domenica 31 marzo 2013

Un Meursault senza il rischio del platonico


del Guardiano del Faro

Il giovane Marco Roccarino (nick name rccmrc) sta prendendo accuratamente nota delle sensazioni che gli sta fornendo senza riserve quel bicchiere di vino bianco; quei due bicchieri di vino bianco che ha davanti al naso, e sotto il naso. Sembra un codice fiscale il nick e la sua mail, come se ci fosse un motivo  per decodificarne il significato. E infatti Marco non è semplice da decodificare, piuttosto riservato e zitto, ad ascoltare. Ci voleva un bicchiere di vino straordinario per farlo uscire allo scoperto, senza decoder. Dopo quel bicchiere finalmente si è aperto al mondo, quello dei Meursault da antologia. Lui si occupa di vino per conto della società di distribuzione genovese I Vini del Sole di Enrico Cresta, e di conseguenza il suo naso ne sentirà qualche migliaio l'anno di vini più o meno buoni. Ma quando ha messo dentro il naso in questi due vini la sua faccia è cambiata e nessuna decodifica gli è stata necessaria per capire al volo. Li ha assaggiati prima di me, che il primo della serie, il Narvaux 2001 lo conosco bene, mentre il secondo non l'avevo ancora bevuto, dopo averne ritirata una mezza cassetta l'anno scorso da Madame. Il mio riferimento precedente ha vacillato. Quel meraviglioso Goutte d'Or 1999, di cui ho avuto la fortuna di berne 5 bottiglie delle meno di mille prodotte, mi è riapparso con un aura diversa. Il mio 5 per mille dovrebbe essere stato sufficiente per indicare senza dubbio che quello è stato il mio miglior Meursault di questa vita.

I Monaci di Citeaux, quando iniziarono a dedicarsi alla viticultura, lo fecero inizialmente grazie ad un dono ricevuto per il giorno di Natale seguente al completamento dell'Abbazia. Il Duca di Borgogna regalò loro un primo vigneto su cui operare. Un piccolo vigneto situato a Meursault. Chissà su quale cru iniziarono. Molto probabilmente non questo, che gode di buona fama grazie alla produzione confidenziale D'Auvenay, perchè se no sarà Les Perrières a dominare la scena tra le denominazioni comunali. In ogni caso, la faccia di Marco mi ha convinto ancor più del mio data base, che probabilmente (non subito) ma andrà aggiornato, perché questo giovane 2002 ha tutto e anche di più per entrare nella storia dei vini di questo comune, quello del mio campanile, quello un po' snob, che pur senza nessun grand cru spunta prezzi e raccoglie consensi spesso superiori a quelli dei suoi vicini di casa.



Les Gouttes d'Or è il premier cru di Meursault che ne apre la sequenza partendo dal centro del villaggio e uscendo verso Puligny. I premier cru sono quelli evidenziati in giallo. Goutte d'Or è il primo che si incontra, mentre Les Perrières è collocato all'estremo opposto, quasi al confine con le prime denominazioni di Puligny Montrachet. Ma ce l'avrà qualche difetto questo vino? Certo che ce l'ha, perché siccome le due parcelle da cui le uve provengono non arrivano -sommandole- a 0.2 ettari, il numero di bottiglie non arriva praticamente mai a superare migliaio. Il secondo è ovviamente il prezzo, perché scovarne qualcuna sul mercato nero a meno di 500 euro la vedo durissima. E allora qualcuno esclamerà: e meno male che per lo meno è eccezionale...Un Meursault D'Auvenay, una bottiglia con la quale non corri il rischio del platonico, in pè!

Ciao Enzo.

gdf 9 minuti


Nessun commento:

Posta un commento