domenica 31 luglio 2011

I cinque Chablis Grand Cru Jean Paul e Benoit Droin 2005 | ... o anche no

- gdf 2011 -

Stavo contemporaneamente leggendo e sorridendo mentre mi passavano sotto gli occhi le righe di un recente articolo apparso su La Revue du Vins de France dove si certificava nuovamente la reale difficoltà nel riconoscere i diversi cru di Chablis (e anche grand cru) del medesimo produttore da parte di professionisti della degustazione. In questa occasione il test è stato ancora più convincente , perché ha visto sottoporre alla cieca i diversi vini agli stessi produttori che l’avevano vinificato e imbottigliato. Anche loro rarissimamente hanno saputo “riconoscersi”, e quasi mai riconoscere da quale premier cru o grand cru poteva provenire il vino di un altro produttore, situazione che per chi si è addentrato con reale interesse ed attenzione ai fatti di Borgogna (Cote de Beaune) sa che è relativamente più facile, proprio per le caratteristiche dei terreni che in Cote de Beaune “marcano” lo chardonnay, al contrario di quello che succede a Chablis o nel Maçonnais. Preso atto per l’ennesima volta del fatto non mi è sembrato neppure il caso di mascherare le bottiglie dei diversi grand cru di Droin 2005 degustati recentemente. Ma oltre alla consueta ambiguità dei profili dei vini, quello che è saltato al naso è stato invece il sentore di frutta stramatura, la bassa sensazione di freschezza acida e la pesantezza generica di questi vini più larghi che alti, che sembravano provenire da latitudini ben più calde. Assenza di verticalità e mineralità sepolta sotto una tonnellata di grassa e fruttosa esuberanza, come in una scultura di Botero. Tutti così: Blanchot, Valmur, Grenouille, Le Clos e Vaudesir. Vini corretti, intensi, da abbinare alla cucina classica; va tutto bene, ma quando le guide parlano di grandi annate e appiccicano valutazioni andine a certe bottiglie mi sembra il minimo aspettarsi qualche cosa di coerente a quanto letto sulle bibbie. Salvo basarsi per un giudizio unicamente sulla bellezza del giovane frutto versato nel bicchiere appena questo è stato messo in bottiglia, ma così precludendosi il dubbio di come diventerà quello Chablis Grand cru, che normalmente trova la sue forme esili ma ben delineate attorno ai dieci anni dalla vendemmia. Per rendere meglio l’idea abbiamo stappato anche una 2003, aspettandoci una zuccherosa confettura di pesche bianche che andasse a confortare le sensazioni dei 2005, come dire,” dai che c’è di peggio, consoliamoci”, ma alla fine devo dire che non c’era molta differenza; quei 2005 alla cieca avrebbero potuto essere benissimo scambiati per dei Maçon di annata calda, non dico la 2003, questo no, impossibile, però di annata calda sicuramente si, e comunque non di una zona che dovrebbe essere la sintesi e la purezza di uno chardonnay minerale e cristallino. Niente di tutto questo invece, già dai colori di questi vini, giallo intensissimo, al limite del riflesso da ossidazione, dal naso goffo e dimesso, dalla bocca molle e sonnolenta.

Ma tiriamoci su il morale, probabilmente al Domaine sono contenti così e i giornalisti anche, chissà cosa si ritroveranno nel bicchiere tra qualche anno, per carità, affari loro; mentre noi per capire che le cose stanno diversamente non abbiamo neppure dovuto scomodare Raveneau; sono bastate due bottiglie di due premier cru qualsiasi di William Fevre e Dauvissat della medesima annata per riconciliarci con il piacere di una buona bevuta. Certo, l’annata si sente anche qui, però c’è modo e modo di gestirla, evitando il fuori giri e conservando una relativa freschezza dentro un frutto maturo ma non cotto, diversamente può passare per la mente che siano meglio le annate imperfette, che siano quelle le più affascinanti, come le ragazze con lo strabismo di venere ed il setto nasale appena appena deviato, meglio questo quadro spigoloso, preferisco questo piuttosto di una rotonda scultura di Botero. -gdf-

2 commenti:

  1. ..E' che non costano neanche pochi eurini questi confettini.
    R.

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  2. Letto , approvato e sottoscritto , si può vivere anche senza la stragrande maggioranza degli Chablis
    Sancio

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