Funari dietro di me sta lanciando pietre su bambini addormentati nel medesimo letto: teste rotte e sangue ovunque. Salamandre mi attaccano ai piedi, serpenti mi avvolgono i polsi, una splendida ma incompiuta sedicenne pretende di farmi venire e finire lì in mezzo.
Senza riuscirci. Non trovo le chiavi, non trovo il bagno, non trovo la macchina, non trovo la casa, non trovo lei. C'è un uomo alto e magro che li fa scomparire tutti, di nuovo, a incombere su tutti . Alto, magro, con la bandana e una tuta di pelle. Trovo il coraggio di tirarmi su vicino alla sua moto e chiedergli dove e perché.
Via la moto una macchina.
Hai visto che hai una gomma bassa?
il gommista dice che ce la può fare.
Fino a Denia?
Che dici, ho fatto bene ad andarmene?
L'ho visto due volte, però, sempre a girarsi le mani, per infarinare la gente.
Non lui non fare il furbo
La ragazza non l'ho vista, bellina?
Si, la Barbie.
Banale
Ecco, smontato il palinsesto
Quanti anni?
24
Ti stancheresti in fretta
Invidioso
Non ce l'hai il fisico, quelle la promettono a tutti ma non la danno a nessuno, quell'articolo non va mai in saldo.
Magari si era innamorata
Magari aveva poco da fare
Fino a Barcellona così?
Fino a Denia
Continua a mandarmi msg sms, li senti?
Ohhh, se è disperata e non gli vuoi parlare la consolo io
- gdf 2012 - Si, lo fece notare Massimo Gramellini ( mannaggia quanto va bene il suo libro…) a suo tempo su La Stampa e l'argomento è stato ripreso ieri anche sul Secolo.
In un esclusivo cineclub emiliano fu proiettato per una settimana - o anche di più - L’Albero della vita di Malick all’incontrario. Prima il secondo tempo e poi il primo. Insomma, scambiarono le pizze…
Il film, reduce dalla conquista della Palme d’Or a Cannes, provocò applausi convinti da parte del pubblico “competente”.
Nei cineclub, alle mostre d’arte concettuale, nei ristoranti di cucina concettuale, non ci entrano in molti, ma quei non molti sono convinti di capire a priori.
Dategli delle lasagne, dategli delle tagliatelle, evitate alghe disidratate e volatili a bassa temperatura, tanto fanno solo finta di capire. Ma ricordatevi di non invertire mai le pizze, lì vi beccano al volo.
C’era spesso qualcuno, qualcuna, che alla fine di una giornata di primavera ti veniva a bussare alla porta e ti consegnava gentilmente, amichevolmente e gratuitamente un cartoccio di piselli freschi. Lo faceva per il piacere di offrire, perché ne aveva raccolti molti, perché sapeva che sarebbero stati graditissimi da parte di chi non aveva un orto. I piselli, appena raccolti, avevano ancora germogli verdissimi e fiorellini bianchi attaccati tra di loro che profumavano di verde, di clorofilla, di fresco, di buono. La confezione, se così la vogliamo chiamare, era quasi sempre costituita da un grande sacchetto del pane svuotato dal suo contenuto la domenica mattina; era quello per il sabato e la domenica e si chiamava "pane doppio". Se invece la quantità di piselli fosse stata più importante, veniva usata qualche pagina de La Stampa per avvolgerli, prima di infilare il tutto in una borsa della spesa fatta di stoffa pesante, niente cellophane, non ancora. Ne arrivavano così tanti e tutti insieme perché era la stagione a consegnarli, erano i periodi in cui si usava ancora mangiare la frutta e la verdura di stagione. Sembra chissà quanto tempo fa invece era giusto qualche tempo prima degli omogeneizzati.
Le mani più piccoline - con le dita più vispe e veloci - erano quelle più adeguate a sgusciarli velocemente, o per dirla in italiano, toglierli dal loro baccello; questo prima di metterli in frigo in una ciotola di vetro oppure, se era prima di cena, direttamente in padella con un trito di cipolla e pancetta. Ci voleva una buona ora a completare il lavoro, il tempo di rivedere un episodio di Rin Tin Tin, e più in là con gli anni un western seriale: I Forti di Forte Coraggio. Distratti dalle avventure degli eroi televisivi in bianco e nero e da qualche sorsata di gazzosa, qualche pisello finiva inevitabilmente sul pavimento e rotolava fino all’angolo più lontano della cucina. Bastava un'occhiata della mamma per convincerci ad andare subito a recuperarlo, ché non finisse sotto i piedi.
Mi pare quasi strano, ma in fondo non è cambiato molto, perché è ancora la primavera la stagione migliore per raccogliere e mangiare dei piccoli piselli che profumano di verde e, c’è perfino un'altra vicina di casa che ti porta un cartoccio di piselli da liberare dal loro baccello - appena raccolti nel suo orto - perché erano veramente troppi per lei che li ha dovuti raccogliere tutti questa settimana. Per portarli a casa ha usato tre grandi borsoni di juta grezza, quindi ne ha confezionati un bel chilo nel sacchetto grande del pane e poi è salita a bussare. Le manine non sono neppure diventate troppo grandi nei decenni, solo un po' rugose. Sul tavolo invece della gazzosa c'è una birra e in televisione invece di Rin Tin Tin c’è l’ennesima replica di Lassie e, il solito pisello dispettoso è cascato sul pavimento mettendosi a rotolare fino in fondo alla sala. Adesso lo vado a raccogliere prima che finisca sotto i piedi...prima che sia la mamma a dirmi di farlo.
Inizia il ricco tourbillon di snack, quasi un intero menù...
Servizio del pane
Sfacciato, rotondo, gradevole, figlio di un annata esuberante.
Cotechino e lenticchie...
Anche Mauro Mattei, il bravo sommelier, è passato a prendere la calza copri bottiglia all'Athenaeum di Beaune...
Pane: il secondo servizio
Tinca in carpione...
Svelato il vino misterioso... una piacevole sorpresa questo Chenin.
Questo è un ottimo Meursault, il mio vino.
Merluzzo e cipollotti...
Fruttini di bosco e spezie, in leggerezza.
Risotto al cardamomo nero...
Piccione e cavolo rosso...
Il Tour de France prosegue con una spremuta di Syrah: gourmand.
Liquirizia
Gran finale, se ci voleva qualche cosa di definitivo, eccolo. Mondiale.
E infine un grazie collettivo all'equipe del Piazza Duomo: Enrico Crippa, Mauro Mattei, Manuel Miliccia, i ragazzi in cucina e la piccola brigata di sala, tra cui il giovane che senza esitazione è venuto a rabboccarmi il bicchiere con l'ottimo Meursault. Bravo!
Accidenti, sono già le sei, dove sei stato a far danni oggi?
Langhe.
Immagino, le solite piole, delle tue.
No, proprio quella.
Quella? Quella che cosa?
La Piola, quella di Alba, quella di Ceretto.
Ma sei stordito? Ma ti sei fatto 500 chilometri andata e ritorno per andare a mangiare alla Piola?
Non solo, però…
Ma sei fuori, ma c’è Crippa di sopra…
Lo so, e quindi ho dovuto sacrificarmi…
Quindi sei andato da quelli del piano di sotto con quello che c’è di sopra, non ci posso credere.
Appunto, no, o anche si, se mi lasci parlare…
Ma non ti lascio parlare, se sei così snob da andare ad Alba per mangiare alla Piola, non ti lascio parlare, sei peggio di Raspelli ormai, ma almeno, hai mangiato bene?
Si, direi che quelli del piano di sopra possono star sereni, quelli del piano di sotto sanno il fatto loro. Lo sanno benissimo.
Arbarei: Riesling 2008
Carne cruda ( ! )
Tagliolini al coltello con ragù di salsiccia ( ! )
Plin ( ! )
Selezione formaggi Arbiora
Bonet ( ! )
Ristorante La Piola Piazza Risorgimento 4 12051 - Alba (Cn) Tel. +39.0173.442800 -
Un’idea, un’idea, un’idea, un’idea…..devo avere un’idea….anzi, leviamo il devo; non voglio essere schiavo della mia testa, ho bisogno di liberarmi da diktat e essere più anarchico, quindi un antibiotico a nome Tom Waits o Pearl Jam potrebbe fare qualcosa.
Un’idea, un’idea, un’idea….il cervello continua a sussurrarmi , stillicidio ….
Ma noi ci buttiamo in Jonathan Coe e chissenefrega!!!!
Gli occhi si chiudono, il battito si fa lento, la mente viaggia…….I ricordi ti si parano davanti sotto forma di amici. Li prendi sottobraccio e vai con loro, libero.
Una divisa, l’aria del Friuli, brande dove riposare e odore di gasolio e polvere da sparo…..La sera , poi , relax con pentole e pignatte due patate e due cipolle…..lacrime per pulirle e affettarle e voglia di tornare a casa.
Non vedi l’ora di sentire il profumo del basilico……sei stufo di quei maccheroni che stracotti ti nutrono da tempo.
Vuoto, sensazione di vuoto….la musica terapeutica è finita. Sveglia!!!!!
Scendi, accendi le luci del tuo mondo e pensi.
Patate e cipolle le vedi, sono là , pochi passi, appoggiate sul vano d’acciaio che sembra ti salutino.
Non sfidatemi, lo sapete che vi faccio fare una brutta fine.
Loro non se ne curano , come bambini irrispettosi , ti attaccano , ti prendono in giro , e allora ecco Stanless steel che a forma di archetto comincia a menare fendenti, a dividere buccia e polpa.
Il giapponese d’assalto col manico ergonomico leva la buccia aranciata e viaggia di precisione , loro, le cipolle, maledette, si vendicano facendoti piangere.
Lacrime di coccodrillo accompagnano i feriti verso una padella e olio e fuoco saranno i loro nuovi amici.
Le patate , invece, credono di essere alle terme, una sorta di vasca con temperatura mite le accarezza fino a raggiungimento del bollore; poi coda e corna escono allo scoperto e l’inferno cuoce il tubero ormai sfinito e deluso.
Un’idea, un’idea,un’idea…..ora sto elaborando il sogno, la memoria:
non sono più in grigioverde ma in nero, alcuni prediligono il bianco, ma il nero snellisce.
L’amico Colino ha fatto il suo dovere , patate e cipolle si cimentano in un gioco di squadra: insieme per la vittoria.
La vittoria non è altro che il risultato dell’amalgama tra gli ingredienti che si stufano, insieme, in una pentola con un poco di amici che daranno aromi e grasso.
Fischiettando contento guardi Bimby che ti sta facendo un’ottima impressione e il sifone che si gongola. Aspetta che la pressione sulla leva faccia vedere la sua coda di pavone……
Il treno da Genova è in arrivo al binario tre….le mezze maniche integrali come il lontano parente che è un po’ che non vedi, sono lì ad attendere…stretta di mani, abbracci e via insieme ,abbiamo un bel programma da fare .
Non è un U.F.O. ma ci assomiglia, è concavo e riceve , come una telefonata d’altri tempi , la crema di patate e cipolle; una voce lontana che dice “aspettateci!” da forma all’insieme , ecco anche le mezze maniche integrali girate nel pesto che si tuffano nella crema…..
Un’idea, un’idea, un’idea….grazie mille all’intreccio di ricordi e fantasia, una cosa nuova che è già pronta per essere vessata, criticata e accettata, una forma che diventa sostanza, un sogno che si tinge di realtà. La cucina non è solo tecnica, Roner, Azoto, Bassa temperatura, Essicatori, Distillatori, ma anche istinto, gioco e divertimento…..Un’idea , un’idea, un’idea !
Ecco! Stava per finire bene la settimana. Settimana in cui l’editore e il produttore mi confermavano l’invito a partecipare al prossimo Salone del Libro di Torino, cosa che non mi permetterà di partecipare ad una festosa manifestazione a base di mozzarella di bufala in provincia di Salerno, ma che ci volete fare, di mozzarelle se ne fanno tutti i giorni, di Saloni del Libro qualcuno di meno. Settimana nella quale dalla Puglia arrivavano sul web due inaspettate recensioni scritte da Luciano Lombardi su Doctor Wine e da Pino de Luca su Il Cannocchiale che mi hanno realmente commosso. Settimana nella quale anche il buon Bruno Gambacorta si è ricordato di me in coda al Tg2, anche se solo per pochi secondi, facendomi comunque sentire quasi come un piccolo Forrest Gump della tastiera. Settimana che però va a finire con questo oggetto nelle mani, intensamente simbolico, perché fatto del medesimo materiale nel quale venne conservato del Krug, il pezzo a cui sono più affezionato. Chissà, forse proprio del 1961. Una spremuta di cervello smontata da questo oggetto che sembra dire dall’alto della sua simbolicità assoluta, ancor più raro di un Musigny di Madame:
"smettila con quella tastiera e quei programmi di word, torna a riempire una stilografica di inchiostro e prenditi un pezzo di carta, comincia con le aste poi passa alla grammatica e rinnega quella sordida pratica che si chiama copia e incolla. "
Volentieri, posso fare a meno di emozionarmi per i non rari sms biliosi, lanciati da mittenti lontanissimi dal faro ormai, soggetti pieni di ignoranza e di superficialità, che capiscono solo la qualità delle immagini e non quella delle intenzioni; però di fronte a questo oggetto non posso fare a meno di cominciare umilmente a riavvicinarmi ad un foglio di carta liscia senza il tramite di una tastiera e di una stampante. L’emozione sarà sicuramente da brividi. Si, ma che inchiostro ci metto dentro? Tinta Champagne - mi sono già informato – non c’è in commercio; neanche rosè. Ci sarebbe del Burgundy o del Beaujolais. Che faccio? Rischio?