sabato 23 marzo 2013

Il mercato nero dei pinoli da pesto e il tarocco dell’oliva taggiasca


“Da Il Secolo XIX”

Altro che discutere se l’oliva taggiasca sia nata a Seborga prima che a Taggia. C’è da preoccuparsi di ben altro. L’oliva tipica del ponente ligure, vanto della gastronomia di qualità e citata dai più grandi chef stellati, incomparabile anche per Carlo Cracco (è negli annali dell’alta gastronomia il suo cioccolato con olive taggiasche e gelato ai capperi), la pregiata taggiasca è a rischio: è uno dei prodotti più “taroccati” al mondo, sulla scia del parmigiano, del gorgonzola, del Barbera o dei pomodori San Marzano.
Sono i risvolti negativi della celebrità, in effetti. Ma le conseguenze per il prodotto ligure, un prodotto di nicchia al pari dell’olio extravergine che ne deriva, possono diventare molto pericolose e nuocere a chi sulla crescita del mercato dell’oliva da mensa ha investito per ampliare il suo reddito e legittimare il difficile mestiere dell’olivicoltore. A lanciare l’allarme sono le associazioni di categoria, in particolare il Consorzio di tutela dell’olio extravergine Dop riviera Ligure e la Coldiretti che sulla tutela del made in Italy sta portando avanti da tempo una durissima battaglia.

“ da Il Tirreno”

Sembra quasi uno scherzo, ma è vero. Nei supermercati si registrano sempre più furti di pinoli. Vengono rubati e rivenduti... al mercato del pesto. L'alto prezzo - fino a 60 euro al chilo - e le piccole dimensioni delle confezioni li rendono facile obiettivo dei ladri. Uno di loro, bloccato dalla sicurezza in un supermarket toscano, ha rivelato un incredibile mercato nero.

Va bene, il titolo vi avrà fatto sorridere. 
Però il problema esiste davvero, ed è un dato di fatto che lo scaffale della frutta secca sia sempre più preso di mira per i furti.
Si sa purtroppo che, a causa della crisi, sono frequenti i casi di persone, specialmente pensionati per cui è difficile arrivare a fine mese, che vengono fermate dagli uomini della sicurezza con una refurtiva alimentare. 
Ma di solito si tratta di carne e Parmigiano. 

Ultimamente, invece, ad essere in aumento sono i taccheggi di pinoli.
I colpi vanno avanti da mesi.
La regione più colpita è la Toscana (terra, peraltro del pregiato "pinolo di San Rossore" biologico), dove dalla fine di gennaio sono state fermate decine di ladri stracarichi delle costose bustine, dall'Esselunga di Lido di Camaiore alla Coop di Borgo San Lorenzo passando per l'Ipercoop di Livorno. Ma anche altre regioni 'vantano' numerose denunce di questo tipo.

Che cosa succede? Perché così tanti ladri da supermarket sorpresi con giacche e borse imbottite di confezioni di pinoli? Non si può certo pensare a un genere di prima necessità. 
Quindi che fine fa tutta questa merce, il cui valore è piuttosto consistente? 

Ecco, anche la risposta farà nascere un sorriso sul volto di chi legge, perché si parla di mercato clandestino. La via maestra sembra essere quella del pesto, il piatto ligure per eccellenza, basato proprio sul prezioso prodotto, che è sempre più raro e sempre più costoso. 

Raro e costoso perché la produzione è sempre più ridotta. Il mercato mondiale di quello che ormai i produttori statunitensi chiamano "il caviale del regno vegetale", nell'ultimo anno è calato del 47 per cento, soprattutto per colpa di un parassita detto comunemente cimicione che impedisce alle pigne di maturare. 
Il risultato è che dalle 34.445 tonnellate commercializzate nel 2011, siamo passati alle 18.405 del 2012 , lanciando così le quotazioni alle stelle (dai 60 ai 65 euro al chilo il prezzo di vendita sugli scaffali italiani).

Così, quella che all'inizio sembrava solo una delle tante bizzarrie legate alla crisi e all'austerità, ha ottenuto la promozione a traffico vero e proprio quando, dopo l'arresto da parte dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, un 39enne romeno imbottito di 80 bustine (500 euro il valore totale) ha raccontato ai militari il motivo di questa strana passione per i pinoli: «Controllando i suoi documenti abbiamo notato subito che era residente a Genova - raccontano dal Comando Stazione della cittadina - e quando abbiamo chiesto spiegazioni di un furto così insolito, ha risposto che la merce è destinata al mercato nero del pesto, a Genova, anche se poi ha cercato di scusarsi col pretesto del costo elevato dei pinoli e della crisi economica». 

Andrea Falleni, responsabile della sicurezza di Unicoop Tirreno per la rete di vendita toscana, spiega che i pinoli «sono sempre stati rubati, per via del prezzo abbastanza alto e grazie alla facilità di furto e trasporto». «Ma nonostante questo - aggiunge Falleni - nessuno aveva mai prestato particolare attenzione a questo prodotto: ora invece è giocoforza tra gli articoli più sorvegliati, un po' come il parmigiano, gli affettati o i cosmestici». 

Ma c'è chi i pinoli cerca di rubarli anche alla fonte: ad Ansedonia, in provincia di Grosseto, tre uomini hanno tentato il colpaccio e, con l'aiuto delle reti, sono riusciti a far cadere dagli alberi circa nove quintali di pigne da pini di proprietà dell'Anas, guadagnandosi così una denuncia per furto aggravato. 

3 commenti:

  1. I pinoli sono da tempo il lato debole di un buon pesto,quasi introvabile anche al ristorante.Pinoli di qualità sono praticamente irreperibili sul mercato e chi ha assaggiato un pesto fatto con pinoli raccolti da una pigna Sa Cosa voglio dire.La carenza sempre maggiore di materia prima di grande qualità è il problema presente e futuro della ristorazione di qualità.

    RispondiElimina
  2. E allora è per l'oliva taggisca che state organizzando questo.....
    http://witaly.it/it/articoli/meditaggiasca-dietro-un-grande-olio-una-grande-oliva-sabato-25-e-domenica-26-maggio-taggia

    Bella!

    F

    RispondiElimina
  3. Diciamo che il "mandato esplorativo" mi ha dato belle soddisfazioni ;-) I nomi che saranno presenti sono di rilevo, alcuni sorprendenti.

    RispondiElimina