domenica 3 gennaio 2016

Descrittivi




Marco 50&50






Mi lascia, per dedicarsi al friulano, con l'Abate nero in versione rosé, che, fortunatamente, non è un prelato col vizietto ma una bella bolla affilata.






Il piccolo locale, arredato e ristrutturato armoniosamente, è ben gestito da Piero, in cucina, e da Licia in sala, quando il tempo lo permette, quindi, per quanto mi riguarda, nove dodicesimi all'anno, sarà possibile, uscendo dall'acqua dopo una nuotata, guardare se c'è ancora un tavolo libero per poter gustare ad un prezzo davvero onesto (sia secondo mercato che alla luce di quanto provato) una cucina per nulla banale, basata su ingredienti freschi ed arricchita dalla mano sicura di Piero che qui ad Ospedaletti ha marcato il territorio anche in qualità di maschio alfa, quello che non deve chiedere mai ma al quale dovrete chiedere, per lo meno, di poter assaggiare le stesse cose che ho degustato l'altro giorno con gran soddisfazione, ad esempio un crudo spettacolare anche per chi come me considera inarrivabile quello di cinta senese al coltello, così come, imperdibili, sono le frittelle di baccalà, perché si fa presto a friggere ma il risultato non è sempre lo stesso.





Oltre alle varie proposte asciutte tra le quali abbiamo pescato delle acciughe arricchite di burro e di spaghetti Gentile cotti "al chiodo" come piacciono a me, in carta c'è sempre una zuppa, ieri oltre a quella di farro (con fagioli di Pigna e topinambur) la cucina proponeva dei passatelli a me così cari, serviti in un brodo speziato con salsa di soia (forse, come dice Licia, un po' troppa), lemongrass e zenzero (forse, come dice Lucia, un po' poco) ma qualunque sia il limite ottimale dell'intensità del gusto del brodo, nulla da eccepire sull'idea e sulla realizzazione dei passatelli, che vedrei bene anche in versione asciutta (secondo le ultime tendenze romagnole) speziata ed arricchita ( pesce & carciofi ad esempio).

Acciughe ben pulite (quindi digeribilissime senza alcuna nota "amara") e fritte in pasta fillo, un assaggio, che assaggio non è di tonno tonnè e il numero zero dei ravioli di gamberi di Capodanno con crema di fave, pecorino e menta che, per incontrare appieno il mio gusto, avrebbero avuto bisogno di un ulteriore aiuto sapido.

La possibilità, che viene colta al volo, di poter degustare un rosso al calice mi aiuta ad affrontare la degustazione di formaggi.



Una bella presentazione e realizzazione sia per il tiramisù arricchito (marroni) che per i fichi caramellati e speziati in versione crumble  "democraticamente" ammorbiditi da Licia con una ganache di cioccolato bianco...e poi ancora cioccolatini piemontesi sopra media, un assaggio di torrone, l'offerta di una fetta di panettone, "come a casa" all'arrivo di un ospite, si offre il meglio.



Chi mi accompagna sembra di casa a "come a casa" quindi, inevitabilmente siamo stati "seguiti" al meglio e le mie parole devono necessariamente tenerne conto, ma, se tolgo la tara di un eventuale sovrappiù di gentilezze arrivate per interposta persona e da me godute in prima persona, al netto rimane comunque un'esperienza da incasellare tra le "degne di nota" sul mio diario privato e a questo punto pubblico.

Mi lascia, per dedicarsi al friulano, con l'Abate nero in versione rosé, che, fortunatamente, non è un prelato col vizietto ma una bella bolla affilata, gli lascio il friulano e i relativi descrittivi perché vorrei cercarne altri per Lei che è ambiziosa e democratica, essenziali, migliorarsi tenendo in considerazione il parere degli altri.

Ad onor del vero, oltre le gambe c'è di più, bypassando i buoni propositi impossibile non notare le note dolci (come quelli che prepara), il garbo, la classe, l'affabilità, vestite di un look sportivo ma ricercato e ben "accessoriato", malizia & femminilità ben dosate, tutto trasmesso inevitabilmente alla figlia dal sorriso aperto.

Licia è una donna di charme, la immagino...dalla bow window guarda distrattamente in giardino, a casa è vestita "come a casa" perché lei è così, avvicina alle guance la sua sciarpa di cachemire e ha solo il tempo di chiudere gli occhi che squilla il telefono...risponde e percepisce solo tre parole: kiss me Licia, che sia Piero...




M 50&50

2 commenti:

  1. Conosco un poco quell'interposta persona e già ho avuto modo di beneficiarne, non solo in campo culinario.
    Piero è una sicurezza in cucina così come Licia lo è in sala. Mi auguro che, col tempo, venga arricchita la carta dei vini perchè quei piatti meritano sorsi adeguati.

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    1. Tempi diversi, ma la stessa orbita, è già un buon segno...ti ho visto scendere in cantina, giù giù...

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