mercoledì 16 ottobre 2013

Casa e Bottega | Un concetto diverso di ristorazione


del Guardiano del Faro


Luci impressioniste nella conviviale piazzetta di Dolceacqua. Nella piazzetta Garibaldi, dove gli impressionisti avrebbero cercato di catturare la luce, e dove i ristoratori degli ultimi decenni hanno invece cercato (con successo) di catturare il maggior numero di turisti per metterli al tavolo a prezzo fisso.

Ma i tempi sono cambiati, e se vuoi mandare un messaggio diverso da una fermata obbligatoria per autobus ti devi inventare qualche cosa di nuovo, qualche cosa che vada oltre alla qualità del cibo e al suo prezzo.



Cosa ci fa una vespa turchese del 1969 in vetrina a fianco ai tavoli abbigliati in stile bistrot? Chilometri 180 percorsi, e quindi si tratta di una buona occasione. Il cartellino dice venduta! così come altri oggetti di modernariato che costituiscono e costruiscono l'arredamento del ristorante. Gli alti vasi rossi di Philippe Starck delimitano l'ingresso e lanciano un segnale forte, ben visibile anche da lontano. L'attrazione è garantita, e così saranno anche più di 50 i clienti che si avvicineranno a questi tavoli, dentro o fuori l'assolata sala del Casa e Bottega, scegliendo autonomamente e non inviati da un'agenzia viaggi.

Assorbito l'impatto con l'originale "cadre" sarà poi la cucina a dominare la scena, una volta deciso su quale vecchia sedia accomodarsi (difficile trovarne due uguali), anche se apparentemente scomoda o dismessa da decenni, ma invece proveniente da quegli anni dove gli architetti pensavano, disegnavano, e trovavano aziende che producevano tanti oggetti oggi diventati cult. E se fate amicizia con quella sedia, alla fine, potete anche portarvela a casa.



L'angolo salotto è fatto, tra l'altro, con una panca presa dall'Aeroporto di Chicago e cuscini provenzali, bancali di recupero e vecchie persiane che sanno ancora di entroterra della Costa Azzurra. 


Il segnale che arriva dalla lavagna è chiaro: il design è il contenitore che valorizza il piatto. Ma quello che c'è dentro deve essere buono.

Messaggio cristallino, che non necessità neppure di essere illuminato dalle tante fonti di luce che arrivano dal secolo scorso, tutte rigorosamente in vendita o già vendute, perché a tavola, quando si mangia e si beve bene, poi il buon umore porta la nostra mente a volersi portare a casa qualche cosa di meno effimero di un piatto di ravioli. E qui si può fare.

E siccome la gestione è portata avanti da ristoratori esperti che anche altrove non hanno mai fatto mancare la qualità nel piatto, il successo di questo mix fatto di posizione e di idee privilegiate è garantito. Struttura adeguata, arredamento curioso e invitante; dicevo, metti tutto questo con una cucina di qualità e il cliente non ti dovrebbe mai mancare, perché anche i prezzi dei piatti sono intelligenti : 8-12 euro di media alla carta. I tre menù tematici (vegetariano, di terra o di mare), che includono tre piatti, vengono invece tariffati rispettivamente dai 20 ai 30 euro.




Non saprei se all'Aeroporto di Sidney, di Hong Kong, di New York o Rio de Janeiro sia ora di pranzo, ma a Dolceacqua si e allora mettiamoci a tavola in didascalico. Da notare che ho chiesto io in maniera specifica piatti di tradizione regionale, ma altri piatti più, come dire, "di modernariato" sono ben presenti in carta.


La degustazioni di oli da provare con pane caldo di Triora


Il "gran pistau" . Grano pestato cotto su soffritto di salsiccia e poi mantecato con olio e parmigiano. Piatto che ti mette subito a posto lo stomaco.


Anche il vino bianco in caraffa (qui c'è dentro Garganega di Anselmi) viene servito in contenitore con ghiaccio coerente all'arredamento e al concetto del locale...


E' il classico "brandacujun" , ma assaggiandolo si capisce quanta cura sia stata messa per lavorare lo stoccafisso, mantecato con poche patate e la giusta quantità di aglio, olio e pepe. 


Calamaro grigliato su risotto giallo croccante e cipolle all'agro.


Trofie al pesto


Stoccafisso accomodato alla genovese


Capra e fagioli di Pigna


Un bicchiere di Rossese a questo punto ci vuole...


Gelato di zabaione e stroscia (biscotto friabile all'olio...)


Chiusura con una fresca granita di fichi

Dolceacqua: storica bandiera arancio del Touring Club

Ristorante Casa e Bottega
Piazza Garibaldi
Dolceacqua (IM)
Tel 0184 205038


gdf

11 commenti:

  1. Granita di fichi....un barile grazie!

    TMC

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se hai finito la dolce euchessina si :-))
      Beppe

      Elimina
    2. hahahaha :) vado diretto di rifacol ;)

      TMC

      Elimina
  2. nostalgia di dolceacqua. mi viene voglia di ricomprare.

    F.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando prendi l'acqua per te, mi prenderesti cortesemente un Rossese...
      Grazie
      M 50&50

      Elimina
  3. Risposte
    1. “A l’è dulsa l’uga” a Dolceacqua.
      Il farista ne aveva prenotata una cassetta (Rossese) dai visionari chissà se si ricorda, non credo, uno che dimentica sull’asta della bandiera la copertina (di Linus)…
      M 50&50

      Elimina
  4. Risposte
    1. ...qui dice “abbinamento con terrina di fagiano, tordi in casseruola o stufato di capra” “tra i pochi vini abbinabili ai carciofi”
      Non ho più capre in giardino e non ho neanche il giardino, chiederò a Sgarbi, e poi le capre mi hanno stufato.
      Driiin, sono percentuale, sono qui con F., scusa se ci siamo presentati al faro ma non sapevamo quale fosse la casa e quale la bottega.
      Abbiamo portato la terrina e la casseruola, come sei messo a fagiani e a tordi…
      Comunque abbiamo preso anche i carciofi dal “pernambuccano” , saliamo noi o ci butti il Rossese ?

      Elimina
    2. Ai carciofi se sono cotti, ma io li preferisco crudi, e quelli di Dolceacqua e dintorni prima di fine anno non si faranno vedere in maniera nitida. Se trovi quelli di Perinaldo (presidio fantasma slow food) allora qualche eccezione si potrebbe anche fare.

      Elimina
    3. F. ha assoldato un carciofobuster, il mio cane da carciofi, purtroppo trova solo tartufi

      Elimina