lunedì 7 ottobre 2013

Qui comincia Le Chambertin


gdf


Come al solito da lontano. Le cose diventate importanti su questa terra cominciano tutte da molto lontano. Perché se no come fai a spiegare ad una persona normale che una bottiglia di vino può costare dai 500 ai 1000 euro? Era al tavolo con me in spiaggia, e mentre si prendeva insieme un aperitivo la domanda arrivò bruciante ed improvvisa: Ma cosa c’è dentro in alcune di quelle bottiglie che ti vedo (sul blog) abbastanza spesso stappare e bere?


E' complicato spiegare perché una bottiglia di vino possa costare 500 o 1000 euro. E soprattutto perché e come si trovi il coraggio di custodirla a lungo in cantina e poi un bel giorno tirarla in piedi, levargli la polvere, la capsula, il tappo e infine versarla in un ampio calice, felici innanzitutto perché non sa di tappo. In un mondo che sconfina nell'effimero qualche certezza soddisfa già da subito. Ma siccome non si tratta di vini americani dalla storia breve e dal fascino incerto, quando si parla di Borgogna si può almeno tentare di dare un senso alle cifre.



Una magia difficile da spiegare a chi, proprio di principio, non può accettare di mettere sul tavolo i cinque biglietti verdi o gialli necessari allo scopo . A quel punto vale la mia vecchia regola del tre, poi allargabile. E cioè che per farlo abbastanza spesso devi essere abbastanza ricco, e non è il mio caso, oppure devi avere un amico molto ricco con la stesso hobby, o un amico dell’amico che ti inviti, oppure lavorarci dentro a quel mondo di estrema nicchia. Infine, anche scrivere di queste cose, devo ammettere che aiuta...


Ma non volendo far bastare tutte le opzioni e le ragioni più o meno razionali, resta comunque aperta la questione irrazionale, e cioè: che cosa ci trovi dentro a queste bottiglie di così speciale? Non potendo entrare nella testa degli altri posso dire quello che provo io in quell’istante, partendo da quel momento stesso in cui entrai in un ristorante che non c’è più. O comunque non più in quel modo. Da dove comincia per me Le Chambertin.


Si chiamava, manco a dirlo: Les Millésimes di Gevrey Chambertin, aveva una sola stella Michelin, e forse neanche tanto meritata, tant’è che la perse. Vecchie pietre, muri spessi, tendaggi, poltrone, cucina classica, musica classica, ma soprattutto un libro di cantina che scandagliava metro per metro tutto il comune di Gevrey Chambertin, attraverso i più insignificanti o delicati climats, i già nobili e strutturati premier cru, fino ad aprirsi magicamente sui suoi nove grand cru, quando tutta la Cote de Nuits ne conta ventiquattro.


Sono quel migliaio abbondante di anni che partono dall'epoca pionieristica dei Cistercensi, quelli che ne hanno dato la profondità storica; è questo che giustifica certi prezzi? Anche questo, ma non basta, perché certi prezzi non sono così antichi ma relativamente recenti, e rappresentano la logica conseguenza creatasi intorno a queste bottiglie ricche di fascino, di allure, dalla rarità certa e della qualità eccelsa (di alcuni di questi vini), interpretati dalla mano dell’uomo.



E’ l’uomo che fa il vino, partendo da un frutto e da un terroir fatti l'uno per l'altro, ma è l’uomo che fa il vino. Tenendo pure conto che esiste anche la regola contraria, e cioè che non potrai mai fare un vino come a Gevrey Chambertin se stai in Languedoc o in Toscana, per esempio. Ma forse puoi fare un nebbiolo migliore in nord Piemonte o in nord Lombardia, anche se non si chiama Barolo.


Un premio Nobel per la letteratura non lo conquista un pezzo di ottima carta e una splendida penna stilografica. Il Nobel lo si assegna a chi ha preso in mano carta e penna e ci ha scritto sopra qualche cosa intesa da molti altri come straordinaria. Stesso terreno, ma mani diverse possono invece creare dei flop clamorosi, soprattutto qui, nei 12,9 ettari de Le Chambertin, che insieme a Clos Vougeot detiene il record di wine flop. Forse per la vasta l'estensione di questi grand cru e del quasi inevitabile e conseguente frazionamento continuo per cause di successione. Il disinteresse e la superficialità esistono anche qui.


Quella carta dei vini de Les Millésimes conteneva tante pagine scritte bene, ma purtroppo di vini veramente eccellenti non è che ce ne fossero molti. Almeno questo mi fu confidato sotto voce dalla mia guida. In fondo in fondo, finita l'emozione del colpo d'occhio iniziale, era come avere in mano l'elenco del telefono comunale. Come diceva non molti anni fa un mio pusher confidenziale dei vini di quella zona: ci sono decine di produttori che fanno dello Chambertin dentro quei tredici ettari classificato grand cru a cui non darei nemmeno 20 euro per una bottiglia del loro vino.


Detto da un francese è tanta roba da ascoltare. Dieci anni fa la situazione era questa, ma venti e trenta anni fa le cose andavano anche molto peggio. La selezione è impietosa all’interno di un grand cru così grande (per i parametri della Cote de Nuits), dove sono decine e decine i produttori che si sfidano in una competizione infinita, alla ricerca della perfezione, alla ricerca del vino leader di un territorio, di una cittadina che ha costruito sul pinot noir la propria fama mondiale, spesso immeritata.


E allora cosa fa la differenza tra uno Chambertin a cui Didier non avrebbe dato 20 euro e uno di Dugat Py, a cui ne dava -in mano alla moglie- volentieri anche dieci o quindici volte tanto? La differenza non la fa solo l’estrema rarità, come nel caso di Bernard Dugat o di Leroy, ma l’estremo aggettivo, l’apice, la verticalità, l’immensa stoffa, la struttura architettonica e l’abissale profondità, tutte le cose che un naso più o meno allenato è in grado di cogliere in quel liquido estratto dal Campo di Bertino.


Ecco, quando ho la fortuna di tirare il collo a bottiglie del genere –ma per fortuna accade anche con bottiglie dal prezzo più umano- dicevo, quando metto dentro il naso in un bicchiere dove è stato versato uno Chambertin di Rossignol Trapet, di Denis Mortet, di Leroy, di Rousseau, Remy e non di molti altri… quando metto il naso dentro a quella sostanza magica mi parte una vibrazione lungo la colonna vertebrale, dal basso verso l’alto, che sale al cervello e si diffonde a tutto il sistema nervoso deformandomi anche i tratti facciali. Se ho persone vicino devo contenermi, ma a fatica.




Di più non riuscirei a spiegarmi con quell’amico con cui si prendeva un aperitivo in spiaggia, cercando di immaginare il valore economico di una bottiglia di vino, valore economico immediatamente dimenticato nel momento in cui quel vino lo stai semplicemente annusando. E' più di ogni hard core, è oltre ogni porno star, è sesso vero, sincero ed esplicito. Appellation Chambertin. AC-DC




gdf


6 commenti:

  1. l'ambasciatore dei vini francesi prende la penne critique
    BB

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  2. Domenica scorsa Chambertin A.Rousseau 2006 ,già pronto a dare buone emozioni.

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  3. e grandissime emozioni a chi ha in cassato i 500 euro :-)
    Beppe

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  4. Senza arrivare a banalizzare, compro se mi piace una macchina un orologio un vecchio vinile un fienile, credo che ognuno sia disposto a fare e faccia, con le dovute proporzioni, acquisti sproporzionati per garantirsi un’emozione, ma soprattutto gesti (e qui i soldi non sempre contano) all’apparenza sproporzionati per provare ma anche dare ad altri un’emozione (non da poco) .
    M 50&50

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  5. è facile spiegare la differenza tra 20 euro o 1000 euro te ne metto 2:

    1 - alle elementari nell'intervallo giocavo a pallone con i compagni di classe, ubo di questi è diventato vice campione del mondo io so che la palla è rotonda.

    2 - chiunque avrà sbavato per la più bella della classe o della scuola, le modelle di victoria's secret sono diverse.

    F.

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    1. Al liceo durante le ore di matematica giocavamo a basket, uno rimaneva in classe con le ragazze perché aveva difficoltà con seno e coseno, adesso lui esce con le modelle e canta Vittoria, mentre noi ci chiediamo qual'è il suo secret
      M 50&50

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