venerdì 25 gennaio 2013

La comida argentina

del Guardiano del Faro


Dormivo acciambellato come un gatto randagio sopra ad una panca, in una desolata e desolante sala di lunga attesa dell'aeroporto di Mar del Plata, quello ormai  malinconicamente dedicato ad Astor Piazzolla. Sei ore d'attesa per il volo, per Ezeiza: Capital Federal, Buenos Aires.

Il senso del tempo estinto, il luminoso ritmo schematico del ragioniere che deve far quadrare tutto in partita doppia ormai spentosi tra le ripetitive note di tango alla radio. Appuntamenti mai confermati, sempre rimandati, anche di quattro ore, anche di un giorno intero, da parte di mercanti di carni dai cognomi un po' tedeschi e un po' ebrei, aleman e judios, tutti insieme nella stessa nazione per motivi simili e opposti. Un occhio guardingo e semiaperto sul bagaglio con il cartellino adesivo chiuso a specchio sul manico della valigia: EZE,  mais pas de Cote d'Azur, non ancora così. Un miroir mi ricorda che faccia ho e del perché sono arrivato fin qui. Al cambio di vita cercata, voluta e poi ottenuta.

Ma la voglia di strappare il biglietto per Ezeiza e saltare su un bus che attraversasse una qualche Pampa e tante periferie è forte, per arrivare finalmente a La Capital Federal. 400 chilometri per rivedere l'Avenida General Paz: il bus parte tra due ore; il tempo previsto per il viaggio è di sei ore, ma diventeranno sicuramente otto, ormai so fare i conti.

Agli incroci a raso - li ho visti negli scorsi giorni - la Policia lascia volutamente le carcasse delle auto schiantatesi nei giorni e nei mesi passati, senza neanche togliere le macchie di sangue dal parabrezza. E' dissuasivo lasciarle li così, dicono.
Cacciatori di lepri in notturna partono di giorno a luci spente su pick up nord americani. Le accenderanno stanotte le luci, abbaglianti e definitive, prima di cominciare a sparare ad alzo zero sulle prede immobilizzate dai fari, sparate o investite. Succederà la stessa cosa 15 anni dopo ai danni di investitori abbagliati e poi investiti.

Star qui a rileggere La Prensa. L'Albiceleste si stava imbarcando per Città del Messico, dove la settimana successiva iniziava un Mundial. La Mano de Dios era con loro a guidarli verso la gloria, di mano e di piede, dribblando sei inglesi. Anche noi finalmente all'imbarco, Aerolineas Argentinas al decollo, dribblandone anche più di sei per evitare di stare a terra. Sei ore d'attesa per meno di una di volo. Di nuovo a terra, il solito taxi e quell'odore strano nell'aria, di una benzina ossessiva che sapeva di strano, che mi faceva venire sempre il mal di testa. 

Inutile farsi la doccia per togliersi di dosso l'odore del pranzo, di pollo alla griglia con chimichurri; inutile lavarsi la testa e i capelli, perché dopo dieci minuti l'umidità li rifaceva piangere di sudore.

Nell'umile casetta periferica delle zie, a due passi dallo stadio periferico del Velez Sarsfield, ma con il profumo rassicurante di pizza che sapeva di origano, di aglio e di lievito sincero. Pensavo di essere allergico all'aglio, invece solo ai lunghi viaggi. Più lunghi di un mese, sballottato da un estremo all'altro dell'America Latina. Ma la pizza non basta, anche se ne hanno fatte sei diverse, perché se non hai mangiato carne, in Argentina,  non hai mangiato. Lo dicono loro che hanno la carne nel sangue e non l'inverso, come dovrebbe essere.

E allora si parte per La Cabaña, dove todos los cortes sono a disposizione dell'asador: Bife, Lomo, Quadril... tutti insieme o uno per volta, come i cassetti della memoria che improvvisamente si aprono e sono grandi come armadi. Non c'è polvere dentro, tutto è nitido come fosse ieri, e non la tarda primavera del 1986. Bastava così poco, una buonissima entrecote argentina in solitario, senza telefoni che suonano; Piazzolla nelle orecchie e sul palato le loro salse, le erbette di campo al burro, aglio e peperoncino, le loro polpette piccanti e due bicchieri di chardonnay, o di cabernet, poco conta, perché come al solito sanno e sapevano troppo di legno e di vecchio, come i cassetti dell'armadio dei ricordi. Una lacrima sul marciapiede.






gdf 


11 commenti:

  1. Un altro possibile capitolo sacrificato sull’altare del blog… ma si mettiamo altra carne al fuoco e che carne…l’aeroporto, l’umido i controlli, mi hai aperto un cassetto, negli stessi anni l’oriente, il controllo passaporti “e il suo bagaglio? ” “ho solo questa, solo bagaglio a mano” “cosa contiene?” “pinne” ma non quelle di pescecane (peraltro mangiato) quelle con maschera e boccaglio…grazie

    Marco

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  2. Il glossario: se qualcuno volesse condividere qualche cortes a la parilla... passata l'umida malinconia argentina non mi dispiacerebbe ri-approfondire l'argomento.

    Media Canal
    Cuarto Delanteiro
    Cuarto Trasero
    Pistola
    Rueda
    Lomo
    Bife Angosto
    Corazon de Cuadril
    Nalga de Adentro
    Colita de Cuadril
    Bola de Lomo
    Peceto
    Tapa de Cuadril
    Carnaza Cuadrada
    Tortuguita
    Bife de Vacio
    Vacio
    Bife Ancho
    Carnaza Paleta
    Asado
    Bife de Paleta
    Paleta
    Chingolo
    Marucha
    Carne de Quijada
    Cogote
    Tapa de Bife
    Garron
    Brazuelo
    Asado
    Falda
    Matambre
    Centro de Entraña
    Entranã Fina
    Sesos
    Corazon
    Lengua
    Riñon
    Mollejas
    Higado
    Rabo
    Mondongo
    Librillo
    Patas y Manos

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  3. E la bagna cauda?
    Chingolo è un uccellino per la polenta e osei? Librillo: i vini argentini del Guardiano del Faro.
    Brazuelo: brasiliano asciugato nel vino rosso.
    Patas y manos: il passaggio di mano in mano della cuenta.
    Alba

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    1. Librillo, proprio quello cercavo, tanto librillo, e mondongo, migliaia di tonnellate di librillo e mondongo. Brava.
      E l'inflazione galoppante, con i prezzi in carta soggetti ad aumento durante la consumazione del pasto... è vero, così come i 27 cambi sul dollaro.

      Ah! Oggi dovrei avere la tua 007 e le altre 332, incrociamo le dita ;-)

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    2. Evvai!! Preparo il pacco allora...

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  4. Anche io sono accanita consumatrice di mondongo:
    mondongo e fagioli, mondongo e pecorino, mondongo e patate ecc.
    Vedo che sei ferrato sui prodotti derivati, ma se ce l'hanno fatta gli argentini,solo grazie a Raffaella Carrà e il tango, possiamo farcela anche noi con tutti i personaggi che abbiamo in portafoglio...
    Alba

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    1. Pensa quanto te ne avrò venduto a tua insaputa.
      In una parola: La Menudencias, quello cercavo e quello mi è rimasto.
      Anche loro forti sui derivati: futures e hedge found oltre ai bond.

      Librillo o Bible, come lo chiamano gli inglesi.

      Si, ha ragione anche Marco, il seme è piantato.

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    2. ...sono un altro marco ma ti pianto li vicino a quell' altro, visto che il terreno è fertile, il seme di una pianta i cui frutti potrebbero , giustamente infusi, portare il ricordo di pranzi e cene in giro per l' europa...

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  5. Malvinas o Falkland, Librillo o Bible, Maradona o Keegan ;-)
    A&P

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  6. @GdF: se non altro si spiega il tuo feeling con i gatti.
    @A&P:Keegan, è più alto.
    Alba

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