteatro di origine morenica, la cui natura limoso-sabbiosa ha ben poco a che vedere con il sottosuolo prevalentemente gessoso della Champagne. Inoltre, alcuni vigneti sono confinanti con le Torbiere del Sebino, una stupenda Riserva Naturale che si estende per 360 ettari. Numerose parcelle sono infatti nate in seguito alle opere di bonifica realizzate per ottenere nuovi terreni agricoli. Tuttavia, anche se molto soggettiva e di notevole interesse ambientale ed ecologico, questa zona, come tutte le aree palustri, è caratterizzata da un ambiente molto umido che poco si adisce alla coltura della vite, per via delle problematiche di genere sanitario che comporta per l’uva. 

Lasciamoci alle spalle l’area paludosa di Provaglia d’Iseo, nonché la pianeggiante e urbanizzata Piana Bresciana per raggiungere le aree collinari, più vocate alla viticoltura. Destinazione : Campiani di Cellatica dove ci aspetta Antonio Tornincasa che, insieme a Flavio Faliva, gestice l’azienda vitivinicola Cà del Vent.


Cà del Vént

Cà del Vént nasce nel 1994 dal desiderio di produrre il proprio vino invece di conferire l’uva alla cantina sociale locale. I primi anni di attività si svolgono in sordina, e bisogna attendere il 2006 perché l’azienda inizi a far parlare di sé.  I vigneti sono situati a Campiani di Cellatica, terra di lunga tradizione contadina e di conferimento. Un territorio  decentrato rispetto al cuore della denominazione, che però può rivendicare alcune delle più belle parcelle di tutta la Franciacorta.

I vigneti si sviluppano su 7,5 ettari, a un’altitudine compresa tra i 350 e i 400mt con esposizione sud e sud/ovest  e delle pendenze piuttosto significative. L’azienda trae  il suo nome dalla costante brezza che spira abitualmente sulla zona. Ironia della sorte il giorno della ns. visita l’intera collina è avvolta in una fitta coltre di nebbia, rendendo l’atmosfera ancora più suggestiva. 

Cà del Vent è una realtà vitivinicola basata sulla valorizzazione del territorio. Il vino, si sa, si fa in vigna.  Questo è anche il motto di Antonio e Flavio. In vigna le rese sono molto basse ( 65 q/ha),  ben al di sotto di quello previsto dal disciplinare (10 t/ha).  Anche la densità di impianti è piuttosto fitta, 8.000 ceppi/ettaro, e i nuovi impianti raggiungono addirittura 10.000 ceppi/ettaro.

La collina di Campiani di Cellatica è caratterizzata da una ricchezza e complessità di suoli. Sono ben undici le micro-zone individuate da Antonio e Flavio. Ognuna di esse presenta caratteristiche diverse dalle altre, sia a livello climatico che pedologico, tanto che in cantina le uve provenienti da ogni cru vengono vinificate separatamente. Antonio ci confessa che uno dei suoi sogni nel cassetto sarebbe di imbottigliare i vini provenienti dai  vari cru separatamente. Se questa non è valorizzazione del territorio…

Antonio ci parla in tutta franchezza e con molta umiltà degli errori del passato, del loro desiderio di fare non solo bene, ma di fare sempre meglio, perché appena si raggiunge un traguardo bisogna fissarsene un altro. Continuità e ricerca quasi maniacale della perfezione sono tangibili.

E difatti, i vini assaggiati in azienda dimostrano maggiore eleganza rispetto al passato e un uso più misurato del legno. La vinificazione, che avveniva una volta nelle barrique nuove, si svolge ora nelle barrique di diversi passaggi, ma non solo… c’è anche stata una svolta nella scelta delle barrique stesse :  fusti  dalla tostatura più leggera per preservare al massimo lo spettro aromatico del vino.

In cantina, gli interventi sono minimi e variano da un mosto all’altro in modo da valorizzare al massimo le peculiarità di una specifica micro-zona e l’andamento climatico di un’annata. Per quanto riguarda le fermentazioni, inizialmente esse venivano avviate inoculando lieviti selezionati al mosto ma, da qualche vendemmia, parte delle fermentazioni si svolgono spontaneamente. Sono soggette a un programma di ricerca  rivolto a individuare il tipo di lieviti che si sviluppa nei vari cru ed evidenziarne le differenze nei vini. 




Brut Pas Opéré 2009

sboccatura marzo 2013

89% Chardonnay + 11% Pinot Nero



Una tipologia che attualmente non viene riconosciuta dalla DOCG, da non confondere con il Pas Dosé che prevede la presenza di zuccheri residui fino a 3 g/l, e l’uso di liqueur d’expédition. Nella versione Pas Opéré, invece,non ci  sono zuccheri residui né aggiunta di liqueur d’expédition alla sboccatura. La colmatura avviene a mezzo di aggiunta di solo vino della stessa partita. Senza travestimenti,  il vino mantiene tutta la sua integrità.


 Brut Pas Opéré Blanc de Blancs 2009  

Il Brut Pas Opéré Blanc de Blanc 2009 è elaborato con uva Chardonnay in purezza che conferisce al vino maggiore freschezza. Il Blanc de Blancs 2009 ha un perlage più delicato rispetto al precedente e anche se non riporta la dicitura in etichetta, siamo in presenza di un Saten a tutti gli effetti. Entrambi i Pas Opéré sono stati affinati 31 mesi sui lieviti in bottiglia, e sboccati nel mese di marzo 2013.




Brut Pas Opéré Blanc de Blancs 2011 

Antonio si prepara alla sboccatura à la volée.

Il vino appena dégorgé, al naso ricorda la mela, il perlage è finissimo, la bocca elegante e lunga, meno marcata dal legno rispetto ai millesimi precedenti.



Tamerlano Curtefranca Bianco 2011

Questo vino deve il suo nome a Tamerlano, Sovrano Turco dell’antica Asia Centrale.  E’ un vino 100% Chardonnay elaborato con le uve provenienti dalle vigne più vecchie che risalgono al 1972. Anche l’habillage viene curato nei dettagli :  le bottiglie vengono sigillate a mano, come una volta,  con la ceralacca.



Cellatica DOC 2011

Con l’avvento della più seducente e lucrosa denominazione Franciacorta,  numerosi sono i produttori che hanno abbandonato la produzione del Cellatica, l’uvaggio che veniva tradizionalmente prodotto in zona.

Cà del Vent, non ha rotto con la tradizione e produce tuttora  il suo Cellatica da uve Barbera, Marzemino, Schiava Gentile e Incrocio Terzi N. 1.

Sophie

10 commenti:

  1. Argomento affascinante e raccontato con raffinata competenza.Lo Champagne è un vino molto diverso, lo si capisce bevendolo.I motivi per cui sono così diversi non sono però così noti.Si dice beviamo italiano, brindiamo italiano, ma senza approfondire.
    Giorgio

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  2. A Provaglio D'Iseo ottime colazioni e gentilezza d'altri tempi a "L'Arte del gusto", sulla strada è possibile fermarsi da Barone Pizzini (primo Franciacorta da viticoltura biologica) per acquisti e, se non è cambiato qualcosa, anche per pranzo.
    Clima umido ma temperato, interessante fuori porta fra viti, antiche chiese, lago e ulivi.
    M 50&50

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  3. Appassionata di vini naturali, da un paio di anni, ma ahime` Ca del Vent non  l`ho ancora assaggiato、nonostante i consigli del mio fidanzato. Non vedo l`ora di assaggiarlo. In questi giorni, sono arrivati degli amici giapponesi, di cui uno sommelier, che volevano visitare una cantina Franciacortina che rispecchiasse il territorio, e non abbiamo esitato a suggerglielo. Giudizio positivo anche per la disponibilita` che hanno dimostrato per la visita in cantina. Curiosita` quando ho proposto il nome di Ca del Vent come produttore, la sommelier giapponese e` stata molto contenta in quanto e` una delle cantine che piu` la incuriosivano. Naoko

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  4. SI APPROFONDIAMO ANCHE QUELLO CHE STANNO TROVANDO NEL SOTTOSUOLO (BREBENI)
    IN FRANCIACORTA?

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  5. Narrazione semplice e coinvolgente che ci fa scoprire un angolo "differente" della Franciacorta. Bella l'introduzione storica e la caratterizzazione sia del territorio che del produttore... mi è nata una curiosità per il Cellatica ! ... brava Sophie

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  6. Se si raddrizzano un po' e ,come sembra,perdono la pesantezza del legno possono essere uno dei pochi approdi felici della franca corte.

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  7. Brindisi in Franciacorta, ammettetelo : è un titolo assai ambiguo......
    BB

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  8. se merita la tua attenzione merita anche la nostra

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  9. Molto interessante e coinvolgente. Mi è venuta voglia di assaggiare i loro vini e mi incuriosisce particolarmente il "cellatico". Chissà che non mi converta al metodo classico.
    Andrea

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