venerdì 27 febbraio 2009

genepy, lo spirito delle Alpi

Sulle Alpi occidentali, e piu' precisamente in Valle d'Aosta e Piemonte, la produzione di distillati di erbe di montagna ha origini antiche ed il genepy e' sicuramente il principe di questo tipo di prodotti.
Questo distillato non si ottiene dal ginepro come molti credono, ma dall'Artemisia Alpina pianta con svariate sottospecie tipica delle nostre montagne e con forti proprieta' aromatiche.
I fiori destinati ad aromatizzare l'alcool base sono coltivati ad altitudini elevate dove l'acqua scorre pura e cristallina; l'artemisia “glacialis” cresce anche spontaneamente anche sopra i 3000 metri su terreni che i ghiacciai lasciano scoperti durante lo scioglimento primaverile, ma ne e' vietata la raccolta.
La pianta cresce in estate e fiorisce in autunno come una specie di cespuglio ed i fiori sono maschi e femmine e vengono raccolti nel momento di massima fioritura. Il maschio, e' piu' profumato ed e' il preferito per produrre il prezioso elisir.. Per avere quantita' sufficienti alla produzione le piante vengono coltivate da persone che nel corso degli anni hanno acquisito la specializzazione in questa difficile coltura. Una di queste persone e' Matteo Laugero che nell'alta Val Maira, nel Cuneese, coltiva piante officinali impiegando esclusivamente metodi di agricoltura biologica integrati ultimamente dalla biodinamica. Produce oltre allo straordinario genepy anche un'amaro “vero” ottenuto da un' infuso a freddo di erbe, radici e frutti in parte coltivati, in parte raccolti in natura.
Insomma un vero poeta del distillato di montagna che allieta e scalda i cuori durante le fredde serate invernali, unico problema, vista l'esigua produzione e' la reperibilita', ma al Dente li troverete sempre, promesso!

“Songbook” la rasccolta di Gordon Lightfoot e' un abbinamento decisamente appropriato:

lunedì 23 febbraio 2009

dazed and confused



il titolo della canzone dei Led Zeppelin è anche un gran film (praticamente sconosciuto) di Richard Liklater e calza a pennello a questi ultimi giorni di casino.....lavoro (troppo), lutti, compassione (patire con), la consapevolezza di una perdita, qualcuno che ti dice ma non scrivi più?, due gatti che guardano la tv. Poi arriva la consueta cena di lavoro e questa volta porta la 'prima' del Bianco Riserva 2004 di Paraskos, assaggiato recentemente a Roma e finalmente 'bevuto' e il 'classico' Oslavje 2003 di Radikon. Gran bel bere: stessa regione (Venezia Giulia), uvaggi (ma ora non ho voglia di andare a capire i vitigni utilizzati ma credo siano molto simili), solforosa aggiunta nulla o prossima allo zero; i vini che amo, sani e digeribili.
Dopo la cena mentre guido arriva la consueta e spietata (perché ci azzecca sempre....damn) legge del random dell'iPod, una legge che non fa prigionieri: 'Not Dark Yet' ma nella bellissima interpretazione di Jimmy Lafave, 'Right To Be Wrong' di Joss Stone e ' Homecoming' di Vienna Teng:

I just want to be living as I'm dying
Just like everybody here
Just want to know my little flicker of time is worthwhile
And I don't know where I'm driving to
But I know I'm getting old
And there's a blessing in every moment every mile

Thin white terry bars of soap and a couple little plastic cups
Old Gideons Bible in the nightstand drawer saying "Go on open up"
Well I'll kneel down on the carpet here
Though I never was sure of God
Think tonight I'll give Him the benefit of the doubt

I switch off the lights and imagine that waitress outlined in the bed
Her hair falling all around me
I smile and shake my head
Well we all write our own endings
And we all have our own scars
But tonight I think I see what it's all about


domenica 22 febbraio 2009

il gigante di Serralunga d'Alba


ci ha lasciato.
Avevo deciso di non scrivere nulla su Teobaldo Cappellano, prematuramente scomparso due giorno fa. Tanti avevano gia' scritto sui blog a sui giornali e volevo conservarmene un ricordo piu' "intimo"; poi una sottile malinconia unita alla triste consapevolezza della caducita' della vita mi ha portato a scrivere due righe per ricordare quest'uomo, vigneron polemico ed intransigente, ma sicuramente "vero" come i suoi vini. Il ricordo che mi rimarra' impresso e' quello di un paio di anni fa alla manifestazione ViniVeri, una sorta di anti-vinitaly, dove io e Ciciuxs, soffermati al suo stand a disquisire di "naturalita", Nebiolo (lo chiamava cosi con una b sola perche' e' piu' gentile) e ricette segrete per il chinato, ad un certo punto ci ritrovammo da soli coi bicchieri pieni di Barolo "rupestris" e "otin fiorin", dove fosse andato il nostro eroe non lo sapremo mai... potremmo sognare che era andato a prenotarsi una vigna a piede franco lassu' nel cielo..

..era un vero "traditional man":

sabato 14 febbraio 2009

a windy night in Zena

..così preziosa come il vino così gratis come la tristezza..

Tornando a casa “se ti tagliassero a pezzetti” ed un rewind della serata mi fanno compagnia e pensare che siamo stati bene..


L'appuntamento serale con i fidi pards era nel centro storico di Genova per testare un nuovo locale, la forchetta curiosa , ci avevano detto che si beve solo biodinamico, era d'obbligo la visita..
Avevo parcheggiato dalla basilica di Carignano, come dieci anni fa per il funerale di Fabrizio De Andre', un brivido corre lungo la schiena, quanto manchi Faber a questa citta'.. scendendo lungo i carruggi, da lui tanto amati e a me tanto cari, un gelido vento invernale ci accompagna a destinazione, gli amici sono gia' li' che ci aspettavano, il locale e' una trattoria senza lussi, ma con il necessario per passare una bella serata: i vini “giusti” e una buona cucina di territorio.
Arcese di Vittorio Bera, Morgon di Marcel LaPierre, Frappato di Arianna Occhipinti e Faugères di Leon Barral scaldano gli animi come l'apparizione, in un gonfio piumino nero, del Traditional Man. I ricordi e i progetti si rincorrono senza soluzione di continuita'..
Guido verso levante, nessuno in strada, sara' a causa dell'insolito freddo ma stasera nella citta' superba non faccio strani incontri, la nuda proprieta' dell' anima mi appartiene ancora..
Alla prossima men e che non sia mai l'ultima

mercoledì 11 febbraio 2009

keep your distance


here we go again, cena di lavoro. Tre ospiti: una statunitense, un canadese ed uno spagnolo. Ovvio che scelgo io il vino, mi piace vedere le reazioni ai vini che amo. Parto tranquillo, un vino che è una garanzia, Malvasia 2005 di Kante. Bottiglia svanita con apprezzamenti di tutti. OK saliamo. Bianco Breg Anfora 2003 di Gravner. Poco meno di un mese fa avevo bevuto a casa (con il barrott) il 2001; strepitoso. Qui è un'altra storia come è giusto che sia. E' tutto più carico, a partire dal colore. Credo che vada aspettato, troppo calore (alcol), meno equilibrio ed in definitiva meno eleganza. Reazioni diverse: lo spagnolo pensa ad uno sherry con il canadese che subito dice ma non è dolce! Morale si finisce un po a fatica la bottiglia....ed io che speravo di poter stappare anche un Paraschos.
Accompagnati in albergo vorrei guidare altrove ma poi arriva questa canzone, sarà meglio tornare a casa.

If I cross your path again
Who knows where, who knows when
On some morning without number
On some highway without end
Don't grasp my hand and say
Fate has brought you here today
Fate is only fooling with us, friend

CHORUS
Keep your distance
Keep your distance
When I feel you close to me
What can I do but fall
Keep your distance
Keep your distance
With us it must be all or none at all

It's a desperate game we play
Throw our souls, our lives away
Wounds that can't be mended
And debts that can't be paid
O I played and I got stung
Now I'm biting back my tongue
and I'm sweeping out the footprints
Where I strayed

domenica 8 febbraio 2009

breaking news #1: a volte tornano..

John Popper, corpulento armonicista million seller con i Blues Traveller, torna a marzo in Italia per un mini-tour insieme al “nostro” Jono Manson;
JP ama esibirsi nel nostro paese, aveva infatti gia' messo la sua formidabile armonica a disposizione del “gamblers” tour del 2003, avremo il piacere di rivederlo sui nostri palchi grazie alla grande amicizia che lo lega a Jono.
Le date confermate si possono verificare sul myspace



Un' altro gradito ritorno e' quello di Paolo Bonfanti, dopo l'album di cover "the chosen few" a marzo troveremo sugli scaffali dei negozi di dischi "canzoni di schiena" disco interamente cantato in Italiano con una traccia in dialetto Genovese.
Non e' la prima volta che il Bonfa si cimenta con testi in Italiano, alcuni anni orsono aveva pubblicato un mini cd dal titolo “io non sono io” ormai diventato una rarita' e oggetto di culto fra I collezionisti..

giovedì 5 febbraio 2009

winter hours

Il nuovo disco (il terzo) dei canadesi The Deep Dark Woods uscirà il 17 febbraio ed è un disco fantastico, dove la maturità di questa ancor giovane band raggiunge il livello notevole che già avevano fatto intravedere in precedenza. Le canzoni pur continuando ad omaggiare i loro principali ispiratori, The Band e Gram Parsons su tutti, ha finalmente acquistato quella dose di originalità necessaria a farli amare incondizionatamente. Un paio di canzoni giusto per un assaggio in attesa della pubblicazione. Personalmente spero che esca anche in vinile.

"...The music features rich vocal harmonies and the melodies draw you hypnotically into each song ....."
-Amber Waves of Twang Blog





mercoledì 4 febbraio 2009

a song to remember


Il disco degli Storyhill mi è stato regalato da Chris Cunningham (quello a destra) un paio di anni fa ad Austin, era appena uscito. L'ho ascoltato distrattamente per la prima volta qualche mese fa mentre lo caricavo sul Mac ed ho pensato fosse carino ma nulla di speciale. Ma ieri la mitica funzione random dell'iPod mi ha proposto questa canzone che continua a frullarmi in testa. Istintivamente avevo pensato subito ai Jayhawks ma poi.....
Beh eccola, un disco carino con qualche bella canzone degna di non essere scordata troppo in fretta.


Paradise Lost

from Storyhill (self-titled)

Everybody wants a piece of paradise
A house up on the hill with a view of heaven
Now everyone's here so close together
Paradise is lost and gone forever

Chorus:
When we were young we used to walk out in those fields
And run forever in the backyard woods
Now the old trails disappear in neighborhoods
With streets after what's gone for good

The hills above town used to be the best place
For starry eyed lovers and inspration
Now it's all paved
Every street's a dead end
And empty summer houses stand all along them

Chorus

Now there's no trespassing
There's no going back again
I only hope you remember
The way it was, what we had back then

Chorus

Everybody wants a piece of paradise
A house up on the hill with a view of heaven



lunedì 2 febbraio 2009

incontri romani


E' valsa la pena di andare alla manifestazione Vini Naturali a Roma.  Si é rinnovato il piacere di incontrare produttori di cui apprezzo quotidianamente il frutto del loro lavoro (Donati, La Stoppa, Occhipinti, Pepe) unito alla conoscenza di nuovi che magari in precedenza non avevo preso in dovuta considerazione. E sto giro sono stati in diversi ad avermi 'colpito': lo sloveno Aleks Klinec con il Tokai e la Malvasia, Paraschos con i suoi Collio solforosa free, i Clivi anche lui dal Collio, i fantastici Montalcino di Campi di Fonterenza che mi ricordano tanto quelli di Florio di Paradiso di Manfredi, i grandissimi Montefalco di Paolo Bea che volevo assaggiare da tempo, la conferma di Corte Sant'Alda della simpaticissima Marinella Camerani, l'atteso assaggio (colpa di un bellissimo articolo di Porthos) dei vini austriaci di Pretterebner il cui Pinot Nero é sorprendente. E' stato bello conoscere i loro vini ma soprattutto conoscere loro, i produttori, e quanta passione mettono in quello che fanno.

Proprio per quanto ho colto nell'assaggiare i loro vini e nel parlare con loro, devo dire che é stato un 'amore' a prima vista con Clémentine Bouvéron e Gian Marco Antonuzi dell'Azienda Agricola Le Coste. Nelle loro parole ho trovato quanto avevo intravisto assaggiando i loro vini (in un contesto che non é di certo l'ideale per 'ascoltare' al meglio un vino), il frutto di due giovani che hanno iniziato da solo quattro anni ma che sanno quello che vogliono raggiungere e ci stanno arrivando; ho trovato l'amore per la loro terra e tutta la fatica che questo amore comporta, il lavorare pulito, il rispetto per la terra ed il consumatore. 
La lora azienda si trova a Gradoli in provincia di Viterbo sul lago di Bolsena. E' una zona che non conosco ma spero di poterla visitare presto. Hanno tre ettari non ancora produttivi e nel frattempo ne hanno affittati altri due di vecchie vigne tra i 40 ed i 60 anni. I vitigni bianchi sono procanico, moscato e malvasia; i rossi grechetto ed aleatico.

Con queste uve fanno 'Il Rosso' e il Rosso Più', con il secondo che è una selezione delle migliori vigne ed il 'Bianco' ed il 'Bianco del Paino', il secondo vinificato con macerazione sulle bucce.
Ho avuto anche il piacere di assaggiare un Aleatico passito dalle potenzialità in divenire direi infinite. Chissà se e quando vedrà la luce dato anche che la quantità è pochissima.
La produzione è molto bassa e non é facilmente reperibile. Quando il vino è pronto mandano una mail ai loro abituali clienti e raccolgono le ordinazioni. Se per caso qualcuno è interessato li può contattare qui: lecostedigradoli@hotmail.com
Presto sarà disponibile il bianco ed aspetto la loro mail...

canzone in abbinamento: vino vero richiede musica vera e cosa c'è di più vero di Townes Van Zandt?:
Sometimes I don't know where this dirty road is taking me
Sometimes I can't even see the reason why
I guess I keep on gamblin', lots of booze and lots of ramblin'
It's easier than just a-waitin' 'round to die

martedì 20 gennaio 2009

La neve sugli alberi (e sui tetti)


E' un inverno di quelli che mi ricordano la mia giovinezza, quando da bambino andavo a piedi a scuola fra altissimi muri di neve dopo le comiche di Stanlio e Ollio con un panino di nutella nella cartella e tanti sogni nella testa..

Quello che ieri era la normalita' ora e' diventata un'eccezione, tanta neve e un paesaggio da fiaba..
E' l'atmosfera giusta per ascoltare dischi introspettivi, carichi di suggestioni che scaldano il cuore e l'anima. Oltre al nostro Stefano Barotti, che tra queste montagne scrisse qualche anno fa una canzone piena di pathos e poesia nel mio lettore capitano spesso i primi dischi di Bruce Cockburn, le tenui ballate dello chansonnier Canadese sono l'ideale accompagnamento per le tiepide serate davanti al caminetto,
magari con un buon distillato nel bicchiere..
Come nel caso di Tom Waits di Cockburn prediligo i vecchi dischi dove la melodia e' ancora protagonista, mentre le successive disgressioni in ambito jazz fusion non mi hanno mai convinto (come quelle rumoriste/Brechtiane di Waits..). Due fra i miei preferiti (ma fino a Dancing in the Dragon's Jaws mi piacciono tutti) sono High Winds White Sky affascinante affresco invernale ed il bellissimo doppio live Circles In The Stream; appartengono a quella rara schiera di dischi che ciclicamente tornano a farsi sentire e che non stanchano mai, merce rara di questi tempi..


distillato in abbinamento: rhum rhum del maestro distillatore Capovilla

domenica 18 gennaio 2009

1 bel week end, tanti cari amici ed almeno 2 bocce da ricordare

L'occasione di incontrare cari amici porta sempre con se la 'scusa' di stappare qualcosa di particolarmente buono. Questo week end di 'scuse' ne ho trovate parecchie visto quanto stappato: Champagne Gran Cru Mailly di Raymond Boulard, La Lune 2006 di La Ferme de la Sansonniere, Breg Anfora 2001 di Gravner, Rosso di Montalcino 2003 Poggio di Sotto. Un gran bel bere, conferme di vini che conosco ed apprezzo da tempo. Poi ci sono state due grandi sorprese, due bottiglie regalate, una da un grande amico l'altra un omaggio natalizio in ambito lavorativo.

La prima è Il Rosso di Enrico Vallania 1997. Un sorprendente (dato che non amo molto questo vitigno) Cabernet Sauvignon in purezza dei colli bolognesi. Da vecchi cloni autoctoni fa solo acciaio e sono convinto anche che in in vigna lavorano pulito. Grandissimo in equilibrio ed eleganza, piacevolissimo che la bottiglia svanisce in un attimo. Un anno fa avevo bevuto il 1996 e questa è la conferma definitiva di un vino fantastico anche in considerazione del prezzo più che abbordabile.

La seconda sorpresa é stata questa magnum Riecine 2004. Appena ricevuto il regalo ho pensato subito di trovarmi di fronte a qualcosa che difficilmente avrei apprezzato, probabilmente il solito supertuscan legnoso. Ma la curiosità si è accesa leggendo il foglio che accompagnava il vino. Sangiovese in purezza da Gaiole in Chianti e viticoltura naturale in biodinamica. Non vedevo l'ora di assaggiarlo e ieri sera un corale uuaoooo è stato il commento più sentito con la magnum seccata in circa dieci minuti, vabbè eravamo in tanti. I due bicchieri che a fatica sono riuscito a strappare da mani avide sono scivolati via così velocemente che non ho fatto neanche in tempo a memorizzare le sensazioni. Di sicuro domani mattina parte una telefonata all'autore dell'omaggio per vedere di procurarne dell'altro. Mamma che sete, speriamo di trovarne urgentemente dell'altro.

canzone in abbinamento: Cardiologia di De Gregori; perché soffro di pressione alta, perché per Stefano Magic, perché per Paolo Magic

venerdì 9 gennaio 2009

Vallée d' Aoste mon amour



Si' e' vero, amo la Valle d'Aosta, sara' perche' ci sono nato e ci vivo sara' perche e' bello sentirsi legati alla propria terra, un legame forte e indissolubile che mi ha portato ad apprezzarne molti aspetti, alcuni piu' materiali di altri ma non per questo meno nobili...
Complice una cena col caro amico Roberto Jacquemod appassionato sommelier e titolare di une delle piu' fornite enoteche Aostane (www.luvaeunquarto.it) ho riscoperto il piacere del bere bene legato al terroir, la bottiglia di Costa Baltea di Vini Rari da lui scelta ha lasciato il segno (grazie Roby..).
Per motivi climatici e storici in Valle d'Aosta si consuma abitualmente vino e si beve a volte anche molto bene. E' una terra dove il consumo procapite e' piu' alto che in altre regioni e sicuramente lo spirito goliardico del Valdostano unito a prodotti che abitualmente imbandiscono le tavole (fontina, lardo d'Arnad, motzetta ed altre leccornie..) portano inevitabilmente a riempirsi il bicchiere con piu' frequenza... Giocoforza la risicata produzione non riesce ad attraversare i confini regionali percui l'appassionato enofilo fatichera' non poco a trovare etichette Valdostane sugli scaffali pur ben assortiti delle svariate enoteche presenti nelle Italiche citta'.
In un panorama cosi' piccolo e variegato le "chicche" abbondano percui accanto a vitigni rari e preziosi come il Cornalin, il Prié Blanc, il Vuillermin o il Fumin troviamo vigneron duri e puri che con fatica e abnegazione portano avanti la tradizione vitivinicola valligiana, due nomi su tutti: Giulio Moriondo (az.Vini Rari) e Andrea Barmaz (az.DiBarro'); sicuramente vigneron di classe superiore che con umilta' e passione hanno intrapreso un percorso di appassionata ricerca territoriale, Giulio ha collaborato con l'IAR Intitut Agricole Régional occupandosi di recupero e selezione dei vitigni autoctoni ed Andrea del settore lattiero-caseario mentre ora e' direttore della sperimentazione.
Di Moriondo oltre al gia' citato Costa Baltea, uvaggio di vitigni autoctoni (Fumin 50% Cornalin 50% da uve raccolte dopo leggera sovramaturazione su pianta e cernite con cura); , meritano sicuramente l'assaggio anche il monovitigno Petit Rouge, fresco, tipico e di facile beva e il Nus Supérieur da uve Vien de Nus che e' il vitigno a bacca rossa piu' coltivato ( insieme al gia' citato petit rouge ndr) ; e' inoltre in uscita di questo intraprendente "vinaio" il bel libro Vina Excellentia.
Barmaz con l'aiuto della brava moglie Elvira vinifica con grande perizia un Torrette Supérieur di rara potenza ed equilibrio mentre il Mayolet, antico vitigno locale si fa apprezzare per i suoi profumi gentili e delicati mentre in bocca risulta morbido e ben equilibrato.. insomma vale la pena cercarli e se non li trovate, senza dover aspettare l'apertura dell'ArmadilloBar, regalatevi una vacanza nella bella Vallée.

Per saperne di piu' sulla doc Vallée d' Aoste e le sue 8 sottozone segnalo un link interessante:
http://www.lavinium.com/denom/aostaden.shtml


canzone in abbinamento: Bruce Springsteen - my hometown

lunedì 5 gennaio 2009

ecco perché 'ARMADILLO'


In molti conosco la mia passione per Austin, Tx. Una passione nata negli anni settanta alimentata dall'ascolto dei dischi di Jerry Jeff Walker, Gary P. Nunn, Guy Clark, Butch Hancock, Joe Ely e moltissimi altri. Austin era allora, molto più che oggi, la vera capitale mondiale della musica dal vivo. Purtroppo all'epoca di andarci non se ne parlava nemmeno e le fantasie sul luogo si alimentavano anche grazie a riviste, libri, qualche sparuto film. Internet non era neanche immaginabile e trovare materiale era impresa ardua e faticosa ma in quel di Gallarate ed in un buon numero di negozi milanesi si spacciava roba buona. Poi c'era una canzone London Homesick Blues (Home With The Armadillo) di Gary P. Nunn con un ritornello killer che mi avrebbe portato a sognare di essere la, all'Armadillo World Headquarters

 L'AWHQ apre il 7 agosto 1970 e diventa subito il centro di aggregazione dei giovani di Austin, città universitaria che accoglie studenti da tutti gli States, musica dal vivo ogni sera. E' sicuramente il luogo dove si sviluppa quel movimento detto Cosmic Cowboy ma non solo; vi hanno suonato tutti i migliori musicisti, da Freddie King a Jerry Lee Lewis, da Springsteen a Zappa (che vi ha anche registrato un disco dal vivo) e vi nascevano leggendarie jam spontanee con i musicisti di casa.
L'AWHQ deve chiudere i battenti il 31 dicembre 1980 causa sfratto dopo dieci anni che hanno segnato in modo indelebile la musica texana e non.

Uno degli artefici e gestori dell'Armadillo è Jim Franklin, artista autore di molti dei poster dei concerti, di copertine di dischi ed anche musicista. Da alcuni anni colleziono i suoi bellissimi posters, ho avuto modo di conoscerlo ed ora ad ogni mia visita passo sempre a salutarlo e magari ne recupero qualcuno che mi manca.
Sentirlo raccontare di quegli anni è uno spettacolo, ha conosciuto tutti quanti e spesso ha suonato in jam con loro. Per intenderci nel filmato è quello che presenta Commander Cody, non male il suo copricapo!

Se comunque capitate ad Austin fermatevi daThreadgill's, ristorante con musica dal vivo gestito da Eddie Wilson, il proprietario dell'Armadillo ed ora collocato proprio dove sorgeva originariamente l'AWHQ. Oltre che un ottimo ristorante è praticamente un museo dedicato all'AWHQ pieno di memorabilia. 

Ma il nome di questo blog dice ArmadilloBar, beh questa è un'altra storia che speriamo di poter raccontare presto....

martedì 30 dicembre 2008

new year's eve


cari auguri di buon anno nuovo a tutti gli amici/pards armadilli e buone nuvole; 
che possano portarci quanto più desideriamo.

una canzone per domani sera:

NEW YEAR'S EVE by Jim Cuddy
I came down the stairs
and saw you standing there
looking across the crowded room
and crying running your fingers
through your hair.
And Auld Lang Syne was playing
people singing sorrow
from the year that has gone.
And I'm still fooling myself
I keep holding on.
There were so many nights
when we lay as close as thieves.
Lying on the bed together laughing
I'd feel your breath upon my cheek.
But it all comes down to this
one look into your eyes
tells me something has gone.
I must be out of my mind.
I keep holding on.
All my life I've known
things must change
find a way of their own.
History rolls along so slow.
We never notice where it's going.
I go out at night
to waste a little time.
People ask me how I'm doing now
I say I'm doing fine.
But Auld Lang Syne will ring
as people sing the sorrows
from the years that linger on.
Will I still be fooling myself.
Will I still be fooling myself.
Will I still be fooling myself
still be holding on.


un vino per domani sera:















(foto from altissimoceto.it)

mercoledì 24 dicembre 2008

sotto l'albero..


..vorrei trovare:
-un po' di serenita' e salute in famiglia (fondamentale..)
poi:
-fare la spesa da Eataly e Catherine Zeta-Jones con Ratatouille ci cucinano il pranzo di Natale...
-una bottiglia di Bâtard-Montrachet di Philippe Pacalet
-una magnum di champagne millesimato (1996) André Beaufort
-finalmente un disco bello di Springsteen
-Neil Young che apre gli archivi
-la sicurezza che la nazionale di rugby vincera' il sei nazioni
-mio figlio che a 10 anni continua a credere a Babbo Natale e non ama i cartoni giapponesi
-gli amici di sempre (forever young..)
-un giro con la mia Triumph scrambler
per questo Natale e' tutto...

E voi?

Canzone in abbinamento Elvis Presley - christmas

sabato 20 dicembre 2008

au revoir petit prince...



Didier Dagueneau e' tornato a volare accanto agli angeli alcuni mesi orsono e, complice l'avvicinarsi del Natale, "one of the greatest sauvignon blanc producers in the world" mi e' tornato in mente con nostalgica prepotenza.
Era esattamente il 17 settembre 2008 quando Didier insieme all'amico Serge Lavarenne si levava in volo da Nevers col suo ultraleggero, da quel volo non ha fatto piu' ritorno lasciando un vuoto incolmabile in chi lo conosceva prima come uomo che come produttore di vino. Aveva 52 anni ed alle spalle una vita avventurosa, corse in moto, con i cani da slitta e la passione per il volo. Dague-en-eau e' un po' “il coltello nell' acqua” un nome profetico quasi a simboleggiare una sorta di inquietudine esistenziale che lo porto' si' a praticare sport estremi ma anche a rivoluzionare i canoni di produzione del sauvignon blanc.
Il "wild man" della Loira ha lasciato una moglie e quattro figli; ma l'uomo che voleva fare il vino meglio dei suoi parenti lascia pure due grandi Pouilly Fumé e Sancerre che se non i migliori del mondo, sono quanto di più si avvicini a quest'idea; vini come il Pur Sang e il Silex, sauvignon in purezza, resteranno esempi indimenticabili di struttura, profondità ed eleganza.
Didier mi piace immaginarlo come l'omino biondo e barbuto sull'etichetta del suo Astéroide in stile petit prince in atto di spiccare il volo da un pianeta azzurrino trainato da una muta di cani volanti verso il firmamento stellato alla ricerca del suo personale paradiso. Ci mancherai Didier, una sottile malinconia velera' il mio bicchiere ogni volta che berro' un tuo vino....

ps un grazie all'amico Daniele Maestri, grande sommelier e profondo conoscitore di Didier per avermi raccontato innumerevoli aneddoti riguardanti questo grande vignaiolo

canzone in abbinamento: Jimi Hendrix "little wing"

mercoledì 17 dicembre 2008

just a song (and a wine) before I go


starò via per lavoro fino alla vigilia di Natale. Ma un paio di belle cose verranno via con me e saranno anche ad aspettarmi al ritorno. I vini di Angiolino Maule li avevo già assaggiati ora finalmente li ho ordinati e ne ho in abbondanza a disposizione. Perché é il berli a casa che me li fa comprendere al meglio. Ho bisogno dei miei tempi, spazi, musica e perchè no un buon tabacco. Ho comprato praticamente tutte le tipologie da lui prodotte. Per ora ho bevuto i Masieri ed il Pico. Che bel bere! Il primo base Garganega con un po' di Trebbiano, piacevolissimo e beverino, da pasto quotidiano, difficile avanzarne. Il secondo più impegnativo anche per i suoi bei 14.5°, 100% Garganega è ricco, tanta struttura che lentamente si dipana, regala belle sensazioni. A fatica mi sono obbligato ad avanzarne un po' di entrambi per assaggiarli al mio rientro, una delle mie prove decisive per capire quanto un vino è vero, ma so già che non rimarrò deluso. Due grandi vini a prezzi umani ottima alternativa al mio vino quotidiano per eccellenza, quello di Camillo Donati.
Pete Greenwwod é di Leeds e Sirens è il suo disco d'esordio dopo varie militanze in alcune bands, una su tutte i Mojave 3. Gran bella sorpresa, manco Nick Drake avesse deciso di esordire nel 2008. Pete ci mostra un bello stile cantautorale tra Nick, Bob Dylan e Gram Parsons, ma riveduti e corretti grazie alla sua personale vena creativa. 10 canzoni che lasciano il segno più due brevi intermezzi musicali, A e B, a chiudere idealmente la prima facciata ed aprire la seconda. 'Negotiations and the Last Words' non può non rimandare al primo Bob Dylan grazie al fingerpicking ed ai riferimenti a vecchie canzoni blues, in 'I Use To Be In A Band' quando canta "Wear your t-shirt again and I'll wear a suit in the sun/And you'll think of Wilson and I'll think of Manson as best friends" non posso non pensare all'amico Jono, 'Wine and Bye' ha una delle migliori melodie dell'album ed un testo ricco di dolci presentimenti. 'Bats Over Batstow' ha un incedere country-rock dalle tinte psichedeliche non lontano da certe atmosfere alla Fairport Concention. Ma le canzoni più belle le lascia per ultime, le conclusive e squisite 'For A girl Like Mine' e 'Penny Dreadful', canzoni senza tempo, potrebbero essere state scritte 30 anni fa ma suonano attuali oggi e per anni a venire.

giovedì 11 dicembre 2008

you can't judge a book by the cover


ma dopo aver visto questa copertina lo scorso maggio mi sono regalato per il compleanno il disco di The Tallest Man On Earth. Ed ho fatto molto bene dato che Shallow Grave è un disco bellissimo. Anche incredibile se pensiamo che uno dei dischi più rappresentativi di pura American Folk music dell'anno é opera di tale Kristian Matsson, svedese. La cosa più semplice sarebbe dire che è un dylaniato come pochi ma in realtà dopo tanti ascolti la cosa più evidente é che con Dylan ha in comune le radici. Quelle radici che affondano nella musica popolare degli Stati uniti del sud: Carter Family, Leadbelly, Mississippi John Hurt e tutto quel magnifico repertorio dell'Anthology of American Folk Music che il nostro deve conoscere a fondo.
Chissà se apparirà in una delle tante classifiche dei dischi dell'anno. Ne avrei piacere perchè si merita un po' di attenzione, anche se le considero alla stregua di quelle dei vini dell'anno, completamente inutili e spesso ridicole.

I am The Tallest Man on Earth. so tall I have a feeling that my funeral will be expensive, they'll have to saw my body in half and put the two parts in separate graves. I guess some people will mourn the top part, some the bottom.

mercoledì 10 dicembre 2008

piccoli vignaioli crescono: Sébastien Riffault


Il ragazzo ci sa fare, eccome.. poco piu' che trentenne gestisce in maniera responsabile e coraggiosa la minuscola azienda paterna, il Domaine des Quarterons a Sancerre (200 km a sud di Parigi). Poco piu' di un ettaro vitato coltivato, come tradizione vuole qui, a sauvignon blanc (con alcuni filari dedicati al pinot noir) in un suolo silicico e calcareo che dona grande mineralita' e freschezza ai vini. In vigna nessun uso di artefici chimici e in cantina il meno possibile per lasciare una libera espressione al terroir.
I vini prodotti sono tre, due sauvignon e un pinot noir:
Sancerre Akméniné (sauvignon)
Sancerre Skeveldrà (sauvignon)
Sancerre Raudonas (pinot nero)
Akméniné e Skeveldrà hanno un bel colore giallo dorato intenso che presuppone una vinificazione in ossidazione controllata. gli aromi di pasticceria e lo iodio convivono con una netta vena minerale; calibrati e suadenti al palato, semplicemente buonissimi! Raudonas esprime l'elegante finezza di un terroir vocato si, ai bianchi, ma in grado di esprimere alla grande il potenziale di questo straordinario vitigno; tipico, fruttato complesso e corroborante!
Bravo' Sébastien, continua cosi' e regalaci sempre queste emozioni!


disco in abbinamento: James McMurtry - levelland