giovedì 10 ottobre 2013

Altissimo Piemonte


gdf


Dieter e Peter si dichiarano in etichetta con sorprendente e convinta appartenenza territoriale : Brusnengo, Alto Piemonte, anche se poi il sito web della loro azienda agricola è declinato solo in tedesco e in inglese. Ma a me poco importa, e anche se ancora non li conosco, attraverso quel tannino Merkel che ho trovato nel loro Bramaterra già mi hanno fatto capire abbastanza. Non fosse bastato quell'assaggio di ottimo rosé in enoteca, che ha preceduto negli anni passati l'uscita di questo vino dai caratteri così definiti da non poter passare inosservato in futuro.



In quel bel mattino d'inverno di una decina di anni fa il buon Gioacchino Sella, coetaneo e conterraneo, prima di farmi assaggiare i suoi vini, Riserva del Quintino inclusa, mi fece un lungo discorso; una lunga panoramica su quel che fu il prestigio di questa zona vinicola.

Mappe alla mano, risalenti anche a qualche secolo fa, mi mostrò e mi dimostrò quale tradizione esisteva in quei luoghi, nei nostri luoghi, a dimostrazione che si poteva dunque di nuovo fare qualche cosa di grande e di eccellente.

Da biellese adottivo pensai istintivamente ai "principi all'osso" del Quintino tanto fu l'attesa prima di prendere un bicchiere in mano, invece ne valse la pena aspettare. Avrà forse voluto risparmiare sul vino ma non sulle informazioni, comunque merce pregiata.


L'altroieri entro in una enoteca di quelle parti per prendere qualche bottiglia di Lessona della Proprietà Sperino ma, ahimè, era rimasto solo il factice in vetrina. Però, mi dice: se invece di quello vuole provare il Bramaterra dei tedeschi...

Ma si, marchi tedeschi, Banca Sella, Lessona, Bramaterra; allo stato dell'arte di oggi sempre Euro sono.

E così il Lessona me lo sono bevuto a pranzo in una trattoria a due passi da quell'enoteca, e il Bramaterra, la sera in casa. Facile avere un chiaro riferimento e poter affermare che questa zona ha un altro vino di altissima qualità, che non deve temere confronti con il 90% dei vini provenienti dalle zone piemontesi più conosciute, per esempio Barbaresco.


Più delicato, profumato e carezzevole il Lessona, che va giù liscio come l'olio, come infilare una mano in un guanto di velluto, che si infila in una tasca, e che ti levi un biglietto importante. Insomma, quasi ruffiano tanto borgogneggia modernamente. Decisamente più austero, duro e caratteriale il Bramaterra "dei tedeschi", ma anche molto giovane e bisognoso di affettuoso affinamento.

Autoritario e territoriale, tradizionale, nel senso che ci ho sentito il temperamento dei vini e delle persone di queste parti. In entrambi i casi la bottiglia si beve con cautela, dopo averne annusato a lungo e con piacere i sentori complessi ed avvolgenti come una bouquet di fiori rossi che si fa nuvola, sprigionando prima in maniera esuberante e poi in maniera sempre più pacata la sua tavolozza olfattiva.


Che ci sia un però nascosto dietro a tutta questa attraente esposizione è piuttosto prevedibile. Perché da queste parti non sono abituati neanche a pagare un euro per il parcheggio ma a tenersi l'auto sotto il culo tutto il giorno pretendendo di metterla davanti alla porta della loro destinazione, figuriamoci ad entrare in trattoria o in enoteca e mettere sul bancone un biglietto da 50 euro per un Lessona o un Bramaterra. 

Ma tant'è, e credo che anche Gioacchino Sella, che si è visto crescere intorno la qualità dei vini della sua zona, credo che anche lui, che di biglietti da 50 se ne intende quanto di vino, possa essere felice di poter contare su un effetto traino, sia sul lato qualitativo che su quello del valore aggiunto, non più solo prerogativa delle bottiglie provenienti dalle Langhe, compreso l'effetto export che queste bottiglie sanno e sapranno sicuramente sviluppare. 

Ma questi non sono affari miei, mentre mi ritaglio qualche altro pezzetto di "paletta di Coggiola" e mi finisco anche la seconda, perché in certi casi serve bere l'intera seconda bottiglia per capire bene il concetto celato dietro l'etichetta.



gdf


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