
Stavo contemporaneamente leggendo e sorridendo mentre mi passavano sotto gli occhi le righe di un recente articolo apparso su Tutti così: Blanchot, Valmur, Grenouille, Le Clos e Vaudesir. Vini corretti, intensi, da abbinare alla cucina classica; va tutto bene, ma quando le guide parlano di grandi annate e appiccicano valutazioni andine a certe bottiglie mi sembra il minimo aspettarsi qualche cosa di coerente a quanto letto sulle bibbie. Salvo basarsi per un giudizio unicamente sulla bellezza del giovane frutto versato nel bicchiere appena questo è stato messo in bottiglia, ma così precludendosi il dubbio di come diventerà quello Chablis Grand cru, che normalmente trova la sue forme esili ma ben delineate attorno ai dieci anni dalla vendemmia. Per rendere meglio l’idea abbiamo stappato anche una 2003, aspettandoci una zuccherosa confettura di pesche bianche che andasse a confortare le sensazioni dei 2005, come dire,” dai che c’è di peggio, consoliamoci”, ma alla fine devo dire che non c’era molta differenza; quei 2005 alla cieca avrebbero potuto essere benissimo scambiati per dei Maçon di annata calda, non dico la 2003, questo no, impossibile, però di annata calda sicuramente si, e comunque non di una zona che dovrebbe essere la sintesi e la purezza di uno chardonnay minerale e cristallino. Niente di tutto questo invece, già dai colori di questi vini, giallo intensissimo, al limite del riflesso da ossidazione, dal naso goffo e dimesso, dalla bocca molle e sonnolenta.
Ma tiriamoci su il morale, probabilmente al Domaine sono contenti così e i giornalisti anche, chissà cosa si ritroveranno nel bicchiere tra qualche anno, per carità, affari loro; mentre noi per capire che le cose stanno diversamente non abbiamo neppure dovuto scomodare Raveneau; sono bastate due bottiglie di due premier cru qualsiasi di William Fevre e Dauvissat della medesima annata per riconciliarci con il piacere di una buona bevuta. Certo, l’annata si sente anche qui, però c’è modo e modo di gestirla, evitando il fuori giri e conservando una relativa freschezza dentro un frutto maturo ma non cotto, diversamente può passare per la mente che siano meglio le annate imperfette, che siano quelle le più affascinanti, come le ragazze con lo strabismo di venere ed il setto nasale appena appena deviato, meglio questo quadro spigoloso, preferisco questo piuttosto di una rotonda scultura di Botero. -gdf-
..E' che non costano neanche pochi eurini questi confettini.
RispondiEliminaR.
Letto , approvato e sottoscritto , si può vivere anche senza la stragrande maggioranza degli Chablis
RispondiEliminaSancio